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giovedì 29 dicembre 2011

CONTESTAZIONE DI ADDEBITO

S. (loc. n.c.)

Salve,
lavoro in un'azienda da 4 anni e questa mattina mi sono vista recapitare a mezzo raccomandata una contestazione di addebito.
Per un errore di digitazione ho inserito la quantità 11 anzichè 1 (vendiamo mobili e io opero nell'ufficio addetto alle vendite) e ora ci ritroviamo con 10 mobili invenduti.
In pratica mi chiedono giustificazioni al riguardo e se entro 3 mesi il tentativo di vendita dei mobili darà esito negativo, recupereranno il danno subito quantificando nel 50% del valore commerciale dei mobili invenduti, nelle prossime buste paga.
Purtroppo lavorando e svolgendo diversi compiti contemporaneamente (siamo continuamente al telefono), può capitare che involontariamente ci sia un errore di battitura...
Come posso rispondere alla lettera?Devo spedirla entro domani!
Vi prego datemi una mano!!
grazie per la vostra disponibilità
Saluti



Mia cara S.
quasi certamente non arrivo in tempo per la risposta. In questi giorni i nostri uffici sono chiusi ed ho visto per puro caso la Sua lettera, solo oggi.
Immagino che Lei avrà risposto quanto ha qui scritto e cioè che un errore di battitura può capitare. Non c'è altro da scrivere. In effetti se i Suoi datori di lavoro riflettessero, capirebbero che l'errore è tipico di chi opera al computer. Battere leggermente un tasto può far scattare una doppia battitura. L'involontarietà dell'errore sta proprio nel 1 divenuto 11. Diverso e forse contestabile sarebbe stato battere più numeri senza nesso tra loro. 11 al posto di 1, ci sta e si dovrebbe capire.

Se non avesse ancora scritto, con molta cortesia, pur ammettendo l'errore assolutamente involontario, faccia capire che si è trattato veramente di una pressione del tasto che ha permesso la stampa della doppia cifra.
Dica poi che per evitare simili inconvenienti, per altro mai accaduti in passato ma non per questo impossibili ad avverarsi, sarebbe opportuno che gli ordini emessi, venissero siglati per conferma, da un Responsabile, proprio perchè un doppio controllo potrebbe evitare situazioni anomale come quella accaduta.
Dica poi che,trattandosi della prima volta e vista l'assoluta involontarietà dell'atto, ritiene ingiusto l'atteggiamento aziendale così come l'addebito e le trattenute. Addebito che La vedrebbe purtroppo in disaccordo.

Detto questo, proseguiamo:
Circa la responsabilità occorrerebbe comprendere i Suoi compiti nell'ambito del lavoro che svolge.
Comunque, Lei avrà già scritto ed ora ha tre mesi di tempo per vedere che fare.
Iniziamo quindi con qualche riflessione.
Se Lei è una normale impiegata e nell'ambito dei compiti non è dichiarata per iscritto la responsabilità personale nell'ambito dell'emissione di documenti, responsabilità che viene anche da un livello di categoria e da uno stipendio adeguato, Lei può non essere assolutamente colpevolizzata.
Mi faccio capire meglio. L'ufficio acquisti ha un Responsabile e una o più impiegate. L'impiegata gestisce la compilazione dei documenti d'acquisto ma la firma che comprova la correttezza del documento è quella che, alla fine, viene posta dal Capo Ufficio Acquisti che è Responsabile anche degli eventuali errori dei dipendenti.
Se Lei opera in un ufficio così formato e il documento d'acquisto è siglato dal Suo Capo, il Responsabile dell'errore è lui che prima di firmare doveva verificare l'esattezza dei dati.
Lei scrive però di essere addetta all'ufficio vendite e l'ufficio in cui opera non dovrebbe aver nulla a che fare con gli acquisti.
Questa è la verità.
C'è poi da dire, come spesso dico, che quando si arriva a puntualizzare queste cose occorre essere coscienti che poi il lavoro in quell'ufficio o in quell'azienda è terminato.
Difficile infatti proseguire quando si ha da ridire. Ciò non toglie che se si vuole essere obiettivi, i dati sono quelli che ho sopra scritto.
Circa la contestazione di addebito sui 10 mobili ..., personalmente credo che un datore di lavoro che arrivi a contestare sino a voler farsi rimborsare da un suo collaboratore il valore dei 10 pezzi si presenti per quello che è.
Un po' di intelligenza dovrebbe fargli capire ciò che veramente è accaduto!
Sul fatto di addebitarLe il valore dei 10 pezzi (al 50%) qualora non venissero venduti, occorrerebbe dire che se si vogliono vendere i pezzi a prezzo pieno, probabilmente in tre mesi se ne venderanno pochi.
Poiché però il datore dice che le addebiteranno il 50% del valore (ossia il reale costo del materiale), se proprio volesse togliersi i prodotti in più dovrebbe semplicemente mettere in vendita, in offerta, tutti i 10 pezzi al 50% di sconto.
Movimenterebbe il mercato, accontenterebbe probabili clienti che altrimenti non acquisterebbero, e risolverebbe ogni questione. Ovvio che è più facile vendere 10 pezzi a metà prezzo piuttosto che tentare di venderli a prezzo pieno arrivando fra tre mesi ad averne ancora 8.
Per finire: ora Lei si trova con tre mesi per risolvere il problema. Ha quindi il tempo di rivolgersi ad un ufficio sindacale della Sua città per chiedere se vi sono le reali motivazioni per addebitarle quanto contestato, anche proporzionalmente ai compiti che Lei svolge e per cui è pagata.
Poi potrà decidere, da parte Sua, se contestare quanto da loro scritto, rifiutando la loro decisione anche con l'appoggio del Sindacato o se sperare che tutto si appiani senza litigare.
Avrà anche il tempo per cercare di far loro comprendere ciò che è successo e, nel caso vedesse chiusura totale (sapendo che dovrà cercarsi un'altra posizione) iniziare a mettere i puntini sulle i, non accettando più di inserire ordini o compilare qualsiasi cosa che non sia siglata da un responsabile.
Forse....inizieranno a capire.
Cordiali saluti.