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venerdì 20 marzo 2009

FAR VALERE LA LAUREA

Gianfilippo B. (loc. n.c.)

Egregio Dottore,
leggo sempre il vostro spazio con interesse e le risposte che da. Non sono però d'accordo con lei quando risponde a giovani laureati dicendo di non preoccuparsi di cercare una posizione adeguata ma di fare ciò che trovano.
Io sono laureato e voglio occupare nella società una posizione adeguata agli studi che ho fatto. Non vedo perchè una persona debba investire anni e poi accettare di fare mestieri che non sono adeguati.
Può darsi che io sbagli ma in questo pensiero sono anche supportato dalla famiglia. Quindi, anziché suggerire di cambiare mentalità, suggerisca cortesemente come fare per svolgere quello per cui ci si è preparati. Non vedo perchè io debba fare altre cose e lasciare che altri facciano magari il mio lavoro.
Cordiali saluti

Mio caro Gianfilippo,
la Sua lettera non mi chiede aiuto per migliorare una Sua posizione lavorativa ne per capire come svolgere un compito in cui trova difficoltà. Dice già tutto Lei. E' laureato e vuole svolgere a tutti i costi quello per cui ha studiato. Bene. Sono contento per Lei. Lo cerchi! Allora perchè mi scrive? Lo fa per avere un beneplacito ? Per ottenere tacita conferma alla Sua linea di condotta? Per rassicurarsi che, in fondo, non sbaglia a pensarla così? No, mio caro Gianfilippo, non posso proprio confortarLa, ne rassicurarLa ne tanto meno dire che fa bene a pensarla come pensa.
Seppoi ci mettiamo di mezzo anche la famiglia per sostenere che la Sua tesi è corretta, allora andiamo proprio male.
Nella Sua lettera ci sono termini piuttosto precisi che la portano fuori strada. Lei scrive “posizione adeguata” “occupare nella società” “accettare mestieri non adeguati”. Quando parla di qualcosa che Lei merita, parla di posizione; quando si riferisce a qualcosa che non gradisce o non ritiene adatto a Lei, scrive di mestieri.
Sono concetti mentali che Le vietano di affrontare il problema con una visione più pacata e obiettivamente più vicina alla realtà. Non si studia per pretendere od aver garantita una posizione adeguata. E' la vita che fa le scelte. Siamo tutti messi in una specie di setaccio. Poi qualcuno muove, setaccia e molti scendono sotto finendo per fare un bel mucchietto tutto fine, tutto simile. E' la base. Alcuni, perchè diversi, rimangono nel setaccio e non vanno a finire con gli altri. Lei vorrebbe essere per imposizione tra quelli che rimangono nel setaccio ma non ci si rimane per legge ma per qualcosa che rende diversi. Nel lavoro, come nella vita (quante volte l'ho detto e ne ho un po' la nausea) niente ci è dato e tutto dobbiamo prendercelo con le nostre capacità. Non possiamo occupare posti nella società solo perchè lo pretendiamo; non ci sono posizioni adeguate se non le meritiamo; e non vi sono mansioni da non svolgere perchè offensive a ciò per cui ci si è preparati.
Io dovrei quindi non suggerire di affrontare la vita lavorativa con una giusta visione ma piuttosto dire come fare per tirare a campare nell'illusione?
Tendo sempre, caro Gianfilippo, a credere che chi la pensa come Lei sia un lavativo, con poca voglia di affrontare la vita, magari anche perchè ha le spalle coperte, oppure un illuso fuori misura. Guardi che non si va da nessuna parte ne in un caso come nell'altro. Si può solo vivere male, da frustati, aumentando le angosce nel tempo e finir male.
Come può pensare Gianfilippo che Lei “non deve fare lavori che non siano il Suo per lasciare che altri lo facciano al Suo posto ” Mi sembra un discorso talmente tortuoso che mi sorgono dubbi su tante cose.
Non può pretendere di occupare un posto nella Società solo perchè si è preparato, con gli studi, per questo! Lo studio è la base che ognuno di noi deve avere per propria ambizione di sapere ma da questo a dire che, avendo studiato si debba ottenere “quasi per legge” un posto adeguato....ce ne passa. Lei è sicuro di avere al di là della preparazione di studio, la capacità per occupare quella posizione che ritiene Le sia dovuta? Se non ha mai provato, come può dirlo? Guardi che nel mondo nel lavoro c'è ben poca sicurezza che allo studio fatto vi sia parità di capacità. Nel lavoro va avanti chi se lo merita, a dispetto delle solite frasi fatte e dei preconcetti di chi non ha voglia. Lei pensa che un imprenditore assuma un laureato e se lo tenga anche se non dimostrasse di meritarsi quel posto? Si illude. I gruppi di lavoro funzionano se ogni componente sa fare la propria parte. E' sufficiente un ingranaggio non in linea con gli altri per mandare tutto a rotoli.
Per finire caro Gianfilippo, Lei può continuare a credere ciò che crede; a pensare che Le sia dovuto un posto alla Sua altezza e che piuttosto che fare un altro lavoro per lasciare ad altri la possibilità di fare il Suo, sia meglio non far niente. Continui a pensare a questo ed a star fermo. Così altri, magari meno sofisticati nel modo di pensare ma più malleabili si piazzeranno là, dove vorrebbe andare Lei.
Purtroppo vedo che nei giovani sono in tanti a pensarla così. Vivete di frasi fatte; bevete concetti che vi vengono messi in testa; avete convinzioni errate e Vi riempite la bocca di quanto sentite dire da altri. E' un circolo vizioso di banalità che ha un solo e preciso scopo: trovare una scusante per giustificare la poca voglia di rimboccarsi le maniche.
“Non c'è lavoro” ecco la frase magica. E' l'unica frase che unisce i giovani di tutt'Italia ed è la più detta durante le vasche; nei pub, in discoteca, in palestra. Ovunque vi siano giovani non impegnati in qualcosa, si sente questa frase.
Caro Gianfilippo, mi rendo conto che spesso posso apparire duro ma essere crudi a volte può anche far aprire gli occhi (a meno che non sia troppo sforzo).
Rifletta.