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sabato 20 ottobre 2012


E SE CI ACCONTENTASSIMO?

Lettera formata Giovanna   (loc. non conosciuta)

 
 

Buonasera,

vorrei un'informazione riguardo il mio lavoro, sono assunta a tempo indeterminato dal 2006, prima 2 anni come apprendista, poi, nel 2008 sono passata ad impiegata, mantenendomi in busta la mansione di operaia livello 5B, nel gennaio 2010 rimango incinta e come per magia in busta mi compare sotto la voce mansione "impiegata", volevo sapere se, a oggi (ho fatto controllare la busta solo ora), posso richiedere gli arretrati di stipendio e contributi, come "prove" che testimonierebbero questa mia attività c'è l'indirizzo mio aziendale, le mail con preventivi e ordini scambiate con clienti e fornitori, la testimonianza di un ex collega che all'epoca c'era e l'assunzione di una nuova ragazza che ha preso il mio posto in produzione oltre alla parola dei vari clienti con i quali ho avuto a che fare personalmente occupandomi di vendite e ordini.

In attesa di gentile risposta porgo i miei saluti.

 

 

Mia cara,

ha mai sentito di quel proverbio che recita: “chi si accontenta, gode?”

Glielo dico perchè a volte occorrerebbe  fare qualche riflessione per capire, nel lavoro, cosa convenga e cosa no.

Se sia il caso di agire in un modo piuttosto che in un altro.  Se valga la pena di dare battaglia o lasciar perdere. Se porta maggior vantaggio litigare o accettare un a situazione che, comunque, non è negativa.

Se valga la pena mettere a repentaglio un andamento  che mi sembra  sereno per iniziare un confronto che inevitabilmente porterebbe ad una rottura.

Se Lei ritiene di potersene andare altrove può benissimo fare un'azione contro l'azienda ma se non ha altro, mi pare abbastanza folle perchè non credo che l'azienda poi La ringrazierà.

Non capisco, lo dico con chiarezza, il legame che Lei fa tra l'essere rimasta incinta con l'apparizione “come per magia” del passaggio da operaia a impiegata.

Un altra persona forse avrebbe preso quel passaggio come un riconoscimento. Mi sembra invece che Lei l'abbia preso...male. Avrebbe preferito rimanere sempre con la vecchia mansione?

Se Lei  nel 2008 ha avuto il passaggio di mansioni era in quel momento o nei mesi appena successivi che doveva chiarire con l'azienda. Non l'ha fatto per due anni....

Faccia una riflessione: dal 2008 al 2012, in questi 4 anni Lei ha vissuto bene o male il Suo lavoro?

Se l'ha vissuto serenamente perchè  crearsi oggi problemi rancorosi di rivalsa?  E se invece ha vissuto male questi 4 anni, sarà accaduto per altri motivi ma  non certo per quella non variazione  di mansione che neppure s'era accorta  essere avvenuta.

Le piace la mansione attuale? Sta bene sul posto di lavoro? Ha buoni rapporti e collabora? Se ha risposto si a tutte e tre le domande perchè vuole crearsi problemi?

Ammesso anche che possa ricevere arretrati (sappia però che per questo Lei deve aver avuto un aumento nel momento in cui è passata a svolgere la mansione di impiegata. Se lo stipendio è rimasto lo stesso, non vedo che arretrati possa volere)  sappia che è sempre meglio non far affidamento su colleghi per portare avanti le proprie cause. A voce tutti sono disponibili; quando poi li convoca e quando quindi devono porsi contro il datore di lavoro per fare un favore ad un altro.....si squagliano come neve al sole e giustamente, perchè non si capisce il motivo per cui uno debba crearsi un problema col datore di lavoro, testimoniando contro,  in un  ambiente in cui deve vivere.

Non è forse possibile che il datore di lavoro, a suo tempo, l'abbia passata nella posizione di impiegata volendo verificare nel tempo, prima di variarLe la qualifica, se Lei fosse stata idonea alla mansione, variandola  poi quando ne abbia avuto la certezza?

Se ha un altro lavoro sottomano, chieda all'azienda ciò che vuole ma temo che dovrà andare in causa e questa dovrà farla stando a lavorare da un'altra parte.

Veda Lei, però ricordi quel buon detto popolare con cui ho aperto la risposta!

Cordiali saluti

 

 

mercoledì 17 ottobre 2012


ACCORDI TRA  AZIENDE?
 
Lettera firmata  Napoli
 
 

Racconto la mia storia per avere un vostro parere ed indicazioni utili per affrontare il problema.
Nel Novembre 2003 a causa di una forte crisi nel settore informatico sono uscito da una Multinazionale Americana con la quale avevo un contratto a tempo indeterminato settore metalmeccanico 7° livello.
A giugno 2004 ho accettato l’incarico presso società srl firmando un contratto co.co.co. fornendo la mia prestazione lavorativa come consulente informatico presso gli uffici di una grande azienda di Napoli in maniera continuativa fino ad oggi. Ho avuto in totale 11 contratti co.co.pro. fino a gennaio 2012 e poi un contratto a tempo indeterminato 6° livello.
Le mansioni nella grande azienda sono state dapprima quelle di Analista Programmatore e poi di Capo Progetto chiamato a gestire un gruppo di consulenti che nel tempo è cresciuto da tre fino a 12 consulenti per ridursi poi a due.
Per entrare in azienda è necessario timbrare il cartellino e tuttora ho l’utenza di posta  elettronica aziendale attraverso la quale gli utenti comunicano direttamente con me le loro esigenze.
Le procedure informatiche di gestione delle applicazioni contengono come riferimento il mio nome e l’e-mail.
Le ferie sono concordate con la grande azienda.
Sono indicato come risolutore di anomalie nella procedura automatica del call center.
Attualmente sto partecipando a riunioni come elemento essenziale per il proseguimento di lavori.
Sono chiamato a presiedere in periodi festivi per attività urgenti.
E’ da considerare anche un aspetto quantomeno curioso che farebbe pensare ad un accordo tra varie società, a discapito dei lavoratori: alcuni mesi fa un collega della mia stessa società è passato ad un’altra società concorrente alla nostra (voci dicono appartenente alla moglie di un dirigente della grande Azienda) e continua attualmente a lavorare allo stesso posto, tale anomalia si sta ripetendo in questi giorni a favore di un’altra collega ed anche di un altro collega ancora.
Inoltre a giugno 2012 abbiamo partecipato ad una gara, indetta dalla grande azienda, per un progetto strategico, l‘abbiamo persa, a favore della società indicata prima, ma nonostante ciò un collega sta lavorando a tempo pieno per tale progetto lasciando a me le attività che prima svolgeva lui. Tutto fa pensare che ci sarà a breve un altro passaggio di società. Tali movimenti fanno presagire ad una scomparsa come fornitore della mia attuale società a favore di questa nuova società.
L’onorario corrisposto per la mia prestazione lavorativa è circa la metà di quello corrisposto da un pari livello interno svolgente la medesima attività.
Purtroppo temo per il mio futuro lavorativo a favore di persone dell’altra società oppure ad una proposta di passaggio sottostimata rispetto alle mie aspettative.
Sulla base di quanto descritto (tutto provabile con documenti firmati, testimonianze ed e-mail) qual è lo scenario possibile per  vedere rispettati i miei diritti? E’ possibile pensare all’assunzione da parte della grande azienda perché si è in una condizione di appalto illecito? O cosa?
Cordiali saluti



Egregio P.,
ho letto bene la Sua lettera per comprendere a fondo la situazione dato che, in alcuni punti, non è ben chiaro qualche passaggio.
Ad ogni  buon conto, sperando d'aver compreso, Le rispondo.
Lei si trova dal 2004 nella stessa azienda. Prima con accordi  co.co.co per poi esser assunto.
Evidentemente sa operare bene se da Analista è divenuto Capo Progetto con 12 consulenti che rispondono a Lei. Non so perchè poi questi si siano ridotti a 2 ma Lei opera in un settore in cui queste variazioni sono  all'ordine del giorno e quindi   credibili, operando su progetti.
Da ciò che scrive, l'azienda in cui opera La tiene in considerazione facendoLe gestire direttamente i contatti  con i clienti, per le loro esigenze,  sia indicandoLa come risolutore di anomalie nelle procedure. Partecipa inoltre ai meeting, come elemento essenziale per i lavori che svolgete.
Il fatto di fare inoltre riferimento a Lei per eventuali urgente anche nei giorni festivi, conferma quanto detto.
Sin qui tutto bene. Dov'è allora il problema?
C'è qualcosa che non Le è chiaro e che Le crea dubbi.  Mesi fa un collega è passato ad una società concorrente. Capita.
Ciò che fa rizzare le orecchie però è il fatto che nei giorni scorsi altri due colleghi hanno deciso di passare dall'altra parte.
Inoltre  quest'altra azienda sembra essere della moglie di un Vostro dirigente, e ciò   La lascia perplesso.
I progetti a cui partecipate vengono vinti da quest'altra società e, mi par di capire che, malgrado questo, qualcuno da Voi sta  lavorando ad un progetto vinto dall'altra e che comunque non dovrebbe interessarvi.
Un po' di confusione, certo, ma vede, anche queste sono cose che possono capitare.
Nel mercato nasce un'azienda che può essere del tutto estranea così come può nascere un'azienda in cui sono coinvolte persone facenti parte della Sua.
In entrambi i casi, la nuova azienda  cercherà sul mercato persone idonee ed andrà a cercarle dove pensa di trovarle.
Se la nuova azienda è di un familiare della Sua, sarà facile pescare lì. Ma può capitare che  sia estranea a tutto e tutti. Cerca  un collaboratore e lo trova.  Costui si trova bene e lo dice agli ex colleghi. Così, quando ce ne bisogno, magari è lui stesso ad avvisarli per portarli con sé. 
Ai Suoi occhi può apparire una macchinazione della proprietà ( e potrebbe essere) ma potrebbe  davvero essere andata come sto scrivendo.
Certo, c'è una società che sta svuotandosi a favore di un'altra. E  può capitare anche  questo:  che la proprietà sia la stessa e che ciò venga fatto ai fini di ridurre il fatturato, dividendolo tra le due aziende, per riuscire ad avere un carico fiscale minore.
Lei  scrive che l'altra società pare essere della moglie di un dirigente e non del proprietario.
Sto pensando che se Lei è al corrente di questo, lo saranno anche tutti gli altri in azienda, proprietà compresa. Trovo  perciò strano che il proprietario si lasci svuotare l'azienda di personale e fatturati da un dirigente. 
E' più logico pensare ad una suddivisione per altri motivi. Suddivisione che arrivi a comprendere anche il personale. Un po' di elementi qui, ed un po' là.
Se poi questi movimenti  siano indirizzati a far scomparire la società in cui Lei opera, non lo saprei; so invece che, anche se fosse, Lei non può proprio farci nulla. Ci sono cose che vanno al di là di ciò che si vorrebbe e, se non si nella stanza dei bottoni, si  può solo prenderne atto.
Lei poi scrive: “L’onorario corrisposto per la mia prestazione lavorativa è circa la metà di quello corrisposto da un pari livello interno svolgente la medesima attività.”  Non è molto chiaro ma credo Lei intenda che chi svolge la Sua stessa mansione nell'altra società  guadagni il doppio di Lei. 
Se è così, si spiega anche il motivo per cui Lei viene tenuto da questa parte, anche se mi pare strano che per la stessa mansione  un collaboratore venga addirittura pagato il doppio.
Lei teme per il Suo futuro lavorativo ed anche per un eventuale passaggio sottostimato.  Ed è questo che non capisco. Se dall'altra parte pagano il doppio perchè dovrebbero passarLa sottostimandoLa? Semmai, nel passaggio, Lei dovrebbe avere uno stipendio pari agli altri, ossia il doppio.
Mi pone infine domande  a cui  non si può dare risposta.
Se ad oggi nessuno Le ha contestato qualcosa non vedo il motivo per  azioni che facciano rispettare i Suoi diritti.  Non  sono stati calpestati; nessuno Le ho tolto qualcosa.
Vorrei anche dirLe che se l'azienda venisse svuotata lentamente  per poi chiudere, sarebbe comunque difficile far valere un diritto anche se Lei venisse poi licenziato.
Dovrebbe avere in mano documenti certi  che attestino la proprietà dell'altra azienda all'attuale proprietario di quella in cui opera, dimostrando che questa è stata volutamente svuotata.
In questo caso potrebbe ritenersi parte lesa. Ma...mi creda,  sarebbe davvero difficile portare avanti un discorso simile a meno che il gruppo di lavoratori in questa situazione non sia  almeno un centinaio.
Purtroppo certe situazioni  che non dipendono dal lavoratore  sono molto dure da gestire. Se Lei ritiene di sentirsi in pericolo, come dico sempre, prima di ritrovarsi su un marciapiede, inizi a cercare altro.
E' spesso la cosa migliore per rasserenarsi e sentirsi più sicuri.
Chiede infine se sia possibile pensare alla Sua assunzione da parte dell'altra azienda.  Certo è possibile ma se quest'altra non lo fa....
Forse Lei serve ancora lì dov'è.  Le direi di provare  a parlarne  con il proprietario, spiegando i Suoi dubbi sul mantenimento del posto di lavoro e sul fatto che alcuni siano passati dall'altra parte  svuotando questa.
Le direi di farlo ma non conosco l'ambiente, i rapporti che esistono e quindi devo essere cauto.
Sta a Lei che vive lì dentro sapere se può muoversi e sino a che punto.
Mi spiace non poterLe dire altro.
Le auguro di risolvere i Suoi dubbi.

lunedì 8 ottobre 2012


SCELTE E VALUTAZIONI

Guido  C.    Liguria

 
 
Voglio raccontare la mia storia per avere un vostro parere ed aiuto per uscire da una situazione di crisi.

Sono un Capo area o meglio un ex perchè dopo dieci anni in una multinazionale mi sono dimesso. Credo però di dover raccontare meglio la cosa.

Ho quarantadue anni. Sono ligure di Imperia, verso il confine, ed ho iniziato molti anni fa come venditore in un'ottima azienda. Credo essere bravo perchè la mia carriera professionale è sempre stata un crescendo. Da venditore a ispettore e poi da ispettore a direttore di una piccola realtà locale che però, con me, ha avuto un notevole sviluppo.   Una multinazionale nostra concorrente, che aveva sofferto non poco in Liguria proprio a causa nostra, si è fatta avanti e mi ha proposto la posizione di Capo area per tutto il nord italia.

Poteva essere una posizione inferiore a prima ma lo stipendio e le condizioni erano indubbiamente molto meglio di quanto non poteva pagarmi la società in cui ero.

Così ho cambiato.  Ho lavorato per ben dieci anni con successo. Ho sempre viaggiato e la mia residenza, pur non essendo mai variata  non dava problemi perchè ero praticamente sempre in giro e l'azienda mi pagava diarie pernottamenti e vitto anche mentre ero in sede a Milano, dove soggiornavo la maggior parte del tempo.

Nel tempo si è accresciuta in me la consapevolezza d'essere  in gamba. Non dovrei dirlo ma è così e viste come sono andate le cose ho sempre pensato che non avrei mai avuto problemi.

Le cose sono cambiate quando è arrivato in azienda un nuovo direttore che ha ridisegnato l'organigramma.  Io non avrei potuto più rimanere al mio paese o meglio avrei potuto ma non mi sarebbero più state pagate le trasferte quando ero vicino alla sede.

Ho resistito un po', poi ho deciso di mollare l'azienda perchè non mi conveniva. Avevo la certezza di trovare un altro posto velocemente anche perchè ho molte conoscenze in agenzie di collocamento.

Così ho dato le dimissioni. Non l'avessi mai fatto. Gli amici delle agenzie hanno tutti iniziato a dire che non ci sono posti; che la mia età  non va più bene, che costo troppo.

Insomma, sono a casa da sei mesi e quest'estate per campare ho fatto il bagnino. Cerco disperatamente un lavoro sempre nel commerciale ma nessuno risponde. Ci si è messa di mezzo anche la crisi. Cosa posso fare?

Grazie se vorrete rispondermi.

 

 

 

Caro Guido,

in tutte le Tue valutazioni non hai fatto forse quella più semplice ma che andava fatta.  Ti sei lasciato prendere dal pensare d'essere un po'...insostituibile.  La Tua provata bravura era per Te un buon viatico ma spesso, quando pensiamo a noi stessi, ci sopravalutiamo e così facendo a volte non  siamo obiettivi.

Tu hai ritenuto che, sapendo dei Tuoi successi professionali, altre aziende non potessero fare a meno e in questa Tua sicurezza non hai valutato una cosa banale quale la residenza.

Nelle scelte occorre sempre prendersi il tempo per valutare tutto, anche ciò che non pare importante e sopratutto ciò che a noi non pare importante.

Tu abiti in un piccolo paese vicino alla frontiera francese (più in là non si potrebbe). Non hai mai trasferito la residenza. Guarda un po' una cartina dell'Italia e dimmi, con la Tua esperienza di Capo Area, semmai sia possibile che un'azienda voglia in organigramma un dipendente che mentre dovrebbe, di logica, risiedere al centro della zona di lavoro, abita al punto più estremo di essa.

Forse Ti è stato fatale ed ingannevole la Tua esperienza di direttore nell'azienda locale. Quando però vuoi allargare gli orizzonti, è ovvio che puoi avere un curriculum perfetto ma se non accetti di cambiare residenza saranno ben poche le opportunità.

Oggi poi, lo dici Tu stesso, un po' per la crisi (che c'è ma forse ancor più per chi non si dà da fare) ed anche per l'età Ti abbandonano gli amici che prima Ti consideravano (anche perchè servivi loro senza chiedere nulla).

Circa la scelta di abbandonare l'azienda, dico a Te ma anche a chi legge, che si lascia il vecchio posto solo e quando si è trovato quello nuovo, piaccia o meno la situazione che si sta vivendo. Non si fanno colpi di testa a meno che non si sia coscienti  di stare per farlo.

C'è da trarre una morale da questa Tua vicenda poco gradevole. Va bene fidarsi di se stessi ma sempre con la consapevolezza che forse il mondo non è sempre lì ad aspettare noi.

Va bene fidarsi ma occorre sempre fare attente analisi sulle scelte,  soffermandoci  su ogni singolo fattore. Non si deve solo pensare che tutti siano a disposizione.

Aumenta l'età; cambia il mercato; non si vuole risiedere altrove se non a casa propria, non si è magari disposti ad accettare una posizione inferiore a quella che si aveva e chissà quant'altro ancora.

A me è balzato immediatamente all'occhio l'incongruenza di voler nuovamente cercare una posizione  come la precedente  abitando in...capo al mondo.

Se vuoi davvero riprendere devi farlo velocemente dando la piena disponibilità a trasferirTi.

RicordaTi però, per non dover soffrire nuove delusioni, che devi valutare obiettivamente la possibilità  di far fatica o di non trovare nulla.

Forse potresTi rivolgerTi ancora ad aziende  della Liguria  che presumibilmente possono aver bisogno di persone con esperienza più ampia sul territorio e che  vedono l'età come bagaglio d'esperienza.

Ricorda anche, nel curriculum, di eliminare questa Tua ultima esperienza di bagnino. Riempi questi mesi con  un'altra esperienza, non verificabile, di lavoro simile a ciò che facevi.

Non che fare il bagnino sia indecente; hai fatto bene a farlo e Te ne va merito, ma un'azienda potrebbe vedere  questo un abbandono del settore con dubbi sulle Tue reali capacità commerciali.

Cari saluti

giovedì 4 ottobre 2012

MOBILITA' ED ESUBERI
lettera  firmata
Buongiorno,
affido a voi il seguente caso, nel passato siete stati molto di aiuto con risposte pronte e professionali.
Mi chiamo A.   lavoro presso un'azienda emiliana  con la mansione di responsabile ricambi.
L’azienda ha dichiarato  oltre 20 esuberi, uno dei quali nel reparto di cui sono responsabile.  Le  persone verranno messe in mobilità NON volontaria (la volontaria è scaduta a fine settembre).
Il mio reparto è sotto il service (il mio capo  è responsabile anche  del post vendita).
Premesse importanti:
1) Hanno dichiarato i due reparti come separati per dichiarare gli esuberi, forse perchè nell'altro reparto stanno assumendo due nuove persone e non potrebbero farlo se fosse un unico reparto?
2) Nel mio reparto hanno già tagliato altre 2 persone, il cui lavoro però è rimasto. Attualmente io svolgo anche il loro (dimostrabile con mail inviate al mio responsabile chiedendo del supporto in merito). Inoltre, ho i cartellini con le timbrature, dove si evince che tutti i giorni faccio lavoro straordinario (gratuito, ovviamente).
            3) Nel mio reparto ci sono le seguenti persone:
           
            (omettiano l'elenco ritenendo che possano comunque essere identificate)

Domande:
- Possono mettere me in mobilità per la soppressione della funzione (magari riunendo gli uffici)?
 
- In base ai requisiti di legge per la mobilità non volontaria, chi tra le 4 persone deve essere scelto? Lo stipendi individuale incide? Incide nella scelta la maggior capacità delle persone?
 
- Possono mettere in mobilità nei ricambi quando nel Post vendita assumono? Posso dichiarare (nel caso fossi io il prescelto) che i due uffici, dipendendo in alto dalla stessa persona, sono la stessa cosa e che quindi non potevano mettere in mobilità nei ricambi (visto che nel pv hanno assunto)?
 
Come possono dichiarare un esubero in un reparto dove siamo nettamente sottodimensionati?

Ringrazio vivamente.
 
 
 
 Egregio A.,
Lei è stato estremamente preciso nel dare minuziose  informazioni. Io ho però dovuto toglierle dalla lettera, facendo qualche altro ritocco, per evitare che fosse riconoscibile l'azienda e di conseguenza Lei. Non me voglia.
Purtroppo, alle Sue precise domande devo dare risposte  imprecise nel senso che, i contratti di lavoro in Italia sono talmente tortuosi e fatti apposta per  essere letti come si vuole cosicche ognuno possa agire come vuole, anche pensando d'essere nel giusto pur non essendolo.
Sta poi alla controparte, se non d'accordo con le decisioni prese, agire di conseguenza iniziando, volendo, una causa di lavoro.  Certo, da come Lei dice, appare strano che in un reparto si assuma e nell'altro si invochi la mobilità, ma tant'è, accade.
In queste situazioni le logiche usate dall'azienda spesso possono non essere comprese dai dipendenti. Lei ragiona, riflette, analizza e vede con chiarezza le cose dal Suo punto di vista. Dall'altra parte, quasi certamente le motivazioni che spingono a mettere in mobilitazione sono diverse perchè analizzate da un altro punto di vista.  Si, ci sono delle incongruenze ma  chi deve farle affiorare?
Potrebbe farlo solo la persona o le persone (magari lo faranno) che saranno coinvolte nella mobilitazione. Potranno impugnare la decisione, chiarendo con l'azienda che si rivolgeranno al sindacato e che inizieranno un'azione legale.  Non dovranno però dire che lo faranno perchè nello stesso momento in cui c'è mobilitazione, vengono assunte persone. Se lo facessero, l'azienda non assumerebbe togliendo alle persone la motivazione per l'azione.
Occorre lasciare che l'azienda assuma e quindi iniziare.
Ed ora veniamo alle Sue domande.  I criteri di scelta per una cernita di chi eliminare sono talmente ampi e discrezionali che, per capirli, occorrerebbe entrare nella testa di chi deciderà.
Possono essere presi in considerazione per essere eliminati:
chi guadagna di più  (se l'obiettivo è quello di risparmiare  e ridurre i costi)
il più giovane e senza impegni familiari
il/la collaboratrice più giovane senza una famiglia (single)
la collaboratrice più giovane con famiglia ma con marito lavoratore
iil collaboratore ultimo assunto
il collaboratore a tempo determinato
il collaboratore con minor capacità
il collaboratore che ha creato o crea maggiori fastidi (o che si è meno inserito nell'ambiente)
ed infine....il Capo reparto se, come Lei dice, si ipotizzasse la possibilità di riunire i due reparti.
 
Su quest'ultima possibilità,  Lei può avere le idee più chiare di chiunque.  Possono unire i due uffici?  Chi è dall'altra parte vale quanto Lei? Potrebbe essere attuabile una gestione unica? Certo è che, lo dico con franchezza ma non mi fraintenda, se vi sono oltre 20 esuberi e nel Suo reparto ne tolgono 1, dove Lei è il Capo di tre dipendenti,  si verrebbe a creare una situazione di un Capo per soli due dipendenti. Situazione un poco anomala e che, anche se fosse, a lungo andare reggerebbe poco. (Ne tenga comunque conto, indipendentemente da come andranno le cose).
Sappia  che per dare veri giudizi o valutazioni occorre però conoscere bene l'ambiente  ed il mercato in cui opera l'azienda. Io non conosco  l'uno ne l'altro e quindi ciò che dico va preso con le molle.
Possono esistere settori in cui un Capo ha due collaboratori e la cosa è logica. Potrebbe quindi essere il Suo.
Di contro, capisce anche Lei che non sarebbe illogico, aziendalmente, eliminare Lei e far passare gli attuali 3 collaboratori alle dipendenze dell'altro ufficio.
Le scelte, quando vanno fatte, andrebbero fatte  in base alle qualità lavorative, alle capacità, alla collaborazione data, all'affidabilità, alla serietà ed alle conoscenze professionali. Se così fosse, il Capo in quanto tale sarebbe escluso altrimenti non sarebbe arrivato ad esserlo.  Questa è la logica, ma ne ho viste tante.....
Comunque, con l'elenco che Le ho scritto può fare le Sue valutazioni su chi l'azienda potrebbe intervenire. Se poi vorrà dare una mano, una volta accaduta la cosa,  riservatamente potrà aiutare  il Suo collaboratore colpito dandogli  le dritte che Le ho scritto. E questo vale per tutti.
Davvero tanti in bocca al lupo.