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domenica 28 giugno 2009

COME AMARE IL LAVORO

Francesca (loc. n.c.)

Salve,
ho appena scoperto questo blog e sono rimasta molto colpita dalle risposte accurate ed esaurienti.
Vi pongo il mio quesito, forse è più uno sfogo, ma ho bisogno fortemente di un consiglio.
Mi chiamo Francesca ed ho 23 anni.
Immagino il lavoro come un qualcosa che appassiona, qualcosa che si è sognato e per cui si ha combattuto e faticato anni.
Non sa quanto mi piacerebbe recarmi ogni mattina al lavoro con il sorriso, fare gli straordinari non perché sono obbligata dal datore di lavoro, ma per pura passione e dedizione a ciò che faccio. Portarmi il lavoro a casa o rimanere sul posto di lavoro fino a tardi PERCHE’ AMO QUEL LAVORO per me sono immagini paradisiache. Davvero!
Purtroppo sono lontana anni luce da tutto questo: sono impiegata, reparto amministrazione. Dire “non ho più stimoli” sarebbe inesatto, perché di veri stimoli non ce ne sono mai stati, nemmeno all’inizio. C’era la paura di sbagliare e l’impegno per evitare quest’eventualità.
Il lavoro che faccio è la diretta conseguenza di quello che ho studiato durante le medie superiori (sono perito aziendale e corrispondente in lingue estere), peccato però che l’indirizzo di studi scelto non mi sia mai piaciuto a partire dal primo anno.
Io avevo scelto il liceo socio-psico-pedagogico, scelta per altro a cui mi avevano indirizzato esplicitamente i professori delle medie inferiori…ma è bastato un “consiglio” di mia madre (“dopo devi fare l’università!Ma ne avrai voglia a 19 anni? Senza università, se scegli il liceo, non hai niente in mano!”) per tradire i miei desideri e farmi scegliere ben altro.
Possiamo riassumere il tutto con un “uno sbaglio dietro l’altro”, causato magari da una mia grande insicurezza generale, cosa di cui ho sofferto sin da bambina.
Da bambina ero una gran sognatrice: passavo intere giornate a fantasticare, inventare storie, scrivere diari, leggere e disegnare…ora non sogno più, anche se sognando difficilmente riuscirei a campare.
Ci si può ammalare per insoddisfazione lavorativa? Oggi arrivo quasi a dire sì…è come se fossi in un vicolo cieco: vorrei cambiare lavoro, ma non so cosa potrei mai fare e se ne sarei o meno in grado.
Anticipando la sua risposta: “Prima di tutto si cerchi un consulto psicologico!”, spero di cuore che la mia lettera venga letta da qualcuno.
Cordiali saluti.
Francesca

Mia cara Francesca,
ho riportato interamente la Tua lettera perchè è sempre bello leggere e far leggere uno scritto quando chi scrive sa rappresentare bene, con padronanza di linguaggio, un certo fatto. E Tu lo sai fare. Complimenti!
E' vero, il Tuo è uno sfogo ma alla Tua età si è nel pieno diritto di farlo, e di farlo con passione.
Il Tuo periodo “Non sa quanto mi piacerebbe....” lo comprendo perfettamente perchè (non essere invidiosa) è ciò che è stato alla base della mia esperienza lavorativa e lo è anche tutt'oggi. Ricordo i miei primi passi davvero vissuti con quell'entusiasmo che Tu vorresTi ma che non trovi; entusiasmo che, come un volano, ti porta ad appassionarti sempre più a ciò che fai e la passione, ad entusiasmarti. Ed è ciò che dovrebbe essere veramente il lavoro.
Non hai anticipato, nel finale una mia risposta. Non Ti consiglierei un consulto psicologico perchè altrimenti dovrebbe essere in analisi la quasi totalità del mondo lavorativo, senza peraltro trovare vere via d'uscita. Ce la farai, vedrai. Occorre però, forse, un tantino di coraggio in più.
Non prenderTela nemmeno con Tua madre. Il Tuo punto di vista e la prospettiva da cui vedi le cose sono indubbiamente e per forza diverse dalle sue ma, quando sarai madre dirai e farai le stesse cose. Cambiano i tempi ed i contesti. Possono risultare successivamente errate in parte o totalmente, ma nascono da un vissuto; da un epoca diversa e soprattutto come atto protettivo e gesto d'amore verso una figlia. I consigli; questi benedetti consigli che i genitori danno, non hanno mai il fine di creare ostacoli, anche se forse, a volte, li creano. Devi comprendere che le cose vanno viste e posizionate nel contesto de momento in cui vengono dette. Può darsi che la situazione economica della famiglia, in quel momento non permettesse di dire ad un figlio “fa ciò che vuoi”. Se lo analizzi in questo modo, capirai che il suggerimento di Tua madre era improntato a non crearTi ulteriori e più grossi problemi o delusioni successive . Ciò che ha detto Tua madre, in realtà, era probabilmente corretto e Tu lo hai riportato benissimo. Credo che ogni genitore abbia più volte quantomeno pensato la stessa cosa. Ed è giusto che un genitore lo pensi e lo dica.
Va trovato poi, da parte del figlio, un equilibrio tra il consiglio ricevuto e l'azione successiva. Forse è questo che Ti è mancato perchè, come scrivi, hai sempre avuto una grande insicurezza.
Se i genitori, quando siam piccoli, ci dicono che mettendo la mano sul fuoco ci scottiamo, ce lo dicono a fin di bene. Non è sempre necessario fare l'esperienza diretta per accorgersene e, tranne rari casi, stiamo ben attenti a farlo. Se non fossero attenti a dirlo, avrebbe ben diritto il figlio a lamentarsi sul fatto che “se lo sapevi che il fuoco scotta, potevi anche dirmelo prima”.
Quindi, non prenderTela con Tua madre che probabilmente, anche se non lo dice, oggi ha capito d'averTi indirizzato verso qualcosa che non Ti soddisfa. Ma, ripeto, la cosa non va analizzata col senno di poi. Ciò che ha fatto l'ha comunque fatto, come tutti i genitori, sempre pensando di aiutarTi.
Veniamo ora a Te. Hai ventitré anni ed un lavoro che poco sopporTi . Vorrei chiederTi: c'è qualcosa che Ti vieta di riprendere gli studi, in qualche modo o forma, per sviluppare quelle che sono le Tue passioni? Sai le lingue. Ti piacciono? PotresTi partire da questo per costruirTi qualcosa di più motivante. Conosci inglese e francese? Perchè non studi nuove lingue? Sai che lo spagnolo è la lingua più parlata al mondo? E sai che conoscere lingue orientali può essere utilissimo per il futuro? Non voglio, per carità, crearTi confusione ma solo darTi nuovi orizzonti su cui spaziare. InformaTi anche se, partendo dal Tuo titolo di studio, puoi proseguire, come e verso quale strada. Vedi se il punto d'arrivo può interessarTi. Se no, guarda altrove.
Cerco d'essere sempre molto sincero. Allora Ti dico che, opinione personale, stai svolgendo un lavoro che ritengo da sempre essere il più noioso al mondo. Probabilmente chi lo ama dirà l'opposto e sarà così certamente, ma anch'io come Te, ho una visione del lavoro diversa e pensare di operare nell'amministrazione non mi rallegrerebbe. Ritengo davvero sia un lavoro in cui, anche volendo, non possano esserci stimoli. Del resto, è un'occupazione in cui non viene richiesto d'averne. Non ci vuole fantasia ma precisione; non ci vuole libera scelta di iniziativa ma corretta ed onesta abilità nel seguire la prassi. Insomma, detto tra noi: una bella noia. Hai ragione!
Credo però che, con un po' di fantasia, Tu possa renderlo meno pesante. Il lavoro non Ti dà stimoli? Creali Tu. Datti i soliti obiettivi di cui spesso parlo. Hai pratiche sul tavolo che Ti pesa portare avanti? FissaTi l'obiettivo di “farle fuori” entro una data ben precisa e fallo. Quando avrai raggiunto l'obiettivo, Ti sentirai meglio. Capirai d'aver raggiunto qualcosa che Tu Ti eri data. Ti viene chiesto di risolvere un problema? Datti un tempo stringato per farlo e segui il tutto per trovare la soluzione velocemente. Proverai a Te stessa che, volendo, puoi fare ciò che Ti metti in testa. Una collega è in difficoltà? Aiutala. C'è qualcosa che non comprendi perchè è al di là delle Tue conoscenze di studio? Chiedi a chi di dovere di saperne di più. Insomma, se e fino a quando svolgerai ciò che stai facendo, devi riuscire a trovare in esso gli spunti che permettano di motivarTi.
Può darsi anche che Tu non abbia trovato mai soddisfazione perchè, come scrivi, eri e sei troppo impegnata a cercare di non sbagliare. Ma sul lavoro tutti sbagliano! Se passi il Tuo tempo alla ricerca della perfezione, non andrai mai avanti. Sarai sempre tentennante su tutto e l'incertezza crea insicurezza e quest'ultima crea ansia. Per carità, allontanaTi da questi pensieri e da queste azioni. Sbaglia se devi sbagliare e poi correggiTi, ma non stare ferma.
Vorrei anche che Ti togliessi dalla mente il pensiero (o frase fatta) “uno sbaglio tira l'altro” e sostituiscilo con una frase che mi piace di più: “un successo tira l'altro”. Pensare positivo cara Francesca, costa uguale ma rende di più. MettiTi a caccia di successi e non di errori. Segui il mio consiglio circa gli obiettivi ed inizierai a vedere anche l'attuale lavoro come un gioco (un mezzo) che Ti serve per raggiungerli.
E veniamo infine all'ultima parte del Tuo adorabile scritto:
“Da bambina ero una gran sognatrice: passavo intere giornate a fantasticare, inventare storie, scrivere diari, leggere e disegnare…ora non sogno più, anche se sognando difficilmente riuscirei a campare.
Ci si può ammalare per insoddisfazione lavorativa? Oggi arrivo quasi a dire sì…è come se fossi in un vicolo cieco: vorrei cambiare lavoro, ma non so cosa potrei mai fare e se ne sarei o meno in grado.”
I sogni, Francesca, non devono morire, ad ogni età. Continua a sognare ma prova a capire se non sia possibile costruire qualcosa sui Tuoi sogni. Inventavi storie. Erano belle? Ben scritte? SapresTi riprendere questa Tua passione? Erano racconti, fiabe? PotresTi, nel Tuo tempo libero, prenderTi uno spazio di tempo e dedicarTi a scriverne un po' per inviarle a qualche editore. E' un sogno. Riceverai magari risposte negative ma poco importa. E se prima o poi arrivasse una risposta positiva?
Sogna, Francesca, sogna e cerca di tramutare in realtà i sogni.
Infine, devo dirTi che mi rattrista, anche non conoscendoTi, che Tu dica che vorresTi cambiar lavoro ma non sai nemmeno se saresTi capace di farlo o di svolgerlo. Che significa?
Chiudi gli occhi e chiediTi, rispondendo però d'impulso: “se potessi mi piacerebbe fare...” “e se non questo, vorrei fare....” “oppure ancora mi piacerebbe fare....”
PrendiTi nota delle risposte che probabilmente darai in ordine d'importanza. Ti troverai ad aver davanti le possibilità in cui sapresTi dare il massimo. E possono queste essere compatibili con le Tue conoscenze attuali o devi proseguire gli studi? O ancora devi solo slegarTi da qualche vincolo e lanciarTi?
Sono risposte che io non posso darTi ma Tu, se Ti leggi dentro, si.
Ti ricordo che, al di là degli studi, si può trovare soddisfazione in un altro lavoro, magari ritenuto più semplice ma che permetta di sentirlo più vicino al proprio modo d'essere. Non bloccarTi quindi semmai dovessi capire che forse qualcos'altro potrebbe farTi sentire più libera.
La sensazione di trovarsi in un vicolo cieco è brutta ma da questo vicolo puoi uscirne con altre scelte che devi avere il coraggio di prendere. Ci si può ammalare per insoddisfazione lavorativa? Eccome. Si può entrare in depressione esattamente come per qualunque altra azione che dobbiamo svolgere o subire per forza ma che non sentiamo ci appartenga.
Ed è proprio per questo che Ti ho suggerito di trovare punti di soddisfazione dandoTi degli obiettivi a cui mirare. Allora:
Per il lavoro attuale: darsi obiettivi da raggiungere.
Per i sogni: portali avanti nel tempo libero e vedi se da questi non possa nascere qualcosa
Per il futuro: domandaTi cosa Ti piacerebbe fare. Fatti l'elenco e vedi se non sia possibile, allo stato attuale, trovare una sistemazione diversa che sia per Te gratificante. Questa potrebbe anche essere nell'attuale azienda in cui operi. E' questa un'azienda commerciale? L'ufficio vendite offre maggiori possibilità di operare con più passione. (Certo è che se lavori da un Commercialista ha ben poco da scegliere).
A lungo termine: analizza la possibilità di riprendere gli studi (che Ti servirebbe anche per sentirTi motivata)
Sempre: dimentica i pensieri cattivi che non portano da alcuna parte e pensa positivo. Ripeto: costa uguale ma rende di più!
RicordaTi: non farTi frenare dall'insicurezza su cosa sai o non sai fare; su cosa potresTi o no svolgere. Noi possiamo davvero fare ciò che vogliamo. Potrà essere dura all'inizio ma, se lo desideriamo fortemente, la riuscita è certa.
Io amo gli insicuri come Te perchè so, per esperienza, che una volta liberatisi dalle loro paure, diventano leoni, in assoluto più bravi di chi crede d'esserlo già.
Se vuoi scrivimi ancora.
Ciao