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giovedì 23 aprile 2009

CONSENSO

Luisella B. Mantova

Gentile Dottore,
sarò rapidissima. Desidererei sapere da Lei una sua interpretazione di cos'è il consenso. Ho partecipato ad un corso formativo pagato dall'azienda in cui opero ed in questo corso, tra altre cose, si è parlato di consenso e di come ottenerlo. Ma, mi creda, erano più lunghi i tioli dei paragrafi che i concetti espressi. Tra l'altro il formatore era piuttosto imbarazzato su questo tema e ad una precisa domanda, quella che pongo a lei, ha tergiversato e poi ha chiesto a noi cosa pensavamo fosse il consenso. Le pare giusto?
La ringrazio se potrà darmi, anche in pochissime parole, la definizione di consenso.

Certo cara Luisella che posso darTi in poche parole la definizione di consenso. Uso un concetto che non è mio ma di uno studioso americano di cui purtroppo non ricordo il nome. Questi definiva il consenso e sopratutto la sua ricerca, come un viaggio da affrontare in gruppo. Se vogliamo ampliare il tutto, diciamo che si potrebbe vedere il consenso come un gruppo di amici che decide di recarsi in un posto magari non conosciuto.
Ognuno si preparerà a proprio modo. Farà la valigia e metterà dentro ciò che riterrà possa servirgli. Si avranno quindi diverse valigie con differenti cose contenute. Esattamente come i componenti del gruppo ed i relativi modi di pensare e di agire.
All'inizio ognuno ha convinzioni diverse e probabili idee su come viaggiare al meglio e raggiungere la meta. Ma un viaggio in gruppo va organizzato, programmando bene le tappe per raggiungere poi la metà tutti assieme.
Quindi, dopo averne parlato e sentito i pareri di tutti, l'organizzatore (c'è sempre un capo branco voluto dal gruppo) deve iniziare a prendere spunti da ognuno per arrivare a far si che il gruppo raggiunga un accordo su come viaggiare per arrivare alla meta. Fatto questo, ogni componente sarà portato a seguire le linee guida per sostenere l'accordo.
Successivamente all'aver deciso dove andare; si dovrà decidere cosa portare con sé, quale percorso fare e come affrontare gli eventuali problemi. Magari qualche valigia (modo di pensare o di affrontare i problemi) andrà aperta e qualcosa andrà tolto o aggiunto in modo che ciò che si porta sia utile a tutti.
Per affrontare i problemi è necessario che il gruppo sia unito e quindi ecco che il gruppo deve anche conoscersi.
Credo che il modo migliore per gestire un gruppo nel suo viaggio, ottenendo il consenso sugli obiettivi da raggiungere, sia quello di concentrarsi sempre sui punti di forza dei vari componenti e del gruppo nell'insieme, dimenticandosi dei punti di debolezza. Se invece si decidesse di intervenire sulle debolezze e sui conflitti cercando di eliminarli, molto probabilmente non ci si riuscirebbe ed il gruppo non funzionerebbe. Nel nostro caso, non partirebbe o comunque non arriverebbe a nessuna meta.
Mi hai chiesto una risposta in poche parole e Ti ho accontentata. Se vuoi saperne di più, dimmelo.
Ciao