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domenica 14 novembre 2010

RAPPORTI INTERPERSONALI

lettera firmata



Buonasera, scrivo per avere un parere al riguardo di un problema che mi assilla da un pò: ho 25 anni, sono segretaria in una scuola e mi trovo bene. fino a qui nessun problema, tuttavia, a causa del mio carattere molto impulsivo, spesso non riesco a gestire in maniera "professionale" le conversazioni "sgradevoli" (una discussione, un problema da affrontare, sollecitare lavori ecc) e le. situazioni lavorative normali con i colleghi e con il pubblico. Mi spiego meglio. se devo affrontare una lamentela la prendo sempre sul personale e divento aggressiva (cosa molto sbagliata per una segretaria) perchè non tollero il criticare e il lamentarsi delle persone che non conoscono l'organizzazione della mia scuola, e in generale non tollero il tono di voce aggressivo delle persone. L'altro grande problema sono i colleghi. in generale mi trovo bene con tutti, ma con un collega non vado per niente d'accordo e ci "sopportiamo" a vicenda. Capita però che debba parlarci per richiedere date cose o. sollecitare lavori, e a quel punto mi prende una sorta di "paura" e non voglio affrontare questo compito, con il risultato che più di una volta sono stata ripresa dalla direzione proprio perchè non volendo parlarci ho creato problemi ai miei superiori. 
Oltretutto, mi trovo in difficoltà ad entrare nelle classi per consegnare dei documenti ecc.. cose normalissime, ma per me entrare in una classe piena di adolescenti mi scatena il panico;  spesso anche fare delle telefonate a persone che non sono il massimo dell'educazione mi rende nervosa.
Alla fine però mi sforzo sempre di eseguire tutti questi compiti perchè fanno parte del mio lavoro, però sento di fare delle figuracce qualche volta.
Non so se mi spiego, tuttavia potrei riassumere il tutto dicendo che mi faccio prendere troppo dalle emozioni e reagisco in maniera impulsiva. Invece vorrei riuscire ad affrontare le persone in maniera sicura e professionale, e spesso non ci riesco. Vorrei saper affrontare le persone con più fermezza, anche e soprattutto quelle con cui non vado d'accordo, perchè proprio per il mio ruolo sono "al centro del mirino" e 9 volte su 10 la colpa ricade su di me se non so gestire bene i rapporti con le persone.

Esiste qualche consiglio adatto a me? grazie per l'attenzione


Mia cara,
ricevo spesso richieste confuse in cui chi scrive non sa nemmeno cosa e perchè capitino certe situazioni. La Tua lettera, invece, è chiara, tanto da contenere al suo interno, domande e risposte. E' una buona cosa perchè quando c'è un certo grado di consapevolezza delle difficoltà o delle mancanze si è a buon punto per superarle.
Non vedo grossi problemi perchè capisco che “c'è la testa”.
Diciamo che devi smussare alcuni angoli ed essere consapevole che facendo parte di una società occorre accettare che tutti abbiano un parere ed un loro modo d'esprimerlo. Può non esserci gradito ma non possiamo pensare di cambiarlo ne di cambiare il modo di fare degli altri. E' molto più semplice e saggio cercare di cambiare il nostro o meglio, di adattare il nostro alle situazioni.
L'impulsività è uno stato dell'essere che non definirei neppure difetto. E' un modo. Può diventare difetto se usato nel momento sbagliato ma non esserlo in altre situazioni.
Avendo a che fare col pubblico indubbiamente l'impulsività Ti può creare difficoltà ma se sei consapevole di questo problema puoi gestirlo. Il vecchio “conta fino a tre” può essere ancora utile. Che ne dici?
Di fondo, mia cara, hai solo una grande insicurezza di Te stessa e, come sempre negli insicuri, l'aggressività è l'arma dietro cui ci si trincera; ci si ripara per paura degli altri.
“Prima che mi salti addosso, alzo la voce per far vedere che so difendermi”. Nel cervello parte questo concetto e la bocca fa il seguito.
Se prendi maggiormente atto delle situazioni, lentamente capirai ed uscirai da ogni situazione che Ti pesa. Quando un genitore viene a lamentarsi di qualcosa è ovvio che sia internamente alterato. Magari inizierà con tono di voce pacato poi, proseguendo, alzerà i toni. Se da parte Tua vi è un' alzata analoga di toni, la frittata è fatta. Ma se Tu sei consapevole, come lo sei, che chi è inquieto tende ad alzare i toni, al di là della propria volontà, quando questo avverrà non deve scuoterTi. Accettalo come una situazione piuttosto “logica” che capita in quei frangenti.

Posso suggerirTi :
davanti ad una persona che si sta alterando, scommetti con Te stessa che riuscirai a calmarlo e quando ci sarai riuscita, sarai fiera d'aver vinto la Tua scommessa. Ricorda che chi alza la voce è in grosse difficoltà quando si trova davanti qualcuno che, invece, è calmo e non reagisce allo stesso modo. Il suo cervello lo mette in allarme e dice: “stai attento perchè non sta perdendo la calma. Non è un debole che puoi guidare. E' troppo calmo. E' più forte di quanto sei tu”.
Davanti ad un comportamento calmo è molto facile che gli animi bollenti si raffreddino velocemente. C'è poi un atteggiamento verbale che può aiutarTi. In queste situazioni se Tu, sempre con molta calma ed un briciolo di sorriso, dici: “Posso capire il Suo sfogo ma può dirmi le stesse cose con calma, spiegandosi meglio, cosi che io possa aiutarla. Possiamo parlare serenamente. Lei ha un problema ed io sono a disposizione per cercare di risolverlo. Dobbiamo vedere le cose da lati diversi e con le giuste conoscenze. Ricominciamo daccapo. Mi dica.....”
Se qualcuno, come scrivi, si lamenta perchè non conosce l'organizzazione della scuola, puoi rispondere, sempre col sorriso: “ Ogni luogo di lavoro è organizzato secondo regole precise. Non si arrabbi senza prima conoscere come funziona la scuola. Ora le spiego tutto, poi lei vedrà se le sue lamentele sono ancora giuste. Anch'io a volte mi lamento di cose che non conosco per poi ricredermi e capire che facevo male. Vedrà che spiegandoci, le cose appariranno diverse.....”
Mi piacerebbe, cara, che Tu non usassi e togliessi dal Tuo vocabolario il verbo “tollerare” o meglio “non tollerare” perchè lo usi probabilmente molto spesso. Dire “non tollero” è estremo e non dà spazio agli altri.
“Non tollero che mi si dica; non tollero i comportamenti.....ecc...ecc..” è fortemente aggressivo. Se io desidero dire un mio parere o comunque relazionare con qualcuno che non tollera, sarò portato subito ad alzare la voce per cercare di farmi ascoltare. Se invece parlo con qualcuno che è disposto ad ascoltarmi, anche poi dandomi magari torto, userò toni pacati e la comunicazione proseguirà.

Circa il Tuo collega con cui non vai d'accordo, sappi che in ogni gruppo di lavoro esiste questo problema. Non possiamo trovarci bene o essere simpatici a tutti. Probabilmente, all'inizio, uno dei due è stato sgarbato, ha fatto un torto o semplicemente si è sentito non considerato. L'aggressività o la convinzione d'essere dalla parte della ragione (anche sbagliando) fa poi il resto.
Nel Tuo caso occorrerebbe un chiarimento definitivo tra Voi due per capire cosa non è andato in passato affinchè non debba più accadere. RicordaTi che la richiesta di un chiarimento per rasserenare i rapporti indica forza e capacità di gestione, due cose non da poco in un'organizzazione. Non so cosa dirà il Tuo collega, so però che Tu, in un eventuale colloquio davanti ad un caffè, dovrai essere disposta ad accettare il suo punto di vista anche se non lo condividerai. Potrà dirTi che sbagli nel modo di fare, che sei arrogante o chissà cos'altro. Ebbene, sappi che tutto quanto dovesse uscire dalla sua bocca, potrà solo essere un punto di partenza per una Tua analisi interiore. Sapere cosa pensano di Te e come Ti vedono gli altri è importante per capire il Tuo comportamento. Da parte Tua, digli cosa, secondo Te, non va nel suo modo di fare. Ma diglielo pacatamente e sempre con la volontà di chiarire il passato per gettare basi proficue per il futuro.
E veniamo all'altra situazione. Sei stata ripresa perchè il non voler parlare col collega ha creato problemi.
Questo è davvero male, anche per il Tuo futuro lavorativo.. Tutti sono giudicati dai Capi ed il giudizio è di estrema importanza quando mai dovesse accadere che si debbano fare valutazioni su promozioni o nuovi assetti.
Non devi assolutamente farTi prendere da “paure” per il fatto di dover parlare con qualcuno che non la pensa come Te. Anche il termine “paura” è piuttosto strano in questo contesto. Puoi provare fastidio, disinteresse, menefreghismo, ma paura....no. Se Tu provi paura significa che ritieni il Tuo collega più forte di Te. E' così?

Ed ancora, non pensare che devi sopportarlo, ma accetta il fatto che devi conviverci otto ore al giorno. Non è meglio conviverci con la consapevolezza che ognuno ha un proprio carattere che va accettato, bello o brutto che sia e che vanno cercati i punti di incontro piuttosto che gli altri? Potrai pensare, perchè così credo che sia, che non capisci perchè devi essere sempre Tu ad accettare gli altri e non l'opposto. Se cosi fosse, sappi che ognuno di noi dice la stessa cosa degli altri. Quindi anche il Tuo collega penserà che non capisce perchè dev'essere lui ad accettare ecc...ecc..
In un gruppo di lavoro ciò che vale è far proseguire la comunicazione ovvero, che le persone interagiscano tra loro per un fine comune quale la risoluzione dei problemi. Quindi il gruppo funziona se le persone si parlano, si accettano e guardano assieme nella stessa direzione. Possono esserci gli screzi ma occorre anche il buon senso e qualcuno, con buon senso, deve darsi da fare per superare le barriere e gli ostacoli. E questi si superano solo parlando, dialogando.
Noi siamo quello che abbiamo appreso; siamo il risultato delle nostre conoscenze e degli insegnamenti avuti. Del vissuto da bambini; della morale ricevuta. Siamo le paure che abbiamo visto in altri. I timori, i successi e gli insuccessi. Siamo una tale complessità che basta poco per farci andare in tilt.
Anche entrare in una classe in cui c'è un gruppo di adolescenti può creare ansie e panico. Non voglio qui analizzare le motivazioni che sono già inserite nelle frasi precedenti; certo è che gli adolescenti alla vista di una ragazza di venticinque anni faranno pensieri più o meno velati. E Tu da venticinquenne lo intuisci e Ti dà fastidio. E' un'intrusione che “non tolleri”. Non vuoi essere l'oggetto di pensieri e lazzi.
Gli adolescenti sono tali proprio ed anche per il loro comportamento. Oggi poi, più che un tempo. Lascia che dicano, che pensino o che immaginino. Tu sei Tu. Accetta che altri siano come vogliono essere.

Entrare in una classe vuol dire, in quel momento, avere gli occhi addosso da parte di tutti. Non Ti piace sentirTi guardata e osservata con quello che segue. Avere quaranta occhi puntati addosso per Te è come essere sottoposta ad un giudizio universale. Ed ecco le angosce e le paure. Paure d'essere giudicata.
Ma più continuerai ad avere queste paure e più le coltiverai come in serra, facendole divenire sempre più grandi e robuste. Fermati un attimo e domandaTi: “ma di che devo avere pura? Di qualche ragazzo? Di ciò che dicono o pensano guardandomi? Perchè? “
Forse Ti hanno insegnato o sei vissuta in un ambiente in cui si doveva fuggire o non approfondire certi argomenti o comportamenti. In cui la morale andava al di là di un logico corretto comportamento. Tutto possibile ma oggi sei maggiorenne, dimostri di avere capacità di espressione e di ragionamento e quindi assolutamente pronta e libera di accettare ciò che Ti circonda o meglio, di accettare che gli altri abbiano comportamenti diversi dai Tuoi ma comunque da rispettare pur se sbagliati.
Soluzione al problema: andare sempre più spesso nelle aule avendo coscienza che i ragazzi Ti guarderanno, criticheranno o giudicheranno. Anche in questo caso di a Te stessa che te ne fai un baffo di quaranta occhi su di Te. Scommettici e vinci la scommessa. Poi premiaTi con un “brava”.
Non mi dici perchè ritieni di fare delle figuracce e forse era importante saperlo perchè il nocciolo del problema è proprio in quella paura di fare figuracce.
Certo, non brilli di molta autostima. Ti senti inferiore o non adatta. Gli altri sono tutti più in gamba e per questo, per sopravvivere nella giungla devi aggredire. Credo invece che Tu sia notevolmente più forte di quanto pensi. Devi solo imparare a tirar fuori questa convinzione, tenendo presente che la forza è nella calma. Tanto più imparerai a gestire le situazioni con calma, tanto più rafforzerai il Tuo IO e diminuirai le paure e le ansie.
Finisci la Tua lettera con questo:

“Non so se mi spiego, tuttavia potrei riassumere il tutto dicendo che mi faccio prendere troppo dalle emozioni e reagisco in maniera impulsiva. Invece vorrei riuscire ad affrontare le persone in maniera sicura e professionale, e spesso non ci riesco. Vorrei saper affrontare le persone con più fermezza, anche e soprattutto quelle con cui non vado d'accordo, perchè proprio per il mio ruolo sono "al centro del mirino" e 9 volte su 10 la colpa ricade su di me se non so gestire bene i rapporti con le persone.
Esiste qualche consiglio adatto a me? “
Ho riportato per intero questa parte perchè Tu stessa dici già tutto. Passa solo dal condizionale al presente e agisci in tal senso.
Ancora scrivi di sentirTi al “centro del mirino” ed è questo che Ti complica la vita. SentirTi osservata. Devi invece pensare che se sei al centro del mirino è proprio perchè il Tuo ruolo è evidentemente importante. Non puoi allora fuggire per nasconderTi in un ruolo inferiore.
Godi e vai fiera di trovartTi in un ruolo di valore per il lavoro che svolgi. Non pensare invece di dover imparare a trattare le persone “con fermezza”. Questo termine non è il più adatto. Non devi usare la fermezza a tutti i costi e con tutti, nei rapporti. Se pensi di agire in questo modo, sicuramente sbaglierai. Mai agire secondo etichette o comportamenti standard. Ogni persona con cui hai a che fare è diversa da altre e diversa da Te. Devi relazionare con tutti andando loro incontro, rispondendo ai loro bisogni secondo il loro stesso modo di esprimersi o agire. Un po' come dire: “mettersi nei panni degli altri”. Con un po' di confusione invece, Tu vorresTi che gli altri si mettessero sempre e solo nei Tuoi oppure vorresTi che tutti mettessero gli stessi panni.
Fermezza quindi solo con chi abbisogna di direttive certe o risposte chiare ed univoche. In questo caso la fermezza è benvoluta perchè è un aiuto. Dialogo e raggiungimento di accordo sulle finalità, con chi invece sai che sa valutare e capire.
Nove volte su dieci oggi Ti senti dire che la colpa è Tua perchè non sai gestire i rapporti interpersonali.

ParTi proprio da questo punto per migliorarTi . Datti l'obiettivo di ridurre questo 9 su 10. Ce la puoi fare benissimo perchè devi solo diffidare meno degli altri e non aver paura dei giudizi. (Forse con questo ultimo concetto ho detto tutto). Apriti sopratutto con chi hai difficoltà di rapporti, perchè quando sarai riuscita a risolvere i problemi di rapporti con questi, tutto il resto sarà solo una lunga e bellissima discesa.
Se vuoi saperne di più sui rapporti interpersonali e sulla soluzione dei disaccordi tra colleghi cerca in archivio e trovereai spunti utili.
Intanto, leggiTi e rileggiTi queste pagine e , se avrai bisogno, scrivi ancora. Ti credo però capace di riuscire a risolvere bene i Tuoi problemi.
In bocca al lupo.