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lunedì 25 febbraio 2008

Rapporti personali

Antony B. Trento
“....Sono convinto che le organizzazioni funzionino bene se vengono mantenute sempre regole fisse nel lavoro. Ho vissuto in aziende in cui non c'era disciplina; tutti disturbavano tutti; il lavoro veniva preso sempre un po' sottogamba, nessuno stava al proprio posto di lavoro. Per chi fosse arrivato dall'esterno, la visione era di solo caos. Sembrava che gli impiegati non fossero lì per lavorare ma per passare il tempo. Ed anche il mio Capo, a quei tempi, sembrava non vedere nulla. Lasciava correre ed a volte, pareva partecipare anche lui al casino; tanto aveva la fortuna che l'azienda produceva e faceva comunque profitto. Io, da quando occupo la posizione di Direttore in questa società, ho voluto portare innanzitutto proprio la disciplina, in termini di ordine. Ordine nel lavoro; sulle scrivanie; nelle persone; nei rapporti; nel modo di comunicare. Dedico parte del mio tempo (al di là di quanto faccio per l'azienda) ad insegnare ai miei dipendenti che nella serietà e nella precisione date da un rapporto disciplinato, c'è la sicurezza di un lavoro ben fatto e quando un lavoro è ben fatto, tutto fila liscio. Ho insegnato loro, ad esempio, che non possono venire a bussare alla mia porta ogni volta che c'è un problema, per sentire il mio parere perchè se dessi ascolto a tutti, avrei la fila in ufficio ed io non potrei più lavorare anche per il loro bene. Prima, invece, era un continuo via vai. Nessuno si prende la briga di addossarsi una responsabilità di una decisione. Tutti vogliono sentire me. Così ho dato loro l'idea di scriversi i vari problemi su un memorandum e a fine giornata, chi ne ha può venire da me e ne discutiamo......”

Egregio Antony,
Ti parlerò con estrema franchezza. Stai sbagliando. Lo fai per il bene, dici Tu, del gruppo, ma credo Tu lo stia portando dalla parte opposta a dove vorresTi andare. Nella Tua azienda, scusa se lo dico, non ci starei nemmeno un minuto. Sono duro, lo so, ma desidero farTi comprendere che l'azienda è fatta da un gruppo di lavoro. Ed un gruppo di lavoro è fatto di uomini, ognuno con una propria personalità ed un modo d'agire. Compito del Capo è quello di gestire al meglio questo gruppo e far si che ognuno possa amalgamarsi con gli altri al fine di rafforzarlo, creando coesione. Un buon Capo non dovrebbe neppure dare ordini. Nella mia logica ed esperienza, il Capo è colui che gestisce le potenzialità dei collaboratori che dovrebbero essere posti nella condizione di assumersi le responsabilità. Il Capo è colui che guida, motiva, premia o punisce con lealtà, che ascolta e suggerisce senza ordinare. C'è molto altro, ma basta così.
La Tua lettera, che trovi ridotta per spazio, è un po' allucinante. Tu parli solo di disciplina. Nessuno deve disturbare. Tutti al loro posto. Zitti a lavorare. Nessuno dovrebbe muoversi. Ma Tu pensi che in questo modo davvero il gruppo operi serenamente al meglio; che l'azienda produca di più? Pensi che controllare che le scrivanie siano in ordine faccia si che i Tuoi dipendenti siano migliori? Passeranno solo più tempo a mettere in ordine le scrivanie, magari togliendolo a cose più costruttive. Senza dire poi che, a volte, obbligare all'ordine un disordinato che nel suo disordine troverebbe tutto, può voler dire creargli problemi. Ti meravigli perchè le aziende o l'azienda precedente dove il Tuo ex Capo, che non guardava a queste cose e lasciava fare, i risultati erano comunque ottimi e non pensi che forse qualcosa era dato anche da questo? E com'erano i lavoratori in quelle aziende? Più tristi o più allegri dei Tuoi di oggi? Più motivati, collaborativi o forse pensi che lo siano i Tuoi?
La porta del Tuo ufficio, come tutte le porte, dovrebbero essere aperte. Sai perchè vorrebbero venire da Te ogni due minuti con un problema? Perchè sanno di non aver alcuna delega a gestire i problemi. Tu non l'hai loro data e loro non vedono perchè dovrebbero prendersela. Per farsi poi fare una ramanzina? Davanti ad ogni problema quindi devono ricorrere a Te e, non potendolo fare subito, sono costretti a scrivere un foglio e discuterlo a fine giornata. E se un problema è urgente?
No, Antony, è tutto sbagliato. Non discuto la Tua voglia di cose ben fatte; la Tua precisione che nasce dalla correttezza e anche dalla Tua onestà lavorativa ma non operi nell'esercito in cui tutto questo è obbligatorio affinchè tutto funzioni. Tu operi in una realtà in cui la prima cosa a cui pensare è di sviluppare coesione, collaborazione, soddisfazione delle persone per raggiungere assieme un obiettivo comune.
Ricomincia da capo. Può non essere facile ma devi farcela. E se hai ancora dubbi, riscrivimi.