Ricerca personalizzata

domenica 30 agosto 2009

SBAGLIARE SEMPRE 3

Ferruccio Firenze

Grazie davvero anche per la seconda risposta che mi ha dato. Sto cercando di mettere in atto i suggerimenti sperando che funzionino.
Ciò che non le ho detto in precedenza è che spesso, quando mi metto in testa una cosa, difficilmente cambio poi parere e se questa cosa non è giusta, vado avanti a sbagliare senza accorgermene. Perchè secondo lei non riesco a comprenderlo?
Cosa devo fare?
Grazie se anche stavolta mi risponderà.

Mio buon Ferruccio,
certo che Ti rispondo. Ti sei finalmente lasciato andare e mi stai dicendo cose che prima non avevi detto. Quanto Ti impunti, non molli e vai avanti anche se magari non sei sulla strada giusta.
Buona norma invece, anche se pochi lo fanno o lo sanno, è che quando si è davanti ad un ostacolo che ad un certo punto, malgrado i nostri sforzi, risulta insuperabile, occorre fermarsi e cambiare tattica od obiettivo. Se non si riesce a superare l'ostacolo, malgrado gli sforzi, significa che quella strada è per noi certamente sbagliata. Si deve quindi assolutamente non insistere a logorarsi per cercare di superare o di combattere un “nemico” invisibile o invincibile. A quel punto occorre, ed è più saggio, pensare che nella nostra vita abbiamo numerosi altri possibili obiettivi a cui mirare, senza insistere contro quello che non dà risultati e ci demotiverà, come accade a Te.
Spesso noi ci troviamo a combattere contro i mulini a vento e contro ostacoli insuperabili quando cerchiamo di voler raggiungere qualcosa che non “è nostro” ma fa parte di un insieme di cose che vogliamo perchè vogliono tutti. Insistiamo perchè vediamo che la massa si dirige verso quell'obiettivo senza pensare che ciò che vuole la massa non è detto sia fatto per noi. Solitamente, ciò che vuole la massa è qualcosa di estremamente competitivo e noi siamo pronti ad impuntarci per raggiungerlo, per poi magari scoprire che alla fine non ci interessava.
Ma in quel momento, ci mettiamo il massimo del nostro puntiglio perchè non vogliamo ammettere di non farcela e perchè vogliamo dimostrare, più agli altri che a noi, che non siamo da meno della massa. Non sia detto che noi la si dia vinta a qualcuno o a qualcosa. Presunzione.
Non ci rendiamo nemmeno conto che quando abbiamo un ostacolo da superare e non ce la facciamo, tendiamo ad ingigantirlo ed anziché lasciar perdere, insistiamo a combatterlo con maggior vigore. (Tanti nemici, tanto onore.) Più è grande l'ostacolo e più vogliamo superarlo, finendo spesso per non farcela e dimostrando a noi (anche se non lo diciamo) di essere dei falliti.
Se invece usassimo il buon senso, dovremmo semplicemente sottrarci a questa mania di massa. Se un ostacolo è esagerato, lo mollo; mi libero di un'ossessione e torno sulla strada che più mi è consona, cercando un obiettivo che molte volte risulta, alla fine, anche più interessante ed utile.
Se puoi, segui questo suggerimento. Magari all'inizio sarà difficile visto il Tuo carattere ma Ti accorgerai poi che inizierai un percorso di vita più sereno e saggio. E quello che oggi non Ti riesce e Ti crea problemi, apparirà nel tempo come qualcosa che effettivamente non Ti serviva raggiungere o combattere.
Ciao

mercoledì 26 agosto 2009

DISPUTE SINDACALI

D.F. (Nord Est)


Buongiorno,
mia moglie è impiegata presso un ufficio distaccato di una ditta di brokeraggio assicurativo da 15 anni con contratto a tempo indeterminato; ora, la Direzione del Personale, a seguito dello scarso sviluppo del portafoglio clienti, dovuto solo parzialmente alla situazione economica, chiede (leggi impone) ad alcuni collaboratori, tra cui mia moglie, di passare ad un orario giornaliero di 4 ore anziché a tempo pieno.E’ corretto? Certo è che in caso di rifiuto, l’azienda può licenziare questi lavoratori. Grazie per un Vs. commento al riguardo.

Gentilissimo Signor D.,
sono spiacente ma non sono nella condizione di darLe una risposta certa per il quesito che mi pone. Più volte, quando veniamo contattati per problemi sindacali, rispondiamo che le tematiche e le problematiche sono tali, così complesse e piene di tranelli che per non creare problemi a chi abbisogna di aiuto preferiamo astenerci da risposte anche se, magari, ad alcune potrebbe essere possibile rispondere.
Non credo però Lei abbia difficoltà a dare risposta al Suo quesito. E' sufficiente che si rechi presso un ufficio di un qualsiasi sindacato della Sua zona (indipendentemente dal colore) per chiedere informazioni che sono tenuti a dare anche se Lei o Sua moglie non siete iscritti al Sindacato. In caso contrario ci sono gli uffici dei vari Patronati che hanno a disposizione personale predisposto.
A livello personale posso dire che Sua moglie può, in ufficio, rendersi personalmente conto dal lavoro e dal tempo che gli impiegati usano per lavorare se davvero c'è crisi o se si tratta di un escamotage.
Se davvero ci fosse forte crisi, anche se non solo dovuta alla situazione economica ma di mercato, allora sta anche al lavoratore capire sin dove può spingere le richieste piuttosto che accettare la situazione. In questo caso però andrebbe anche fissata per iscritto (con trattativa azienda/personale) la condizione che indichi la durata del provvedimento ed inoltre il divieto dell'azienda di assumere eventuale altro personale ma di usare queste persone in caso di necessità.
Insomma, il personale può accettare questa situazione a fronte di trattative che comunque rassicurino il posto ed il ripristino tra qualche tempo.
Questo è un parere personale. La invito comunque a recarsi presso un Sindacato per certezze che non posso darLe, anche perchè possono esserVi accordi locali che trascendono dai contratti nazionali.
Cordiali saluti

giovedì 13 agosto 2009

GUAI IN FAMIGLIA

F. (loc. n.d.)


Buon giorno,
ho trovato il Suo blog mentre cercavo qualche risposta su internet, cercherò di riassumere (anche se non è il mio forte) la mia situazione:
ho 25 anni e sono una lavoratrice dipendente, nel 2006 per fare una "cortesia" a mio padre, che non vive con me, ho aperto una ditta individuale (facendogli praticamente da "presta nome") commercio all'ingrosso. Ho quindi aperto un conto corrente, richiesto un prestito per "acquistare" la rimanenza del magazzino di mio padre (il quale praticava già questa professione, ma con delle scuse un po' confuse mi ha convinta che la scelta migliore per lui fosse di chiudere l'attività, e continuarla a mio nome......)
Devo ammettere che non ho mai seguito le sorti dell'azienda in quanto fiduciosa nei confronti di mio padre che reputavo una persona responsabile (non nego che lui ha un forte potere psicologico nei miei confronti e che mi era stato sconsigliato da alcuni parenti di dare inizio a tutto questo)!
Nel corso quindi di questi tre anni mi sono arrivati degli avvisi di pagamento da parte di "Equitalia" che aveva acquisito tutti i crediti a favore dell'Inps e di altri enti. Ogni volta gli consegnavo la "famigerata" posta e venivo rassicurata con bugie e scuse, finchè ricevendo l'ennesima cartella, sollecitata e appoggiata dal mio compagno mi sono armata di coraggio e mi sono recata da Equitalia per richiedere un estratto conto (risultato: da 2006 ad aprile 2009 non era mai stata versata una rata dell'Inps).
Con l'estratto conto dell'Inps mi sono recata dal commercialista (che avevo incontrato una sola volta per le firme iniziali) e gli ho raccontato un po' i fatti, che lui immaginava, perchè mio padre veniva puntualmente sollecitato ai versamenti, (giacchè avvengono in via telematica ad ogni scadenza gli chiedevano la somma dovuta) ma ogni volta lui temporeggiava, o diceva che si sarebbe arrangiato (impossibile), ma non potevano più di tanto insistere. Inoltre il commercialista non sapeva che io sono lavoratrice dipendente, ma era convinto fossi studentessa (cosa che gli aveva detto mio padre, falsa) quindi le dichiarazioni dei redditi non sono mai state integrate con i miei CUD (Unico 2007 x i redditi del 2006 e Unico 2008 per i redditi del 2007) quindi non so se si può definire così ma immagino di si: frode al fisco!
A questo punto con il 30.06.2009 ho chiuso l'attività e mi trovo una cifra di circa 15.000,00 Euro da versare dovuta da: parcelle del Commercialista, Inps, Net, imposte, Iva e l'importo calcolato sull'integrazione fatta agli Unico 2007 e 2008 con i miei CUD......
Ho deciso di non rateizzare con gli enti, ma bensì chiedere un prestito alla banca (quello iniziale per il magazzino è stato per fortuna estinto....) e pagare immediatamente!
Il dubbio che mi hanno fatto sorgere però è questo: io posso chiedere l'esonero dal versamento dei contributi Inps in quanto come lavoratrice dipendente vengono già versati? Posso farlo anche adesso, chiedendo il rimborso di quelle rate che ho già versato?
Non voglio commentare la disonestà di mio padre, voglio solo lusingare me stessa per la forza che ho avuto nel prendere in mano questa situazione che altrimenti sarebbe andata avanti per chissà quanto e la forza di recarmi in banca, presentarmi e chiedere soldi!
La ringrazio per l'attenzione, e spero di ricevere una risposta quanto prima, visto che ho poco tempo per prendere decisioni!
Cordialmente,
F.


Mia cara F.,
quando si hanno problemi e si è in difficoltà ci si attacca alla speranza di qualunque suggerimento ed io purtroppo non posso proprio aiutarTi perchè ciò che chiedi esula dalle nostre conoscenze e per precisa volontà non entriamo mai nel merito di ciò che non conosciamo.
Che dire? Hai già detto tutto Tu. Si cerca sempre di stare attenti fuori casa ed a volte i bidoni li abbiamo vicini. Non entro nel merito di ciò che Tuo padre può aver fatto dei soldi perchè evidentemente li ha buttati, a meno che non ci sia dietro qualcosa per cui i soldi doveva darli ad altri.
In ogni caso, per incapacità o altro, il guaio e la tristezza è che alla fine ha fregato Te ed ora Ti tocca iniziare la Tua vita con un bel debito da saldare.
La situazione è piuttosto complessa e molto delicata per cui conviene che Tu prenda un po' di tempo (ci vuole davvero poco) e vada all'INPS della Tua città a chiedere informazioni. Ci sono appositi uffici e persone predisposte, molto preparate, che potranno dirTi cosa è meglio fare. Spiega loro tutta la situazione e ne verrai fuori certamente.
Io non entro nel merito perchè, al di là del fatto che diamo aiuto essenzialmente per materie che non includono questa, rischierei davvero di darTi un consiglio che, se non perfetto, potrebbe comportare ulteriori delusioni e dispiaceri.
Quando nelle nostre faccende è coinvolto il fisco (o lo Stato in genere) occorre stare attenti perchè si può passare in un attimo dalla parte di chi froda. Ti consiglio quindi di non perdere davvero ulteriore tempo. Puoi recarTi anche direttamente all'Ufficio Entrate e parlare con qualche Dirigente. Esponi bene il caso e chiedi aiuto e suggerimenti per come uscirne senza successivi problemi, relativamente al Fisco stesso.
In tutta questa storia però, l'unico consiglio che mi sento di darTi è di trovare una soluzione per quanto riguarda lo Stato ma di affrontare con più grinta il Tuo commercialista e vedere se davvero valga la pena di dare quanto chiede (o per lo meno, se tutto o in parte).
Il fatto è che lui era cosciente che l'azienda era Tua e quando parlava con Tuo padre senza avere risposte o pagamenti, non doveva tergiversare ma doveva contattare Te. In questo modo Ti avrebbe avvisato e messo in allarme. Tu stessa scrivi che Lui “immaginava” la situazione. Ed allora, se l'immaginava, doveva essere più serio sul lavoro. Un Suo interessamento precoce avrebbe salvato molto.
Devo dirTi, purtroppo, che anche Tu non sei immune da colpe perchè la posta la ricevevi Tu e quindi avresTi dovuto affrontare il problema prima. Ma poiché scrivi che davanti a Tuo padre hai sempre avuto un atteggiamento di inferiorità psicologica, non posso incolparTi ulteriormente.
PrendiTi i tempi necessari ma chiarisci con tutti gli uffici competenti la Tua posizione. Fai capire che sei in difficoltà perchè non hai disponibilità economiche e chiedi tutti i prolungamenti possibili o, la possibilità di riduzione di eventuali oneri passivi.
Non si fa da prestanome a nessuno. Non dovevi farlo nemmeno per Tuo padre che, mi pare di capire, non fosse immune da situazioni negative precedenti. E se per caso ci si intesta un'azienda, la si gestisce. Per lo meno Ti saresTi accorta subito come poteva andare.
Sono solo dispiaciuto nel non poterTi aiutare meglio. Comunque, visita con urgenza l'INPS e l'Ufficio Entrate. Il commercialista lascialo per ultimo: se lo merita.
Poi, mettici una pietra sopra e riparTi. Ti auguro tutto il bene di questo mondo.
Vedrai che ce la farai.
Ciao

domenica 9 agosto 2009

PASTICCIACCI ALL'ITALIANA

Lettera firmata


Buongiorno, mi scuso per la data estiva di richiesta di parere, non esigo o chiedo risposte tempestive, ovviamente.Ho 26 anni ed una laurea tecnica (ingegnere) e sono stato assunto come responsabile tecnico, poichè c'è una legge che prevede l'assunzione a tempo indeterminato di un laureato tecnico per essere abilitati (usando il mio nome,negli enti pubblici competenti, in maniera continuativa) a fare certi lavori ( ex legge 36/08 - impianti). La mia sede di lavoro (da contratto) è nel mio paese mentre la loro sede è a 300 Km...così si risparmiavano pure le trasferte evidentemente, poichè io dovevo soltanto firmare delle dichiarazioni dopo aver visionato i progetti ( che poi non è mai capitato). Dopo 3 mesi di prova io ho dato le dimissioni addirittura con preavviso ( che neanche ci voleva) poichè non mi piaceva l'ambiente, non crescevo professionalmente, non lavoravo ma ero come bloccato ( ovviamente per obblighi contrattuali derivanti dalla legge), e non percepivo stipendio ( dicevano di dover aspettare perchè c'è la crisi, " tu sei giovane e non lo sai ma nelle imprese quando ci sono dei problemi si deve far pronte comune,mah" )!!!. Ricevuta la mia raccomandata di dimissioni, questi illustrissimi signori mi mandano una dichiarazione (con data 3 mesi prima) di aspettativa da firmare, perchè secondo loro non ho lavorato quindi non devo percepire stipendio. In più mi mandano una busta paga del primo mese con 4 giorni lavorativi pagati. Quindi se firmassi una cosa del genere ( anche perchè il timore di ritorsioni non è da poco) non potrei dimostrare di avere problemi famigliari ( per fortuna di cose) , quindi direi io il falso sostanzialmente, frodando lo stato (immagino), cosa che non ho intenzione di fare. Certamente intavolando un contenzioso con loro avrei tutto da perdere poichè dovrei, giustamente, pagare l'avvocato, con una parcella forse più alta di quello che dovrei percepire. Boh, loro attendono, io per adesso faccio silenzio. Grazie.


Mio caro ingegnere,
la situazione in cui si trova non è, almeno a chi legge, molto chiara. Purtroppo Lei non ha fatto nomi di Società (nomi che non avremmo comunque pubblicato) e quindi è difficile capire se e sino a che punto si tratti di società corretta o meno.
Mi pare d'essere davvero in un pasticciaccio all'italiana. Mi ricorda un film di Totò in cui, un paio di imprenditori d'assalto, senza soldi ne arte, avevano assunto Totò, ex generale in pensione per approfittare del nome ed ottenere garanzie.
Ovviamente Totò non era nemmeno pagato.
Di fatto mi pare di capire che Lei, a distanza di 300 chilometri avrebbe dovuto soltanto “firmare” dichiarazioni dopo aver visionato i progetti. Per qualche intoppo ciò non è mai accaduto ( e forse è stato pure un bene).
Ora, occorre capire se il fatto di avere un contratto, in una situazione in cui Lei non ha comunque svolto ciò per cui era stato contrattato, può dare motivo di chiedere qualcosa.
La società dice che non avendo Lei posto la firma a nessun progetto, non ha diritto a nulla. D'altro canto, Lei pretende ciò che non ha avuto.
Probabilmente Lei non avrebbe dovuto inviare una lettera di dimissioni perchè la cosa era già “morta” prima di nascere. Lei non firmava nulla e non riceveva nulla. E' vero che l'impegno contrattuale che Lei aveva bloccava eventuali altre possibilità, ma occorre vedere se queste altre possibilità le ha avute. Forse avrebbe dovuto piuttosto inviare una lettera in cui chiedeva chiarimenti sul lavoro e sugli stipendi non ricevuti.
La parte finale della Sua lettera è piuttosto confusa. Parla di non voler firmare una dichiarazione di aspettativa (che comunque non vedo perchè dovrebbe firmare) ma di aver paura di ritorsioni (ed il rischio non è da poco!) e dice che così facendo non potrebbe dimostrare di avere problemi familiari (per fortuna di cose).
Questo passaggio è piuttosto oscuro.
Tornando al problema: Lei pensa che firmando, direbbe sostanzialmente il falso, frodando lo Stato.
Lei è stato assunto ma non ha di fatto lavorato e non è stato pagato. La frode allo Stato avviene se Lei avesse incassato danaro in nero, non versato contributi o non aver fatto una dichiarazione dei redditi. Mi sembra che non ci sia stato nulla di questo e quindi non vedo la frode.
Insomma, diciamo che è stato un inizio lavorativo che l'aiuterà in futuro a stare più attento nelle scelte o ad accorgersi subito se le cose non sono chiare.
Cosa fare ora?
Non firmi nulla ed essendo Lei Ingegnere può recarsi presso la Sede dell'Associazione nella zona di appartenenza (esiste un Albo, di cui dovrebbe far parte) e chiedere lumi al loro ufficio legale, spiegando bene cosa è successo e cosa consigliano di fare. Posso immaginare la risposta ma voglio che sia l'Associazione a darla.
Un contratto d'assunzione, se legalmente fatto ha degli impegni ma Lei lo ha già chiuso con le dimissioni. A questo punto il Suo diverbio con la società è dato dagli stipendi non pagati.
Ritengo comunque anch'io non valga la pena mettersi nelle mani di un Avvocato perchè si giocherebbe su cavilli del lavoro non svolto e quanto potrebbe ottenere, non basterebbe all'Avvocato stesso.
Se poi ha pure dubbi su eventuali ritorsioni.... forse è meglio solo essersi liberato di queste persone.
In bocca al lupo!

mercoledì 5 agosto 2009

CHE FUTURO?

N. G.. (Napoli)

ciao, sono capitato per caso su questo blog e mi complimento vivamente con l'autore.vediamo se riesci ad aiutare anche me in questo periodo travagliato in cui devo prendere decisioni epocali per il mio futuro.sono consulente del lavoro abilitato (nonchè praticante avvocato) e gestisco con la mia famiglia uno studio discretamente avviato. purtroppo nell'ultimo anno sono capitati un paio di "patatrac" professionali che mi fanno molto dubitare sul futuro . aggiungo che nel posto in cui vivo non potrò mai comprare una casa mia (è una zona turistica e le case costano circa 10.000 euro al mq) e gli affitti sono letteralmente alle stelle (per un appartamento di 80 mq almeno 1000 euro al mese).da qui la mia decisione di cambiare aria, ed avevo pensato a trieste. mi sembra una bella cittadina, sul mare (fondamenrtale), ed il mercato immobiliare è certamente meno inaccessibile. la mia domanda: come posso sapere se riuscirò ad inserirmi in qualche studio professionale? ci sono buone possibilità di trovare un lavoro equamente retribuito?all'inizio potri mantenermi anche facendo il cameriere o sommelier (sono sommelier ed ho fatto a lungo gli extra come cameriere), ci sono maggiori possibilità che qui in provincia di napoli?spero di avere reso l'idea, alemno per sommi capi, di quella che è la mia situazione attuale.grazie

Caro N.G.,
mi poni domande a cui rispondere è più che arduo non conoscendo nulla di Te. Ma proviamo a proseguire a piccoli passi ed analizziamo quello che posso capire dal Tuo scritto.
Probabilmente hai un bel po' di confusione in testa; probabilmente un po' di disattenzione; probabilmente un superficiale atteggiamento verso ciò che ci circonda e Ti spiego perchè.
Lasciamo per ultimo la confusione e veniamo agli altri due punti.
Disattenzione: quando si scrive, soprattutto a chi non si conosce norma vorrebbe (e Tu hai studiato legge) che si desse del Lei. Non che l'avermi dato del Tu mi spiaccia o mi offenda, per carità, ma devo dirTelo perchè se queste cose non vengono fatte notare, diventano poi abitudini negative che possono influire notevolmente sulla figura di una persona.
Superficialità: non ho corretto il Tuo scritto, come faccio spesso con chi scrive, proprio per darTi la possibilità di notare gli errori di battitura fatti e non rivisti.
Tutti, scrivendo, sbagliamo a battere i tasti e proprio per questo, norma vorrebbe ( e Tu hai studiato legge) che dopo aver scritto si rileggesse per eliminare gli errori ed inviare così uno scritto che ci presenti al meglio. Nel Tuo scritto non esiste una maiuscola nemmeno dopo un punto. Scrivi il nome di una città con la minuscola, hai altri tre o quattro errori di battitura.
Cosa significa tutto questo e perchè mi sono preso la briga di “riprenderTi”? Lo faccio proprio perchè, visto gli studi ed il lavoro che stai facendo, queste sono dimenticanze e sviste che non vanno fatte.
Può darsi che Tu dica che in internet si scrive così e che tra i giovani non è importante seguire le regole. Io rispondo che quando si prende una abitudine, poi non la si perde o non le si dà l'importanza che deve avere. Il mondo non è fatto di soli giovani ed il mondo del lavoro e molto più conformista di quanto tutti pensino.
Poiché non si può sapere chi dall'altra parte leggerà ciò che noi scriviamo, dobbiamo porre la massima attenzione.
Immaginiamo per un attimo che Tu abbia inviato o debba inviare una presentazione di Te a qualcuno. Certamente starai attento; certamente sarai assolutamente preciso ma se Ti scappasse una imprecisione e non Te ne dovessi accorgere, l'immagine che si potrebbero fare di Te potrebbe non essere adatta a ciò che Tu stai cercando.
E veniamo alla confusione che potresTi avere in testa.
Mi pare di capire che i Tuoi portino avanti uno studio legale discretamente avviato. Allora, quel paio di patatrac avvenuti di chi sono stati? Dei Tuoi o ...per colpa Tua?
Se è accaduto ai Tuoi, non dovresTi preoccuparTi del Tuo futuro in quanto ognuno si costruisce il proprio. Pensare che il Tuo futuro professionale possa essere buio perchè i Tuoi hanno avuto un problema, mi sembra una correlazione troppo rigida. Se invece la causa è stata Tua, allora può darsi che Tu abbia ragione a pensare che forse è il caso di guardare altrove. (Io questo non posso saperlo se non lo dici).
Al di là dei problemi che forse hai attorno, passi a parlarmi della difficoltà di trovare un appartamento che non abbia un costo proibitivo come nella zona in cui abiti. Posso immaginare la zona e sono pure un po' invidioso!
Ora però dovresTi dirmi perchè, da dove abiti, hai pensato a Trieste. Non Genova, Livorno, Bari, Palermo, ma Trieste.
Si, Trieste è bella, non c'è che dire. Ha attorno mare e montagne, ottimo cibo e quant'altro, Sul fatto che i costi sia di molto inferiori, non saprei ma non ci metterei la mano sul fuoco. Dipende sempre dalla zona della città in cui uno cerca.
Detto questo, ecco la Tua domanda: “come posso sapere se riuscirò ad inserirmi in qualche studio professionale? Ci sono buone possibilità di trovare un lavoro equamente retribuito?”
Ecco perchè ho parlato di “un po' di confusione in testa”!
Come pensi di poter avere garanzie e sicurezze di inserimento in qualche studio professionale? Chi Te lo può dare? Nessuno. Le possibilità di trovare un lavoro equamente retribuito, senz'altro l'hai, ma quale lavoro...non so.
Se proprio vuoi partire dalla Tua città puoi farlo ma devi mentalmente essere preparato e pronto ad affrontare tutti i rischi e le difficoltà che chiunque (non solo Tu) può trovare.
Si va in una città che non si conosce e quindi le difficoltà aumentano. Se si ha fiducia nei propri mezzi, si affronta con maggior forza il cambiamento ma, è solo una volta arrivati nella nuova città che si può iniziare la ricerca di ciò che si vuole. Puoi, volendo, cercare di capire com'è il mercato a Trieste, relativamente agli studi professionali, magari facendo qualche indagine su internet; cercando possibilità di lavoro idonee, collegandoTi con qualche sito che offre queste opportunità (ma credo che non ve ne siano di così specifici) o chiedendo in rete a qualche Triestino del ramo. Non devi però chiederTi se riuscirai ad inserirTi? Non avere, Ti prego, una visione del lavoro o delle possibilità come se fosse un automatismo statale. Pensa che riuscirai senz'altro ad inserirTi se Ti presenterai ad un ufficio professionale che sta cercando, dimostrandoTi capace, pronto, deciso, preparato. Poichè non ho dubbi sul fatto che Tu lo sia, non farTi questa domanda.
Sappi piuttosto che se parti da casa senza un indirizzo in tasca, dovrai per forza fare la trafila che fanno tutti coloro che cercano un lavoro.
Scrivi però che sei pure sommelier e che questo potrebbe aiutarTi nei primi tempi. Questo mi piace. Dimostri di avere apertura e disponibilità.
Ritengo che questa professione o ancor più quella di cameriere potrebbero esserTi d'aiuto nei primi tempi. La zona può impegnare entrambe le professioni.
PotresTi davvero iniziare con la mansione di cameriere o sommelier (se hai un diploma in merito) e cercarTi, nel frattempo, lo studio professionale interessato.
Se vuoi, potresTi fare così:
predisponi un curriculum ben costruito da inviare a studi professionali di Trieste. Prima però contattali telefonicamente per sapere se sono interessati ad una figura come la Tua. Se la risposta è sì, oppure dicono di inviare un curriculum, lo fai, altrimenti no.
Se invece vuoi regalarTi qualche giorno di vacanza a Trieste (a Settembre) puoi recaTi lì e iniziare a tastare il terreno visitando magari anche uffici di ricerca del personale. Nel frattempo puoi anche verificare il mercato dei sommelier e camerieri.
Dopo questa presa visione o dopo aver sentito il polso della situazione, potrai decidere cosa fare.
Suvvia. Sono stato un po' duro all'inizio perchè davvero voglio che Tu capisca che ci si deve presentare sempre molto meglio di quanto si possa essere. Lo avrai capito. Ora, Ti auguro tutto il bene possibile per il futuro.
Ciao

domenica 2 agosto 2009

STILISTA

Andrea N. Brescia

Ho visto per caso il vostro sito e non capisco perchè con le risposte e gli aiuti che date non lo reclamizzate per farvi leggere da tutti.
Vi scrivo perchè ho una grande passione che sta diventando realtà. Sono uno stilista. Ho sempre avuto questa passione sin da piccolo. Non sono vecchio. Adesso ho 23 anni ma questa passione l'ho avuta da sempre. Mi è sempre piaciuto. Ho in testa un sacco di modelli da me creati e ora voglio metterli in pratica. La mia creatività è molto diversa ed è certamente molto personale. Di classe. Avrò 200.000 euro dai miei per costruire la mia attività. Dovrò prendermi una sede e dare inizio. I modelli li ho in testa perchè purtroppo sono negato per il disegno ma è come se fossero disegnati. La mia domanda è: secondo voi è preferibile che io venda i miei modelli direttamente in uno o più negozi miei o li affidi a qualche società specializzata?
Vi ringrazio per la risposta che leggerò con attenzione.

Caro Andrea,
farai bene davvero a leggere con attenzione. Tu forse non hai mai letto le risposte in archivio, relative a giovani che come Te vogliono fare con i soldi degli altri o della famiglia. Ma lo capirai leggendo.
Dunque: hai una grande passione, la moda e dici di essere uno stilista. Io ci andrei piano, ma proprio tanto. Non basta avere una passione per definirsi chissà chi. Può darsi Tu sia il più grande nuovo stilista del secolo; Te lo auguro di cuore, ma se permetti, è difficile crederlo sulla parola perchè ognuno di noi è convinto d'essere l'unico nel proprio campo, mentre gli altri capiscono poco.
Non dire che “sei” uno stilista ma, vista anche l'età, che vorresTi divenirlo. Ecco, la cosa appare così più naturale e più credibile. Non voglio cancellare i Tuoi sogni, ma forse un po' di realismo, al punto in cui sei, non guasterebbe,
Vedi, la cosa che mi preoccupa o che dovrebbe preoccuparTi è il fatto che Tu “hai in testa i Tuoi modelli” e non li hai mai nemmeno disegnati (perchè sei negato) ne fatti disegnare. Questo avresTi potuto farlo in modo da verificare se ciò che hai in testa, una volta sulla carta, combacia con qualcosa di bello. Non è sempre così, anzi, spesso quando un modello viene disegnato ci si accorge che vale davvero poco.
Mi preoccupa anche il fatto che i Tuoi Ti diano 200 mila euro per iniziare. Mi auguro per loro che ne abbiano ancora tanti di riserva perchè vedi, Andrea, i genitori non sono ottimi giudici. Spesso sono negativi nei confronti dei figli ma altrettanto spesso stravedono e non hanno un senso obiettivo di valutazione. AffidarTi quel ben di Dio per un'opera che è sulla carta, anzi nella Tua testa, senza alcuna prova che possa reggere e svilupparsi, è davvero un po' azzardato.
La domanda che poi mi poni lascia davvero qualche dubbio sul Tuo modo di vedere l'attività. Direi che più che altro la stai affrontando come un'avventura. Mi chiedi se è preferibile vendere i modelli direttamente nei Tuoi negozi o affidarli ad altri.
Ma come? Non hai ancora la macchina da cucire e pensi “ai Tuoi negozi”? Scusami Andrea, sarò duro e cattivo, ma come puoi pensare ai negozi, al plurale?.
Non è avendo 200 mila euro di base e magari, chissà, un negozio a Brescia, a farTi diventare stilista ed a far si che tutti acquistino i Tuoi abiti. Tu ragioni, in questo caso, come chi, non avendo ancora iniziato ritiene che per fare una cosa occorra partire dalla cima. Poiché un industriale arrivato ha la Ferrari, se io voglio fare l'industriale inizio col comprarmela. Con quella, non sarò industriale ma mi ci sentirò tanto.
Ecco, mi pare che Tu stia ragionando un po' in questo modo.
Che ne dici se Ti fermi un attimo e fai qualche riflessione più “umana”?
Perchè non inizi muovendo i primi passi presso qualche sarto, magari di buon nome, anche a Milano? Io troverei innanzitutto un buon disegnatore, di cui fidarmi, di moda. Con lui farei, spiegando ciò che hai in testa, (cosa anche difficile) una serie di disegni dei modelli. Li correggerei sino a farli arrivare al massimo, poi, messi sottobraccio, prenderei il treno e me ne andrei a Milano. Nel quadrilatero della moda ci sono diverse Case che potrebbero quantomeno stare a vedere i Tuoi disegni. Inizierei così a “verificare” se quanto ho in testa corrisponde poi a quanto vorrei o se invece non sono io un po' eccessivo nel giudicarmi.
Nel frattempo mi cercherei anche un posto come aiuto o assistente in modo da respirare l'aria dell'ambiente e capire i segreti. Poi, se davvero i miei modelli fossero apprezzati e addirittura realizzati, potrei trovare soluzioni societarie con chi mi ha aiutato a realizzarli oppure, se proprio voglio, mettermi da solo. Ma tieni conto, Andrea, che non basta disegnare, anzi, pensare, ai modelli per far andar bene una società. Il mondo della moda è mostruosamente caro. Lanciare un modello col proprio nome vuol dire investire cifre che nemmeno immagini. Solo le grandi firme possono farlo con poco o nulla ma solo perchè hanno già capitalizzato il nome.
Inizia quindi con calma. Tieni i piedi a terra, anzi in treno. Gira varie città alla ricerca di chi Ti dia ascolto e fai vedere ciò che dici di saper fare.
Puoi anche rivolgerTi ad una delle innumerevoli società che fanno abiti pronti. Forse è leggermente più facile farsi ricevere: Tieni presente però che una società di moda con i propri negozi di vendita, solitamente ha decine di disegnatori che lavorano come impiegati della creatività. Insomma, i sogni sono belli e vanno mantenuti, ma nel lavoro, se non si sta attenti, possono portarTi a non rosei risultati.
Credo che sul lavoro non si debba sognare ciò che non si è mai fatto ma si debba sognare di migliorare continuamente ciò che si fa, per arrivare a sempre più grandi obiettivi. Quando dico di darsi obiettivi anche ambiziosi, intendo sempre obiettivi che riguardino ciò che facciamo. Difficili da raggiungere, quasi al di sopra delle possibilità ma sempre relativi al mondo in cui agiamo.
Inizia quindi, se vuoi accettare il mio consiglio, col fare “il sarto”, nel senso di iniziare davvero dalla base. Se hai stoffa (mai come in questo caso è indicato dirlo) potrai pensare in grande quando avrai le spalle coperte da una buona esperienza.
Ti auguro comunque di farcela. Ciao