Ricerca personalizzata

lunedì 27 giugno 2011

PAROLE E CERVELLO

F. L. (nord Italia)

Ho davvero bisogno di un aiuto perchè mi sto trovando in una situazione difficile. Vi dico subito perchè.
Lavoro come venditore nell'azienda XXXXXX. Tutto bene. Sono contento ma non mi pare essere contento il mio capo che mi accusa spesso di non pensare bene a ciò che dico ai clienti, prima di dirlo.
Io non credo di fare nulla di sbagliato. Per non avere problemi dico sempre la verità; quello che penso e così non mi potrò mai trovare un domani con qualcuno che possa dirmi che avevo detto una cosa per un'altra. Forse non mi so spiegare bene ma spero che mi capiate.
Non credo di dire fesserie ma il mio capo dice che alcune cose, anche se vere, non andrebbero dette perchè potrebbero essere fraintese. Insomma, mi dice che è meglio dire balle piuttosto che essere sinceri.
Io non la penso così. Ho cercato di correggermi quando esco con lui, ma quando sono solo proseguo come mi sento perchè sto più tranquillo.
Adesso però nasce la situazione che quando il mio capo viene con me inizio a pensare a come comportarmi visto che c'è lui e alcune volte faccio più casini di prima.
Cosa posso fare?
Vi ringrazio.


Caro F.L.,
cosa puoi fare? Devi cercare di abituarTi a stare attento a ciò che dici ma prima di questo devi essere certo, dentro di Te, che quanto dici può creare un danno se lo dici senza magari edulcorare qualcosa.
Purtroppo, ed è il guaio di tanti che scrivono, non approfondisci ed io mi trovo a non poter dare risposte precise.
Presumo però che il Tuo Capo Ti riprenda perchè in fase di trattativa Tu te ne esci con verità che, anche se non dette, non avrebbero creato disagi mentre, nel dirle, potrebbero crearne.
Dire che il Tuo prodotto è migliore, ad esempio, va bene. Dire che il Tuo prodotto è migliore di ZZZZ in quanto questo fa schifo o è pericoloso o costa molto più di quanto vale, beh, forse è la verità ma non è corretto dirla. Riesco a farmi comprendere?
Non sempre dire la verità è giusto perchè noi non sappiamo cosa viene valutato giusto o meno nella testa di chi ascolta.
Quando parliamo non dobbiamo mai farlo per noi stessi ma per chi abbiamo davanti. Siamo certi che chi ascolta riesce a capire esattamente cosa vogliamo passargli? Spesso non avviene e nascono i guai.
Ecco, forse è questo il motivo per cui il Tuo Capo dice di stare attento a parlare.
Ora Ti racconto un fatto che chiarirà molto bene tutto questo.
Un giorno mi trovavo in un centro commerciale. Bighellonavo in attesa di entrare in una libreria. Vengo attratto da una gelateria che presenta molto bene la propria produzione. Mi avvicino alla cassa ma non c'è nessun addetto. Aspetto che qualcuno si presenti. Dopo qualche minuto vedo arrivare una commessa che spinge un carrello frigo. Mi chiede scusa. Entra nel banco trascinandosi il carrello da cui poi toglie numerosi cestelli pieni di gelato appena prodotto.
Inizia e prelevarli ed a posizionarli nei vari scomparti.
Finalmente termina ma nel frattempo avevo avuto modo di chiedermi dove mai venissero prodotti quei gelati. Evidentemente, pensavo, non in quel luogo: forse in città.
Mi sta servendo quando mi viene spontaneo domandarle per curiosità dove mai venissero prodotti i gelati.
Mi guarda serenamente e risponde: “li facciamo là, vicino all'uscita. Dove ci sono i gabinetti” .
“Non lo sapevo” mi esce di dire. E Lei, ancora: “ Si proprio li ai gabinetti. La porta a fianco, dove c'è scritto privato. Abbiamo lì il laboratorio”
Ecco, vedi. Quella ragazza non ha detto nulla che non fosse vero e nemmeno nulla di trascendentale. Esistono dei gabinetti e, separata da un muro, un'altra attività. Un altra entrata.
Si può dire che quella ragazza abbia detto una fesseria? No, certo. Forse ha solo detto qualcosa che poteva non dire ma per far questo avrebbe dovuto Lei, per prima, capire che un collegamento gabinetti-gelato avrebbe potuto essere infelice.
Ma certamente Lei non riteneva esserlo. Del resto, è vero, di qua si fa una cosa e al di là del muro, un'altra. Non sono mai le parole ad avere un significato ma siamo noi (o meglio, il nostro cervello) a dare un significato alle parole.
Quando parliamo quindi, mio caro amico, sta a noi pensare se quello che diciamo può essere recepito nel giusto modo o se può creare dubbi o problemi. Non possiamo solo dire la verità. Dobbiamo dire una verità che non possa essere male interpretata.
Il messaggio inviato era vero e chiaro. La codifica che il mio cervello ha fatto, abbinando i termini “gabinetti con gelato” ha dato come risultato un avvertimento. Il mio cervello ha drizzato le antenne ed ha fatto presente che i due termini, naturali e perfetti se presi a sé, messi vicini .....gli stavano creando qualche incertezza.
Che vuoi che dica: quando passo davanti a quella gelateria immediatamente ho l'associazione dei due termini. So che è sbagliato ma, se non sento una impellente necessità, preferisco acquistare un gelato altrove.
Vedi cosa può portare, a volte, l'uso ingenuo di parole o situazioni del tutto naturali?
Tienine conto.
Cordiali saluti.

giovedì 16 giugno 2011

ALLENARE LA MENTE

Fabio C. (Lombardia)

Non sapevo esistesse la possibilità che date. Vi ringrazio perchè sono arrivato casualmente sul blog ed ho visto che state facendo un servizio strepitoso.
Io sono giovane; ho 26 anni e sono un venditore per la Lombardia di un'azienda piuttosto conosciuta. Ho iniziato il mio lavoro a 22 anni e quindi da quattro lo svolgo.
Devo dire che ho sempre avuto buoni risultati tanto che sono apprezzato in azienda. Io ho però un problema che ancora non è uscito ma che prima o poi verrà fuori e mi obbligherà ad un cambiamento di società.
Ecco il problema. Quando sono entrato, la situazione della zona era a terra. Chi mi aveva preceduto aveva fatto idiozie e dunque il mercato e la clientela stavano abbandonando la società.
Io sono riuscito a riprendere molti ex clienti ed a farne di nuovi. Tutto bene. Pacche sulle spalle e premi. Io ero gasato ma poi, e non so perchè, le cose sono cambiate.
Dove pensavo di fare un bell'ordine, non lo facevo. Il nuovo cliente che era già praticamente fatto, non acquistava. Chi pensavo fosse contento, mi diceva che non lo era. Così ho cominciato ad avere paura.
Quando andavo da un cliente immaginavo che avrebbe fatto difficoltà e così accadeva. Andavo da un cliente che mi aveva detto più volte no. Entrando mi dicevo: mi ha sempre detto no, voglio vedere oggi che farà. Ed anche quel giorno era un no. Avevo appuntamento presso un gruppo che aveva sempre avuto problemi e mi dicevo: hanno sempre avuto rogne, vediamo se oggi comprano. E non comperavano.
Ecco, il problema è questo.
Da circa sei mesi le cose vanno in questo modo. Non con tutti, ma con diversi ed altri si stanno aggiungendo. Sembra d'avere la sfiga che mi segue e non sono più tranquillo. Perchè accade questo? Che cosa faccio che non capisco?
Ammetto di essere angosciato sin da quando esco di casa. Vorrie tanto un aiuto e sarei disposto anche ad un incontro purchè mi aiutiate.
Vi ringrazio.



Caro Fabio,
lo scopo del blog è di aiutare tutti i giovani che hanno bisogno e non certo quello di attirarli ad incontri privati per poi spillare soldi.
Quello che potrei dirTi in un colloquio, lo posso dire qui, senza problemi.
Nel lavoro, come nella vita, esiste una stretta correlazione tra la fiducia che si ha in se stessi ed i risultati che verranno.
Sempre, le persone arrivate a grandi responsabilità hanno mostrato una enorme fiducia in se stessi e continuano a mostrarla ancor più, dopo. Aver fiducia nelle proprie capacità aiuta ad affrontare i problemi ed a superarli meglio.
I nostri pensieri, caro Fabio, influenzano le nostre azioni, eccome! Pensa bene e farai bene. Pensa positivo e tutto andrà meglio.
Ma come fare? Esistono diversi metodi ma la base di tutti è questa:
Sviluppare un adeguato dialogo interiore con se stessi, che significa imparare a parlare dentro di sé, con pensieri che possano condizionare gli atti ed i comportamenti.
Il pensiero positivo rassicura, ci dà forza, ci calma, permettendoci di affrontare i problemi con una serenità che aiutano la soluzione dei problemi stessi.
Se Tu inizi a dar spazio, dentro Te, ai pensieri negativi (che detto tra noi sono i primi a venirci in mente) non uscirai più da un vortice di situazioni negative. Pensare “sarà difficile che ce la faccia” è come garantirsi che davvero non ce la si farà.
Il cervello andrà immediatamente a pescare nella memoria le situazioni negative che in passato hanno già coinvolto quello stesso momento e Ti spiattellerà la soluzione negativa esattamente come in passato ed esattamente come Tu l'hai pensata in quel momento.
Ma probabilmente il cliente dove Ti trovi e dove stai pensando “sarà difficile che ce la faccia” un giorno o per un certo periodo ha acquistato. Allora Tu, parlando con Te stesso, non tirar fuori “che non ce la farai” ma arriva con la mente a quando il cliente acquistava e Tu facevi ottime cose ed a quel punto inizia a pensare: “oggi devo esattamente gestire la cosa come quando vendevo bene. Sono certo del risultato”
Vedrai che le cose andranno meglio.
Ovvio che non potrai arrivare immediatamente ad un risultato positivo totale perchè, per questo, occorre che “tu riesca a parlare con Te stesso molto bene”.
Dovrai cioè sviluppare la capacità di un continuo (dico continuo) dialogo interiore positivo in cui rivedrai sempre le positività delle situazioni in cui Ti sei trovato a gestire con successo i problemi.
Inizia il mattino, quando esci di casa, dicendoTi: “oggi sarà una giornata favolosa.” oppure “ oggi porterò a casa ordini e successo”.
Poi, da quel momento, non perdere nemmeno un attimo senza dialogare con Te stesso. RicordaTi sempre le cose positive che hai fatto in passato; i successi ottenuti, ed i premi che questi Ti hanno fatto vincere.
Ricorda: se pensi di fare qualcosa di bello non parlarTi dicendo “oggi non penso di fare errori” oppure “oggi non sbaglierò nulla”.
Togli, elimina quel “non” dai Tuoi pensieri ed arriva, per abitudine a pensare: “ oggi farò tutto perfettamente bene” .
In questo modo aiuterai il cervello a non andare in tilt nel trasformare in positivo un ragionamento che inizia negativamente.
RicordaTi che più svilupperai queste tecniche di ragionamento positivo e maggiore sarà la possibilità che Tu riesca ad eliminare per sempre la fase negativa. Devi essere costante a sviluppare la mente come faresTi col corpo se Tu fossi uno sportivo.
Ti potrà apparire strano ma se rifletti, vedrai che non è così. Quante volte hai visto in TV un atleta, che si stava preparando ad una partenza o ad un salto, parlare con se stesso muovendo apertamente le labbra come se parlasse ad altri?
In quel preciso momento quell'atleta stava semplicemente parlando al proprio cervello, spiegandogli cosa avrebbe fatto e magari riportandolo a situazioni precedenti di gare in cui già aveva vissuto la stessa situazione.
Concentrazione e visione interiore della situazione positiva.
Ora Ti racconto una cosa che non ho mai detto a nessuno.
Io gioco a golf. E' un passatempo, terribile ed impossibile ma proprio in questo sta la sua bellezza. Molte volte mi trovo in campo e la mente è altrove. Oppure sto pensando al gioco semplicemente come un gioco. Non do cioè peso sufficiente a ciò che faccio perchè possa farlo bene. Ed i risultati ovviamente sono pari all'impegno.
Non ho un motivo per concentrarmi all'inverosimile: mi rilasso. Ed il golf punisce immediatamente. Mi arrabbio, spaccherei i ferri ma poi, dopo un bel sospiro, uso una tecnica mentale positiva e le cose cambiano.
Che faccio? Immagino di non essere il giocatore ma di essere il maestro. Mi pongo cioè nella condizione di “spiegare” il tiro che andrò a fare, ad un potenziale allievo che mi sta a guardare.
Così, gli mostro come ci si mette sulla palla, gli mostro come deve impugnare bene il bastone, come controllare la traiettoria e focalizzare dove si vuole che la palla arrivi; gli spiego come andrà effettuato quel particolare tiro....insomma, faccio lezione ad un altro che esiste solo nella mia mente. Poi tiro e tutto va perfettamente bene, esattamente come avevo spiegato.
Perchè questo? Semplicemente perchè nel pormi come maestro che insegna, sono obbligato a fare attenzione a tutte le cose che vanno pensate prima del tiro e, volendole insegnare a quel fantomatico amico inesistente, voglio pure fare bella figura.
E' vero che le stesse cose possono essere pensate anche senza tutta questa manfrina, ma i risultati non sono affatto uguali. Il maestro, insegnando, ha una responsabilità.
Così, molto spesso, mi ritrovo a parlare da solo. Spiego all'amico invisibile cosa deve fare e come farlo eppoi glielo mostro.
Ti ho raccontato questo fatto personale perchè ritengo sia molto utile anche a Te. Prova a divenire insegnante di vendita; maestro di qualcuno che è nella Tua mente.
Non partiresTi mai dicendogli “oggi vediamo se per caso riusciremo a far qualcosa” ma gli diresTi “oggi Ti insegno davvero tanti trucchi per vendere bene”.
Poi, strada facendo, raccontagli cosa dovrà fare per riuscire. Digli poi che per aiutarlo inizierai Tu a mostrargli come fare.
Continua ad avere questo atteggiamento ed anche davanti al cliente pensa di avere a fianco il Tuo fantastico amico che Ti guarda per imparare ad ottenere strabilianti successi.
Vedrai che davanti ad ogni possibile ostacolo, troverai immediatamente modo di venirne fuori abilmente, non tanto per fare la vendita quanto per “far vedere al Tuo amico che sei riuscito perfettamente a gestire la cosa e che lui dovrà fare come Te”.
E se uscendo dal cliente Ti sentirai dare una pacca sulle spalle e girandoTi non vedrai nessuno, sorridi. E' il Tuo amico che si congratulerà con Te.

sabato 11 giugno 2011

FACCIO UNA VERTENZA?

Buonasera

Mi chiamo T. ,ho quasi 32 anni e sono assunto come apprendista presso uno studio commerciale dal Dicembre 2008 (per cui manca poco al termine del contratto) come impiegato contabile. La problematica che ponevo alla Vs. attenzione riguarda i margini di manovra a mia disposizione per una eventuale vertenza sindacale nei confronti dello studio presso il quale lavoro:in questi 2 anni e mezzo,ho fatto praticamente di tutto, quasi il consulente del lavoro, poichè quest'ultimo,vive e lavora a circa 300 Km di distanza da dove si trova lo studio (è legale ciò?):il padre di questo consulente, al quale è segnato lo studio,dovrebbe essere il mio tutor ma da quando lavoro lì dentro l'avrò visto sì e no 15 volte (la sede principale è in una città ed io lavoro in una sede secondaria distante circa 20 Km). Di attività formativa nemmeno l'ombra:il programma di paghe che utilizziamo lo abbiamo imparato grazie ai tecnici dell'azienda distributrice, perchè il consulente nello studio dove lavora ne usa un altro... La sua consulenza verso di me si limita ad una telefonata
giornaliera di circa 10 minuti, mentre in macchina si reca al lavoro dopo la pausa pranzo... Per non parlare che nel mio primo anno e mezzo di lavoro non mi venivano pagati gli straordinari: solo da Aprile 2010 fu introdotto il marcatempo (sì sì abbiamo il timbro del cartellino come in fabbrica) e allora non si sono più potuti esimere. Ormai sono arrivato ad un livello di sopportazione prossimo allo zero e,anche se comprendo che ho ben poco dalla mia per una vertenza, volevo conoscere una Vs. opinione sulla questione. Oltretutto la collega che si occupa con me di buste paga è in maternità e fino ad anno nuovo non rientra ed io mi ritrovo a gestire circa 90 ditte con tutto quello che ne può conseguire(non vi parlo di quanti 770 dovrò fare, ma si parla di numeri a 3 cifre) Sicuro di una Vs. risposta, Vi ringrazio per l'attenzione concessami
Cordiali saluti
T.


Mio caro T.,
facciamo la vertenza o no? La risposta la dai Tu stesso nella lettera che invii.
Noi abbiamo due modi di affrontare un problema. Uno è negativo e l'altro no. Malgrado la possibilità di guardare positivo, la prima reazione quasi naturale è di concentrarsi su ciò che è negativo e quando parlo di negativo intendo una situazione faticosa da gestire, noiosa, stressante e spesso assolutamente non certa nei risultati a favore.
Tralasciamo molte volte di guardare le cose prendendo le positività che in esse possono esserci.
Hai raccontato tutte le peripezie che Ti vedono protagonista; hai captato le negatività in ogni comportamento dei Tuoi Capi, dici d'essere arrivato ormai al limite della sopportazione e vorresTi fare una vertenza sindacale.
Non dici (o io non capisco) se al termine del Tuo contratto che sta arrivando alla fine sarai confermato o sai già che verrà chiuso.
Questo è importante perchè se sarai confermato non vedo il motivo di inserire, nel rapporto che continua, una vertenza sindacale che, credimi, non potrà certo favorire i rapporti futuri ne facilitare la collaborazione.
E se invece sai già che non verrai confermato, perchè creare una vertenza ( ammesso che vi siano le valide motivazioni) che durerà qualche anno e che Ti porterebbe a pensare a situazioni che vorresTi cancellare dalla mente?
Mi rendo conto che quando subiamo situazioni che riteniamo torti nei nostri riguardi vorremmo farla pagare cara a chi ce li procura ma le ripicche, le piccole guerre, le vittorie di principio non hanno mai portato a nulla. Non so in quale realtà cittadina svolgi il Tuo lavoro ma è certo che queste informazioni viaggiano e magari potrebbero danneggiarTi in futuro.
Coloro che dovrebbero insegnarTi, non insegnano; l'attività formativa è rimasta sulla carta; gli straordinari non esistevano: stai descrivendo, purtroppo, la realtà quasi totale di questo mercato del lavoro, quindi non meravigliarTi.
Dovremmo prendercela con chi ha inventato questi contratti ( o comunque li ha accettati) evitando poi di controllare. Ma si sa, una mano lava l'altra ed un piacere verrà sempre ripagato.
Personalmente poi non credo che vi siano i presupposti per ottenere soddisfazione. Non vi sono situazioni tali da far si che i Tuoi datori di lavori debbano pagare, eppoi, pagare cosa?
Vediamo ora la Tua situazione, come ho detto all'inizio, in termini positivi.
Se Tu fossi entrato in quell'ufficio e Ti avessero affidato un compito preciso, oggi forse saresTi nella condizione di non poterne più di passare otto ore al giorno o più sempre sullo stesso problema, senza ampliare le Tue conoscenze.
Invece Ti ritrovi, come scrivi, ad avere esperienze significative in diversi settori o mansioni tanto da poter fare quasi il consulente del lavoro. E dici poco?
Ecco cosa manca spesso nei giovani: la capacità strategica di vedere oltre.
A meno che la Tua massima aspirazione non fosse o non sia di rimanere dove sei, dovresTi addirittura ringraziare chi, pur creandoTi problemi, Ti ha messo nella condizione di aver fatto esperienze così importanti. Tanto importanti da permetterTi quando lo vorrai di guardarTi attorno e venderTi al meglio nei vari settori in cui hai fatto esperienza.
Sei stanco di stare dove sei? Ne hai le tasche piene? Bene: mettiTi sul mercato. Contatta qualche agenzia di ricerca personale ed offri la Tua capacità per nuove e più profittevoli posizioni.
Guarda le inserzioni sui quotidiani, cerca in rete. Quando uno è preparato ed ha buone esperienze maturate è giusto che si guardi attorno per migliorare il proprio futuro lavorativo e Tu puoi farlo.
Importante però, ricordalo sempre, è che le ricerche vanno fatte quando ancora si opera in un'azienda perchè se si è a spasso e poco credibile l'abilità e la bravura di chi cerca.
Ti auguro tanto bene e successo.
In bocca al lupo!