Ricerca personalizzata

mercoledì 20 febbraio 2008

Dubbi sul futuro

Francesca Brescia
“....Ho trovato per caso questo blog: lo trovo molto interessante, positivo e propositivo. Finalmente qualcuno che pensa con il cuore a noi giovani!!! Io sono Francesca, ho 27 anni, sono della provincia di Brescia e sono alla ricerca di un senso per quanto ho fatto finora e per quello che devo fare ancora. Sinceramente è la seconda parte che mi preoccupa di più. Mi sono laureata in architettura al Politecnico di Milano. Vi spiego un po’ la mia situazione per arrivare poi ai miei dubbi e ai miei interrogativi… Ho lavorato per otto mesi in uno studio d’architettura della mia città, in cui collaboravo alle attività di progettazione. Con quest’esperienza mi sono avvicinata (credo con successo) alla progettazione degli spazi aperti e del verde. Adoravo le attività che svolgevo, ma ci sono stati alcuni attriti/malintesi con i datori di lavoro, quindi ho scelto di lasciare tutto. Nel frattempo (come poi è da quando ho iniziato l’università) ho intensificato la collaborazione con lo studio tecnico di famiglia, ma ciò senza grandi stimoli. A settembre ho iniziato una nuova esperienza in uno studio d’ingegneria di Brescia. A gennaio ho lasciato anche questo studio per questioni fondamentalmente economiche, anche se anche qui ho imparato molte cose. In questi mesi ho superato l’esame di stato, mi sono iscritta all’Albo degli architetti e ho iniziato la libera professione (almeno per piccoli lavori per conto mio). Qualche piccola soddisfazione l’ho avuta! Adesso è un mese che sto cercando di tirare le somme, sto cercando di capire cosa voglio fare, se questa è la strada giusta. Ho mandando parecchi curriculum, sempre ad aziende di cui avevo trovato annunci, ma non ho avuto alcuna risposta. Mi stavo chiedendo, dopo essermi fatta una cultura esasperata di annunci lavorativi di vario tipo, come mai tutte le aziende/studi tecnici/professionisti sono alla ricerca di persone con un bagaglio di esperienze grandissimo, che siano giovani e che conoscano innumerevoli nozioni/programmi/lingue straniere? Io oramai è più di un anno che lavoro, un po’ d’esperienza nel mio campo ce l’ho…ma mi sento “tagliate le gambe” se per esempio volessi cambiare settore…uscire un po’ dal mio seminato...mi spiego meglio...A me piacerebbe molto iniziare un’esperienza nel settore dell’arredamento d’interni, ma non ho alcuna esperienza a livello di vendita, di rapporto con il cliente. In fondo l’università ha dato poche basi. Quello che so, l’ho imparato dopo. Per una giovane come me, con tanta voglia di fare, non c’è spazio? Io voglio crescere, voglio imparare, voglio conoscere…vorrei entrare in contatto con settori diversi (anche non direttamente connessi all’architettura) per poi capire qual è quello più adatto a me. Perché ora come ora non ho idea di quale sia giusto per me. Ma vorrei avere la possibilità di provare. Come si fa a capire se una persona ha le capacità, se non la si fa provare? Sono fermamente convinta che le esperienze bisogna farle principalmente a quest’età. Non ho voglia di adattarmi a situazioni comode. Voglio riuscire a essere soddisfatta e orgogliosa di quanto ho fatto. Voglio arrivare un giorno, fra qualche anno, a dire di essere finalmente qualcuno. Chiedo troppo? Come dovrei agire? Sono disposta a trasferirmi, a cambiare città, a fare sacrifici, a trasformare completamente la mia vita. E’ come se continuassi (da testarda) a lanciarmi contro un muro. E inizio a demotivarmi..."

Carissima Francesca,
dalla Sua lettera si capisce bene la Sua confusione. Per una giovane come Lei, con tanta voglia di fare, lo spazio c'è, eccome. Deve però capire Lei cosa vuol fare. Ha iniziato in uno Studio di famiglia. Se ne è uscita forse perchè lavorare ...con i familiari non è mai bellissimo se non ci si adatta. Passa in un altro Studio. Bisticcia o ha incomprensioni con i datori di lavoro e se ne va. Torna dai Suoi. Riesce perchè non ha sufficienti stimoli. Entra in un nuovo Studio, da cui dice d'aver appreso molto, ma se ne va per motivi economici. E finalmente inizia un'attività in proprio con qualche soddisfazione. Ma non basta. Sta cercando di tirare le somme per capire....cosa fare.
Proseguiamo dopo per il resto della lettera. Adesso, analizziamo questa parte. Non sarà che Lei è un tipo un po' troppo vulcanico? Quello che ha fatto, Francesca, avrebbe già soddisfatto molte giovani; invece Lei è ancora alla ricerca della Sua strada. Dovrebbe fermarsi un attimo a riflettere per capire come mai tutto quanto fatto sino ad ora non Le è bastato o meglio, non è andato così bene tanto da farLe decidere di proseguire su quella strada. Con la famiglia....non ci sono stimoli. Con i primi datori di lavoro ha avuto da ridire. Io non so il motivo ma Lei, si. Era un motivo serio? L'incomprensione era data da atteggiamenti errati da parte loro o magari da insofferenza da parte Sua? Perchè se così fosse, forse questa insofferenza la ritroverà sempre, anche in futuro. L'aver lasciato la seconda possibilità offerta dal destino, per motivi essenzialmente economici, quando è cosciente d'aver appreso molto e sapendo di poter apprendere ancora, significa ulteriore indecisione e insofferenza che Lei ha forse tacitato nella coscienza dietro il paravento dell'insoddisfazione economica.
Ecco quindi che non Le rimane che mettersi in proprio (sogno di molti) ma anche dopo questo passo, non sa che fare. Ahi, Ahi! Vedo un futuro di indecisioni continue e di insoddisfazioni su tutti i fronti. (Mi auguro non anche su quello sentimentale). Dice quindi di voler tirar le somme. Ma le ha già tirate, tant'è che ha iniziato ad inviare curricula a destra e a manca.
Altra esperienza poco positiva. Su questo però posso rassicurarLa. Tutti vogliono giovani, da pagar poco, con un'esperienza che può avere solo un cinquantenne. In realtà, spesso, è ormai un'abitudine negli annunci chiedere l'impossibile ben sapendo che un giovane non potrà mai avere ciò che viene chiesto. Ma se non lo si facesse, si riceverebbero tante risposte inutili. Diciamo quindi che questo è un filtro nella speranza che chi risponde, abbia almeno un po' di esperienza. Poi, è vero, ci sono richieste assurde di conoscenze che un giovane non può avere e chi le chiede, alla fine, rimane a bocca asciutta e deve accontentarsi di ciò che il mercato offre.
Penso comunque che Lei abbia inviato il Suo curriculum a società e Studi che ricercavano laureati in Architettua o no? Perchè se Lei ha inviato curricula, facendosi forte della Sua laurea in Architettura per altre posizioni in cui questo non fosse stato chiesto, certamente non sarebbe stata presa in considerazione.
Ed eccoci ora alla novità.
Dice: “...A me piacerebbe molto iniziare un’esperienza nel settore dell’arredamento d’interni, ma non ho alcuna esperienza a livello di vendita, di rapporto con il cliente....” Quindi, mi sta dicendo che il Suo nuovo orientamento è verso un lavoro di creazione di interni, parallelamente alla vendita degli stessi, seguendo i clienti nelle loro richieste. Ho ben capito?
In questo caso l'esperienza di vendita a cui lei accenna, non è proprio quella tipica e specifica di un venditore che deve “piazzare” qualcosa già prodotto. Se capisco, Lei desidererebbe (forse, ma non è detto) crearsi uno Studio di Arredatore. In questo caso, dovrebbe preparare qualche buon lavoro da mostrare come biglietto da visita. I lavori che seguirebbero sarebbero poi fatti su indicazioni degli stessi clienti. Il rapporto col cliente non sarebbe quindi propriamente una vendita. Semmai dovrebbe concordare le eventuali scelte, motivandole. Niente vera vendita, ma se avesse problemi....mi scriva pure e Le darò tutto l'aiuto necessario.
Aggiunge: “Per una giovane come me, con tanta voglia di fare, non c’è spazio? Io voglio crescere, voglio imparare, voglio conoscere…vorrei entrare in contatto con settori diversi (anche non direttamente connessi all’architettura) per poi capire qual è quello più adatto a me. Perché ora come ora non ho idea di quale sia giusto per me. Ma vorrei avere la possibilità di provare.” Per chi vuole provare ed ha tanta voglia, gli spazi ci sono. Occorre però che la persona abbia chiaro cosa vuol provare e forse Lei ha ancora un po' di dubbi. Non faccia come l'asino che per non sapere verso quale covone indirizzarsi è morto di fame, La prego!
Si fermi un attimo. Prenda davvero un periodo di riflessione. Scelga le strade che vorrebbe percorrere. Analizzi le varie opzioni sulla base della “simpatia” che ogni strada può darLe. Essendo strade nuove non può avere altri mezzi di valutazione. Poi, quando avrà deciso, dovrà esser consapevole che, facendo quella scelta, dovrà inevitabilmente buttare le altre ed andare a testa bassa in quella direzione. Potrebbe mantenere ancora aperte le altre opzioni ( sono certo, pur non conoscendoLa, che questa sarebbe la Sua volontà) ma deve però tener presente che a forza di provare nuove strade passerebbero anche gli anni e Lei dice che vuole diventare qualcuno, tra solo qualche anno!!
Infatti finisce scrivendo (certamente di getto) “Voglio riuscire a essere soddisfatta e orgogliosa di quanto ho fatto. Voglio arrivare un giorno, fra qualche anno, a dire di essere finalmente qualcuno. Chiedo troppo? Come dovrei agire? Sono disposta a trasferirmi, a cambiare città, a fare sacrifici, a trasformare completamente la mia vita. E’ come se continuassi (da testarda) a lanciarmi contro un muro. E inizio a demotivarmi… “
Dovrebbe agire...calmandosi. Troppa enfasi, mi creda, crea confusione. C'è un momento in cui, dopo aver sognato o dopo aver messo tanta carne al fuoco, è necessario fare il punto della situazione, prendere decisioni. Altrimenti, come accade a Lei a fine lettera, vi è l'improvvisa presa coscienza dell'inizio di una demotivazione.
Vede Francesca, non è tanto importante la strada che intraprenderà, quanto lo spirito che nporrà nel nuovo lavoro. Per come scrive, sono certo che Lei abbia tutte le carte in regola per far bene qualunque cosa.
Deve però sentirsi appagata da ciò che fa; deve provare un interesse intenso; un continuo entusiasmo (come in un amore iniziale). Ed è su questo che, mi pemetta, ho qualche dubbio. Ho la sensazione che, dopo un po', quando inizia la fase di “normalità”, qualunque cosa Lei faccia, non Le basta più. Deve trovare nuove emozioni in qualcos'altro. Ed ecco la continua nuova ricerca.
Se riesce a comprendere che, ogni lavoro, prima o poi entra in una routine di normalità a cui ci si deve abituare (forse anche per nostra fortuna) si troverà a scegliere con serena consapevolezza, la strada da percorrere. Magari non la migliore, ma quella più giusta. Se continuerà a rincorrere quella più interessante, finirà per non trovarla mai, vivendo in modo insoddisfatto, perchè può esserci sempre qualcosa migliore tra ciò che non conosciamo.
Se ho capito com'è Lei, non credo di averLa potuto soddisfare con le mie risposte, quindi, se vuole, mi riscriva.
Cordiali saluti