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venerdì 24 dicembre 2010

LA GESTIONE DEL TEMPO 3

Qualche settimana fa, giovedì 18 Novembre, rispondevo ad una lettera (NATURALI PAURE) e promettevo, al termine della risposta, che appena possibile avrei approfondito il tema relativo alla gestione del tempo.
Ho atteso a farlo perchè su questo tema avrò probabilmente già scritto in passato e non volevo o vorrei ripetermi ma non avendo tempo per cercare quanto forse scritto, devo rischiare di ridire pensieri che a molti potranno non apparire nuovi.
Per brevità cercherò di elencare i fattori, sull'argomento, che ritengo importanti. Va da sé che, in qualunque momento potremo approfondire.

Mettendomi al computer ho capito che avevo già in mente di analizzare la gestione del tempo proporzionalmente alla mansione di un Manager, colui cioè più coinvolto. Mi pare di ricordare che anche la persona che mi aveva scritto, una donna, fosse Manager.

Il problema della gestione del tempo, comunque, può esistere per chiunque stia lavorando. Ovvio che un collaboratore potrà gestire i problemi che possano riguardarlo verso eventuali pari a lui e quindi non tutto ciò che dirò può andar bene per tutti.


SECONDA PARTE.


sui PRINCIPI PER UN'OTTIMALE GESTIONE DEL TEMPO.



Ecco, come promesso, una carrellata con qualche riflessione sui principi per ottimizzare il tempo lavorativo.


PIANIFICAZIONE
Ho già qualche volta scritto in passato che ogni ora spesa per una pianificazione efficace fa risparmiare addirittura tre o più ore nell'applicazione, dando inoltre luogo a risultati migliori. Non è questo un modo di dire. E' stato più volte provato anche dal sottoscritto con veri successi.
Fallire la pianificazione significa pianificare il fallimento. (Non è un concetto mio ma l'ho fisso in mente da sempre).


PROGRAMMAZIONE GIORNALIERA
Un buon Manager dovrebbe di norma effettuare sempre una programmazione giornaliera, da effettuare nel pomeriggio, sui temi e sulle questioni da svolgere o trattare il giorno seguente. Parrà strano e poco importante darsi un impegno così preciso ma, alla fine della giornata, prendersi il tempo per riflettere e pianificare le azioni del giorno dopo (o comunque le azioni da svolgere nei giorni successivi) permette di chiudere la giornata più sereni, senza l'angoscia del giorno dopo e delle incognite che può riservare.
Sapere in anticipo cosa si andrà a fare dal giorno dopo permette alla mente di predisporsi al meglio. Il giorno successivo, ci si troverà molto meglio sapendo esattamente cosa è stato programmato di fare. Il lavoro sarà da subito più fluido e verrà affrontato con maggiore serenità.
Ricordo che, nella programmazione, non si dovrà pensare a ciò che c'è da fare ma si dovrà prendere carta e penna e scrivere l'impegno di cui ci si occuperà ed il tempo che si vorrà impegnare. In pratica, una vera e propria scaletta da tenere sottomano e da controllare affinchè tutto scivoli come previsto, compresi i tempi.
Ad esempio:
entro le 10 portare a termine problema analisi costo prodotto X
incontrare Rossi max mezz'ora.
dalle 10,30 alle 11 controllare andamenti fatturati
11,00 /12.00 stesura prima bozza obiettivi BB per successivo meeting
e così via di seguito sino alle ore pomeridiane in cui apparirà:
17.00/18.30 controllo posta della giornata, risposte e pianificazione di eventuali incontri su temi da discutere con colleghi o collaboratori
18.30/19.00 risposta telefonate arrivate nella giornata


OBIETTIVI
Non sempre è chiaro che si ottengono risultati molto più efficaci perseguendo con forte risolutezza obiettivi programmati piuttosto che impegni casuali.
Ad esempio: il concetto fondamentale di “gestione per obiettivi” (Management by objectives) si fonda proprio su questo sperimentato principio.


PRIORITA'
Non sottovalutate la priorità da dare ai veri temi. Bisogna sempre preventivare il tempo disponibile e distribuirlo per compiti da svolgere secondo una sequenza ordinata di priorità.
Paradossalmente chi non lo fa si trova si trova sempre a distribuire il proprio tempo in maniera inversamente proporzionale all'importanza dei loro compiti.
E' insito nella nostra mente pensare di toglierci subito i piccoli problemi per avere poi tempo per dedicarci ai grossi. Questo accade spessissimo negli uffici. Si pensa, in questo modo, di agevolare il lavoro ma quando si inizia a gestire le piccole cose il tempo vola via e a sera si dice: “pensavo fossero piccoli problemi invece se n'è andato un giorno”. E la pianificazione è stata completamente ribaltata.
Altro suggerimento per un'ottimale gestione del tempo è quello di non rimandare a dopo gli impegni o i problemi che riteniamo fastidiosi. Il Manager tende a gestire e rimandare le cosiddette ”rogne” solo dopo aver portato avanti gli altri impegni. Va ricordato invece che un problema fastidioso che si sa di dover gestire e lo si rimanda, rimane nella nostra mente tutto il giorno e ci farà lavorare con un malessere inconscio perchè la mente sa di doverlo poi affrontare. Quindi, non ci sono scusanti. Un buon Manager per prima cosa si toglie di torno queste “rogne” affrontandole subito e, successivamente, con mente serena lavorerà molto meglio.


SCADENZE
Ogni compito da svolgere ed ogni decisione da prendere deve avere una scadenza precisa e pianificata ed un vero Manager deve abituarsi a mantenerla. Farlo, aiuta veramente i Managers a superare esitazioni, indecisioni e rinvii.
Davanti ad un problema urgente che viene sottoposto, un buon Manager non deve scomporsi. Verifica i suoi impegni e le scadenze e pianifica anche quel problema urgente in modo che non vada a creare scompiglio nella programmazione già fatta. Personalmente penso che nella pianificazione giornaliera ci si possa tenere una mezz'ora libera a disposizione proprio per queste situazioni. Mezz'ora che, se non occupata da queste urgenze, si riempie anticipando altre pianificazioni. Ciò non significa che l'urgenza si affronta appena si verifica, spostando tutto il resto. Si affronterà, pianificandola, nella mezz'ora destinata.
Non ho mai visto urgenze che non potessero essere gestite anche il giorno dopo.
Ricordate quindi che le scadenze pianificate e mantenute danno sicurezza al lavoro.


PREVEDERE L'IMPREVEDIBILE
Su questo tema ho tenuto una serie di corsi perchè, per un Manager, prevedere l'imprevedibile, al di là del gioco di parole, è più importante di quanto si pensi.
Agire d'anticipo è in genere più efficace che non agire successivamente per porre rimedio a qualcosa. Si dice: “fai una cosa oggi per non farne cento domani”.
Prevedere quanto potrebbe succedere, programmando di conseguenza, evita le sorprese e rafforza la sicurezza del Manager.



Alla prossima puntata con altri principi.

lunedì 20 dicembre 2010

LA GESTIONE DEL TEMPO 2

Qualche settimana fa, giovedì 18 Novembre, rispondevo ad una lettera (NATURALI PAURE) e promettevo, al termine della risposta, che appena possibile avrei approfondito il tema relativo alla gestione del tempo.
Ho atteso a farlo perchè su questo tema avrò probabilmente già scritto in passato e non volevo o vorrei ripetermi ma non avendo tempo per cercare quanto forse scritto, devo rischiare di ridire pensieri che a molti potranno non apparire nuovi.
Per brevità cercherò di elencare i fattori, sull'argomento, che ritengo importanti. Va da sé che, in qualunque momento potremo approfondire.

Mettendomi al computer ho capito che avevo già in mente di analizzare la gestione del tempo proporzionalmente alla mansione di un Manager, colui cioè più coinvolto. Mi pare di ricordare che anche la persona che mi aveva scritto, una donna, fosse Manager.

Il problema della gestione del tempo, comunque, può esistere per chiunque stia lavorando. Ovvio che un collaboratore potrà gestire i problemi che possano riguardarlo verso eventuali pari a lui e quindi non tutto ciò che dirò può andar bene per tutti.


SECONDA PARTE.



ISTRUZIONI NON CHIARE
Va fatta molta attenzione nel diramare istruzioni o messaggi. Essi devono essere inviati solo ai diretti interessati per evitare che altri, leggendo anche solo in copia perdano tempo per nulla. Ogni tipo di messaggio o istruzione, inoltre, dev'essere chiara e concisa pur contenendo tutti gli elementi e le informazioni utili. Se così non è, chi legge si troverà in difficoltà. Terrà fermo il tutto sino a quando non potrà parlare col Manager che l'ha inviata. In questo modo vi è una doppia cattiva gestione del tempo.


CONFUSIONE SULLE RESPONSABILITA' E SULLE AUTORITA' AZIENDALI
Questo punto, come del resto anche altri precedenti, coinvolgono i Manager come le aziende.
Una situazione di poca chiarezza dei compiti, delle responsabilità e dell'autorità di ognuno in azienda, tende a creare situazioni di stallo nella presa di decisioni e conseguente perdita di tempo. Così, un Manager non invierà messaggi o richieste a personale non da lui dipendente anche se in accordo col Capo del dipendente stesso. Invierà il messaggio al collega Manager che provvederà a passarlo a chi di dovere.
Dev'essere chiaro in Azienda il compito di ogni Manager ed il limite delle responsabilità. Può capitare e capita spesso che, sull'onda di una falso “snelliamo i processi e le procedure” un collaboratore di A invii ad un collaboratore di B una richiesta che avrebbe dovuto avere l'ok del responsabile. Così come capita che, sempre il collaboratore di A invii al Manager B una richiesta per recuperare tempo, senza che il proprio Capo ne sappia nulla. Ciò non snellisce le procedure ma può creare problemi che successivamente portano via tempo prezioso.
Che ognuno vada direttamente a discutere con l'interessato di un altro reparto senza che i Capi lo sappiano o addirittura col beneplacito dei Capi non è uno snellire i processi ma una volontà a scaricarsi di problemi e responsabilità da parte dei Manager che danno questi ordini.


TARDE O IMPRECISE INFORMAZIONI
Altro fattore di perdita di tempo. In azienda circolano sempre decine di informazioni. Più queste saranno precise e puntuali, maggiore sarà il tempo risparmiato. Un'informazione che impiegasse qualche giorno per raggiungere l'ufficio del piano di sotto o la scrivania a fianco porterebbe un ritardo a tutto un processo che l'informazione stessa probabilmente esige.
Vi domanderete perchè io non coinvolga in queste situazioni che scrivo l'uso del computer. Sarà balzato subito alla mente in qualcuno che un'informazione oggi arriva in tempo reale se inviata via e.mail e quindi ciò che dico può apparire obsoleto. Lo faccio appositamente perchè l'e.mail è oggi la massima colpevole di perdita di tempo negli uffici.
Andrebbe vietato l'uso. Le informazioni devono essere sempre archiviabili e rintracciabili velocemente. Le archiviazioni su carta, paradossalmente sono più rintracciabili e corrono meno rischi di perdita. In una discussione o in un meeting, un foglio può essere letto e tenuto tra le mani da tutti i partecipanti. Una e.mail va inviata anche a chi non era in elenco affinchè possa esserne presa visione.
Oggi, l'invio di e.mail arriva al paradosso per cui l'impiegato ed il Manager stesso è incollato al video per leggere e dare risposte immediate che ricevono risposte a cui dare risposta ecc...ecc...
E spesso gli invii di risposta contengono solo “si”, “no” “sono d'accordo” “quando” “ok” “parliamone” in una seria infinita di passaggi di palla che terminano per far dimenticare i problemi stessi.


LASCIARE LAVORI INCOMPLETI
Quando si inizia l'analisi di un lavoro si deve anche essere certi di portarlo a termine entro lo spazio di tempo che ci si era prefissi. Spesso il Manager inizia una riflessione su un problema importante infarcendo questo compito di improvvisi incontri, meeting o discussioni di gossip, interrompendo e riprendendolo diverse volte. In questo modo, oltre ad essere certo di non finirlo nei tempi corretti arriva a lasciarlo sulla scrivania per riprenderlo il giorno successivo. Se poi il giorno dopo vi sono altri impegni, arriverà a non finire quell'analisi come potrebbe farla finire senza un'accurata attenzione.
Di norma un buon Manager inizia un lavoro sapendo di poterlo finire entro i termini fissati. In altro caso, allunga la propria giornata alla scrivania.


MANCANZA DI AUTODISCIPLINA
Se un Manager non sa darsi una linea di condotta precisa e severa non potrà mai gestire bene i propri collaboratori. Potrà dare ordini ma non sarà una guida.
I collaboratori stimano un Capo quando vedono in lui una persona a cui non può essere addebitato alcunché.
Un Manager preciso avrà collaboratori precisi.


STAFF IMPREPARATO
Un buon Manager avrà sempre uno staff di prim'ordine. E lo staff va preparato con cura dal Capo stesso. Se un Manager è l'immagine dei propri collaboratori, il suo team sarà l'immagine della propria capacità di guida.
La preparazione dei collaboratori non è una perdita di tempo ma è un buon uso del tempo. Uno staff che funziona è di un aiuto tale a cui spesso non si pensa.
Dico solo che un buon ufficio ben preparato dal Manager potrebbe proseguire il lavoro anche in assenza del Manager stesso.
Quando uno staff è stato formato bene dal proprio Capo, la giornata del Manager può essere davvero gestita con estrema semplicità.
Se il Manager non è all'altezza di questo compito e si accontenta di ciò che trova, lavorerà sempre in tensione, con difficoltà e con notevoli possibilità che dal suo team non venga nulla di buono.


SOCIALIZZAZIONE
Eccomi all'ultimo fattore di perdita di tempo che mi viene in mente.
Non credo ci sia molto da dire. Socializzare non significa passare mezz'ora ogni due ore alla macchinetta del caffè a parlare del più o del meno con le impiegate. Il tempo, in quelle condizioni passa senz'altro gradevolmente, ma passa... A fine giornata il Manager si può trovare con un paio d'ore o più non sfruttate in modo profittevole (per lo meno aziendalmente).
Ricordo anche che i collaboratori hanno un punto di vista estremamente chiaro e critico verso i Manager che agiscono così. Non lo daranno a vedere ma dentro di sé non danno mai una positiva valutazione di un Capo che perde tempo alle macchinette.
Socializzare con la segretaria tenendola in ufficio a parlare dei vari gossip aziendali con la scusa che è utile conoscere ciò che succede in azienda è altrettanto una perdita di tempo che non trova scusanti.
La socializzazione, se si vuole, la si fa dopo l'orario d'ufficio. Ma qualunque Manager si accorgerà allora che nessuno, fuori dell'orario di lavoro, è così interessato a socializzare (a meno che non vengano pagati gli straordinari!)



Termina qui la parte relativa ai fattori utili alla perdita di tempo.
Prossimamente scriverò sui PRINCIPI PER UN'OTTIMALE GESTIONE DEL TEMPO.
Arrivederci.

giovedì 16 dicembre 2010

LA GESTIONE DEL TEMPO

Qualche settimana fa, giovedì 18 Novembre, rispondevo ad una lettera (NATURALI PAURE) e promettevo, al termine della risposta, che appena possibile avrei approfondito il tema relativo alla gestione del tempo.
Ho atteso a farlo perchè su questo tema avrò probabilmente già scritto in passato e non volevo o vorrei ripetermi ma non avendo tempo per cercare quanto forse scritto, devo rischiare di ridire pensieri che a molti potranno non apparire nuovi.
Per brevità cercherò di elencare i fattori, sull'argomento, che ritengo importanti. Va da sé che, in qualunque momento potremo approfondire.

Mettendomi al computer ho capito che avevo già in mente di analizzare la gestione del tempo proporzionalmente alla mansione di un Manager, colui cioè più coinvolto. Mi pare di ricordare che anche la persona che mi aveva scritto, una donna, fosse Manager.

Il problema della gestione del tempo, comunque, può esistere per chiunque stia lavorando. Ovvio che un collaboratore potrà gestire i problemi che possano riguardarlo verso eventuali pari a lui e quindi non tutto ciò che dirò può andar bene per tutti. Chiarito quindi che mi rivolgo a Manager, partiamo.


I PRINCIPALI FATTORI DI PERDITA DI TEMPO

(la scena è l'ambiente di lavoro di un'azienda)


INTERRUZIONI TELEFONICHE
un tempo il Manager era alla scrivania e le telefonate venivano spesso filtrate. Malgrado questo, già molti anni fa, le interruzioni telefoniche erano uno dei principali fattori di perdita di tempo. Oggi, con uno o più cellulari sul tavolo, il Manager è in balia del telefono. E spesso il comportamento del Manager è fastidiosissimo per chi ha la disgrazia di trovarsi a discutere con lui. Può capitare che chi è al suo cospetto non possa nemmeno terminare una frase o un concetto iniziato. E' sufficiente che il Manager dica: “mi scusi, devo rispondere” e tutto si interrompe. Dopo pochi attimi, ritornando sull'argomento, ecco una nuova chiamata e ritornano le scuse. E se non c'è la telefonata, appare un messaggio che il Manager legge di traverso, con gli occhi, fingendo di ascoltare ciò che dice chi ha di fronte.
Quasi non bastasse, lo schermo del personal attira costantemente gli occhi del Manager che si aspetta continue e.mail.
Atteggiamento assolutamente sconcertante del Manager verso chiunque abbia davanti ma anche situazione di gestione del tempo completamente fuori controllo. Ciò che può essere detto e discusso in pochi minuti, si dilata e non viene mai approfondito. Il Manager si accorge solo quando è tardi che il tempo è volato.


VISITE NON ATTESE
Presumendo che i visitatori esterni siano ricevuti su appuntamento, le visite non attese sono quelle di colleghi, superiori o collaboratori che, con la scusa del “passavo di qua” entrano per discutere di qualcosa. Qualche volta di temi anche importanti che non possono però essere gestiti del Manager in quel momento, non essendo preparato. Ma spesso, si va a trovare il collega per parlare della partita, o di un po' di gossip aziendale. Se si accettano queste interruzioni del lavoro, la perdita di tempo è infinita. Il buon Manager parla coi colleghi quando vi è motivo di farlo, in un meeting o su appuntamento. Non si deve derogare.


MEETING
La mania del “facciamo un meeting” è contagiosa e si moltiplica costantemente. Per un nonnulla c'è sempre qualcuno pronto a voler fare un meeting, anche per cose che potrebbero essere discusse tra due persone.
Un meeting solitamente coinvolge più persone, anche non espressamente addette, dilatando così i tempi per arrivare ad una conclusione.
Indire un meeting solo quando si ritiene assolutamente necessario, coinvolgendo solo coloro che sono interessati al problema. Se i risultati a cui si arriverà dovessero poi interessare collaboratori o altri reparti, si invierà loro un rapporto del meeting stesso.


DELEGHE NON EFFICACI
Tutto ciò che può essere portato avanti e sviluppato da un collaboratore dev'essere a questi affidato. In questo modo è possibile risparmiare tempo prezioso. Ma non si deve destinare una mansione ad un collaboratore che non abbia l'esperienza o la capacità di portare avanti quanto affidatogli. Scaricare ad altri un problema per toglierselo di torno non è un risparmio di tempo perchè tornerebbe indietro successivamente ancor più ingarbugliato e con minor tempo a disposizione per risolverlo. Quindi un buon Manager deve sapere affidare i compiti giusti ai collaboratori più adatti.


MANCANZA DI OBIETTIVI, PIANIFICAZIONE E PRIORITA'
Per poter gestire bene il proprio tempo il Manager deve avere in mente obiettivi precisi a cui mirare, una corretta pianificazione per arrivare agli stessi ed idee chiare sulle priorità che ogni obiettivo ha su altri.
Troppo spesso vedo Manager che non hanno la minima idea di come darsi obiettivi e di come pianificarsi i tempi per raggiungerli. Figurarsi quindi come sia possibile che possano darsi priorità. Ed è sempre in questo modo che il tempo galoppa a loro sfavore.


VOLER GESTIRE MOLTE COSE CONTEMPORANEAMENTE
Non è mai stato scritto da alcuna parte, ma è un concetto piuttosto comune, che un Manager è tale quando riesce a gestire molte cose, velocemente. Nulla di più errato. Un buon Manager può portare avanti un solo obiettivo, se è importante, per più giorni. Ciò che conta è riuscire a gestirlo bene. In un Manager si chiede la qualità del lavoro, non certamente la quantità.
La gestione in contemporanea di diversi obiettivi, porta spesso ad un risultato forse appena sufficiente per ognuno. Ma per raggiungere obiettivi poco soddisfacenti non serve un Manager.


GESTIRE LE CRISI
La gestione delle crisi è un altro fattore importante di perdita di tempo. Se un Manager ha alla proprie dipendenze un reparto o vari collaboratori si può trovare a dover gestire le crisi che inevitabilmente avvengono nei luoghi di lavoro. Anche gli approfondimenti su queste crisi, le discussioni e la ricerca di idonee soluzioni vanno messe nel piano della giornata, analizzate e possibilmente risolte nel tempo che si è deciso di destinare loro. Fingerle di non vederle o sottovalutarle può creare problemi ancor più lunghi da gestire quando le crisi si incancreniscono.


SCRIVANIA INGOMBRA
Purtroppo pare esserci un nesso tra incapacità manageriale e scrivania ingombra. Personalmente ho sempre associato scrivanie poco sgombre ad uffici in cui operano “esecutori”. La scrivania del manager dovrebbe essere poco ingombra di carte. Dovrebbero cioè trovar posto, sotto gli occhi, solo i documenti inerenti le cose dal fare quel giorno o tuttalpiù relazioni o piani che devono trovar soluzione nei primi giorni successivi. Una scrivania troppo carica di carte, spesso addirittura impolverate o con forte evidenza di starsene lì da mesi, dimostrano disorganizzazione del singolo. Ed un Manager che non sa organizzarsi significa che non sa gestire il proprio tempo.


RINVII ED INDECISIONI
Ogni decisione non presa; ogni rinvio ad un successivo momento indicano una situazione di perdita di tempo. Ecco un altro fattore negativo. Rimandare una decisione significa occupare tempo successivo che andrebbe speso per un altro piano o un'altra decisione. Se una decisione implica inoltre il coinvolgimento di collaboratori è naturale che un rinvio implichi anche una perdita di tempo di queste persone che si troveranno, a loro volta, a non poter svolgere altri compiti nei tempi logici.


INCAPACITA' DI DIRE DI NO
Altro fattore di perdita di tempo. Il Manager deve saper anche dire no quando qualcosa chiesto o suggeritogli può creargli problemi o inconvenienti nel momento in cui vengono chiesti. Un incontro inaspettato; un meeting improvviso; la richiesta di un collaboratore non devono porlo nella condizione di non fare ciò che era in programma. E' buona norma quindi che un meeting sia pianificato ed un incontro concordato nella data e in orario che non crei problemi.



Termina qui questa prima parte di analisi. Nei prossimi giorni proseguirò.

lunedì 13 dicembre 2010

PERDENTE? CHE FACCIO ?

Anna B. (Milano)


Non sono più giovanissima, secondo i canoni che voi richiedete per dare risposta, ma spero che ugualmente possiate darmi una mano. Ho 35 anni, laureata, con una posizione sociale che non mi soddisfa, certamente timida, carina e con una normale rete di amicizie.
Se penso a me comunque non mi sento vincente. Ho un grado di insoddisfazione molto alto, più nervosa di quanto sia la media e, ripeto, insoddisfatta. Vorrei in molte situazioni di lavoro dichiarare che non sono d'accordo; vorrei dire che sono gli altri a sbagliare ma le parole non mi escono e quindi termino sempre per accettare.
Per superare questa situazione presumo di dovermi rivolgere ad uno psicologo per una serie di sedute. Non voglio impegnarvi oltre e quindi vi chiedo solo se potete allargare la mia visione sul tema per capire sino a che punto sbaglio.
Grazie


Gentilissima Anna,
più volte ho risposto su questo tema. Il Suo problema, se ciò può rassicurarLa, è un problema di molti. Non tutti sono ottimisti; non tutti sono sempre certi di farcela; non tutti sanno rimanere freddi davanti alle situazioni della vita.
Devo dirLe che, tendenzialmente, noi tutti siamo vincenti. Vi sono situazioni in cui questo essere appare più evidente o vien fuori di prepotenza. Altre situazioni vedono la nostra parte perdente, prevalere. Il vincente è più portato a ricordare e ad affidarsi a situazioni che gli hanno dato soddisfazione; il perdente tende a ricordare l'opposto. Costui avrà sempre in mente la situazione in cui ha perso o non ha avuto coraggio. Col tempo, il perdente sarà inoltre portato a vedere l'essere perdente, come una situazione di cautela. Il vincente è colui che rischia e può sbagliare; il perdente, non rischia e quindi ha meno occasioni di farlo.
Malgrado questo, ripeto, siamo tutti vincenti e quindi anche Lei può tornare ad esserlo. Per iniziare, deve comprendere che si debbono accettare i rischi ben consapevoli che possono portare a fiaschi.
Poiché Lei accenna a problemi e situazioni di lavoro, su tanto mi soffermo.
Mi capita, nella mia vita lavorativa, di trovarmi a dire “cerchiamo di fare bene questa raccomandazione” e di sentire, nel gruppo di Assistenti, sempre qualcuno rispondere “ tanto la Casa Madre non approverà”.
Ecco questo è il primo esempio di atteggiamento perdente che Le faccio. Ma potrei continuare. Un assistente un giorno mi disse: “io ritengo di essere bravo e preparato ma credo anche di poter migliorare ancora...” ed altri invece che ripetevano spesso: “ non sarò il primo ma non sono neppure peggio dei colleghi”. (Lascio ovviamente a Lei capire chi si identifica come vincente o perdente in queste situazioni).
C'è un progetto da portare avanti. Non è difficile. Voglio solo capire a chi affidarlo. Chiamo un Assistente e glielo presento. Mi risponde “Molto bello. Interessante. Ci tento”.
Lo ringrazio e chiamo altri. (Il lavoro va svolto in team). Ad un certo punto, un Assistente risponde: “E' una cosa che non abbiamo mai fatto”.
Ricordi, cara Anna, che un vincente accetta il rischio di fare errori pur di migliorare. Il perdente tende a non fare le cose proprio per paura di sbagliare.
Un vincente, nel tentativo di essere utile, di migliorarsi e di risolvere un problema, tende a concentrarsi sul modo migliore di superare i problemi che si presenteranno inevitabilmente. Il perdente, tende solo a pensare ai problemi che incontrerà, ma non andrà oltre. Non cercherà le soluzioni.
Il vincente si sente sempre molto responsabile del proprio lavoro, qualunque esso sia. Il perdente, pensa che quello che fa è un lavoro come altri.

Come può capire, il comportamento del perdente non tende a mirare ad ottenere un risultato e la sua partecipazione sarà data dal non commentare.
Le ho fatto alcuni esempi e poiché sono certo che Lei sia intelligente ritengo siano sufficienti a farLa riflettere. In ogni situazione, personale o lavorativa, siamo noi che scegliamo quale comportamento mentale usare. Se impariamo ad accantonare gli atteggiamenti perdenti e puntiamo a parlare o a tenere atteggiamenti vincenti, arriveremo a divenire vincenti.
Mi chiede in cosa sbaglia. Il Suo nervosismo, la timidezza e la Sua insoddisfazione di fondo sono sintomi chiari di un malessere comportamentale che può essere curato anche direttamente da Lei se accantona per un attimo le visioni negative.
Ripeto: siamo tutti vincenti e tutti, in talune situazioni, rischiamo o diveniamo momentaneamente perdenti. Poi, il vincente torna sulla retta via. Il perdente...non lo fa.
Provi a fare qualcosa che Le vien bene. Uno sport; un piatto in cucina, un ballo. E dopo averlo fatto si sentirà soddisfatta e sicura. Lo rifaccia e di nuovo si sentirà soddisfatta e sicura.
Ora affronti altre cose o impegni anche nuovi, con lo stesso stato d'animo, pensando che se ha fatto bene ciò che ha fatto, non c'è motivo per cui non riesca a far bene anche quest'altra cosa.
Non pensi minimamente a cosa va incontro. Pensi che deve riuscire a dare il meglio di sé.
Lei scrive: “Vorrei in molte situazioni di lavoro dichiarare che non sono d'accordo; vorrei dire che sono gli altri a sbagliare ma le parole non mi escono e quindi termino sempre per accettare.”
Ecco l'errore che non deve più fare! Lei non è d'accordo ma le parole per controbattere non escono e quindi accetta e lascia fare.
Ora Le sarà più chiaro ciò che avviene nella Sua mente. Qualche vocina suggerisce: “Lascia perdere. Che Ti frega! Se gli altri vogliono far così perchè vuoi crearTi problemi? Stai zitta che non sbagli!”
Provi invece, nello stesso momento in cui il cervello Le suggerisce di star zitta, a controbattere, pensando: “Perchè devo star zitta? Se penso che questa cosa può essere fatta diversamente e bene, lo devo dire. Poi non sarà perfetta, ma poco importa. Si deve tentare ed io devo dire cosa penso”
Le parrà di prendere sulle Sue spalle un peso enorme e penserà che tutti stiano a vedere cosa mai farà. Non ci faccia caso. Quasi certamente non sarà così ma Lei agisca come se fosse così. Si impegni a trovare soluzioni ai problemi, insistendo mentalmente a pensare che ogni problema ha una soluzione e che Lei può arrivare a trovare quella migliore.
Partecipi alla vita di gruppo, si inserisca e la Sua timidezza diminuirà. Nel momento in cui discuterà con altri o prenderà decisioni, giuste o sbagliate che siano, anche il nervosismo tenderà a calare.
Cancelli dal Suo vocabolario termini come: “è difficile; è impossibile; non ci si riesce; non ho sufficienti elementi per valutare, ecc..ecc..” ed ogni volta che torneranno a presentarsi questi pensieri, si fermi e li ricacci semplicemente dicendosi che tutto è fattibile e Lei vuol provarci.
Mi scriva se pensa d'avere ulteriori necessità.
Cordiali saluti.