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martedì 26 maggio 2009

SEGRETI E LAVORO

Romolo B. Roma

“Ho trovato per caso questo blog e lo sto leggendo. Sono stato colpito da quello che dici e cioè che spieghi i segreti per avere successo poi però non ne ho trovato uno di segreti ma sono consigli. Io voglio sapere i segreti. Ho 23 anni voglio trovare un lavoro ma non lo trovo.”

Romolo,
la Sua lettera è tutta qui. Non dice nulla di più di quanto scritto ma ciò che scrive è sufficiente per capire diverse cose.
Innanzitutto parliamo di segreti. E' vero, ho la possibilità di svelare i segreti per agire meglio nell'ambito del lavoro; per comportarsi nel modo adeguato in diverse situazioni; per superare difficoltà nel gruppo; per interagire meglio coi colleghi; per relazionare coi clienti; per sviluppare la creatività e per tante e tante cose che Lei non immagina. Ma mi sono dato l'obiettivo di aiutare chi scrive rispondendo ai quesiti che mi vengono posti e chi mi segue avrà notato che spesso mi vengono posti quesiti di tutt'altro genere a cui cerco comunque di rispondere dando un parere. Se non vengono scoperti segreti eclatanti forse è perchè gli stessi segreti sono già compresi nei suggerimenti dati. A volte occorre saper leggere tra le righe.
Sono certo che chi mi pone quesiti vede nelle risposte possibili soluzioni ai problemi e questi aiuti, per alcuni, possono essere sufficientemente importanti.
Ma se Lei, ad esempio, volesse conoscere un vero segreto per il successo sul lavoro, me lo scriva. Sia chiaro su quanto vuol sapere; mi dia informazioni su Lei, su ciò che sta facendo e ciò che vorrà fare ed io avrò un quadro più ampio su cui ragionare.
Poi, vede Romolo, un segreto per il successo è tale se noi lo riteniamo tale. Se snobbiamo quanto ci viene detto, non c'è alcun suggerimento che ci aiuterà.
E veniamo, caro Romolo all'ultima frase della Sua lettera che, spesso, mi fa inquietare quando la leggo. Lei ha ventitre anni, ha voglia di lavorare (tanta?) ma non trova un lavoro.
Sarà sfortunato, che vuole che Le dica! Io apro un giornale e trovo decine di inserzioni che lo offrono; passo davanti ad una vetrina di un ufficio di lavoro interinale e leggo decine di proposte; nelle vetrine dei negozi giacciono, a volte per mesi, avvisi di ricerca di commesse/i senza che qualcuno si offra. Catene di supermercati propongono tutto l'anno di iniziare con loro la carriera che può portare alla direzione di un punto vendita, ma sono pochi, pochissimi che si presentano e mai in numero sufficiente alle necessità.
Vuole che prosegua? Penso che basti. Il guaio purtroppo viene fatto soprattutto dai nostri media che continuano, con assoluta impreparazione ed ignoranza in ciò che dicono, ma solo con la presunzione che ciò che dicono è vero solo perchè sono loro a comunicarlo, ad annunciare che il lavoro manca, che i giovani non sanno cosa fare ecc...ecc...
Vede, Romolo, se io non avessi da fare, penso che troverei un lavoro in circa dieci minuti e non è un'iperbole. Certo che se iniziassi a mettere paletti a più non posso per potermi giustificare che non ne trovo uno adatto, ci riuscirei benissimo. Lo sa, Romolo, quanti extracomunitari sono necessari alla nostra economia solo perchè molti lavori non vengono assolutamente considerati dai giovani?
Eppure, per uno che ha voglia e deve lavorare, sono lavori come altri. Il decoro di un lavoro è dato da chi lo fa, come lo fa e per le motivazioni con cui lo fa.
Prendiamo esempio una volta tanto dagli USA dove non vi è alcun preconcetto al lavoro e dove è possibile vedere un laureato (diciamo un ingegnere) perdere il lavoro e fare il camionista, benzinaio, venditore porta a porta, cameriere, poi tornare a fare magari l'ingegnere senza che questo abbia minimamente minato la propria immagine. Solo da noi tutto si mina. Apriti cielo se un laureato non trova un lavoro “adatto” agli studi fatti. La famiglia stessa, anziché sostenere che un lavoro vale un altro se fatto onestamente, è la prima a crearne un caso. I figli non si toccano. Potessero, le mamme farebbero esse stesse un sit-in incatenandosi a qualche cancellata per garantire un posto degno del figlio.
Mi sono dilungato su questo fatto, caro Romolo, e spero non doverlo più fare, ma ogni volta che leggo quello che anche Lei ha scritto, mi viene l'orticaria.
Diciamo che se vuole davvero lavorare non deve far altro che accettare una delle mille proposte che offre il mercato. Se invece vuole una scusa per non farlo, la può trovare anche dormendo. Penso sempre sia più facile lamentarsi che darsi da fare. Il movimento di chi non trova lavoro è sempre molto forte e solido e farne parte non renderà ma permette di mugugnare all'infinito tanto da convincersi d'essere nel giusto. Quando ci si lamenta ci si pone sempre dalla parte di chi ha ragione. Se non si lavora è perchè gli altri, il mondo, la società, il destino vuole così e noi come facciamo a rivoltarci contro queste cose più forti di noi? Non possiamo, non è colpa nostra.
Si dia da fare, Romolo, mi ascolti.