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mercoledì 9 gennaio 2008

Varie

Antonietta M. Verona
“.......Non ne posso più. Le uniche offerte, anche insistenti, sono solo per lavori precari. Possibile che uscendo da un’Università con una buona laurea io non possa avere un lavoro fisso che mi permetta di credere in un futuro........”

Gentilissima Dottoressa Antonietta,
ho interrotto qui la Sua lunga lettera perché è sufficientemente esplicativa di un modo di pensare che non condivido e lo dico apertamente.
Innanzitutto per l’uso del termine “precario” di cui oggi si parla così tanto. Poi del concetto del lavoro fisso che “permette di credere in un futuro”.
Penso che il termine precario possa essere usato solo da una famiglia di impiegati statali il cui figlio non ha la stessa possibilità dei genitori (cosa peraltro assai improbabile). Solo gli impiegati statali non sono precari perché una volta piazzati, sono fissi a vita. Ma gli altri lavoratori? Precario significa temporaneo, non certo (nell’uso odierno). Nel primo vecchio uso significava “lavoro ottenuto dietro preghiera”. Le dice nulla? Vuol forse dire che pur di non far nulla si cercava di ottenere qualcosa andando a pregare qualcuno ?
Lei pensa che tutti gli altri lavoratori non statali, non siano precari? Ha magari qualche amico o conoscente che opera come agente di commercio? In Italia sono centinaia di migliaia. Sono tutti precari nel senso che le aziende possono chiudere con loro il rapporto di lavoro in qualsiasi momento. Certamente dovranno pagare ciò che è corretto ma ciò non toglie che un agente di commercio può trovarsi dall’oggi al domani col sedere a terra, anche se ha famiglia, anche se ha figli, anche se ha 50 anni.
Un camionista che è magari indebitato per l’acquisto del suo mezzo di lavoro e che lavora su chiamata....non è un precario? Non svolge un lavoro che dall’oggi al domani può finire? Pensa che i Consulenti non siano precari? Tutti i lavoratori autonomi non sono precari? Chi assicura loro che il prossimo anno godranno degli stessi contratti, degli stessi incassi o magari non possano trovarsi improvvisamente senza lavoro?
Politicamente si è voluto dare un significato errato a questo termine, ingannando anche i giovani. Il Suo scritto, mi permetta di dirlo, lo dimostra. Lei non ha diritto ad un posto fisso solo perché ha una buona laurea. Lei ha diritto di sperare di trovare un lavoro che l’aiuti ad accantonare ciò che Le possa permettere di vivere bene un domani. Qualsiasi lavoro, anche temporaneo, anche “precario” se Le piace questo termine. La cultura della laurea è un Suo prezioso bagaglio che non La abbandonerà mai; ma non è un ticket di precedenza. Qualsiasi lavoro trovato, magari non “sicuro” o magari “momentaneo” La farà andare avanti poco o tanto tempo, (sta anche un po’ a Lei, mi creda) permettendoLe di crearsi quell’esperienza lavorativa di cui tanto spesso parlo e che è il vero passaporto per posizioni professionali più importanti. Poi magari, dopo un primo lavoro precario, ne verrà un altro eppoi un altro ancora.
Rifletta su questo:
“non si deve confrontare la possibilità di un lavoro precario con uno fisso, ma piuttosto la possibilità di un lavoro precario con nessun lavoro”
Scelga Lei cosa preferisce. Se non far nulla è meglio, lo faccia. Ma credo sia ancora più precario.