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lunedì 27 ottobre 2008

Periodi di prova

SILVIA (loc. n.c.)
“mi chiamo Silvia, ho 23 anni e giusto ieri ho perso il mio 4 lavoro per mancato superamento del periodo di prova. Girando per internet alla ricerca di un nuovo lavoro mi sono imbattuta nel vostro sito che mi ha molto colpito per chiedervi qualche suggerimento su come poter "tenersi un lavoro". Mi spiego brevemente: in quest'ultima azienda dovevo svolgere il lavoro di centralinista, con un' ulteriore funzione di supporto all'ufficio amministrativo e commerciale; questi compiti moltiplicati per 3, in quanto lavoravo per 3 aziende contemporaneamente(come la collega dell'ufficio amministrativo, non ero l'unica a dover svolgere il lavoro di 3 aziende). Ritengo di essermi sempre impegnata e comportata bene, svolgendo i miei compiti con senso del dovere (seppur sbagliando qualche volta.). eppure i titolari mi hanno riferito di non trovarmi "idonea per una futura espansione dell'azienda all'estero" ( e so ben 3 lingue abbastanza bene) e di trovarmi "troppo lenta". Io sono rimasta basita in quanto non ho mai trascorso le mie giornate su internet o alla macchinetta del caffè e ritengo anche leggermente ingiusto dirmi questo, in quanto ci vuole un periodo dove poter ingranare e abituarsi ai ritmi aziendali. Avevo anche trovato una specie di "disastro" (in quanto la precedente centralinista ha lasciato pile e pile di scartoffie da sistemare, fatture da registrare e quant'altro) credo sia impossibile poter sistemare un archivio intero e svolgere il lavoro abituale in una velocità supersonica, quando si è appena assunti.
Questi avvertimenti di "velocizzarmi" mi sono stati detti anche prima della comunicazione ufficiale, ma secondo le mie capacità mi è risultato impossibile poter fare di più. Non capisco chi abbia ragione. Sono loro che pretendono troppo? Sono io che sono troppo lenta?
Mi chiedo inoltre come far fruttare le mie capacità che so di avere, perchè nel mondo del lavoro divento molto insicura, cosa che non sono nella vita, in quanto sono spigliata e solare. Nei miei precedenti lavori sono sempre stata lasciata a casa dopo il periodo di prova (con la scusa della crisi, con la scusa che "il titolare non vuole" ecc..) . Non riesco a capire dove sbaglio: sono attenta, simpatica, cordiale gentile e precisa nel lavoro. ogni tanto sbaglio, e riconosco di essere un po distratta, ma cerco sempre di migliorarmi, organizzarmi e gestirmi.
Avete qualche suggerimento per me? Perchè non riesco a far capire chi sono?
Un altra cosa: sto studiando per diventare webmaser, il mio sogno è aprire in un futuro piu o meno lontano il mio studio. credo però che avverrà quando sarò più sicura di me nel mondo del lavoro.
Se vorrete rispondermi sarò molto contenta.
Grazie per l'attenzione e scusate per la "banalità" delle mie domande”

Cara Silvia,
ho letto molto attentamente la Tua lettera perchè, non conoscendoTi, dovevo cercare di trovare nei risvolti di quanto scrivi, le motivazioni di quanto Ti accade.
Vedi Silvia, se Tu avessi scritto che non eri riuscita a superare il periodo di prova del primo lavoro, avrei potuto credere ad un caso di timidezza, paura o altro. Ma scrivi che questo è il Tuo quarto periodo di prova che non superi; quindi qualcosa di cui forse Tu stessa non Ti accorgi, dev'esserci.
Parti dal principio che chi assume, non ha voglia di farlo ogni 3 o 6 mesi perchè questo porta inevitabilmente ad un continuo gestire persone nuove da formare. Chi assume lo fa sperando che quella che assume sia la persona (e la volta) buona per non pensarci più. Se ogni volta così non è stato, il danno è da entrambe le parti. Dico questo per farTi comprendere che l'azienda che ha chiuso con Te non lo ha fatto tanto per fare.
Posso subito consigliarTi una cosa:
se sei ancora in tempo, ma credo di si, dovresTi cortesemente chiedere un appuntamento proprio con chi ha deciso che Tu non andavi bene per quel lavoro, facendo presente che lo scopo dell'appuntamento è solo per aver chiare le cose che non andavano (chiedendo di dirteLe senza peli sulla lingua), perchè è fortemente Tua intenzione sapere ciò che non va per correggerTi in futuro.
Fai capire che incontrandoTi e dicendoTi queste cose, Ti aiuteranno ad inserirTi meglio nel mondo del lavoro. Fai presente che non farai perdere tempo e che sarai grata alla persona che Ti parlerà perchè Ti sarà d'aiuto.
Probabilmente, nel colloquio, se farai capire che lo scopo è di migliorarTi e di correggere eventuali mancanze che Tu potresTi non sapere d'avere, verresTi a conoscenza di difetti che forse, anche in buonafede, non vedi.
La loro conoscenza Ti sarà di forte aiuto per evitare di ricadere un'altra volta in questo problema.
Sappi che questo è davvero un problema perchè quattro periodi non andati a buon fine, sono un fardello nel curriculum che può davvero pesare e lasciare il segno.
Detto questo veniamo ora a quanto scrivi:
capirai, cara Silvia, che non posso suggerirTi come tenere un lavoro, non conoscendoTi. Sarei scorretto se lo facessi. Posso suggerirTi come cercare di capire e correggere eventuali mancanze, questo si. Ma per andare oltre dovrei davvero sentire, come si dice, entrambe le campane. Io sto leggendo solo la Tua versione.
Mi sembra di comprendere che, in quest'ultimo caso, il rimprovero più grosso sia stato quello di “devi velocizzarti”.
Ma tra le righe di quanto scrivi, io leggo:
Qualche volta ho sbagliato
forse sono lenta
riconosco di essere un po' distratta
non sono sicura di me sul lavoro
Di queste quattro considerazioni, se sono solo queste, una Te la passo come non “addossabile a Te” e precisamente “forse sono lenta”. Lo faccio perchè entrare in un nuovo lavoro e gestirne tre contemporaneamente, come scrivi d'aver fatto, non può permetterTi di essere velocissima. Probabilmente se Ti avessero assunto per fare un lavoro solo, Te la saresTi cavata (non so però nei precedenti 3 cos'hai combinato). Aver preteso da una nuova impiegata tre mansioni assieme, anche se magari semplici ma comunque forse non abbinabili tra loro, può essere stato un errore di chi Ti ha assunto.
Mi scrivi anche di Titolari, quindi presumo si sia trattato di un'azienda padronale ed anche questo va a Tua scusante. Il Titolare di un'attività, solitamente, è sempre convinto di saper far tutto e meglio di tutti. E con la stessa mentalità pretende che gli altri siano da subito come lui, altrimenti non vanno bene perchè gli fan perdere tempo e danaro.
Detto questo però, devo anche dirTi che le altre 3 considerazioni non depongono proprio a Tuo vantaggio: sai di sbagliare, qualche volta, o più volte; riconosci di essere distratta (e gli errori sono una conseguenza della distrazione) e termini dicendo che mentre nella vita sei sicura di Te, non lo sei sul lavoro.
Questo è perdonabile perchè dopo quattro flop, sfido chiunque a non aver paura e ad essere sicuri di se stessi.
Poi verremo alla “cura” se sarà possibile darTela.
Dici d'aver sempre agito con senso di dovere. Mi fa piacere che Tu lo scriva, ma a volte però non basta perchè il senso di dovere è talmente ovvio che debba esserci nel lavoro, che quello che per Te era un qualcosa che mettevi e di cui andar fiera, per il Tuo titolare era la norma.
Vorrei chiederTi, anche se non puoi rispondermi (e quindi rispondiTi da sola) come e perchè la Tua collega dell'ufficio amministrativo, di cui scrivi, operasse anche Lei in 3 lavori contemporaneamente senza però avere problemi. Forse era nella posizione da tempo e conosceva tutto o forse non è da far rientrare nelle quattro considerazioni che riguardano Te?
Sulle motivazioni date dai Tuoi principali e sulle Tue, non mi soffermo molto perchè quando si arriva alla situazione di rottura di un rapporto, quello che si dice, spesso, è banale.
Loro hanno detto che non sei adatta al lavoro futuro con l'estero mentre conosci 3 lingue e Tu, dal canto Tuo, dici che chi Ti aveva preceduto aveva lasciato un disastro. Classiche scusanti da entrambe le parti. Magari assolutamente vere ma da non considerare.
La rottura c'è stata per quello che hai o non hai fatto. Sul futuro nessuno può fare obiezioni. Forse loro pretendevano troppo, come ho già scritto, o forse Tu sei troppo lenta ed hai bisogno di più tempo.
Chissà perchè però, ma ho la sensazione che il Tuo problema possa essere solo di distrazione. Poca attenzione a quello che si fa, ma sopratutto poco interesse, porta a sentire pesante il lavoro e quindi ad essere obiettivamente lenti nello svolgimento. La mancanza di attenzione è la principale causa degli errori.
Ed ora cerco di darTi una ricetta di cura.
Leggo all'inizio della Tua lettera che stai cercando in internet un nuovo lavoro. Perchè non Ti affidi invece a qualche ufficio, anche di lavoro temporaneo che troverai nella Tua zona? Basta un breve colloquio e poi pensano loro a trovare qualcosa che possa andar bene. In internet non credo Tu possa trovare richieste interessanti. Non perchè internet non lo permetta ma perchè forse, l'azienda che si affida ad internet per posizioni come quelle che hai ricoperto, parte già con intenti non eccessivamente seri.
Inoltre, molto importante, ricordaTi nei futuri contatti che avrai, di non dire mai che non “hai superato quattro periodi di prova” perchè non Ti farebbero nemmeno iniziare il quinto. E' preferibile, se devi dire d'aver già lavorato, che Tu dica che l'esperienze passate avute erano relative a periodi a termine, già programmati sin dall'inizio e che, in quei momenti, Ti andavano bene rapporti in quel modo. Riesco a spiegarmi?
Ti chiedi come far fruttare le Tue capacità che sai d'avere.
Credo che Tu debba fare quello che sai fare; quello che vorresTi, che occupa la Tua testa e per cui Ti senti portata.
Non so cosa svolgessi nei precedenti lavori ma forse la chiave sta anche in quello. Svolgevi lavori che Ti interessavano e Ti appassionavano o no? Perchè se la risposta è no, rafforzi la mia idea che Tu sei il tipo che si deprime e si distrae quando deve far qualcosa che non è di Tuo massimo gradimento.
Cerchi di migliorarTi, organizzarTi e gestirTi, ma come lo fai? Difficilmente puoi migliorare se Tu stessa ammetti di essere distratta. Non vorrei che, come molti, Tu dicessi a Te stessa “adesso devo stare attenta; adesso devo migliorare”. Pensieri così, se non rafforzati da una volontà di ferro e specifici obiettivi da raggiungere, non servono ad un bel niente.
Non mi dici un'altra cosa importante: Tu hai bisogno del lavoro, di qualunque lavoro purchè ci sia o puoi vivere anche senza quest'assillo immediato? Ti dico questo perchè se non hai questo assillo non iniziare nuovamente a cercare un lavoro che non Ti interessa ma impegnaTi magari a sviluppare o cercare un'occupazione che Ti appassioni.
Non per niente chiudi la Tua lettera scrivendo:
“Un altra cosa: sto studiando per diventare webmaser, il mio sogno è aprire in un futuro più o meno lontano il mio studio. Credo però che avverrà quando sarò più sicura di me nel mondo del lavoro.”
Se stai studiando per questo, significa che questo è ciò che Ti interessa (ed è davvero ben distante dal lavoro di centralinista). DovresTi allora volgere le Tue attenzioni verso posizioni di aiuto webmaster o comunque aiuto in qualunque agenzia che agisca in settori vicini.
Ho scritto che la cura è cercare di fare ciò per cui ci si sente portati. Ora aggiungo: se le necessità della vita ci obbligano a svolgere altre mansioni, possiamo e dobbiamo farlo ma dovremo metterci una cura ed una passione (anche se non c'è) che davvero non molti riescono a mettere. Ma chi riesce, però, è colui che va avanti.
Le doti che abbiamo (quelle che Ti dai sono: simpatia, cordialità e gentilezza) non necessariamente valgono per ogni situazione. Una impiegata amministrativa, può non essere simpatica, cordiale e gentile, ma deve però saper di gestione. Una commessa o una venditrice invece, può non capire nulla di amministrazione ma dev'essere quello che Tu hai o sei.
Ora Ti racconto un fatto che potrà chiarire come un comportamento possa essere visto diversamente dall'impiegato e dall'azienda.
Tempo fa, in una grande azienda necessitava un aiuto all'assistente del Direttore Commerciale. La figura era di supporto e non era richiesto null'altro che buona volontà, attenzione e correttezza.
Ebbene, un giorno, la persona assunta spedì un fax ad una catena della grande distribuzione, con condizioni e listini destinati ad un altra catena concorrente. Ovviamente questi erano diversi e addirittura migliorativi. Quando la cosa venne scoperta, poiché fu il cliente incavolato a chiamare per avere chiarimenti del trattamento inferiore rispetto all'altro, la persona che aveva fatto questo, innocentemente disse ( e lo ripeté più volte a sua discolpa) che era stata solo disattenta. . Aveva solo inviato un foglio sbagliato!
Per Lei quindi, l'errore era solo nell'invio di un foglio ad un cliente diverso; per l'azienda il costo fu di qualche decina di migliaia di euro che dovette rimetterci per concedere quel listino al cliente che non lo aveva. Quando la persona fu cortesemente invitata a lasciare quel posto in quanto non adatta, continuò a portare a discolpa il fatto che, in fondo, s'era trattato solo dell'invio di un foglio sbagliato.
Probabilmente ancora oggi, quella ragazza penserà d'esser stata eliminata dalla posizione solo per un foglio sbagliato.
Capisci Silvia come un fatto possa essere visto e giudicato diversamente dalle parti? Non credo che questo riguardi Te ma l'ho raccontato per farTi comprendere che, a volte, ciò che noi pensiamo può non essere in linea con quanto pensano gli altri, anche se lo facciamo in buonafede.
Come finire quindi? Io insisto nel credere nella Tua distrazione come causa dei Tuoi guai che, credimi, non sono da poco dopo quattro flop. Posso suggerirTi di cercare in libreria qualche volumetto su come rafforzare la mente (piccoli e semplici esercizi). Potrebbe aiutarTi ad una maggiore capacità di concentrazione.
Ti suggerisco anche di vivere il Tuo lavoro come se Tu fossi il Capo responsabile di ciò che Ti viene affidato. Non l'impiegata che scrive a computer un foglio e che, alla fine, pur avendolo scritto perfettamente, non sa cosa ha scritto; ma colei che comprende il valore ed i significati di quello che sta facendo. Questo approccio porta le persone a sensibilizzarsi sul lavoro. Sentirsi partecipi, anche un poco, significa ritenere che quello che si fa è una parte di qualcosa di più grande. E quella cosa grande non funzionerebbe se mancasse anche solo quella parte piccola fatta da quella persona.
Sentirsi appartenenti al gruppo; sentirsi anche solo una rotellina dell'ingranaggio, capendo che l'ingranaggio non funzionerebbe senza quella rotellina, serve per dare valore al proprio lavoro.
Poi, mi piacerebbe che Tu (è un suggerimento che do spesso) iniziassi a mettere su carta quelli che sono i Tuoi obiettivi di lavoro, nel futuro e nell'immediato domani.
Pensali, scrivili, iniziando da quelli di domani (potrebbe essere la ricerca di un nuovo lavoro, possibilmente più adatto e che non Ti faccia sbadigliare appena lo provi). Datti un tempo massimo per raggiungere quest'obiettivo e poi impegnaTi a raggiungerlo entro il termine che Ti sei data.
Fatto questo, a fianco di questo primo obiettivo, mettici il Tuo sogno: webmaster.
Pensa entro quando vorrai realizzare il sogno: ipotizza tra due anni. Fatti dei piani per decidere dove o a che punto dovrai trovarTi tra sei mesi, poi dopo un anno e dopo un anno e mezzo.
Tra sei mesi potrai aver finito gli studi; tra un anno potrai aver raggiunto la fine di un apprendistato; tra un anno e mezzo, essere sicura delle Tue capacità e tra due anni....via con l'avventura.
E, per cortesia, non scrivere e soprattutto non pensare più a quel “quando sarò più sicura di me nel mondo del lavoro”. Hai 23 anni, sei giovanissima e sei anche scusata per la Tua insicurezza, ma proprio da questo devi partire per cambiare. La sicurezza viene col tempo e con l'esperienza. Non farTi quindi angosciare dal non averla ancora raggiunta. Non vedere questo fatto come un difetto. Scoprirai improvvisamente, quando avrai trovato la Tua strada ed un lavoro che Ti appassionerà, di non essere più insicura; tutto Ti apparirà più bello e Ti sentirai forte.
Scrivi ancora se hai bisogno.
Ciao