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martedì 23 marzo 2010

IMPIEGATI

Adalberto (loc. n.c.)


Leggo sempre con interesse il vostro blog che dà molti utili aiuti. Io sono un Capo Ufficio vendite di una buona azienda piuttosto conosciuta. Ho alle mie dipendenze sedici impiegati. Tra questi, una ragazza, assunta da non molto che, al di là di quanto lasciava capire, in realtà ha difficoltà ad inserirsi ed a svolgere bene il lavoro dato.
Non è negativa ma vedo che alcune problematiche e certe regole non riescono ad entrarle in testa e quindi occorre fare molta attenzione perchè gli eventuali errori non ricadano poi sul lavoro degli altri. La seguo da vicino ma mi rendo conto che davvero rifiuta certe cose.
Non so cosa fare. Dovrei mandarla via? La devo tenere sperando che migliori? Che fare?
Grazie



Mio caro Adalberto,
molte volte quando si sta per assumere, le persone sono tutte terribilmente capaci. Poi, una volta messe nella posizione iniziano i problemi. Del resto, chi cerca un lavoro, pensa prima di tutto a farsi assumere e quindi a far bella figura in quel momento. Non potrà mai dire “io non so fare questo o quest'altro”. “Non capisco questo o non mi va di fare quello”. E', come si dice, un ambito aleatorio in cui a volte si casca bene ed altre no.
La Tua impiegata quindi non ha fatto altro che ciò che fan tutti: cercare, prima di tutto, di vendere bene se stessi. Se c'è riuscita, come mi pare, qualcosa di buono l'ha già.
A volte è il lavoro in se che può non appassionare tanto. Io parto sempre da una considerazione: deve andar bene la persona ovvero, se la persona assunta è onesta, seria, pronta, volenterosa, tutto il resto ha poco valore perchè lo si impara. A volte, non sarà il Tuo caso, il Capo Ufficio assume un'impiegata e vorrebbe che dal giorno successivo, questa fosse già indipendente e svolgesse il lavoro come se lo avesse fatto da sempre. Non è che si abbia molta più voglia di insegnare e quindi si demanda alla persona stessa.
Ma non tutti siamo uguali. Alcuni impiegano poco per apprendere; altri no. Ma non significa nulla. Se Tu ritieni che la nuova assunta abbia almeno la volontà, l'onesta, sia seria e pronta, rimboccaTi le maniche e stalle vicino. Spesso, queste persone sono poi quelle che alla lunga rendono meglio. Può darsi che abbia bisogno di sentire la presenza del Capo come consigliere. Posso suggerire di agire in due modi:
Avere con Lei un dialogo franco, in cui Le esprimi ciò che Tu vedi. Dille che Ti pare di comprendere le Sue difficoltà in certi compiti e chiedi a lei di spiegarTene i motivi. Fa che il dialogo sia davvero sereno, come tra amici e non come Capo -Dipendente. Ascolta ciò che dice perchè è dalle Sue risposte che Ti farai un'idea del tutto. Può darsi che le difficoltà nascano dall'inesperienza di alcuni compiti; può darsi che Lei preferisca esprimere la sua capacità in compiti che magari non Le vengono dati o sono dati ad altri. Insomma, scava sino a quando non sai da Lei cosa vorrebbe fare e cosa sa fare o cosa l'appassionerebbe fare. Alla luce dei risultati puoi poi, ammesso di poterlo fare, rivedere i compiti del gruppo spostando a Lei ciò che dice di volere o saper fare. Questo ha un vantaggio su altre soluzioni. Mette la persona nella condizione di non barare e di dare necessariamente il massimo in quanto si vede consegnare da svolgere quanto Lei stessa ha chiesto. Ed è chiaro che, se i compiti vengono gestiti bene, si è trovato la soluzione ottimale ma se i compiti non sono seguiti al meglio è la persona stessa che prenderà atto di non essere adatta a quel lavoro e il distacco sarà indolore per entrambi.
La seconda possibilità, se non puoi rivoluzionare i compiti del gruppo in favore della persona, è di trovarLe un Tutor, magari tra qualche impiegata con esperienza e con molta pazienza. Ci sono in ogni ufficio, fortunatamente, quelle signore che si sentono portate ad insegnare ed a seguire gli altri. La presenza magari poco ingombrante di una figura vicino potrebbe aiutarla.
Altrimenti, il compito può essere Tuo ed è questa una sfida che dovrebbe anche appassionarTi. Prendere una persona in difficoltà, parlarle chiaramente dicendo che così non va ma che Ti metti a disposizione per aiutarLa a migliorare, standoLe vicino è bello. Dille che Tu credi in Lei ed hai fiducia, per cui vuoi occupare parte del Tuo tempo ad aiutarLa. Dalle poi Tu di volta in volta in volta i compiti, seguila, correggila, scherzaci sopra se trovi errori ma continua a far presente che la stai aiutando per portarla a rimanere nel gruppo.
Cerca il più possibile di responsabilizzarla facendoLe fare cose che Le dici (anche se non vero) servono ad altri uffici se non al Vostro Capo. Dalle qualche piccola incombenza di controllo. Insomma, cerca di creare o risvegliare in Lei quell'interesse che dici Le stia mancando.
Tutta questa attenzione, come ho detto, Ti porterà quasi sicuramente ad ottenere un Suo cambiamento. Ogni persona sa in cuor suo che ad ogni favore si deve per lo meno portare un comportamento analogo. Se Tu fai delle “carezze” (simboliche) metti la persona nella condizione di ricambiare con un atteggiamento positivo. E la somma di queste carezze e di queste risposte positive permettono di costruire spesso solide basi.
Se poi vuoi provare, Ti suggerisco un altro metodo. Se ritieni che la persona possa svolgere un ruolo diciamo (tanto per intenderci) sino a livello 5, Tu prova a darle una responsabilità a livello 7. Mettila cioè in condizione di sapere che Le stai dando un compito superiore perchè sai che Lei può svolgerlo. Questa responsabilizzazione è molto coinvolgente e può dare i suoi frutti. Non sempre negli uffici ciò è permesso, ma se puoi, fallo. Ovviamente deve esser sempre seguita da Te o da un Tutor senza avere la sensazione di essere controllata.
Dille anche e sempre che Tu sei lì per aiutare i Tuoi impiegati (spero che Tu sia un tipo del genere) e che per ogni problema o dubbio la Tua porta è spalancata. Crea una linea in cui Lei si senta privilegiata nella possibilità di avere aiuto.
Se dopo tutto questo (occorrono un po' di mesi, naturalmente) le cose non funzionano, basterà metterLe davanti i risultati del Suo mancato impegno a fronte della Tua disponibilità per farLe comprendere che quel lavoro non è adatto a Lei. E probabilmente, se così fosse, sarà Lei stessa ad essersene accorta ancor prima che Tu glielo dica.
Ma non mollare sino alla fine. Ho visto decine di persone mal giudicate, rivelarsi poi ottimi collaboratori. Ho visto persone posizionate male, non capite nei loro ideali, frustrate, a svolgere compiti che non ritenevano idonei e che, chiarito il tutto, sono divenute grandi pedine nell'organizzazioni.
Credo che vadano innanzitutto compresi l'essere umano, le proprie ambizioni, come anche i propri limiti.
Forse mi sono ritrovato a scrivere altre volte ciò che sto per dire, e se così fosse, scusami.
Ogni collaboratore deve raggiungere il massimo delle proprie possibilità proporzionalmente ai propri limiti. Ed è in questo che si valuta la collaborazione e la volontà.
Mi spiego meglio. Ipotizziamo che un collaboratore “genio” dia di se stesso l'80% delle proprie possibilità e questo 80% sia superiore a ciò che fanno gli altri,
Ipotizziamo ora che un altro collaboratore valga il 80% del genio sopra detto ed ipotizziamo sempre che costui dia, sul lavoro o in un compito specifico il 100% della propria capacità (il suo limite) .
Bene, tra i due, è meglio il secondo collaboratore. Il primo, pur avendo dato, non si è “rovinato a strafare”. Non si è sprecato. Ha dato meno del proprio potenziale. Certo, va tenuto, per il Suo valore ma ciò non toglie che il secondo invece, il cui limite è inferiore, ha dato tutto se stesso, dimostrando quindi di essere più affidabile e più collaborativo.
Rifletti su tutto questo ed agisci. Non credo che Tu debba mandar via la collaboratrice, almeno ora, sui risultati attuali. Non devi nemmeno decidere di tenerla “sperando che migliori”, come scrivi. Non si deve sperare che un collaboratore migliori se nessuno va in aiuto. Aiutala, fai di tutto, e poi valuterai sull'impegno che questa persona avrà messo nel cercare di migliorare.
Ciao