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giovedì 30 luglio 2009

SILENZIO

Rolly M. Bologna

Ho partecipato ad un seminario formativo e durante la giornata, tra le molte cose dette il relatore ha accennato alla forza che può avere il silenzio nel parlare. Non so spiegarmi meglio perchè a dire il vero è stato solo un accenno e non capisco nemmeno perchè sia stato fatto visto che poi non è stato spiegato. Cosa voleva dire? E' possibile avere da voi qualche maggiore informazione? E' utile sul lavoro?
Ringrazio per la risposta che vorrete darmi.

Caro Rolly,
hai partecipato ad una giornata che doveva essere formativa e che, come sempre accade, serve a poco perchè si pretende di far stare in poche ore di incontro tutte le tematiche della comunicazione. Il relatore, ammesso che valesse in ciò che svolgeva, ha quindi accennato a qualcosa senza approfondire. Stop. La coscienza è a posto. Tiriamo avanti.
Così Tu, per saperne di più devi cercare altrove.
Devi sapere che il silenzio è un'atavica paura dell'uomo. L'uomo non è fatto per vivere nel silenzio tant'è che chi tace in realtà parla continuamente dentro di sé, da solo. Il silenzio porta all'angoscia. Così, spesso, pur di non tacere, l'uomo apre la bocca e dice cose che non dovrebbe o non vorrebbe, commettendo errori.
Il silenzio è una parte essenziale delle nostre relazioni con gli altri. Troppi però lo vedono come un “vuoto” nella comunicazione. Se ci si trova in un momento in cui nasce il silenzio è meglio non romperlo. Così come se ci si trova per lavoro con un interlocutore ed avviene una fase di silenzio, è meglio lasciare che sia l'altro a riprendere a parlare.
In una fase di trattativa, ad esempio, dopo aver presentato quanto si deve, fermarsi un attimo in silenzio, può portare l'altra parte ad intervenire ed in questo caso, molto spesso, l'intervento “riempitivo” porta con sé informazioni che magari non sarebbero venute fuori ma che escono solo perchè chi le dice si è sentito improvvisamente preso dalla necessità di riempire un silenzio.
Stare in silenzio poi, se ci pensi, può anche voler significare per chi ascolta, una nostra volontà a dare spazio, un'apertura verso l'altro; un gesto di pazienza.
Si, si può usare molto bene il silenzio a vantaggio.
Oggi Ti accenno ad un paio di situazioni in cui è utile sfruttarlo. Poi, se riterrai approfondire, riscrivimi e Ti dirò qualcos'altro.
La forma di silenzio più usata è quella di disapprovazione. Lo facciamo tutti, sin da bambini. Davanti a qualcosa che non ci va, taciamo, non rispondiamo alle sollecitazioni e dimostriamo a chi eventualmente ci interroga che non siamo d'accordo con lui e con quello che dice.
Nell'ambito di un dialogo a due, il silenzio come disapprovazione lo si vede scritto anche in volto. La persona che tace abbassa le sopracciglia, scuote la testa, stringe le labbra. Insomma, fa tutti quei gesti, magari appena accennati, che comunque dimostrano la sua volontà a star zitto. Silenzio!
In questo caso è molto facile cadere nel tranello. Se l'altro tace, noi iniziamo a parlare. E parlando possiamo scoprirci. Meglio tacere ed aspettare. Fosse anche per un minuto (che è lungo) o più. Alla fine, chi ha usato il silenzio come disapprovazione su qualcosa di cui si discuteva, tornerà ad aprirsi spiegando magari il proprio stato d'animo o i motivi del disaccordo.
Il silenzio può poi essere usato abilmente come atto di provocazione. Quante volte abbiamo visto anche in TV intervistatori che dopo una domanda lasciata a metà, non terminano per inserire un periodo di silenzio, guardando in faccia, l'intervistato? E' una provocazione che quasi sempre va a segno. L'altra persona si sente quasi in dovere di riempire quel silenzio che si viene a creare pensando che, non facendolo, potrebbe dare l'immagine di trovarsi in difficoltà. Così si mette a parlare e spesso commette errori.
Ma questa tecnica è molto usati anche da avvocati o oratori ed ha sempre lo scopo di spingere gli altri a commettere errori che nascono dalla foga di rispondere pur di riempire quel maledetto silenzio. Se il silenzio dell'intervistatore è seguito come sempre accade da uno sguardo pieno di ironia, la reazione viene alle labbra istintivamente e con irruenza.
Insomma, stare zitti può essere un'arma molto potente per chi decide di usare il silenzio. Vuoi imparare lentamente questa tecnica?
Inizia nel gruppo di amici per capire come fare e poi, lentamente, portala nel mondo del lavoro, ammesso che Ti serva.
La prossima volta che parli con un amico o quando incontri una persona che non vedi da tempo, salutala, chiedile come sta e poi guardala in viso senza più dire nulla. Lei risponderà e quando vedrà che Tu la guardi e non prosegui a parlare, dopo un po' di silenzio riprenderà lei con una qualsiasi domanda o argomentazione che tirerà fuori pur di riempire quel momento di vuoto e di silenzio.
Tanto più una persona tace, tanto maggiore sarà la possibilità che l'altra continui a parlare dicendo anche cose che nulla c'entrano ma che tira fuori pur di non tacere.
Ammettiamo che in una riunione di lavoro, riuniti attorno ad un tavolo vi siano il capo e alcuni collaboratori. Solitamente tutti tacciono perchè il capo parla e quando costui pone una domanda in generale, i collaboratori si guardano in faccia come per domandarsi “chi risponde?”. Poi qualcuno interviene senz'altro anche se la domanda non è pertinente con i suoi compiti. E se il capo prosegue a tacere (tecnica usata per far venir fuori tutto quanto c'è nei collaboratori) costoro continueranno a parlare, di cose magari che nulla c'entrano con l'argomento, perchè c'è qualcosa che fa loro paura: il silenzio ed il vuoto che questo crea.
Ciao