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domenica 20 maggio 2012

PENTITO DAL RITORNO


Andrea     (loc. n.c.)

Buongiorno,
leggendo il Vostro blog ho trovato spesso spunti di riflessione interessanti ed è per questo che vorrei chiederVi un parere su una decisione intrapresa e che non si è rivelata oculata.
Dopo quasi 6 anni trascorsi in una azienda (come primo lavoro), a settembre scorso ho accettato una nuova offerta perchè la situazione finanziaria della ditta in cui operavo non era delle migliori. Il nuovo lavoro mi ha offerto condizioni nettamente migliori, ma mi ha obbligato a trasferirmi, anche se non era nelle mie intenzioni per motivi familiari.
Dopo 7 mesi sono stato ricontattato dalla precedente azienda per un possibile reinserimento. Nonostante le mie perplessità, più fonti mi avevano garantito l'entrata di alcune commesse piuttosto sostanziose, con prospettive più rassicuranti; anche un cambio nella direzione amministrativa mi  aveva fatto pensare ad aria nuova.
Dopo lunga riflessione ho poi deciso di accettare, più per motivi logistici personali, e di rientrare nella prima azienda, rinunciando anche alla posizione più appetibile che ricoprivo nella seconda.
Una volta rientrato ho dovuto constatare, purtroppo, che quanto dichiarato è ancora in fase di "evoluzione" e subordinato ad alcuni sviluppi, ed ho dovuto ricredermi su quanto si diceva in merito di non tornare sui propri passi. E' stato certo un rischio che ho accettato di assumermi, ma adesso mi trovo nella scomoda situazione di aver rinunciato ad un buon posto per tornare esattamente al punto di partenza.
Quindi adesso che fare? Attendere le evoluzioni o nel frattempo mettersi nuovamente in gioco alla ricerca di una nuova possibilità? E come inserire in modo accettabile questi cambi nel proprio curriculum?
Vi ringrazio per il vostro aiuto.

Andrea



Caro Andrea,
ciò che spesso ci rovina sono le fonti. Qualcuno dice; altri mi hanno detto; sembra che...; dovrebbe accadere...; probabilmente avverrà..; o ancor peggio, al posto del condizionale viene usato il futuro prossimo
o  il presente.
L'azienda sta avendo; a giorni arriveranno nuove commesse  ecc.ecc...
Nel momento in cui Lei stesso, dall'interno e quando c'era  si è reso conto che l'azienda non navigava in ottime acque tanto da farLe intuire che sarebbe stato meglio uscirne togliendosi dalle spalle quello che sarebbe potuto divenire un peso ed un problema; nel momento che è riuscito nell'intento trovandosi un altro posto che, a detta Sua, Le ha dato condizioni nettamente migliori, perchè tornare?
Posso capire che la Sua molla sia stata il rientro in famiglia ma avendo già accettato  mentalmente o per necessità il trasferimento, perchè non mantenere questa linea più certa e sicura?
Ogni trasferimento di lavoro è pesante all'inizio, poi, come tutto nella vita, si accetta, ci si adatta ed alla fine non è così tragico sopratutto quando dietro vi è la sicurezza di un lavoro che premia.
Quando viene richiesto un trasferimento che non è nella logica di chi lo deve sopportare ci si deve porre subito se farlo o meno. Si può non accettarlo e si torna a cercare un'occupazione sotto casa ma se lo si accetta si dovrebbe andare avanti.
Lei sa bene che, oltretutto, se ci si tiene alla carriera, in fase di un colloquio di lavoro chi è disponibile a trasferimenti o si è trasferito per lavoro è meglio considerato perchè dimostra una maggiore libertà e apertura mentale.
Non Le chiedo se nel lavoro che svolgeva nella seconda azienda si stava trovando bene perchè Lei stesso scrive che  tornando ha rinunciato ad un posto più appetibile che ricopriva e  ad un buon posto.
Ricordiamoci che la famiglia è felice se è unita e si vive serenamente ma, se pur essendo unita  non c'è serenità e sicurezza nel lavoro per garantire il proseguo come lo si vorrebbe, ne soffre anche la famiglia stessa.
La prima azienda Lo ha ricontattato dopo  sette mesi. Diffido sempre di un'azienda che ricontatta chi se n'è andato. Perchè lo fa?  Possibile che non abbia  all'interno qualcuno da far crescere? Necessita proprio di colui che è uscito? Ed allora perchè lo ha lasciato andare?
Già questo dimostra un po' di confusione nella gestione delle risorse, confusione che crea sempre grossi malumori tra il personale rimasto che vede, quando accade, il ritorno di uno che è uscito e che torna  magari con compiti maggiori e stipendio più alto.
La ricerca di riavere chi se n'è uscito dimostra spesso un vuoto gestionale delle risorse  che non è rassicurante. Se tanto mi dà tanto....anche il resto andrà nello stesso modo.
Veniamo al presente. Ora Lei è tornato per rendersi conto che poco è cambiato e che le promesse e quanto dichiarato sono ancora in fase di evoluzione (il che, sa bene, spesso significa, che non avverranno per niente).
Mi par di capire che Lei sia un Amministrativo, quindi più idoneo a sapere in che acque versi l'azienda. Non è un commerciale ma vivendo nell'azienda non dovrebbe essere difficile anche sapere come viene gestita la parte commerciale.
La gestione è ciò che vale. Quando sento parlare di arrivo di nuove commesse che “dovrebbero salvare il futuro” tremo un poco. Lo sento sempre dire quando le aziende non hanno più nulla da dare.
Forse, questo unito al fatto che il direttore amministrativo se n'era andato, avrebbe dovuto farLa riflettere un po'.
Ad ogni buon conto oggi Lei è lì. E' un rischio che ha accettato. Cosa devo dirLe?   Cambiando azienda ed andando verso qualcosa che non si conosce, vuol dire accettare un rischio. Tornare  in una situazione  che La fatta allontanare volontariamente ...non è un rischio, è un errore.
Dice bene quando scrive che  è al punto di partenza.  Ed ora che fare?
Rimanga, faccia al meglio il Suo lavoro; speri che arrivino questi cambiamenti e sviluppi ma non perda occasione per rimettersi sul mercato.
Il Suo curriculum può effettivamente soffrirne perchè è sempre poco giustificabile un rientro (che io tra l'altro sconsiglio sempre).  In un contatto diretto con un'azienda potrebbe anche essere non valutato ma se dovesse trattare con un'agenzia o un cacciatore di teste, lo noterebbero subito.
Vediamo cosa fare.  Lei potrebbe seguire questa logica:
non dire che se n'è andato dalla prima azienda perchè non tirava buon vento ma solo perchè la seconda Le offriva incrementi di guadagno e di carriera.
Inoltre: la prima azienda era dispiaciuta della Sua uscita e sin da subito aveva iniziato a contattarLa per un rientro.  La seconda azienda che Le aveva promesso carriera, a seguito di ristrutturazioni interne improvvise, aveva accantonato quello che doveva essere fatto quasi subito per Lei.
Insomma, un buon posto ma quasi certamente chiuso, facendo così venir meno le motivazioni del cambiamento.
Detto questo, tenga a mente questo filo conduttore: Lei ha una parola a cui tiene e vuole che anche gli altri l'abbiano con Lei. Se questa vien meno; se l'azienda in cui è andato ha promesso e non mantenuto, vien meno il Suo impegno a collaborare con l'azienda stessa.
Ad un ulteriore nuovo contatto avuto direttamente dalla Direzione per farLa tornare, con adeguamenti più che soddisfacenti di stipendio e ruolo, Lei ha così deciso di tornare anche se.....il ritorno in un'azienda lasciata non lo avrebbe voluto fare.
Questo è il filo più logico che intravedo nella Sua situazione.
Rimanga ma cerchi.
Cordiali saluti.