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mercoledì 16 luglio 2008

Imparare

Federico (loc. n.c.)
“L'azienda in cui opero sta pianificando corsi di formazione. Per il ruolo che svolgo mi ha dato incarico di cercare il formatore e di predisporre i corsi. Mi è stato però anche detto che anch'io dovrò parteciparvi assieme ad altri colleghi ma con altri ruoli e di diverso livello. Io non credo che la cosa possa interessarmi perchè la formazione che si andrà a fare non tocca argomenti che non so ed inoltre torvo anche imbarazzante sedermi accanto ad altri ad ascoltare, come un normale partecipante. Non so come dirlo all'azienda e le chiedo un aiuto.”

Mio caro Federico,
sono piuttosto allibito da quanto scrive ma, così è. Lei dovrebbe avere una posizione aziendale piuttosto interessante se l'azienda ha dato a lei questo incarico e, dall'alto di questa posizione, Lei dice cose che, mi permetta di dirlo con la solita franchezza, sono allucinanti per il mio modo di pensare.
Dunque: Lei è un Capo ( o quasi tale, non so). Quindi, in qualità di questa posizione, per il ruolo che svolge Lei ritiene di non potersi mischiare ad altri di ruoli o livelli diversi. Parte dal principio che, essendo Capo, Lei sa già tutto. Non abbisogna di aggiornamenti, riflessioni, approfondimenti. No. Lei sa tutto e mettersi al livello di altri per ascoltare ( dice così ma sbaglia già tutto) è anche un po' umiliante.
Vede. Federico, già nello scrivere “ascoltare” il formatore, Lei commette un grosso errore. Non è l'unico a farlo. Lo fanno in tanti, si consoli, ma resta un errore enorme. Non si partecipa ad un corso formativo per “ascoltare” cosa dice il formatore. Se l'approccio dei partecipanti è questo, nessuno imparerà una virgola. Si ascolta un cantante; si ascolta la radio, si segue un film, ma con un formatore non si ascolta quanto dice, ma si entra con lui in discussione; ci si confronta con le idee; gli si chiedono suggerimenti su situazioni; si analizzano comportamenti....insomma, se si pensa di andare ad ascoltare chi parla, si buttano via tempo e danaro. Chi ascolta, non partecipa. Si sente fuori dalla cosa; si ascolta per giudicare e se si giudica ci si pone su un altro livello e, mi creda, in questo modo la formazione non serve a nulla.
L'apprendimento di qualunque materia non è mai assicurato dall'insegnante. L'insegnante espone; dice il suo parere, discute, ma chi decide di imparare è colui che partecipa. Non si insegna la cultura, la si impara. Nessun maestro può insegnare a nessun alunno se quest'ultimo non ha alcuna voglia di imparare. La partecipazione ad un corso va vista in questi termini: io partecipante so alcune cose. So fino a questo punto. Tu insegnante sa altre cose (per esperienza, sai di più). Mettiamo a confronto le nostre conoscenze in modo che io partecipante possa eventualmente correggermi e comunque saperne più di prima.
Vede Federico, nei corsi formativi che tengo, c'è un concetto iniziale che dico prima di ogni altra cosa e che dà l'esatta misura di quanto ogni partecipante possa imparare o meno.
“Immaginate che davanti a voi, in mezzo al tavolo, ci sia un grosso cesto di frutta. Ce n'è per tutti, di ogni qualità. Ognuno può trovare quella che più gradisce e ne trova fin che vuole. Tutti possono prenderne e mangiarne sino alla sazietà. Ciò che verrà detto, è la frutta stessa. Io formatore metto tutto lì, davanti a Voi; sta ad ognuno approfittarne al massimo, secondo volontà. Probabilmente qualcuno allungherà la mano e prenderà quattro, cinque pezzi di frutta. Altri, cercheranno di mangiarne il più possibile riempiendosi la pancia. Qualcuno allungherà la mano per prendere un solo frutto. Ecco, questo cesto di frutta è la conoscenza; è la volontà di imparare, di migliorare.. Il formatore può solo dare gli stimoli; aprire a nuove conoscenze ma non può in alcun modo obbligarVi ad apprendere; non può obbligare nessuno a mangiare per forza. Quindi il grado di insegnamento è uguale per tutti; lo sforzo di imparare è solo personale e dipende dalla volontà di ognuno”
Lei Federico, non vorrebbe sedersi accanto agli altri; si sente superiore; ritiene di saper già molto. E se sedendosi accanto agli altri scoprisse di far parte di un gruppo; se saltasse fuori da qualche argomento un punto; un solo punto che Lei non conosceva o su cui aveva convinzioni errate? Lei saprà senza dubbio che il progresso nella conoscenza è dato anche da una sola scoperta da aggiungere a quanto già conosciamo. Ritiene di non averne bisogno?
Credo, mi permetta, che nella Sua azienda qualcuno abbia posto una fiducia sbagliata in Lei e, povero lui, non se ne accorge. Sono duro, Federico, ma tant'è. Finisce non per chiedermi se per caso sbaglia o meno, ma per chiedermi come dirlo all'azienda. Non posso aiutarla a sbagliare più di quanto non stia facendo. Scenda un po' dal piedistallo su cui è appollaiato per errore. Potrebbe scoprire un mondo diverso che non conosce. Credo possa farLe solo bene. E se Lei è giovane, lo faccia presto perchè nel mondo del lavoro, le etichette con poco o nulla dietro, prima o poi si scollano.
Forse sono stato molto duro con Lei ma vedendo che l'azienda pone in Lei una certa fiducia, ho dovuto darle una vera mazzata per riportarLa su questo mondo.
In bocca al lupo.