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lunedì 29 agosto 2011

TORMENTI E PASSIONI

TORMENTI E PASSIONI
A.M. (loc. n.c.)

Buongiorno,
mi chiamo A.M. e ho 32 anni. Vi scrivo perchè queste ultime settimane sono state le più intense in termini di opportunità e scelte da quando ho iniziato il mio percorso professionale. Vi chiedo un parere e un consiglio, racconto qui sotto la mia storia.
Dopo la laurea, ho iniziato la prima esperienza come stagista in una azienda in un ruolo produttivo. Dopo pochi mesi mi sono reso conto che non avevo possibilità di essere assunto (almeno a breve) e, sebbene mi ci trovassi benissimo, ho scelto di lasciare e ho colto un'opportunità in una grossa multinazionale che mi assumeva con incarico a tempo indeterminato e un ruolo di responsabilità sempre in ambito produttivo. Quello che sembrava un sogno si rivelò presto un incubo: i primi mesi sono stati a dir poco difficilissimi, il lavoro era a circa 80 km di distanza, la sveglia era all'alba e il viaggio pesante (nebbia, neve, pioggia ecc..) e l'ambiente era molto ostile, l'atmosfera in ufficio era pesantissima, i colleghi diffidenti e per nulla collaborativi a cui aggiungere il completo disinteresse da parte del capo essendo stato inserito in un ufficio solo per un periodo provvisorio in attesa di svolgere il ruolo per cui ero stato assunto. Non nego che, essendo stato abbandonato senza svolgere alcuna attività e in uno stato d'animo pessimo, non vedevo vie di uscita e più volte ho pensato di mollare tutto anche senza avere un altro lavoro "per le mani" ma poi ha sempre prevalso in me il desiderio di vincere e superare le difficoltà che sembravano insormontabili, in caso contrario mi sarei sentito sconfitto. Dopo un lunghissimo anno passato a cercare di cambiare lavoro disperatamente, nessuna occasione arrivava e sono passato quindi a svolgere il ruolo di responsabile produttivo per cui ero stato assunto. Dopo un breve periodo di rodaggio sono iniziate ad arrivare le prime gratificazioni, finalmente sentivo di essere parte dell'azienda, avere carte da giocare oltre che sentirmi a mio agio nel nuovo ruolo e ad essere apprezzato sia da collaboratori che dai superiori, il periodo buio sembrava un lontano ricordo. In quel momento esatto mi si è presentata la fatidica opportunità lavorativa che avevo cercato con tanta insistenza nell'anno precedente. Mi permetteva di mantenere stipendio e livello contrattuale, di andare a lavorare vicino casa in una azienda parte di un grosso gruppo multinazionale. Unica nota che non mi convinceva molto era abbandonare la produzione per svolgere un lavoro più commerciale, più impiegatizio da ufficio...Ho pensato molto poi alla fine ho deciso di accettare per diversi motivi: avevo cercato così tanto insistentemente fino a pochi mesi di trovare un lavoro più vicino e in un nuovo contesto che rifiutare la proposta mi sembrava come buttare via un"gratta e vinci" e poi, a 27 anni, avevo la possibilità comunque di arricchire il curriculum e diversificare l'esperienza. Approdato nella nuova azienda ho trovato una realtà completamente diversa, poche responsabilità, lavoro molto burocratico, sedentario e disorganizzato, poco stimolante, ambiente di colleghi molto immaturo rispetto a quanto ero abituato prima. Dopo poche settimane mi ero convinto di non aver fatto la scelta giusta e quella realtà mi stava già stretta ma dalla mia parte avevo dei grossi lati positivi ovvero lavoravo vicino casa e sicuramente avevo una qualità di vita più alta di prima e meno stressante. Allora mi decisi a rimettermi alla ricerca di qualcos'altro e soprattutto volevo tornare in produzione dove avevo avuto soddisfazioni e mi sentivo più responsabilizzato e caratterialmente più adatto. Purtroppo mi trovavo in un momento di crisi di mercato e per due-tre anni ho mandato CV senza alcun risultato, giusto un paio di colloqui senza seguito. In assenza di alternative decisi allora di ricontattare la mia vecchia azienda, mi fecero una buona offerta per rientrare (un livello in più e stipendio più alto), la voglia di tornare in produzione era alta ma alla fine decisi di non accettare perchè mi ero accorto che mi pesava tantissimo ritornare sui miei passi, mi sembrava una sconfitta e temevo di scontarmi di nuovo con un periodo iniziale simile a quello che avevo trovato anni prima. Passano altri due anni, sono quindi rimasto dov'ero, nel frattempo mi sono integrato bene nell'azienda ma rimane comunque il senso di insoddisfazione per i motivi sopra elencati. Al termine del quarto anno (oggi!!!), deciso a cambiare la mia situazione stallante sia in termini economici che di crescita professionale mi rimetto in cerca di opportunità e non so per quale congiunzione astrale mi arrivano moltissime chiamate da diverse aziende di selezione, colloqui, svariate proposte di assunzione.
La prima che arriva è per un lavoro simile a quello che sto svolgendo (quindi non produzione), sempre per una grossa azienda multinazionale nella mia città. Ci penso un po' e nonostante non fosse il tipo di lavoro a cui aspiravo , decido di accettare perchè mi permetteva finalmente di ottenere il livello in più e uno stipendio migliore senza alterare stile di vita e sicurezza derivante dal lavorare sempre in una grande realtà. Una volta presentate le dimissioni, il mio direttore inaspettatamente mi blocca e mi fa una contro-offerta ricalcando quella esterna che avevo appena accettato dandomi la possibilità di fare una nuova esperienza in una area aziendale il prossimo anno; a quel punto, venendo a mancare le motivazioni per cui avevo accettato l'offerta esterna decido di rimanere e ritiro le dimissioni. Contemporaneamente mi chiamano altre 2 aziende per fare selezioni. La prima è una bella azienda multinazionale, settore interessante, che cerca in un ruolo produttivo (identico a quello che svolgevo nella precedente azienda) e dopo il terzo colloquio mi dice di risentirci a settembre, cioè fra pochi giorni, per un'offerta di assunzione. La seconda è...sempre la mia vecchia azienda, ho incontrato i responsabili HR quasi per caso nei mesi scorsi e chiacchierando sul fatto che stavo facendo selezioni mi hanno profilato nuovamente un'opportunità di rientro. Fatti colloqui più approfonditi ecco arrivata l'offerta, molto molto interessante. Si tratterebbe di svolgere il ruolo del mio vecchio capo, gestione risorse, budget ecc.. in produzione, grossa responsabilità, livello in più e buon stipendio di ingresso. A questo punto sono molto confuso, non riesco a capire cosa sia giusto, se accettare o rifiutare. Tornare sui miei passi mi pesa molto, d'altronde due anni fa non avevo accettato anche per questo motivo ma è vero che stavolta tornerei indietro con un ruolo e uno stipendio più elevato di prima e soprattutto riuscirei a rientrare in produzione come volevo. Non mi convince la distanza, il fatto che a Curriculum un rientro possa costituire una pecca e che potrei trovarmi in una situazione di ostilità con ex-colleghi che si vedono magari "soffiare" il posto e in più dopo 4 anni sono cambiate molte persone e cose quindi potrei trovare una situazione ben lontana da quello che penso di trovare. Ho provato anche a sondare all'interno della mia azienda se ci possa essere la possibilità di andare in produzione, sembra che la possibilità ci possa essere, da approfondire a settembre (troppo tardi per le scelte che devo fare ora) sicuramente non in un ruolo di responsabilità come quello proposto dalla mia vecchia azienda; in più ho ancora la selezione aperta di cui parlavo prima che contribuisce a crearmi confusione. In questi giorni tra l'altro ho notato che i rapporti col mio responsabile diretto si sono deteriorati parecchio, proprio in virtù del fatto che mi ero cercato altre opportunità esterne e interne all'azienda ma fuori dal suo "orticello" e mi sta facendo pesare molto la mia permanenza e il fatto che l'azienda ha investito su di me con una contro offerta.
Vi chiedo un parere in un momento intenso in cui si sta svolgendo tutto in fretta e la posta in gioco è molto alta.
Grazie
Cordiali Saluti




Si, egregio A.,
la Sua situazione è alquanto caotica ed in questi casi occorre, più di altre volte, agire con molta calma e freddezza.
Difficile, molto difficile dirLe cosa deve fare. Dare consigli, in questi casi, può solo far fare errori.
Potrei dirLe cosa farei io ma, attento, non significa che Le stia dicendo cosa dovrebbe fare Lei.
Tendenzialmente sarebbe sempre preferibile non tornare sui propri passi. Io non l'ho mai voluto fare. La realtà che di solito si presenta non è mai quella che abbiamo lasciato ne quella che si spera trovare.
Lei, con molta perspicacia, ha capito benissimo cosa accade:
l'azienda che si sente costretta a riassumere chi ha lasciato andar via sarà sempre un'azienda che digerirà male questo obbligato ritorno.
Se l'azienda paga di più il ritorno di chi se n'è andato, accetta una sconfitta; ma stia certo che è momentanea. Si rifarà nel tempo non concedendo dopo, ciò che ha dato prima per il rientro.
Direi poi che non si dovrebbe fare molto affidamento sulle possibilità di eventuali disponibilità future ecc..ecc..
Ci sono poi i colleghi che ritengono, a torto o a ragione, che chi rientra toglie loro una possibilità e quindi chi rientra non è da aiutare a reinserirsi.
Personalmente non mi piacerebbe che sul mio curriculum ci fosse un ritorno. Se taluni pensano che questo significa che c'è del valore nella persona che viene ripresa (altrimenti perchè mai un'azienda dovrebbe farlo?), credo che un rientro possa invece dimostrare un po' che, messa la testa fuori dal nido si sono prese scoppole e quindi...meglio tornare sotto l'ala protettrice.
E' vero che si torna per una posizione superiore ma che razza di azienda è che premia uno che se n'è andato piuttosto che altri dipendenti? Possibile che all'interno non ci sia nessuno all'altezza d'essere premiato?

Le altre offerte sono da valutare con serenità tenendo presente che sempre e poi sempre le aspettative, quando si entra in un'azienda sono molto più alte di quanto poi la mansione offre.
Del resto, in un colloquio d'assunzione ognuno tira l'acqua al proprio mulino. Può esserci un cacciatore di teste che dica ad un candidato che lo sta mandando in un'azienda di cultura media in cui non c'è poi da aspettarsi molto?
Ma anche se tutto fosse rosa, il nuovo che entra in un'azienda sviluppa una situazione semplice: da parte sua ci sarà la totale volontà di dimostrare a tutti che è bravo (rompendo quindi le uova nel paniere a chi è dentro) e, da parte dei colleghi una certa ovvia diffidenza verso chi arriva e che vuole far vedere d'essere bravo (come dire che loro non lo sono).
Non si aspetti che gli altri lavoratori facciano ponti d'oro al nuovo arrivato. Ciò non accadrà tornando nella vecchia azienda come non accadrà se Lei andasse in un'azienda nuova. Starà a lei agire con tanto tatto per farsi accettare.

Tenga presente che essere chiamati a colloqui non significa essere assunti. Anzi, si viene spesso chiamati a colloqui che poi non hanno seguito. Quindi non si angosci per le chiamate ricevute. Vada e discuta ma sempre con molta serenità e distacco.

Ed ora, caro A. Le dico cosa farei io.
Prenderei un bel foglio.
In alto scriverei i punti che dovrebbero essere per me di vitale importanza. Più precisamente ciò che vorrei e ciò a cui tengo maggiormente.
In altri termini: i valori che do alle cose o le priorità della vita.
Per essere ancor più chiaro. Preferisco uno stipendio alto e 100 chilometri di strada da fare tutti i giorni o voglio una qualità di vita che mi permetta di fare anche altro?
Scriverò quindi (ad esempio)
stipendio
bonus
benefit
posizione
inquadramento e livello
orari lavoro presumibili
livello nella gerarchia aziendale
possibilità di carriera
numero collaboratori
immagine dell'azienda
fatturato aziendale
luogo di lavoro (ufficio, segretaria)
tempo di trasferimenti
distanza dalla abitazione
sicurezza futura
ed aggiungerei altro se mi interessasse.


Fatto questo farei semplicemente tre righe verticali se tre sono le opportunità che ho sottomano.
Infine, metterei una X nella riga dell'azienda che ritengo mi tratti meglio o che risponda meglio alle mie necessità.
Esempio se la prima azienda è quella che mi promette uno stipendio più alto, metterò la X a questa. Se ritengo che la seconda mi dia più benefit, metterò la X alla seconda. Se la posizione migliore è della terza azienda, metterò la X in quella colonna.
Alla fine avrò una scaletta che potrebbe aiutarmi a prendere una decisione.

Come Le ripeto, sono molte le variabili ed ognuno di noi, fortunatamente è diverso da altri. A qualcuno può pesare fare dieci chilometri di trasferimento; ad altri non pesano farne cento. Se poi uno ha famiglia può ovviamente preferire lavorare più vicino a casa per non perdere molto tempo (anche tenendo presente che più si è in alto nella scala gerarchica e più i tempi di lavoro si dilatano e la disponibilità di presenza deve aumentare).

Ciò a cui io darei molto peso, ad esempio, è la soddisfazione che quel lavoro potrebbe darmi; poi la passione per quel tipo di mansione; eppoi la libertà di gestirmi il lavoro come voglio ed infine la responsabilità degli obiettivi. Altri rifuggirebbero proprio da questi e sceglierebbero esclusivamente la sicurezza.
Veda Lei. So di non esserLe stato di grande aiuto ma non saprei come altro fare.
Cordiali saluti.