Ricerca personalizzata

giovedì 4 giugno 2009

ESSERE CAPO

Fulvio B. Milano

Egregio dottore,
le scrivo dopo aver più volte letto le risposte che lei dà e che mi pongono probabilmente tra i più assidui suoi lettori. Vengo al motivo del mio scritto. Sono Dirigente in una importante multinazionale. Ho sotto di me un organico a più livelli per un totale di ottanta persone in quanto la mia Responsabilità in qualità di Direttore Commerciale prevede la gestione della rete vendita, del marketing e degli uffici preposti.
Nelle scorse settimane mi si è presentato un caso piuttosto anomalo nel senso che in passato non si è mai presentato. Un mio collaboratore, responsabile di un ufficio, si è trovato nella condizione di coprire un posto vacante di un suo dipendente e per questa posizione ha voluto insistentemente che fosse assunto un suo amico, dicendo che lui ne sarebbe stato responsabile. Io, anche se non ritengo corretto questo modo di fare per la prima volta ho lasciato fare ma ora non sono convinto di aver agito bene. In passato io per primo controllavo le candidature, facevo i colloqui alle persone passando poi all'ufficio del personale quelle scelte affinchè valutassero e scegliessero. Mi piace sempre che chi lavora con me sia una persona di cui mi fido, che conosco e su cui posso contare. Sulle scelte di altri invece, non so.
Poiché la persona che dovrebbe essere assunta non ha ancora iniziato dovendo terminare il periodo di dimissioni in altra azienda, sono ancora in tempo ad annullare il tutto. Faccio bene a farlo?

Gentilissimo Dr. Fulvio,
mi permetta di parlarLe in modo estremamente aperto. Sbagliare non significa doverlo fare sempre e Lei, per quanto mi consta, in passato ha sbagliato e vorrebbe continuare a farlo. Il motivo? Forse la paura di perdere il controllo; il timore di essere superato; il terrore di vedere che tutto può funzionare anche senza di Lei.
Lei sceglieva, intervistava e di fatto poi, pur demandando all'ufficio del personale la scelta finale, siglava con un Suo OK una scelta tra persone che Lei aveva già valutato. In tutto questo vi è, egregio Dr. Fulvio, la volontà di essere presente e decidere in toto. Questo, solitamente, avviene quando davvero vi è paura di poter essere scavalcati o accantonati per cui si tende a tenere tutto sotto stretto controllo.
Ma questo, scusi se lo dico, porta ad avere sotto di sè un gruppo di “signorsì” raramente professionalmente validi.
Lei ha ancora un'immagine del Suo lavoro e della Sua posizione che forse non è più in linea coi tempi. Innalza la Sua figura perchè pensa che ciò crei valore. Scrive Dirigente con la D maiuscola, riferendosi a sé e poi scrive “lei” in minuscolo riferendosi ad altri. Dà molta importanza al Suo lavoro, addirittura scrivendo Responsabilità con la maiuscola. Insomma, cose che La datano un po' nel modo di pensare.
Suvvia, cosa c'è di male se un Suo collaboratore ha chiesto di assumere un amico? L'azienda non assume amici ma collaboratori che sappiano fare il lavoro per cui sono chiamati. Quella persona, almeno sulla carta, sa fare ciò per cui lo si assume? Se si, va bene. Alla fine, che sia amico di qualcuno che importa?
Vede Dr. Fulvio, io credo che un Capo sia colui che coordini il proprio gruppo di lavoro dando al gruppo le indicazioni, gli obiettivi e gli strumenti per raggiungerli. Deve dare le motivazioni e deve incentivare il gruppo affinchè sia portato ad operate nella stessa direzione. Poi deve lasciar libero il gruppo di organizzarsi al meglio al fine di raggiungere gli obiettivi. Solo in questo modo i componenti il team si sentiranno responsabilizzati.
Il Capo deve esserci quando il gruppo chiede il Suo aiuto ma non deve opprimere con la presenza. Non dev'essere ingerente e non deve decidere per il gruppo se il gruppo non lo chiede.
E' difficile fare il Capo in questo modo perchè significa non avere la sicurezza che si ha quando si pensa “questo lavoro va fatto così, lo so io”. Ma è così che il Capo deve agire.
Il Suo collaboratore che ha chiesto questa innovazione che a Lei è indigesta, ha solo mostrato di avere tempra e volontà di prendersi responsabilità. Infatti, se la persona che assumerete apparirà brava, Lei saprà che il Suo collaboratore non ha assunto un amico ma ha proposto quell'amico in quanto persona valida. Tanto di cappello quindi al collaboratore. Se invece la persona assunta (che dovrà poi lavorare nel team del collaboratore) risultasse un bluff, il primo ad aver fatto un cattivo affare sarà proprio il collaboratore ed avrà sbagliato due volte: davanti all'amico e davanti al Capo. E dovrà pure trovare soluzioni per allontanare l'amico.
Non pensa che lasciando agire la persona Lei si trova nella possibilità di valutarla anche per questo?
Trovo che tutto questo sia, alla fine, terapeutico per Lei, il Collaboratore ed il team. Deve solo....digerirlo ed io chiedo che Lei lo faccia. Le chiedo inoltre di trovare il tempo per analizzare il Suo comportamento di Capo e vedere se non vi sia la possibilità, che c'è senz'altro, di nuove aperture verso i collaboratori.
Buon lavoro.