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domenica 30 marzo 2008

Parlare in pubblico

Antonio M. Brescia
“.....seguo sin dall'inizio il vostro blog. E' la prima cosa che guardo il mattino. Prendo nota di tutte le cose che possono interessarmi e mi sto facendo una bella cultura. Complimenti. Spero che continuiate. Avete già parlato diverse volte di come tenere una riunione o come prepararla. Devo dire che seguendo i consigli che avete dato ad altre persone, ho potuto io stesso gestire bene una riunione che trovavo difficile da realizzare. Ho solo una cosa da chiedervi. Io ho uno spiccato accento bresciano. Non so se sapete com'è, ma non è eccessivamente bello per chi parla in pubblico. Come posso fare per cambiare? Quando parlo mi viene sempre in mente ed allora cerca di correggermi un po' ma non so se ci riesco. Quello che riesco a fare invece è che pensando a come parlare bene, dimentico cosa dire...........”

Caro Antonio di Brescia,
La ringrazio dei complimenti. Ciò che mi rende più felice è il sapere che Lei segue quanto scrivo e che, archiviando altre risposte, queste Le sono state d'aiuto.
E' lo scopo di questo sforzo e sapere che serve, ci aiuta a proseguire. Se Le interessa posso dire che conosco molto bene Brescia, i bresciani ed il Vostro modo di parlare che, effettivamente non è il massimo per chi vuole tenere un discorso con una dizione neutra di flessioni. Io però non mi farei un grosso problema visto che Lei mi scrive in altra parte della lettera che comunque i Suoi meeting li tiene a Brescia con bresciani. Potrei suggerirLe qualche corso di dizione ma certe inflessioni sono dure da togliere per chi non è completamente coinvolto quotidianamente in situazioni di gestione di un auditorio.
Focalizzerei invece la riflessione su un punto molto importante per un oratore, soprattutto se, non svolgendo questa mansione in via continuativa, si ritrova ad ogni nuovo incontro, con lo stesso problema.
Non pensi più a parlare senza inflessioni perchè, Lei stesso lo ha capito e scrive: “quando penso a cercar di parlar bene, dimentico le cose da dire”.
Questo è il vero punto ed è il cruccio della maggior parte delle persone che, messe davanti ad una platea, ad un gruppo o ad un microfono, nel tentativo di apparire brave, non sanno più cosa esce loro di bocca. (La televisione è piena di questi esempi). Tutti vogliono solo arrivare in fondo ad un discorso o ad una argomentazione pubblica per sentirsi dire “bravo” o “complimenti”, senza sapere che questi elogi vengono fatti gratuitamente a tutti, anche se l'oratore ha fatto proprio schifo. Se qualcuno chiedesse poi a questi oratori cosa pensano il pubblico abbia recepito, non sanno che dire. Pochi sono attenti alle parole che dicono. Importante è aver finito ed essersi sentiti dire “bravo”.
Questo purtroppo è anche il motivo per cui molti meeting di vendita non ottengono poi i risultati sperati. Chi ascolta, capisce molto bene quando l'oratore parla per loro o per se stesso. Se comprendono che costui parla solo per se stesso, l'atteggiamento del gruppo cambia: da attenzione al testo, ad attenzione al comportamento dell'oratore. Alla fine quindi, tutti sapranno che magari l'oratore non è stato bravo (perchè il tempo è passato nella valutazione della persona) ma nessuno o pochi avranno invece compreso appieno gli obiettivi, le strategie ed altro.
E' importante, in qualche modo, capire ed imparare come comportarsi nella gestione della comunicazione. E' importante imparare come parlare in pubblico, ma ciò che invece conta molto di più è imparare a convincere un gruppo. C'è una grossa differenza. Imparare a convincere un gruppo significa studiare e argomentare ciò che si vuol dire in modo che tutto sia reso semplice e comprensibile a tutti (che è poi ciò che veramente vale nel lavoro che Lei fa o che anch'io faccio). Fermarsi invece alla prima parte, ovvero imparare solo a gestire se stessi, può portare a quello che Lei ha detto: “mentre penso a come dirlo, non so cosa dico”.
Mi riscriva se vuole.