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martedì 25 marzo 2008

Comunicazione

Giorgio B. Palermo
“.....Ho visto casualmente il Vs. sito e mi sono ritrovato a leggerlo dapprima incuriosito, poi molto interessato. Complimenti, ma perchè non lo pubblicizzate? .......vengo al mio problema ma devo prima confessare una cosa. Non sono affatto giovane ma spero che possiate capirmi e rispondermi ugualmente. Sono Responsabile Commerciale di una società palermitana che comunque copre il territorio nazionale. Mi permetta di non farVi il nome, certo che comprenderete. Ebbene, nella mia posizione mi trovo quotidianamente a discutere con i miei subordinati; nel senso che devo parlare loro; passare notizie; ordini, oppure tenere meeting per distribuire incarichi. I miei subordinati sono tutti piuttosto giovani. Dovrebbero quindi ascoltare e seguire gli insegnamenti invece vedo che spesso non succede. Passo loro informazioni e quasi non si interessano. Cosa accade? Sono io che non capisco qualcosa?.....”

Egregio Sig. Giorgio,
inizio col rispondere alla Sua prima domanda. Non pubblicizzo questo spazio semplicemente perchè è gratuito. Non costa nulla a chi vi si rivolge e quindi non può sostenere spese. E' una prima regola di marketing. Del resto io passo già molto tempo a gestire gli scritti che mi arrivano; tempo che tolgo ad altre attività. Non sempre tutte le lettere vengono pubblicate. Anzi, molti ricevono risposte che non appaiono per diversi motivi. Il lavoro quindi è molto. Lo faccio per quanto dichiarato da sempre nella presentazione del blog: per dare una mano a chi ritiene di averne bisogno e non sa a chi rivolgersi. Relativamente al far conoscere questo spazio mi aspetto comunque che chi legge e scrive, sia poi soddisfatto e faccia conoscere il blog col passaparola agli amici.
Veniamo ora al Suo problema. Rispondo anche se Lei dichiara di non essere giovane, ne alle prime armi, perchè comunque il Suo caso può aiutare anche altri.
Leggendo le frasi che ho tratto dalla lettera, si può già notare qualche predisposizione al “comando”, qualche comportamento probabilmente più forte del dovuto e questo è il problema.
Mi spiego meglio. Lei chiama “subordinati” i Suoi collaboratori. Non è un termine errato ma denota il fatto che Lei li vede proprio in quella posizione. Il subordinato è colui che tendenzialmente deve ricevere ordini ed ubbidire. I collaboratori sono un'altra cosa. E se Lei dovesse arrivare a vederli come collaboratori, probabilmente le cose inizierebbero a cambiare. Prosegue dicendo “devo passare notizie, ordini, distribuire incarichi”. Anche in questo atteggiamento (che non è comportamentalmente sbagliato) si vede comunque un Suo eccesso nella gestione dei rapporti interpersonali. Lei provi invece a pensare di passare informazioni, compiti, problemi da gestire e su cui i Suoi collaboratori dovranno poi riflettere per comunicarLe eventuali suggerimenti. Qualcosa cambia.
Più avanti dice: “poichè i miei subordinati sono giovani, dovrebbero ascoltare e seguire gli insegnamenti (ordini) invece non accade”
Adesso capirà da solo perchè può non accadere. Giovani o meno, nell'ambito del lavoro dovrebbe esistere il principio della collaborazione al fine di arrivare al raggiungimento di un obiettivo. Mi rendo conto che si possa, in taluni casi e con alcune mansioni, dover necessariamente dare ordini ma, mi creda, non è il caso che questo accada con il gruppo di lavoro a Lei più vicino, con cui si dovrebbe parlare di cooperazione.
Lei dice qualcosa e non viene ascoltato. Accade perchè quasi certamente, secondo quanto mi dice, Lei attribuisce molto valore alle informazioni che passa, proprio perchè è Lei che le passa. Questo Le fa credere che i collaboratori dovrebbero accettarle solo perchè le dice Lei. Riesco a farmi capire?
Il concetto del “l'ho detto io quindi è così” non può coinvolgere. Potrebbe solo essere accettato ma quasi mai condiviso.
Tenga presente Signor Giorgio che le cose che diciamo non sono importanti perchè le diciamo noi, ma diventano importanti solo se chi le riceve, le trova importanti. Non c'è nulla di importante in sé. Il valore alle cose ed a ciò che noi diciamo viene attribuito dalle persone a cui ci rivolgiamo.
Quindi se ciò che diciamo viene percepito come un valore, saremo ascoltati, altrimenti parleremo al vento. Ecco perchè, a seguito del Suo comportamento forse un po' troppo direttivo, vede disinteresse a seguirLa. I collaboratori percepiscono che ciò che Lei dice è importante per Lei ma forse, ci pensi, potrebbe non esser così importante per loro.
Li veda sotto un'altra luce, faccia comprendere loro di non essere subordinati ma collaboratori da cui Lei gradirebbe avere aiuto, idee, suggerimenti e quant'altro e si rivolga a loro proponendo. In questo modo li coinvolgerà necessariamente e loro saranno ben disposti perchè sentiranno le Sue richieste non più come ordini (importanti per Lei) ma come richiesta di aiuto per il raggiungimento di un obiettivo (importanti per loro)
Mi scriva ancora se vuole.