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venerdì 21 marzo 2008

Commercio

FILO R. (loc. n.c.)
“.....ho letto le risposte che Lei ha dato a Luisa di Siena e cioè di non aprire il negozio e di non realizzare il suo sogno. Sono contraria a queste cose. Lei tarpa le ali ai giovani che invece vanno sostenuti. Poi dice di volerli aiutare.....”

Credo che Filo sia un diminutivo di Filomena quindi rispondo riferendomi ad una Lei.
Come sempre accade, la lettera termina con la solita frase “tanto lei non pubblicherà, ecc..ecc...”
Invece, come vede, rispondo.
C'è una bella differenza, cara Filo, tra aiutare un giovane e mandarlo al macello. E' molto più semplice, sai, dire a tutti di fare ciò che hanno in mente, di rischiare, di non aver paura. Tanto, se ci pensi, io non perdo nulla. Perchè, allora, non lo faccio? Proprio perchè ho a cuore i giovani che vogliono iniziare nel mondo del lavoro e vorrei che tutti potessero farlo nel modo giusto, usando tutta la loro potenzialità, creatività, passione ed eventualmente i loro capitali. Ma poiché quasi sempre non ne hanno, devono ricorrere ai genitori. Allora, in queste situazioni è mio dovere farli riflettere. Troppo comodo fare gli imprenditori alle spalle di chi magari ha lavorato una vita e si trova a dare tutto ad un figlio.
Sa, Signora Filo, che è possibile iniziare a lavorare anche sotto terzi, usando comunque creatività, passione, entusiasmo, ragionamento?
Non capisco perchè si debba e si voglia pensare che, l'impegno lo si mette solo lavorando per sé. Questo concetto è alla base di tante brutte situazioni ed è un po' il tipico modo di pensare di noi italiani.
“Se lavori per un altro, chi te lo fa fare di metterci anche la testa..”
Credo invece che, soprattutto il giovane, debba credere nel lavoro che fa, svolgendolo con entusiasmo. In quel lavoro, qualunque esso sia, deve dare tutto il meglio di se stesso e trarne insegnamenti preziosi da sfruttare poi, qualora un domani volesse cambiare.
Il guaio è che non c'è questa mentalità. Il lavoro è, ormai da tempo per molti giovani, quell'impiccio che sta tra il tempo libero ed il divertimento. Queste due situazioni sono quelle primarie. In mezzo, ci sta anche il lavoro.
Con questo modo di pensare, mi creda, il lavoro sarà sempre pesante, difficile, mai coinvolgente, ne interessante.
Vuole sapere come fare per riconoscere se avremo successo nella vita e nel lavoro? Basta pensare a come approcciamo il nostro lavoro. Se esso ci tiene impegnati ben oltre alla norma; se ci troviamo a pensare al lavoro anche quando non agiamo; se durante il week end abbiamo in mente cosa faremo il lunedì; se non vediamo l'ora di risolvere un problema....ecco, tutto questo, mi creda, può far capire a chiunque se un domani sarà un qualcuno o nessuno.
I giovani devono sapere queste cose per non illudersi e dare poi la colpa degli insuccessi agli altri. Poi, possono agire come vogliono, ma devono saperlo.
Per finire, cara Filo, sappia che ci sono fortunatamente molti giovani in gamba; tanti che non sanno d'esserlo e pochi che non lo sono. Io voglio aiutare tutti, anche quelli che non lo sono ma che potrebbero divenirlo.
E' duro disilluderli? Può darsi, ma le illusioni non portano a nulla.