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martedì 3 marzo 2009

COSA VALE DI PIU'

Antonio M. Padova

Leggo da tempo il vostro spazio e sono contento d'averlo scoperto. Io non lavoro ancora. Sto facendo un master e poi mi presenterò sul mercato. Non so cosa potrò trovare ma presumo sia piuttosto difficile e quindi penso che mi adatterò a qualsiasi occupazione, in attesa di occuparmi per quanto ho studiato. So però che spesso si finisce per svolgere mansioni e lavori ben differenti per quello a cui ci si è preparati ed anche in questo sono pronto.
Ora io vi scrivo solo per avere un vostro parere spassionato su un pensiero che spesso ho ma a cui non so dar risposta.
La domanda è: cosa è, per voi, più importante nello svolgimento di un lavoro o cosa deve dimostrare meglio la persona incaricata di un determinato lavoro?
Non credo sarà difficile darmi il vostro parere e vi ringrazio sin d'ora.

Certo Dr. Antonio, posso darLe un parere che ritengo, per esperienza, essere il più corretto.
Un'azienda cerca essenzialmente in un collaboratore, l'affidabilità. Perchè vede, Antonio, tutti noi all'inizio di qualsiasi avventura (ed il lavoro è un'avventura per chiunque lo inizi) non abbiamo mai le conoscenze tecniche e l'esperienza per affrontare con sicurezza quanto andremo a svolgere. La conoscenza non può essere qualcosa che è insita in noi ma la impariamo strada facendo. Un serio datore di lavoro quindi, sa bene che non potrà mai assumere un giovane o far collaborare un giovane ad un'iniziativa puntando sull'esperienza o conoscenza. Sa bene che questa verrà col tempo e quindi accetta anche possibili errori sul percorso.
Nessuno può, per certi versi, intervenire poi sull'aspetto caratteriale del lavoratore e questo è quindi un settore che deve essere gestito dal lavoratore stesso. Ognuno ha un modo di fare, calmo o irritabile, bellicoso o mansueto, collaborativo o individualista. Diciamo che su questo, il datore di lavoro può capire se la persona potrà rimanere inserita ed essere utile al gruppo ed allo sviluppo o se potrà avere difficoltà. Meglio, ovviamente, un carattere collaborativo che individualista, ma non credo di dirLe qualcosa che Lei non sappia. Sta quindi al lavoratore cercare di comprendere l'ambiente di lavoro e, conseguentemente, limare eventuali aspetti che potrebbero portarlo ad avere difficoltà d'inserimento. Ma ciò che più conta nella figura professionale del lavoratore è, in assoluto, l'affidabilità che può trasparire dal proprio comportamento. Il datore di lavoro sa che il giovane non avrà esperienza e se la dovrà fare; sa che sull'aspetto caratteriale non potrà intervenire più di tanto e toccherà quindi al giovane aggiustare il tiro su eventuali piccole pecche ma sa però con certezza che di quel giovane, messo in una determinata posizione, dovrà fare affidamento e se percepirà che questa persona è seria e che mantiene ciò che dice, si sentirà più tranquillo perchè saprà che potrà fidarsi.
Essere affidabili, quindi. Vuol dire promettere e mantenere; prendere un impegno e portarlo in fondo con serietà; prendersi a cuore i problemi e cercare in tutti i modi di risolversi o partecipare alla loro migliore soluzione.
Ecco quindi detto in davvero poche parole cosa è più importante dimostrare, per un giovane, nella fase di inserimento e successivamente nell'ambito del lavoro stesso.
Personalmente ho sempre preferito collaboratori anche assolutamente digiuni del lavoro che avrebbero dovuto iniziare ma che dimostrassero, dal comportamento, d'essere affidabili. Insegnare il lavoro stava a me; mostrare d'essere affidabili, stava a loro. Non mi sono mai pentito ed ho sempre visto solo le persone affidabili proseguire nella carriera, arrivando a posizioni importanti.
Le basta?
La saluto cordilamente.