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sabato 11 giugno 2011

FACCIO UNA VERTENZA?

Buonasera

Mi chiamo T. ,ho quasi 32 anni e sono assunto come apprendista presso uno studio commerciale dal Dicembre 2008 (per cui manca poco al termine del contratto) come impiegato contabile. La problematica che ponevo alla Vs. attenzione riguarda i margini di manovra a mia disposizione per una eventuale vertenza sindacale nei confronti dello studio presso il quale lavoro:in questi 2 anni e mezzo,ho fatto praticamente di tutto, quasi il consulente del lavoro, poichè quest'ultimo,vive e lavora a circa 300 Km di distanza da dove si trova lo studio (è legale ciò?):il padre di questo consulente, al quale è segnato lo studio,dovrebbe essere il mio tutor ma da quando lavoro lì dentro l'avrò visto sì e no 15 volte (la sede principale è in una città ed io lavoro in una sede secondaria distante circa 20 Km). Di attività formativa nemmeno l'ombra:il programma di paghe che utilizziamo lo abbiamo imparato grazie ai tecnici dell'azienda distributrice, perchè il consulente nello studio dove lavora ne usa un altro... La sua consulenza verso di me si limita ad una telefonata
giornaliera di circa 10 minuti, mentre in macchina si reca al lavoro dopo la pausa pranzo... Per non parlare che nel mio primo anno e mezzo di lavoro non mi venivano pagati gli straordinari: solo da Aprile 2010 fu introdotto il marcatempo (sì sì abbiamo il timbro del cartellino come in fabbrica) e allora non si sono più potuti esimere. Ormai sono arrivato ad un livello di sopportazione prossimo allo zero e,anche se comprendo che ho ben poco dalla mia per una vertenza, volevo conoscere una Vs. opinione sulla questione. Oltretutto la collega che si occupa con me di buste paga è in maternità e fino ad anno nuovo non rientra ed io mi ritrovo a gestire circa 90 ditte con tutto quello che ne può conseguire(non vi parlo di quanti 770 dovrò fare, ma si parla di numeri a 3 cifre) Sicuro di una Vs. risposta, Vi ringrazio per l'attenzione concessami
Cordiali saluti
T.


Mio caro T.,
facciamo la vertenza o no? La risposta la dai Tu stesso nella lettera che invii.
Noi abbiamo due modi di affrontare un problema. Uno è negativo e l'altro no. Malgrado la possibilità di guardare positivo, la prima reazione quasi naturale è di concentrarsi su ciò che è negativo e quando parlo di negativo intendo una situazione faticosa da gestire, noiosa, stressante e spesso assolutamente non certa nei risultati a favore.
Tralasciamo molte volte di guardare le cose prendendo le positività che in esse possono esserci.
Hai raccontato tutte le peripezie che Ti vedono protagonista; hai captato le negatività in ogni comportamento dei Tuoi Capi, dici d'essere arrivato ormai al limite della sopportazione e vorresTi fare una vertenza sindacale.
Non dici (o io non capisco) se al termine del Tuo contratto che sta arrivando alla fine sarai confermato o sai già che verrà chiuso.
Questo è importante perchè se sarai confermato non vedo il motivo di inserire, nel rapporto che continua, una vertenza sindacale che, credimi, non potrà certo favorire i rapporti futuri ne facilitare la collaborazione.
E se invece sai già che non verrai confermato, perchè creare una vertenza ( ammesso che vi siano le valide motivazioni) che durerà qualche anno e che Ti porterebbe a pensare a situazioni che vorresTi cancellare dalla mente?
Mi rendo conto che quando subiamo situazioni che riteniamo torti nei nostri riguardi vorremmo farla pagare cara a chi ce li procura ma le ripicche, le piccole guerre, le vittorie di principio non hanno mai portato a nulla. Non so in quale realtà cittadina svolgi il Tuo lavoro ma è certo che queste informazioni viaggiano e magari potrebbero danneggiarTi in futuro.
Coloro che dovrebbero insegnarTi, non insegnano; l'attività formativa è rimasta sulla carta; gli straordinari non esistevano: stai descrivendo, purtroppo, la realtà quasi totale di questo mercato del lavoro, quindi non meravigliarTi.
Dovremmo prendercela con chi ha inventato questi contratti ( o comunque li ha accettati) evitando poi di controllare. Ma si sa, una mano lava l'altra ed un piacere verrà sempre ripagato.
Personalmente poi non credo che vi siano i presupposti per ottenere soddisfazione. Non vi sono situazioni tali da far si che i Tuoi datori di lavori debbano pagare, eppoi, pagare cosa?
Vediamo ora la Tua situazione, come ho detto all'inizio, in termini positivi.
Se Tu fossi entrato in quell'ufficio e Ti avessero affidato un compito preciso, oggi forse saresTi nella condizione di non poterne più di passare otto ore al giorno o più sempre sullo stesso problema, senza ampliare le Tue conoscenze.
Invece Ti ritrovi, come scrivi, ad avere esperienze significative in diversi settori o mansioni tanto da poter fare quasi il consulente del lavoro. E dici poco?
Ecco cosa manca spesso nei giovani: la capacità strategica di vedere oltre.
A meno che la Tua massima aspirazione non fosse o non sia di rimanere dove sei, dovresTi addirittura ringraziare chi, pur creandoTi problemi, Ti ha messo nella condizione di aver fatto esperienze così importanti. Tanto importanti da permetterTi quando lo vorrai di guardarTi attorno e venderTi al meglio nei vari settori in cui hai fatto esperienza.
Sei stanco di stare dove sei? Ne hai le tasche piene? Bene: mettiTi sul mercato. Contatta qualche agenzia di ricerca personale ed offri la Tua capacità per nuove e più profittevoli posizioni.
Guarda le inserzioni sui quotidiani, cerca in rete. Quando uno è preparato ed ha buone esperienze maturate è giusto che si guardi attorno per migliorare il proprio futuro lavorativo e Tu puoi farlo.
Importante però, ricordalo sempre, è che le ricerche vanno fatte quando ancora si opera in un'azienda perchè se si è a spasso e poco credibile l'abilità e la bravura di chi cerca.
Ti auguro tanto bene e successo.
In bocca al lupo!