Ricerca personalizzata

martedì 24 febbraio 2009

TRILEMMA

Giorgio M. Monza

Nell'azienda in cui opero, come responsabile vendite, mi è stato di interessarmi dell'estero anziché dell'Italia. Oggi io gestisco una serie di clienti importanti; i più importanti per l'azienda ed i risultati sono buoni. Trovo quindi abbastanza indecifrabile la decisione di spostare qualcuno che va bene col rischio che le cose vadano poi male.
All'estero non abbiamo clienti e dovrei quindi fare delle fiere per farci conoscere e prendere clienti. Un lavoro da certosino e con probabili difficili risultati.
Sto convincendomi però che dietro tale decisione ci sia qualcosa che non abbia nulla a che vedere con la crescita estera. E' infatti accaduto che il figlio del proprietario, dopo la laurea e dopo un viaggio premio che sta effettuando, verrà in azienda e poiché si è laureato in economia e commercio con tesi sul marketing, sono convinto che il mio spostamento sia stato pensato per fare spazio al figlio in Italia che si troverà ad avere la pappa pronta a mie spese.
Non è il tipo di lavorare al mio fianco ne di prendere ordini per cui molto facilmente avrà voluto liberarsi di me. Il fatto è che se vado all'estero e non riuscissi a sfondare, mi troverei poi con un curriculum che da vincente nei risultati passa a perdente.
Cosa dovrei fare? Accettare e provare? Accettare e trovare un altro posto? Andarmene subito?
Sarei davvero lieto di avere un suo parere che apprezzo molto dalle risposte che dà.
Cordiali saluti

Gentilissimo Giorgio,
Lei mi pone un bel trilemma. Può darsi che sia come la vede Lei perchè, essendo in azienda, le cose saprà senz'altro capirle meglio. Diciamo che è una situazione che, pur essendo idiota, capita non di rado nelle aziende padronali. L'imprenditore ha un manager che funziona, proprio sui clienti più importanti che dovrebbero essere blindati per non perderli ma, cuore di padre, tenendo famiglia, deve pensare al figlio che, con una laurea, diventa improvvisamente capace di tutto.
Anziché inserire il figlio inizialmente su qualche macchina produttiva per poi passarlo a gestire le cose più semplici in ufficio sin quando non dimostrerà di meritarsi una posizione più idonea, decide di dargli in regalo la parte che, Lei mi dice, è forse la più importante della baracca.
Se davvero è così e se Lei ha visto giusto, probabilmente l'azienda subirà qualche inevitabile scossone ma son cose naturali nel mercato. Un'azienda cresce perchè un'altra sbaglia in qualcosa. E' la vita.
Dunque: andare all'estero e tentare; andare e cercare qualcos'altro o vendicarsi subito?
Posso dirLe che solitamente è uso vendicarsi subito. E' difficile tenere dentro di sé questo desiderio a lungo e si pensa che la vendetta immediata, con la creazione di difficoltà per l'azienda sia la cosa migliore; quella che appaga di più. (Mi tratti male ed io te la faccio pagare).
In realtà però, la vendetta immediata è un po' darsi una martellata da soli, e Lei sa dove. Le vendette vanno eventualmente ponderate. Personalmente poi preferirei chiamarle scelte, perchè le scelte nascono da ragionamenti, da pensieri e da valutazioni su come e cosa fare in futuro. Le vendette danno un godimento immediato ma di solito poi fanno pentire.
Scarterei quindi questa ipotesi a meno che Lei non abbia già sottomano un altro lavoro. Ma da ciò che scrive non mi sembra sia così. La seconda opzione (accettare e cercare altrove) mi sembra più ragionevole e va abbastanza a braccetto con la terza ipotesi (accettare e provare).
E' vero, come Lei dice che andando all'estero e magari combinando poco se ne andrebbe non sull'onda di un successo, ma è anche vero che acquisirebbe una visione più ampia del mercato; farebbe un'esperienza che molti vorrebbero fare e contemporaneamente il Suo nome circolerebbe in aziende in cui magari oggi non circola. Il curriculum poi non credo proprio possa soffrirne perchè i successi rimangono e le esperienze nuove lo rafforzano. Andando, dimostrerebbe inoltre la Sua disponibilità agli spostamenti, cosa sempre gradita alle aziende.
Finirei proprio con l'ipotesi (accettare e provare). L'approccio mentale di questa scelta è quello che mi piace maggiormente perchè apre ogni possibilità. Chi Le dice infatti che il tentativo non vada bene, dimostrando quindi a se stesso ed all'azienda di essere capace anche in prove in cui si parta da zero ? E se i risultati ci fossero, magari sarebbe contento di valutare l'ipotesi di proseguire in quell'azienda o di scegliere d'andare altrove, ma con calma e con le spalle più forti.
Le ho dato un mio parere. A Lei la scelta.
In bocca al lupo.