Ricerca personalizzata

martedì 29 aprile 2008

Part Time

Enrica P. Milano
“.....ho vent'anni anche se ne dimostro di più. Ho una situazione familiare particolare per cui non posso permettermi di avere un lavoro a orario continuato. Anche un part time, nel senso di lavoro per un'intera mattinata o un intero pomeriggio mi è difficile. Cosa posso fare?....”

Mia gentile Enrica,
la Sua situazione non è certamente ideale, ha ragione, nemmeno per un part time. Ha però necessità di lavorare. Vi sono lavori che possono permetterLe una buona libertà di tempo in quanto può essere Lei a gestire lo spazio occorrente. Parlo di un lavoro di presentatrice in una delle diverse società di vendita diretta che agiscono in Italia. Vi sono Società serie che offrono anche possibilità di crescita (se vuoi, rimandami una e.mail e Le darò i giusti indirizzi privatamente).
Il lavoro, pagato con ottime provvigioni, permette una buona libertà perchè la presentatrice si pianifica e decide da sola il tempo che vuole impegnare e di conseguenza, però, anche ciò che accetta di guadagnare.
Queste Società hanno sempre fame di nuove presentatrici perchè moltissime donne iniziano questo lavoro più per curiosità o per acquistare per se stesse, piuttosto che per intraprendere una vera professione.
Come sempre però, chi ne ha voglia e ci mette la testa, alla fine guadagna e sta bene.
Se desidera fare scelte da sola, sappia che deve diffidare da chi promette, chiedendoLe comunque di investire inizialmente sborsando fior si danari.
Le auguro di cuore tutta la fortuna che merita.

lunedì 28 aprile 2008

Attività in proprio

Marisa F. ( Firenze)
innanzitutto complimenti per la Vostra professionalità.
Ho un terreno agricolo nell'argentario (toscana). Vorrei adibirlo a un'attività produttiva, ma non saprei su cosa investire....
tra le tante alternative, visto che è una zona di mare altamente turistica, avevo pensato a un'area di sosta per camper...cosa mi consigliate?
soprattutto, essendo terreno agricolo, ho delle limitazioni "legali" nella scelta dell'attività?

grazie e complimenti ancora.
Gentilissima Marisa,
beata Lei che ha un terreno nell'Argentario. La invidio.
Dunque, vediamo un po'. Dice che è un terreno agricolo e quindi vi sono senz'altro delle limitazioni, ma la legislatura è tale e varia (oltrettutto gli aggiornamenti sono continui) per cui l'unico suggerimento è di rivolgersi al Comune di appartenenza per avere informazioni sui vincoli che possono già esserci a livello comunale. Successivamente, anche dietro loro aiuto, potrà rivolgersi alla provincia. Sono cose fastidiose ma anche piuttosto rapide nel senso che, rivolgendosi ai vari uffici informazioni, si hanno risposte veloci. Inizi col telefonare poi, eventualmente dovrà andare di persona.
Il terreno agricolo prevede poche possibilità di variazione d'uso ed anche le eventuali costruzioni dovrebbero essere affini all'attività preposta. Tuttavia, Lei può benissimo far presente il Suo eventuale desiderio di realizzare un'area sosta per camper e sentire cosa dicono. Un'attività come quella a cui Lei pensa, abbisogna di allacciamenti elettrici (può arrivare facilmente l'elettricità?). Occorrono poi impianti idrici e di scolo perchè un minimo di servizio dev'esserci anche per norma.
E' vero che potrebbe dedicare l'area solo per la sosta, senza null'altro, ma diverrebbe davvero qualcosa di indecoroso dopo poco tempo e quindi economicamente improduttivo.
Pensando ad altre possibilità, essendo l'area dell'Argentario sotto ogni sorta di vincolo paesaggistico (e chi più ne ha, più ne metta) può chiedere informazioni su eventuali usi del terreno al consorzio stesso dell'Argentario.
Inizialmente quindi dovrà verificare in Comune o Provincia i privi vincoli che Le pongono e che potrebbero immediatamente farLe scartare l'idea. Passati questi, Le suggerisco di informarsi presso la Regione Toscana (sempre telefonando o attraverso internet) per sapere se vi siano agevolazioni o aiuti per aprire un'attività in quella zona. Non Le dico “aiuti per una zona camper” ma aiuti in generale per attività da avviare. Solitamente sono piuttosto numerose e tendono ad essere rilasciate più a giovani che a persone mature.
Analizzi queste opzioni e veda se magari il Suo terreno può darLe altre possibilità a cui non aveva pensato. Purtroppo la trafila per realizzare le idee è sempre noiosa e lunga, ma va fatta..
Non so dove sia ubicato il terreno ma se fosse davvero vicino al mare, l'idea è buona. E' interessante anche se il terreno dovesse essere in collina, vista mare, ma comunque facilmente raggiungibile. Se fosse una piana spoglia, senza piantumazione (ossia puro terreno agricolo) credo che dovrebbe impegnarsi finanziariamente per renderlo prima un possibile luogo di relax. Tutto sta a cosa c'è attorno, nel giro di poche centinaia di metri o qualche chilometro.
Non mi sento di darLe altri suggerimenti perchè so di questi troppi vincoli che bloccano quell'area e quindi è inutile suggerire cose che poi risulterebbero non fattibili. Meglio quindi prima verificare cosa sia possibile fare e poi, vedere.
Nei giorni scorsi ho risposto ad una richiesta di una gentile fiorentina che stava riflettendo su cosa fare e, tra le altre possibilità, c'era quella di pensare a qualcosa di turistico sulla costa. Potreste metterVi in contatto. Se la gentile fiorentina volesse, può inviare al blog un Suo recapito e, senza pubblicazione ma riservatamente, lo faremmo avere a Lei.
Una disponibilità nell'Argentario permette anche un'attività turistica come agriturismo o b&b. Sarebbe forse il massimo e sono certo che per questa attività vi sono molti aiuti anche europei. Avendo però Lei solo il terreno e non costruzioni rurali, forse l'impegno potrebbe però essere molto alto.
Comunque, non si perda d'animo. Inizi con verificare i vincoli del “non si può fare”. Restringa la zona alle possibilità. Cerchi eventuali aiuti di fondi in Regione o europei e poi decida. Può sempre non far nulla ma almeno avrà scandagliato tutte le possibilità.
Cari saluti.

domenica 27 aprile 2008

Vedere nero

Federico (Roma)
“Vi ringrazio per questo blog che conoscono ancora in pochi, almeno a me sembra, e che io stesso ho scoperto casualmente. Perchè non lo reclamizzate? Comunque, ecco il mio problema a cui chiedo cortesemente un vostro parere. Possibile che la mia clientela (sono un venditore di alto livello) veda solo e tutto nero? Possibile che io passi le mie giornate a sentire lamentele? A forza di ascoltarle, devo dire che sto convincendomi anch'io. Ma mi rendo conto che non lo devo fare. Mi potete aiutare?”

Caro Federico,
Ti ringraziamo per quanto dici circa il blog. E' vero, occorre andare a cercarlo e non sempre è facile. Perchè non lo reclamizziamo? Semplice: il blog è gratuito, non porta entrate ma anzi costa in termini di tempo e viene fatto per quanto espressamente dichiarato in testata. Non possiamo, credimi, investire oltre. C'è però una cosa che possono fare i lettori: il passaparola con gli amici. Prima o poi tutti potrebbero averne bisogno quindi, avere l'indirizzo in tasca potrebbe non essere sbagliato. E' sufficiente che ogni lettore diventi un tam tam naturale, parlandone con altri amici e così via.
Ma non parliamo di noi, parliamo di Te e di quanto scrivi.
E' vero, caro Federico, oggi tutti vedono nero, anzi vedono nero da tempo. Sarà poi così vero? Sapessi quante lamentele sento, dette a voce alta mentre, sotto sotto, gli affari vanno invece bene!
Certo è che per un venditore, sentire tutto il giorno i clienti che dichiarano di veder nero, è davvero desolante e disarmante. Tieni presente però che, commercialmente, tutti cavalcano l'onda, spesso per sentito dire. Poiché però, hai ragione, sentirselo dire continuamente, stanca, Ti suggerisco alcune argomentazioni.
Fai presente che i cicli commerciali si avvicendano da sempre (positivi, negativi e poi ancora positivi). Va però considerato che oggi, a differenza di molti anni fa, i ritmi di avvicendamento sono sempre più rapidi e quindi brevi che in passato. Quindi, anche ammettendo d'essere in un periodo nero, quanto prima tornerà quello positivo.
Il pessimismo è piuttosto di moda perchè, credimi, fa molto comodo. Se tutti assieme piangiamo, magari lo Stato farà qualcosa per noi. Poi, chissà perchè, appena c'è una festività, un ponte o quant'altro, le strade si riempiono di otto milioni di auto. Dovessi dare una percentuale di chi commercialmente oggi vede nero, direi che siamo attorno al 90%. Pensa però che c'è un principio valido che tocca le previsioni di mercato come quelle di borsa, che dice che quando si trova una maggioranza alta concorde su qualcosa, questa maggioranza ha sempre torto.
Se proprio vuoi e se i Tuoi clienti non vogliono capire, se non accettando frasi popolari, di loro che “ quanto più è buia la notte, tanto più è vicino il giorno” Chiaro?
Cerca quindi, con molta pazienza di incoraggiare i pessimisti dicendo loro che andrai a riscuotere quanto hai detto quando le cose andranno bene. Si almeno Tu ottimista e passa la carica. Ascolta sorridendo i discorsi pessimistici e poi usa una o tutte le argomentazioni che Ti ho scritto.
Ciao

mercoledì 23 aprile 2008

Non cerco lavoro

Geppy A. (loc. n.c.)
“....mi interessa leggere di lavoro per cercare di girarci alla larga....”

Vorrei non rispondere a Geppy, ma mi sento obbligato perchè a tutti è promessa una risposta.
Sarò comunque telegrafico.
Se la Tua lettera è vera e se non è una provocazione, posso dirTi di fare ciò che vuoi. La selezione naturale è anche questa. C'è qualcuno che vuole far parte della società e vuole star bene in futuro. Altri, non vogliono nemmeno pensarci. Tanto, sarà la società a mantenerli, purtroppo!
Il guaio è che molto spesso, chi decide così è proprio colui che avrebbe più bisogno di lavoro. Se i Tuoi genitori, caro Geppy, non sono come Te, posso solo abbracciarli sapendo ciò che potranno provare.
Ciao

domenica 20 aprile 2008

Attività turistica

Silvia R. Firenze
“ innanzitutto complimenti per il blog, davvero utile e in grado di offrire risposte estremamente esaustive.Io, con un'amica, vorremmo aprire un'attività in proprio. La mia vocazione e naturale aspirazione è da sempre il turismo. Attualmente lavoro nella vendita di pacchetti turistici, per altro mi piace molto, ma non mi consente di avere uno stipendio "adeguato" a fine mese.Dopo varie considerazioni, ci è balenata l'idea di aprire o prendere in gestione un'attività di bed and breakfast o affittacamere, di piccole dimensioni almeno inizialmente. Visto che viviamo in una bellissima città d'arte come Firenze, i turisti ci sono tutto l'anno e quindi il lavoro dovrebbe essere sempre garantito...mi sbaglio?l'alternativa è prendere in gestione o acquistare un campeggio al mare in toscana, supponiamo però che sia un attimo più impegnativo a livello di investimento economico e gestionale, partendo anche dal presupposto che nessuna delle due ha esperienze lavorative specifiche al riguardo...E' un'idea realizzabile oppure no? come consigliate di muoverci?”

Cara Silvia,
hai una vocazione da sempre per il turismo; ci stai in qualche modo operando, quindi la Tua mente va in quella direzione. Parto col rispondere all'ultima domanda. Prendere in gestione un campeggio.
Se non hai mai avuto nulla a che fare con la gestione vera e propria di un'attività simile, francamente prima di agire, studierei molto tutte le problematiche. Al di là dell'investimento economico (che è comunque grande) per fare qualcosa di bello occorre una gestione davvero impegnativa, anche per chi è già del settore. Se invece vuoi prendere in affitto un campeggio nel senso di un pezzo di terreno dove possano fermarsi roulotte e tende, le cose possono essere più semplici da gestire ma certamente poco motivanti.
Le norme da seguire sono comunque molte ed il personale è assolutamente necessario con risultati poi che dipendono dalla stagione. Il turismo del camping, non credo sia quello a cui Tu miri. Potrai avere la quantità in termini di ospiti ma in fatto di qualità e di soddisfazione, non saprei. Sappi comunque che nche in questo settore, come in ogni attività, se si vuole emergere occorre creare qualcosa di differente. Personalmente penserei ad un camping reso super bello, super accessoriato; studierei idee per far si che i clienti vedano in quel camping qualcosa che non trovano altrove. Ma questo ha un costo che chi inizia difficilmente tende a valutare e supportare e quindi, alla fine, lascia tutto come trova. Ed ecco tanti camping che sembrano più baraccopoli che veri luoghi di relax.
Essendo Tu di Firenze, città per vocazione di turismo intelligente; turismo che è presente tutto l'anno, un bed & breakfast sarebbe davvero una bella idea. Ma attenta. Le idee belle le abbiamo tutti, cento volte al giorno. Occorre, prendere l'idea, analizzarla, studiarla, verificarne la fattibilità, verificare i costi e, senza assoluta fretta, prendere la decisione.
Anche un b&b necessità di un bel po' di soldi per essere avviato. La domanda che mi pongo (sai già dove voglio arrivare) è: esistono questi fondi? Puoi avere il danaro necessario? Puoi arrivare ad un finanziamento che non Ti stritoli? Non so quanti anni hai e non so neppure se la Regione Toscana o Firenze stessa abbia agevolazioni per i giovani che desiderino iniziare un'attività. DovresTi informarTi perchè un aiuto non può che far bene.
Il mio compito però è di aiutarTi a riflettere. Credo che a Firenze di b&b non ce ne siano mai abbastanza. Vediamo allora, cosa fare.
Città o provincia? In città, non credo proprio Tu possa trovare qualcuno che Ti dia in affitto un'attività avviata, se non dietro un affitto probabilmente capestro, a meno che Tu non Ti imbatta in qualcuno anziano e stanco del lavoro, disposto a cedere a giovani entusiasti. (Ci credo poco, però!)
Altra valutazione sul posizionamento dell'attività in città è data dal fatto che In città il turismo a cui puoi rivolgerTi può essere anche quello di stranieri appiedati.
In provincia, forse è più facile trovare attività da gestire o crearne ex novo. Parlo di paesini attorno a Firenze che comunque siano super collegati con la città, altrimenti lascia perdere, perchè dovresTi limitare di molto il target.
Un primo passo dunque, sia per la città o le colline attorno è quello di seguire attentamente le offerte sui quotidiani; di chiedere ad amici e conoscenti; di lavorare cioè sul passaparola. Può darsi che qualche occasione Ti capiti davvero.
Mentre per attrarre il turista, a chi rivolgersi? PotresTi rivolgerTi al solo mercato inglese oppure ad un turismo tutto al femminile. Solo a studenti per lunghi periodi...o coppie di turisti maturi in cerca di ambienti alla Zeffirelli. insomma, l'indirizzo da dare all'attività può poi aiutarTi a fare le scelte successive.
In città inizierei, con calma, a verificare se non sia possibile trovare amici o amiche che, pur non avendo mai pensato a questa attività, abbiamo magari la disponibilità di ampi appartamenti o vecchie case da destinare a questo scopo. Questa strada è certamente più lunga da seguire perchè occorrerebbero molti lavori per rendere realizzabile l'idea, adattando normali case al concetto di un b&b, che è pur sempre un piccolo hotel. RicordaTi sempre che, vista l'idea, la città ed il turista che può rendere remunerativa l'iniziativa, dovresTi indirizzarTi certamente verso vecchie case o palazzi. Alla fine, però, con un po' di pazienza, questa potrebbe essere la “Tua” idea.
Forse è un sogno, ma perchè non iniziare ad informarsi su chi possiede vecchi palazzi o case, chiedendo poi se non sia disposto a darVi fiducia, magari entrando in società?
Vedi, cara Silvia, il problema sta sempre nella disponibilità perchè se Tu mi avessi detto d'averne in abbondanza, non ci sarebbero problemi a suggeriTi cosa fare. Invece.....
Gestire un'attività di affittacamere, inizialmente potrebbe essere più abbordabile ma non credo sia la realizzazione del sogno. Semmai solo l'inizio.
Tu scrivi che stai vendendo pacchetti turistici. Questo tipo di lavoro Ti mette in contatto con b&b locali o affittacamere ? Conosci già qualcuno del settore? Perchè in questo caso potresTi iniziare una collaborazione con chi più Ti aggrada. Indirizzare a lui determinati clienti ma nello stesso tempo avere una compartecipazione o la possibilità di gestione della stessa attività, sino a divenirne in qualche modo socia.
Torniamo alla campagna. Bello pensare ad un b&b sulle colline toscane, magari per clienti inglesi. Il guaio, come sempre, è l'investimento a meno che Tu non riesca a trovare chi possa finanziare il tutto dando a Te la gestione dell'attività.
In ogni caso, città o campagna, affittacamere o b&b, tieni sempre presente che se vuoi aver successo devi trovare soluzioni diverse dalle solite. Parti da ciò che offrono gli altri e proponi di più. E' la creatività il motore che può fare la differenza e rendere il cliente assolutamente contento della scelta.
Creatività è anche curare nei minimi particolari le attenzioni verso l'ospite. Un gesto; un oggetto particolare; un'attenzione; un'atmosfera; un servizio in più, la ricerca della raffinatezza che nulla a che ha a vedere con quanto il cliente spende...ecco, tutto questo può dare il successo o l'insuccesso. E questo, credimi, va al di là di quanto viene investito. Puoi creare un super b&b sfarzoso e non far trovare al cliente le cure e le attenzioni che vorrebbe. Di contro, puoi avere da gestire poche camere e dare quelle sensazioni di atmosfera che il cliente di Firenze, si aspetta di ricevere.
Mi rendo conto di non averTi potuto dare molto aiuto e certamente non Ti ho dato quella spinta per farTi partire in quarta ma il mio compito non è spingere a gesti inconsulti ma rendere le persone consapevoli del bello e del meno bello di ogni scelta.
Suggerisco sempre di “osare” ai giovani, ma non di essere folli ne tanto meno di iniziare qualcosa senza aver prima ben analizzato dove possono andare a finire. E quando la decisione è presa, buttarcisi appieno con tutta l'anima e la passione possibile perchè è solo dando tutto che i risultati arrivano.
Se riuscirai a trovare la Tua strada e deciderai di iniziare, riscrivimi e proseguirò con i suggerimenti. Ti insegnerò come fare un piccolo piano per analizzare le spese e magari i profitti.
Ciao

giovedì 17 aprile 2008

Primo lavoro

Gioia L. Catania
“.....Non so come e cosa chiedere. Però ho bisogno di chiarimi le idee. Ho diciotto anni, scuole finite. Voglia di libertà ma anche necessità di costruirmi un futuro e di avere un lavoro. Penso al classico impiego presso un avvocato ma dev'essere barboso. Poi penso a fare la commessa in un negozio ma ci sono vincoli che non mi permetterebbero d'essere libera. Mi farei anche il cosiddetto mazzo se potessi davvero pensare che serve, ma se anche faccio la commessa, al massimo rimango tale fino alla fine. Cosa devo fare? Mi aiutate in questo amletico dubbio?....”

Gioia cara,
a diciotto anni ed ai nostri giorni è davvero dura pensare di chiudersi in un ufficio se non ci si sente portati. Lo è meno, per una ragazza, fare la commessa. Ma a Te non va molto bene nemmeno questo. Vuoi la libertà. Poi però dici che hai bisogno di lavorare e che Ti faresTi in quattro se pensassi che servisse a costruire qualcosa.
In fondo, forse, non sei poi ...tanto male. Fai anche capire che nella Tua vita ambisci a fare carriera.
I giovani oggi, hanno purtroppo un concetto sbagliato del lavoro ed è per questo che, non riescono ad inserirsi con soddisfazione. Il lavoro è visto ( l'ho già detto altre volte) come quella cosa che sta tra il divertimento ed il riposo. Un obbligo di cui, se si può, meglio farne a meno. Ecco allora che si pensa al lavoro solo come fornitore di una cifra necessaria per soddisfare il divertimento. Non sono pochi i giovani che decidono di andare a lavorare un paio di mesi sol per raccogliere qualche centinaio di euro che servono per andare a Ibiza, alle Maldive o altrove. Questo è l'obiettivo: lavorare quel tanto che basta per pagarsi la vacanza. Poi si vola a Ibiza, si spende, ci si diverte e si torna per cercarsi un'altra veloce attività per la futura vacanza.
Non c'è attaccamento al lavoro; non c'è ambizione; non c'è alcun pensiero sul domani. E molto più presto di quanto si creda, il domani sarà lì a chiedere conto di ciò che è stato fatto. Poi ci si accorgerà che il mondo del lavoro non sarà più ad attenderli. Allora ci si aggregherà alle proteste sociali, lamentandosi di tutto.
Appartengo ad un'altra generazione, quella in cui, quando si parlava di iniziare il lavoro, lo si faceva tra amici cambiando addirittura il tono di voce. Anche in una situazione allegra, parlando di lavoro la voce diveniva seria. Ognuno sentiva cioè il peso della responsabilità a cui sapeva dover andare incontro. Ma nessuno se ne sottraeva anzi, al primo lavoro, noi tutti quasi cambiavamo personalità. Improvvisamente si capiva d'essere divenuti uomini; una stagione della vita era finita e se n'era aperta un'altra, più impegnativa. E con il lavoro, si pensava a costruire qualcosa; ad accantonare, a crescere. E non c'era rivalità o invidia, o odio verso chi svolgeva un lavoro magari migliore. Era il lavoro in sé che ci faceva passare da uno stato all'altro. L'impiegato rimaneva amico del muratore e quest'ultimo con il negoziante. Tutto era onorevole. Dalle amicizie ed dai clan erano solo tenuti fuori coloro che “non ne avevano voglia”.
Oggi, molti giovani (fortunatamente non tutti) vorrebbero iniziare da una Direzione Generale, magari senza alcuna preparazione. Non vorrebbero regole, limiti, vincoli, obiettivi, pressioni (che tutti abbiamo avuto) ma solo danaro.
A Te Gioia, non posso che dire quanto penso e dico sempre. Non importa ciò che andrai a fare, tanto potrai cambiare quando vorrai. Solo Ti prego, quando lavorerai, fallo con il massimo impegno. Metticela tutta. Ecco, se Tu iniziassi un lavoro di vendita, tanto per rimanere nell'ambito delle mie massime conoscenze, Ti direi: fai il venditore pensando di essere il Direttore Commerciale di Te stesso.
Riesco a spiegarmi?
Ciao

lunedì 14 aprile 2008

In ufficio

Paolo M. Rimini
“....non so a quanti capita, ma non è una bella situazione. Lavoro in un ufficio con diversi altri colleghi. Siamo una piccola società e quindi la Proprietà è sempre presente. Noi impiegati però dipendiamo da un Capo Ufficio. Ci troviamo spesso nella situazione di interagire sia col Capo Ufficio che con la Proprietà. Il mio problema è che mentre ho un bel rapporto con la Proprietà, sono piuttosto mal visto dal Capo Ufficio. Immaginatevi Voi che bello! Da una parte mi dicono bravo, dall'altra, se va bene ,mi sopportano....”

Caro Paolo,
non Ti invidio, se le cose stanno come Tu le scrivi. Quando in un'azienda la Proprietà interviene sugli impiegati scavalcando il Capo Ufficio, è ovvio che ne nascano interferenze. Voi certamente non potete fare molto, però qualcosa si e, nel Tuo caso poi, è un imperativo. Ti spiego.
Parto dal principio che Tu sia un elemento valido, altrimenti non capisco perchè la Proprietà dovrebbe valutarTi bravo. Può darsi che Tu abbia commesso o stia commettendo un errore classico di queste situazioni e cioè quello di aver fatto una scelta di campo istintiva tra le due parti. Accade perchè riteniamo tutti che la Proprietà valga più del Capo Ufficio, ovviamente, e quindi, se questa chiede qualcosa, siamo prontissimi a soddisfare l'esigenza. Il Capo Ufficio, in situazioni del genere si sente estromesso del suo compito sia da parte della Proprietà ma anche ( ed è peggio) da parte dell'impiegato.
A lungo andare nasce quindi in lui una certa diffidenza verso chi, anziché mantenere un rapporto con lui, lo scavalca per averlo con la Proprietà, anche se è quest'ultima in realtà a creare problemi.
Può darsi che il sapere della stima che la Proprietà ha verso Te, aumenti la sua situazione di disagio. Se vuoi rimanere in quell'ufficio (ma sarebbe uguale in qualsiasi gruppo di lavoro) devi agire in questo modo.
Ogni qualvolta la Proprietà Ti chiede qualcosa (esempio un rapporto, o lo svolgimento di una pratica) svolgi il Tuo compito bene come sempre, poi consegnalo al Tuo Capo affinchè la inoltri lui. Nel dare a lui la pratica da consegnar, digli pure che ritieni corretto fare così. Non servono molte parole. Vedrai che il rapporto cambierà presto. Comprendi cosa Ti chiedo di fare? Devi far comprendere al Tuo Capo che, indipendentemente dalle richieste e dai contatti con la Proprietà, Tu non vuoi e non hai motivo per scavalcarlo, anzi...(Aiuta me che io aiuto te)
Se la Proprietà Ti chiede informazioni su qualche caso; rispondi che lo stai già analizzando....assieme al Tuo Capo e che farete avere loro quanto prima il risultato.
Così facendo, mentre dimostri di lavorare bene, fai si che i rapporti tra le varie funzioni vengano rispettati. Non pensare che la Proprietà non lo capisca. Anzi, comprenderà bene perchè lo fai e forse sarà una educata lezione anche per lei. Questo comportamento non toglierà nulla a Te; potrà semmai favorirTi.

lunedì 7 aprile 2008

Insoddisfazione

Mario P. Perugia
“...sono impiegato in una famosa azienda locale. Naturalmente giovane, ma senza un futuro appassionante davanti. Mi vedo ogni giorno dietro alla scrivania a gestire i soliti problemi che mi vengono passati, senza sapere il perchè e il per come. Non sono sposato e quindi non ho impegni. Se rimango qui, affogo. Se me ne vado do un dispiacere alla famiglia che vede in questo lavoro una sicurezza. So che non potrà indirizzarmi e comprendo anche la difficoltà a farlo, ma io le chiedo comunque un aiuto. Può darmelo?....”

Caro Mario,
la situazione di frustrazione in cui Ti trovi non porta tendenzialmente mai a nulla di buono. Il meglio che possa capitarTi è di vivere da alienato in un mondo che inizi a non sentrTi cucito addosso. Devi però anche tener conto che, fuori da lì, non potrai trovare soluzioni diverse salvo che Tu non voglia cambiare totalmente attività.
Dovresti cercare di capire se non Ti va quel tipo di lavoro perchè, da come dici, manca di ogni responsabilità, oppure se non Ti va stare alla scrivania. Nel primo caso potresTi trovare altrove, dopo un'accurata indagine per capire se nel nuovo lavoro vi siano i contenuti che Tu desideri. Nel secondo caso, se è proprio il lavoro alla scrivania che Ti frustra, devi iniziare a cercare altre attività. Ma cosa?
Non mi dici che studi hai fatto e quindi non so dove puoi essere indirizzato. Certo è che se non va un lavoro in ufficio, resta un lavoro esterno. Cosa potresTi fare? Entrare nelle vendite? Tentare un'attività in proprio? No, non è facile darTi un aiuto. Hai mai provato a gestire una vendita, magari con amici? Senti di avere capacità ad incuriosire e convincere qualcuno? Ritieni di poter avere la grinta per darTi obiettivi e non mollare sino al loro raggiungimento? Queste sono domande a cui solo Tu puoi dare risposta. Tentare un'attività in proprio....sinceramente, se non c'è un'innata vocazione e un po' di testardaggine per non mollare, non lo consiglierei.
Se proprio devo darTi un suggerimento, Ti dico: trova il modo di parlare con il Tuo capo ufficio e fai presente che il lavoro attuale non Ti dà le soddisfazioni che cerchi. Digli che desidereresTi partecipare di più alla vita aziendale e che vorresTi perlomeno una piccola responsabilità che fosse però solo Tua.
Datti da fare e dimostra che vali. Il Tuo Capo, se non è sciocco, dovrà necessariamente darTi almeno una possibilità. Se non Te la desse, significa che non Ti reputa necessario in quell'ufficio. Hai quindi due opportunità: chiedere di essere spostato ad un'altra attività aziendale oppure, cercare altrove e poi andarTene.
Al di là di questo, apri il giornale della Tua città. Ci sono decine di opportunità di collaborazioni esterne e non vincolanti che puoi portare avanti nel tempo libero. Puoi provarne una e vedere come Ti trovi. Se poi quella collaborazione dovesse piacerTi, avrai una scelta possibile. Puoi anche iniziare trovandoTi un'attività serale un locale. Insomma, Ti suggerisco di tentare un chiarimento interno oppure, cercare all'esterno, mentre prosegui ciò che stai facendo.
Ciao

giovedì 3 aprile 2008

Negoziazione

Adalberto M. L. (località n.c.)
“....non sono giovane come voi vorreste e non sono all'inizio del mio lavoro. Opero da qualche anno e posso dichiarare di essere negoziatore. Tratto infatti grandi impianti per le comunità nel senso di città o paesi. Va da sé che ciò che vendo ha costi di svariati milioni di euro e che quindi le trattative che devo fare sono a livello di rappresentanti pubblici di Comuni o Regioni. Io volevo solo da Voi, se potete, un confronto. Mi spiego meglio. Io faccio negoziazione ad ogni trattativa perchè è naturale che una mia vendita maturi a volte anche dopo un paio d'anni di trattative, salvo che non cambi politicamente qualcosa per cui tutto è da rifare.
Mi potete dire, secondo voi, o mettermi in linea, quali sono le fasi della negoziazione? In questo modo posso capire se agisco bene o se sbaglio. Grazie... “

Egregio Adalberto,
capisco che facendo Lei da un po' di tempo questo mestiere, consciamente o no, saprà destreggiarsi bene. Le Sue, in effetti, sono trattative piuttosto impegnative che vengono svolte a contatto di responsabili comunali, Uffici tecnici e chi più ne ha più ne metta.
So anche che, almeno qualche volta, la negoziazione può non essere così impegnativa o quantomeno non si svolge solo nei termini di prodotto, per cui diciamo che le cose sono più semplici.
Ma diciamo che Lei vende davvero con una trattativa classica. Mi chiede se ci sono regole nella negoziazione. Si, certo, come in ogni situazione in cui due parti si incontrano per arrivare ad un accordo.
Lei mi parla di negoziazione che comunque è un termine improprio. In realtà possiamo parlare di vendita ad alto livello. Ed essendo ad alto livello, occorre forse più tatto perchè le cifre che girano sono enormi.
Se la vediamo in questo modo, Le dico che si possono sintetizzare sostanzialmente in tre, le fasi di una negoziazione.
Innanzitutto, la prima regola è di evitare l'antagonismo tra le parti ma cercare di portare velocemente l'incontro su un piano di collaborazione. Gli incontri non vanno visti finalizzati alla vendita di un bene, ma piuttosto come passi per arrivare a trovare una soluzione ad un problema che evidentemente l'ente pubblico ha.
Se Lei instaura questo rapporto sta già mettendo in atto il primo punto.
Di fatto, questo comportamento porta all'avverarsi del secondo che ha come obiettivo il creare un clima di intese e di fiducia reciproca. Personalmente ritengo che questo sia fattibile con anche ottimi risultati, usando la tecnica del “non aggredire” o “del non voler vendere a tutti i costi” o ancora “del saper ascoltare”. Lei saprà che un venditore che sa ascoltare il cliente, dà la sensazione di non essere fortemente spinto alla vendita (a nessuno piace mai che qualcuno gli venda). Negli incontri quindi, è importante lasciar parlare il cliente; in questo caso, il Responsabile o l'Ufficio tecnico che tendenzialmente, mi creda, sono convinti di saperne di più. Il cliente che, parlando, vede d'essere ascoltato, si sente importante. E se per caso chi parla dice delle cavolate, va lasciato perdere. Ci saranno altri momenti in cui controbattere. Non è assolutamente premiante contraddire chi dice una cosa non giusta, per il semplice motivo che lui la ritiene senz'altro corretta. Ed a nessuno piace che qualcuno lo contraddisca.
Quindi, seconda fase: creare clima di fiducia ed ascoltare.
Infine l'ultima fase potrebbe essere definita come indirizzata alla ricerca di un vantaggio che davvero lo sia per entrambi. (Chi legge non mi fraintenda e non sorrida. E' difficile trovare le parole giuste quando si parla di queste cose).
Il negoziatore deve sempre tenere un cassettino del cervello aperto da cui sia possibile comunque estrarre, in caso di difficoltà della trattativa,un eventuale vantaggio per entrambi, Ciò significa, trovare accordi su un piano inferiore a quello sperato pur di non perdere il tutto. Il venditore, a volte, vuole vendere ciò che desidera e spesso finisce per non vendere nulla. Il negoziatore, cerca di vendere il massimo, pronto comunque, piuttosto di niente, a portare a casa, meno.
Quindi, davanti ad ogni ostacolo, l'obiettivo primario è quello di trovare assieme all'altra parte, soluzioni ed accordi a tappe. Una volta che, assieme, si è concordi su una parte, la si fissa e si prosegue.
Mai quindi tramutare una negoziazione collaborativa in una antagonistica per puro egoismo.
Tanti saluti

Remare contro

Ron A. (località n.c.)
“...In quest'azienda non capiscono niente. Ho un capo che è una testa..... e che c'è la con me. Anche i colleghi hanno finito per esser dalla sua parte. Qui si deve solo dire signorsì come a militare. Più fa così e più faccio l'opposto. Voglio vedere....”

Ron,
sei giovanissimo; sei entrato in quell'azienda da poco e con fortuna ma certamente non hai capito nulla del mondo del lavoro. Non è un rimprovero ma quasi una constatazione che potrebbe farTi Tuo padre se fosse al corrente della Tua situazione.
Dove pensavi di entrare, andando in quella società? (A titolo di chi legge, devo dire che Ron è fortunosamente entrato con operaio generico). E cosa credevi di trovare? Qualcuno che Ti dicesse “domani vieni pure quando Ti svegli, non farTi problemi...” oppure “ non importa se esci dal reparto per fumare, stai pure fuori, fin che vuoi”
Sul lavoro poi, non puoi pensare, essendo l'ultimo arrivato, di poter dire a chi magari è lì da trent'anni, di stare calmo e di non darTi ordini. Riesco a farmi comprendere? Il lavoro non è un qualcosa da fare per far vedere in casa che lo si fa. Ragazzo mio, credo proprio Tu abbia iniziato col piede sbagliato.
Ascoltami Ron, Te lo chiedo come un padre: lavorare in gruppo significa collaborare, cioè fare assieme una medesima cosa. Tu invece intendi il lavoro di gruppo come “un gruppo in cui ognuno fa ciò che vuole”.
C'è differenza, lo capisci da Te stesso. Non puoi pensare che più Ti si dice di fare una cosa (o più Ti insegnano come fare qualcosa) e più Tu farai l'opposto.
Non si lavora in un gruppo per remare contro. Credo che continuando così finirai per farTi mandar via eppoi? Che farai? Andrai al bar con gli amici a dire che Tu sei Rambo o cercherai un'altra azienda? Guarda che in un'altra azienda troverai gli stessi problemi.
Il Tuo caso è molto serio e forse non nasce da adesso. Non so il Tuo comportamento in famiglia o quello avuto a scuola. Certo è che oggi sei così.
Ti ringrazio solo d'avermi scritto perchè l'averlo fatto significa che in fondo, anche Tu hai dubbi sul Tuo stesso atteggiamento. Se Tu fossi stato sicuro di Te non avresti scritto.
Allora, dammi retta. C'è lo spazio di tempo libero, di riposo, di lavoro. Se quest'ultimo lo fai bene, Ti porterà via meno energie che non a svolgerlo male. E quando avrai finito il Tuo turno, sarai più sereno e leggero. Dammi retta e riscrivimi,

martedì 1 aprile 2008

Creatività

Giacomo M. (loc. n.c.)
“ ....oggi nel marketing non si fa più nulla in Italia. Tutto viene dagli USA. Noi portiamo avanti solo le strategie che vengono da là e le portiamo avanti quando sono ormai superate da altre. Non c'è creatività e, sinceramente, ho capito che noi siamo solo gestori......”

Caro Dr. Giacomo,
ho ridotto la Sua lettera e me ne scuso ma penso sia sufficiente leggere quanto ho pubblicato per comprendere il Suo punto di vista. Lei non ha un problema da risolvere ma desidera solo un mio spassionato parere che Le do.
Non sono d'accordo con Lei. Dire che il marketing non si fa più in Italia non è vero e Lei forse lo dice solo perchè, operando in una multinazionale, vede ciò che capita nel Suo orto, ma se potesse guardarsi in giro, vedrebbe che non è così.
In una multinazionale è scontato che la strategia “primaria” ideata dalla Casa Madre venga poi passata alle varie società nel mondo. Questo semplicemente per un problema di costi. Una volta spese energie e capitali per trovare la strada giusta per prendere quota di mercato, sarebbe un peccato non sfruttarla altrove. Solitamente però le Case Madri, soprattutto se americane, passano la strategia primaria che comunque è sempre suscettibile di aggiustamenti relativi ai paesi in cui dovrà essere sfruttata.
Anche nella Sua azienda, per quanto mi consta, questo avviene. Magari non saranno differenze sostanziali, anche perchè oggi non c'è più molta differenza di sensibilità e di gusti tra i vari paesi USA ed Europa; comunque, la possibilità di ritocchi locali, esiste. Non sarà invece che, nel Vostro ufficio ( e mi scusi se mi permetto di dirlo) si giochi un po' a fare le vittime? “Noi non facciamo nulla perchè tanto non possiamo agire in modo indipendente....”
Può aver ragione quando dice che portiamo avanti strategie che quando arrivano sono ormai superate da altre. E' anche ovvio. Se il prodotto è nato prima ed arriva da noi dopo due anni..... Ma questo vale anche per i prodotti di grosse società italiane che hanno filiali e che esportano nostri prodotti.
Anche sul fatto che non ci sia creatività e che noi siamo solo gestori, penso che non sia poi così vero. Il settore del marketing (che non è propriamente e necessariamente creativo quanto un settore pubblicitario) ha molti infiniti modi per dire la sua, sul mercato. E' necessario però che gli addetti si diano da fare. Come ripeto spesso, non si deve stare ad aspettare l'ordine per fare qualcosa. Chi ama il proprio mestiere, sono assolutamente convinto, lo svolga in qualunque momento, anche nel week end, anche in spiaggia o mentre gioca a golf. Ed è proprio in questi momenti fuori dall'ambito lavorativo che spesso nascono le idee creative migliori. Idee creative che devono o possono essere poi suggerite. L'ufficio, molto spesso, con i soliti colleghi attorno e con le quattro mura è più una chiusura alla creatività che altro. Ecco, su una cosa ha perfettamente ragione. L'aria dell'ufficio tende a far tutti gestori della routine piuttosto che creativi.
Sul creare poi, sappia che a volte le idee più banali a cui nessuno pensa, possono essere veri strepitosi successi commerciali. Ne vuole uno? Eccolo. Molti anni fa, i tubetti di dentifricio erano tendenzialmente come quelli odierni, solo in alluminio anziché in materia plastica.
Negli USA il mercato, dopo un avvio robusto si era stabilizzato. Occorreva quindi un'idea di marketing per vendere di più. Furono studiate decine di campagne, promozioni ed azioni di merchandising. Poi arrivò un normalissimo uomo di marketing che disse. Se la gente consumasse più pasta dentifricia, venderemmo di più. Perchè non allarghiamo la bocca del tubetto? In effetti a quei tempi, i tubetti avevano una bocca d'uscita molto piccola. Ad ogni uso usciva una piccola striscia di pasta. L'idea, geniale come lo sono sempre le idee semplici, fu immediatamente compresa. I tubetti vennero prodotti con un foro d'uscita maggiorato (come i nostri di oggi, specie sui dentifrici di provenienza USA) e le vendite decollarono semplicemente perchè a parità d'uso, veniva usato più del doppio di crema.
Creatività quindi Dr. Giacomo ! Si prenda qualche ora di fuori ufficio. Vada a sedersi ad un tavolino di un bar e cominci a domandarsi “cosa posso suggerire per aumentare le vendite di XXXX?”
Il marketing poiché non è un'opera pia, ha un solo scopo (e sogno). Far si che il consumatore consumi il più velocemente possibile ciò che acquista. Il resto è semplice contorno.
La realizzazione del sogno del marketing è sempre stato quello di riuscire ad inventare un prodotto che appena acquistato potesse essere buttato via. Ed alla fine sono nati i prodotti disgorganti. Si acquista un flacone e lo si butta direttamente nello scarico. Pensi alla genialità?
Ed ora? Non c'è mai un arrivo alla creatività. Io ho altre belle idee, e Lei? Si beva un caffè e ci pensi. Se ne trova una mi scriverà da una posizione di Direttore Markeing.

Comunicazione

Luisella T. Canton Ticino
“...grazie per quello che fate. Leggo con molto interesse questo spazio. Desidero chiedere come fare a far parlare chi ho di fronte. Io solitamente cerco di interessarlo parlando di varie cose in modo continuato perchè non mi sembra corretto chiedere alla persona. In questo modo dovrebbe rispondermi. Invece mi accorgo che io parlo e lui tace.....”

Credo di capire, gentile Luisella, che Lei intenda la situazione che si viene a creare durante una trattativa di vendita.
Faccio una premessa per meglio chiarire quanto Le dirò dopo. Se Lei vuole conoscere una persona od il suo modo di fare o di essere, può fare domande esplicite ma a volte imbarazzanti oppure non fare nulla. Non fare nulla, nel senso di tacere. Rifletta su questo: se Lei vuole conoscere una persona deve far si che questa si apra; dica di sè stessa; si confidi. Se Lei chiede, avrà risposte relative alla domanda ma mai allargate, mai approfondite. Una risposta ad una domanda non sarà mai un romanzo e la persona che risponde, solitamente, si trattiene e dice solo il minimo indispensabile relativamente a quanto chiesto. Ma se invece, in compagnia di una persona, Lei, durante un dialogo, dovesse improvvisamente tacere, entro poco, l'altra persona inizierà a parlare. Mai provato? Lo faccia. Importante è che non si lasci prendere Lei dalla fretta ed inizi. Stia zitta e Le assicuro che l'altra persona parlerà. E se parla, senza rispondere a domande, inizierà a dirLe molte cose di sé. In pratica, si scoprirà e Lei, nel caso di una trattativa di vendita, avrà buon gioco a capire la persona che ha di fronte.
Silenzio, dunque, nella logica che se parla Lei, non parla l'altro. Ma perchè il silenzio, durante un approccio, fa parlare uno dei due anche senza motivo? Perchè noi tutti, Luisella, abbiamo paura del silenzio. E' una paura atavica e come tale, quando accade una situazione di silenzio, uno dei due, dopo un momento di “non dialogo” tende a coprire quel silenzio, parlando. Poiché non ci sarebbe in realtà nulla da dire, pur di parlare...si scopre, dicendo cose anche personali.
Questo avviene indipendentemente che ci si trovi in un incontro a due come in un gruppo. Nel gruppo, la paura del silenzio è ancora più forte; prende tutti i componenti che all'unisono sperano che un altro parli. Se non accade, uno rompe il silenzio e gli altri, semmai avesse possibilità di guardarli, vedrebbe che si rilassano immediatamente.
Ora può capire, Luisella, che anche il Suo continuo argomentare durante un incontro di vendita, è la risposta alla paura del silenzio. Lei infatti parla perchè solo così copre il silenzio. Ma capisce anche che, parlando, Lei non potrà mai dare spazio all'altra persona che sarà sempre ben felice di ascoltare. Se il venditore si scopre,.....vuole che un cliente non ascolti per capire quando commetterà un errore nella trattativa?
Cordiali saluti