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martedì 30 giugno 2009

CORSI FORMAZIONE

Teresa D. Milano

Gentilissimi Signori,
leggo spesso il vostro spazio e trovo che sia molto interessante e d'aiuto. Da tempo vorrei chiedere una cosa. Non l'ho mai fatto perchè pensavo che prima o poi qualcun altro lo domandasse ma visto che così non è lo faccio io.
Cosa ne pensate dei corsi formativi? Servono a noi giovani per imparare o, visto che oltretutto costano, è meglio fare altro? Io ho dubbi in proposito e se posso dirlo credo d'aver imparato più a leggere e segnarmi le vostre risposte che non partecipare a tanti corsi.
Vi ringrazio e vi saluto. Resto in attesa della risposta.

Mia cara Teresa,
credo d'aver accennato o sviluppato più volte questo tema. Posso dire cosa ne penso perchè ne sono coinvolto direttamente e la risposta che Ti do potrà apparire, per taluni, shoccante.
I corsi formativi non servono assolutamente a nulla e non funzionano semplicemente perchè la gente ritiene di dover imparare “d'ufficio” solo per il fatto d'aver pagato una quota di partecipazione.
Come dire: “io pago ed il corso mi deve risolvere i problemi automaticamente. Quando il corso termina (di solito dopo poche sedute o addirittura dopo poche ore) io esco dalla sala e devo saper tutto.”
Fatta questa premessa piuttosto forte, veniamo ad una spiegazione.
Chi tiene un corso formativo, se è bravo, si accorge dopo pochissimo chi, tra i partecipanti, potrà trarne un beneficio e chi non capirà nulla. Ciò significa che è il comportamento e la disponibilità di ognuno che fa si che un corso sia davvero utile o no.
Invece, l'approccio, come scritto, è diverso. L'azienda che solitamente fa partecipare i dipendenti ad un corso, paga e, chissà per quale motivo, ritiene implicito che pagando, anche chi non è portato debba divenire genio. Poi, quando si accorge, nel tempo, che nulla è cambiato se non per pochissimi, ritiene d'aver buttato i soldi.
Parallelamente, anche i partecipanti singoli che magari pagano di tasca loro, proprio per quest'azione del “io pago” ritengono che, di contro, impareranno per forza. Quindi, con questo atteggiamento, entrano in sala, ascoltano e mentre ascoltano criticano. Qualunque cosa venga detta, anziché analizzarla profondamente per trarne una morale, la confrontano esclusivamente con un loro vissuto e con la loro esperienza, bocciando ogni cosa che non corrisponda a quanto loro hanno già in testa.
I corsi non sono più quindi formativi ma diventano un punto di confronto tra “quello che dice chi parla e quello che io so che davvero accade”.
Non si può imparare nulla per obbligo o perchè si paga. Si paga per avere il diritto di partecipare, non di imparare. E chi insegna non può certo inculcare con la forza i concetti nelle teste di chi non vuole impegnarsi. E' un po' come a scuola, cara Teresa. Ci si va perchè si deve ma non è che andandoci si impari. Si impara solo se si è attenti, se si studia, se si accettano le discussioni e se ci si impegna, Ecco perchè una parte degli studenti che “studia” veramente, trova beneficio ed una parte che ha pari opportunità di farlo, non impara niente. Quegli studenti che a fine anno vengono bocciati e si meravigliano e se la prendono coi professori, quasi sempre pensano che il loro dovere, andando a scuola, l'hanno fatto. Non vogliono capire che il loro dovere, per essere promossi, era di studiare.
Nei corsi, vale la stessa regola. Servono se chi partecipa ne ha voglia di apprendere e di migliorare. Non servono assolutamente a nulla se il partecipante entra in sala con l'idea che, avendo pagato, uscirà “laureato” senza fare alcuno sforzo.
Accenno inoltre brevemente alle colpe che anche le aziende hanno. Solitamente la preparazione di un corso formativo avviene in questo modo. Si convoca il formatore e gli si dice che si vuole dare l'opportunità ai propri dipendenti (venditori o impiegati o manager) di migliorare. Gli si da carta bianca per preparare il corso. Una volta costruito, durante una prima presentazione all'azienda, ecco le prime pressioni. Si inizia col “vorremmo che Lei premesse più su questo concetto” oppure “sarebbe opportuno che i partecipanti capissero che noi dobbiamo fare così”. Il formatore prende atto delle richieste dell'azienda ed inizia a correggere il corso. Poi, strada facendo, arrivano le ulteriori pressioni. “Occorrerebbe anche che quel punto relativo a quella cosa, venisse accettato.” o anche “Cerchi di fare in modo che accettino questa necessità aziendale” oppure “ciò che vale veramente è che il corso, alla fine, faccia comprendere che bisogna agire in questo modo”
Così, da una totale libertà d'azione spesso si arriva ad uno stravolgimento del corso stesso con un formatore che si rende conto di dover sostenere un meeting, non tanto per formare quanto per portare avanti un gretto discorso aziendale, convincendo su un particolare punto o una situazione.
Sui tempi? Si inizia con l'idea di un corso a più livelli da tenersi in tre giornate intere. Poi si riduce a due. Le pressioni per agire su un determinato punto o situazione fanno anche giungere l'azienda all'idea che due giornate siano fin troppo. Insomma, alla fine, si riuniscono i venditori o gli impiegati per qualche ora. Dell'idea originale e del corso non c'è più nulla, ma poco importa. L'azienda paga ed anche in questo caso , ritiene che sborsando euro, i dipendenti entreranno “normali” ed usciranno “geni”.
Suggerimento ai partecipanti: non si partecipa ad un corso pensando a ciò che l'azienda ha pagato. Non si partecipa nemmeno solo perchè il corso è stato programmato e si è stati invitati. Non si partecipa neppure se non si crede all'utilità. Parteciparvi è solo una perdita di tempo.
Si partecipa ad un corso se si ritiene che quanto verrà discusso può essere utile al proprio sviluppo professionale. E con questa finalità, si interviene. Si dovrà intervenire, discutere, interrompere, chiedere chiarimenti e sopratutto stare con la testa sugli argomenti. Insomma, dev'esser chiaro che non si impara solo perchè si partecipa ma si impara se si vuole.
Ora, sull'utilità o meno, devi riflettere Tu. Probabilmente anche Tu, magari per scarsa informazione, hai partecipato senza convinzione e non ne hai tratto benefici. Prova, semmai dovesse capitarTi, di partecipare pensando a quanto ho scritto. Poi, se vorrai, mi ridirai il Tuo pensiero.
Ciao
p.s. La parte relativa al comportamento aziendale esula dal contesto ed è stata da me scritta solo per dare una completezza d'informazione.