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domenica 13 dicembre 2009

FAR PARTE DEL GRUPPO

Alberto M. Roma

Sono stato assunto da non molto da una piccola realtà locale con una decina di impiegati e trenta venditori. Le scrivo perchè ho un problema e non so come comportarmi ne se devo fare qualcosa. Quando sono entrato mi è stato spiegato cosa dovevo fare; quali erano i miei strumenti di lavoro e con chi dovevo dialogare. Poi, più nulla. Mi sembra quindi di lavorare in compartimenti stagni in cui nessuno sa cosa succede al di fuori di ciò che fa. L'azienda potrebbe anche andar male e noi non ce ne accorgiamo. Potrebbe andare bene e noi manco saperlo. E' giusto così? Per lavorare meglio, come mi è stato detto dal direttore, è corretto che ognuno sia sempre focalizzato sul proprio lavoro?
Grazie


Caro Alberto,
su questo tema penso di aver scritto e d'essere tornato più volte. Mi scusino, come sempre, coloro che sanno già ciò che dirò.
La battaglia per mantenere attiva la presenza e crescere sul mercato sarà vinta solo da chi saprà conquistarsi il consumatore. E poiché nuovi consumatori sono sempre pronti ad affacciarsi sul mercato, occorre che le aziende siano costantemente preparate a questo scopo che non ha mai fine. Un buon imprenditore non può nascondersi dietro alcuna scusa come quella che Ti ha detto il Tuo Direttore.
Spesso si accusano i dipendenti di scarso rendimento o poco attaccamento al lavoro senza pensare che a questi va insegnato ad operare con entusiasmo. Ogni persona, sul lavoro, ha la reale necessità di sentirsi parte di un gruppo e di sapere che la propria opera è importante al fine del raggiungimento di determinati obiettivi.
Spesso nessuno lo informa su questo ne su altri obiettivi e cui deve mirare. Nessuno gli dice cosa ci si aspetta da lui ne tanto meno lo fa sentire importante. Se al mattino, con qualunque tempo, ci alziamo dal letto per andare a lavorare, vuol dire che abbiamo dentro una motivazione per farlo. Ora, si tratta di prendere questa motivazione, sviluppandola e rendendo consapevole il lavoratore del proprio ruolo.
Se un'azienda potesse avere tutti collaboratori motivati, otterrebbe risultati strabilianti. Il perchè è presto detto: la motivazione è contagiosa. Moltiplica i risultati.
Quindi, se l'imprenditore vorrà vincere la battaglia del mercato dovrà per forza di cose lavorare su due fronti: formare se stesso (cosa a cui molto spesso non pensa, ritenendolo superfluo) a comprendere ed a gestire bene in termini motivazionali i dipendenti e far formare questi ultimi in modo che sfruttino appieno le enormi potenzialità che ognuno di essi ha.
Fatto questo, il successo aziendale è assicurato. Il nuovo clima passerà velocemente dal personale ai clienti e da questi ai consumatori. I dipendenti motivati ed informati del loro ruolo e dell'importanza che ognuno ha per l'azienda sono un patrimonio incredibile.
Invece, caro Alberto, cosa accade? Accade che nell'azienda, il dipendente deve solo svolgere bene il suo lavoro. Non importa se poi, con fatica, renderà la metà di quanto potrebbe; deve solo pensare a lavorare. Spesso racconto questa storiella che è illuminante:
Un viandante vede in un bosco un uomo intento a segare con grande fatica alcuni tronchi e nota che insiste a lavorare con una sega sdentata e non affilata. Incuriosito lo osserva per bene poi, non riuscendo a capire, gli domanda: perchè continua a segare ed invece non si ferma ad affilare la lama? L'uomo lo guarda di traverso eppoi risponde seccato: non ho tempo da perdere, devo segare tutti questi tronchi entro sera.
Ecco, ci sono aziende ed imprenditori che sono come quel boscaiolo. Non capiscono che prima di segare occorrerebbe affilare la lama o quantomeno affilare quella dei propri collaboratori.
Nella azienda in cui operi pare si agisca così. Ognuno deve fare, all'oscuro di quanto serva il suo lavoro; all'oscuro di quanto facciano gli altri reparti ed all'oscuro dei risultati o dei successi aziendali. E giusto? Certo che no! Essere focalizzati sul proprio lavoro, come dice il Direttore, non significa che non si debba essere resi partecipi. Motivare i dipendenti e farli sentire facenti parte di un gruppo è, caro Alberto, ancora oggi un grosso problema che molti imprenditori o molti direttori non sanno proprio risolvere.
Ciao