Ricerca personalizzata

lunedì 29 novembre 2010

INIZIATIVE

Romolo G. (Lazio)



Egregio Dottore,
ho terminato gli studi e dopo una bella vacanza all'estero sono pronto ad iniziare il mio futuro lavorativo. Come però vedo che accade a tanti anch'io mi trovo a decidere cosa fare e guardandomi attorno non trovo nulla.
Volendo iniziare qualcosa che non sia ancora sfruttato a pieno ho pensato di creare un allevamento di cani. Sto guardandomi in giro per trovare la location che dovrà essere in campagna ed avere tanto spazio.
Vorrei sapere da Voi se ritenete che abbia intuito la strada giusta.
Vi ringrazio e vi saluto.



Mio caro Romolo,
quando arrivano richieste come la Tua, le leggo diverse volte e cerco di digerirle nell'ambito di qualche giorno. Non so chi Tu sia e non so nemmeno se la lettera sia vera o no, nel senso che non capisco sino a che punto Tu possa decidere di fare qualcosa pensando d'aver scoperto una nuova via per fare business.
Risponderò solo così:
Se Tu mi avessi scritto “sin da piccolo ho sempre avuto la passione degli animali e dei cani in particolare. Ho sempre letto e studiato tutto quando sul tema, arrivando a ritenermi un piccolo intenditore o quanto meno un buon conoscitore. I miei studi mi hanno portato su questa strada con una laurea in veterinaria. Amo questi animali e vorrei dedicare loro il mio futuro lavorativo....”
Ecco, se io avessi letto questa premessa Ti avrei augurato tanto bene, certo che andresTi verso un futuro giusto. Dico spesso che chi ha la fortuna di lavorare portando avanti un proprio hobby è avvantaggiato ed in questo caso lo saresTi stato.
Ma Tu dici solo che, terminati gli studi Ti sei guardato attorno per trovare la strada migliore. Il Tuo fiuto Ti ha portato ad individuare questa. Non so poi fino a che punto sia la strada giusta ma proseguiamo. E che fai dopo aver intravvisto questa possibilità? Non parli di studio della materia, aggiornamento o approfondimento ma solo di star cercando un grande spazio in campagna, spazio che, che sono indovino, pagheranno poi certamente i Tuoi. Poi penserai senza dubbio ad una bella costruzione ed infine, ma solo in fine, penserai ai cani, come strumento per arrivare al Tuo obiettivo di business.
Non mi parli di piani, analisi, studi o ricerche che avvalorino questa scelta. Nulla!.
Rimango sempre demoralizzato quando qualcuno scrive che si guarda in giro e non vede nulla da fare. E' una tale logora scusa che nemmeno chi la dice la crede. Basta aprire un giornale o girare le vie delle città per scoprire offerte di lavoro a disposizione. Il guaio è che nessuno offre migliaia di euro per far nulla o poco, così come nessuno vuol più fare un lavoro che non sia in linea, non tanto con lo studio fatto, ma anche con le aspettative che le ragazze, l'ambiente e gli amici hanno di un ragazzo di successo. Ma il lavoro c'è, caro Romolo, a iosa. Siamo noi che non vogliamo vederlo e come tutti ripetiamo le cose che sentiamo dire e che sappiamo che in questi casi si dicono: “non c'è lavoro. Con questa crisi.....” La scusa è sempre della crisi.
Così, quando magari inizierai la Tua avventura con l'allevamento e dopo poco scoprirai che le cose non erano come volevi, anche in termini di lavoro vero e proprio; quando vedrai sparire in un baleno i Tuoi investimenti o quelli dei Tuoi genitori, alzerai le spalle e dirai: “non è colpa mia; con questa crisi nessuno vuole più cani.”.
Ed ancora una volta non saremo noi colpevoli del nostro insuccesso, dato dall'impreparazione, ma gli altri o il fato. Noi saremo sempre vittime involontarie.
E via così, pronti per un'altra disavventura.
Tanti auguri.

martedì 23 novembre 2010

PROMUOVERE SE STESSI

Francesca (loc. non conosciuta)



Salve, mi rivolgo a Lei perché desidero un aiuto per l’attività di mio marito. E’ un architetto, si occupa prevalentemente di ristrutturazioni e arredamento d’interni. E’, a detta dei suoi clienti, un ottimo progettista ed eccellente direttore dei lavori.  Ha sempre lavorato con il passaparola con privati e negozianti. Ultimamente risente di un fortissimo calo del lavoro. A questo punto diventa, secondo me, fondamentale cercare altri canali di comunicazione che non siano solo il passaparola, dovrebbe puntare sulla promozione e pubblicità del proprio lavoro, sulle pubbliche relazioni…. Il punto è: da dove partiamo? Lui dice che  i tradizionali canali di pubblicità non si addicono all’attività di un professionista. Un architetto si sceglie solo perché qualcuno te lo segnala quando ne hai bisogno.
Io avrei un’idea, vorrei sapere se questa  può essere una strada da percorrere: fare una lista di potenziali clienti, costruttori, aziende che lavorano con l’edilizia, ecc., cercare, tra le persone che conosce, il contatto che lo presenti e poi fissare un appuntamento per presentarsi di persona. Ma quando manca il “contatto” come si può fare?  Ed ancora, ho pensato che sarebbe interessante contattare grosse aziende di franchising  che aprono negozi o attività nella nostra città. Solitamente mandano i loro architetti per seguire i lavori. Non sarebbe meglio affidarsi ad uno locale? Come potrebbe proporsi?
Le chiedo di suggerirmi un’attività di marketing che possa sbloccare questa situazione che, ahimè, si ripercuote sulla  nostra vita, presente e futura.
 
La ringrazio tanto per i preziosissimi suggerimenti che vorrà darmi.
 
Francesca


Gentilissima Signora Francesca,
non conoscendo la città o l'area in cui vivete e non conoscendo quindi la realtà del territorio non potrò dare un parere specifico ma dovrò essere piuttosto vago. Non conoscendo inoltre la Vostra situazione finanziaria ed il Vostro grado di rischio, ciò che dirò va abbinato alle disponibilità di eventuale investimento.
Mi rendo conto che anche per Suo marito il momento possa essere divenuto piuttosto pesante. Del resto, dobbiamo ammettere che vi sono tanti e tanti architetti che obiettivamente è davvero difficile che tutti possano sviluppare il lavoro per cui hanno studiato. Questo, s'intende, vale anche per le altre categorie di laureati che devono ormai pensare alla laurea ottenuta come ad un bagaglio personale di conoscenze e di cultura, pur trovandosi poi a dover operare in altri innumerevoli campi.
Ma veniamo al Vostro caso. Suo marito ritiene che i soliti canali pubblicitari non si addicano ad un libero professionista.
E' un'opinione e come tale va presa. Personalmente ritengo che promozionare se stessi sia sempre una buona regola e, quando lo si fa, occorre fare ciò che la mente umana ha pensato allo scopo. Le forme di promozione personale sono tante e tra queste, trovare quella più idonea non è impossibile. Se c'è lavoro si può anche stare ad aspettare che qualche cliente soddisfatto parli con un altro potenziale cliente, ma se questo non avviene, mettere un po' di benzina nel motore non fa male.
La Sua idea, ad esempio, di crearVi una lista di potenziali clienti per poi cercare l'eventuale contatto, non è assolutamente cattiva. E' una possibilità da sfruttare. Ma possono essercene altre.
Comunque, Lei mi chiede però che fare quando manca il contatto. Occorrerebbe agire direttamente, è ovvio.
Io opterei, avendo la possibilità di poterlo fare, di costruire un book, esattamente come una modella che si presenta in agenzia. In questo caso, mettendo insieme un certo numero di presentazioni degli interventi che ha fatto Suo marito e di ciò che può fare. Una presentazione, volendo, anche elettronica, su CD.
In questo modo, mancando il contatto, la si invia al potenziale cliente con una lettera di presentazione.
Tenga presente però che il cliente riceve quotidianamente pressioni pubblicitarie di ogni tipo per cui, per essere letti occorre che la lettera di presentazione sia innanzitutto intestata alla persona che si vuole raggiungere senza usare quei termini vaghi che rendono subito da buttare lo scritto, termini come “Egregio dottore” o “ Gentilissimo Ingegnere” o ancor peggio “Spett. Beta srl”
Lo scritto dev'essere personale, quasi un colloquio con cui ci si presenta, ci si da la mano e si inizia a dire con frasi brevi il motivo della visita.
Va da sé che se ci sono stati in passato significativi interventi o lavori locali che possono essere portati ad esempio della capacità, vanno presentati o indicati come fossero referenze.
Altro suggerimento: poiché mi scrive che Suo marito opera anche nell'arredamento d'interni, credo che abbia una certa conoscenza dei punti vendita d'arredo della Vostra area. Un'azione semplice da fare è quella di intervenire semplicemente visitandoli e dando loro un pacchetto di biglietti da visita da lasciare su un tavolo o un banco.
C'è però di più. Se Suo marito ha anche spirito commerciale e non ha vergogna (lo dico perchè molti non ne sono affatto capaci) dopo aver fatto un'accurata scelta su cui poi Le sarò più chiaro, può recarsi presso alcuni di questi rivenditori e fare con loro un discorso chiaro. “Oggi, se si vuole crescere, è necessaria la massima collaborazione tra le nostre attività al fine di trarre vantaggio dalla cooperazione. Nel mio lavoro, quando mi capiterà di poter suggerire a clienti un arredatore o un negozio presso cui fare acquisti, li indirizzerò da Voi. Vorrei che Voi, quando vi capitasse clientela interessata al mio lavoro, anche per piccoli interventi, deste il mio nominativo. E' un modo come un altro per collaborare al fine di ottenere un aiuto reciproco, dando al cliente una soddisfazione in più. In un mondo di continua concorrenza e di menefreghismo, supportarci l'un l'altro può dare risultati utili ad entrambi.”
Altra possibilità legata a questa strategia è semplicemente quella di “commercializzare” il contatto o il rapporto semplicemente proponendo al rivenditore una percentuale sul fatturato che Suo marito produrrà lavorando per i contatti ricevuti attraverso il rivenditore stesso. Analogamente e senza vergogna, Suo marito potrebbe chiedere anch'egli un percentuale oppure, volendo, non chiedere nulla pur mandando i clienti presso quel commerciante, accontentandosi solo della pubblicità che verrà fatta a lui.
Poi, anche se alcuni non lo farebbero mai, può valer la pena di valutare una collaborazione assolutamente gratuita per e se un cliente è talmente d' immagine da influenzare altri. Naturalmente questo lavoro dovrà essere “pagato” sotto forma di presenza sul luogo stesso, di un riferimento a colui che lo ha creato o seguito.

Lei gentilissima Signora ha pensato ai negozi in franchising ammettendo però che le aziende inviano loro architetti per seguire i lavori. E' effettivamente così e credo che questo sia un ostacolo davvero insormontabile. L'architetto inviato dalla sede opera con precise linee guida ormai collaudate, uguali per ogni punto vendita. I costi sono ovviamente ridotti e la Sede non deve preoccuparsi di nulla. Affidare il tutto ad un architetto locale significherebbe poi dover effettuare una ricerca ogni qualvolta si pensa ad una apertura in un luogo diverso.
Ma proseguiamo.
Credo che non abitiate in una grande città per cui, potendo, potresTe concordare con il quotidiano locale, una Vostra presenza in termini di inserzione evidenziata, quando siano edite sul quotidiano stesso pagine o sezioni riguardanti l'edilizia o l'arredamento. L'inserzione deve solo essere una presentazione del biglietto da visita con pochi semplici riferimenti, salvo che, come detto prima, non sia stata firmata una realizzazione nota che possa influenzare la decisione di scelta del lettore interessato. In questo caso, un accenno ad essa, andrebbe fatto.
Io penso, forse a torto, che se esiste del tempo vuoto, piuttosto che lasciarlo tale sia preferibile riempirlo con qualcosa che possa dare frutti anche successivi. E qui è possibile giocare con tutta la creatività che si vuole.
Ed ecco che con questa logica può divenire possibile concordare con un negozio d'arredamento di immagine una azione promozionale a vantaggio certamente di entrambi ma sopratutto di Suo marito. Il negozio di arredamento può indire un concorso tra i suoi già clienti o quelli nuovi. Il senso dovrebbe essere:
“Cambiate casa? Acquistate casa? Vi sposate? Acquistate un intero arredamento da noi, una stanza o anche un solo pezzo e potrete vincere una consulenza gratuita dell'Architetto xxxx che studierà per voi la migliore sistemazione della vostra abitazione, dandovi ogni possibile suggerimento”.
Queste azioni io le metto sotto la voce investimento. Non danno nulla al momento ma permettono di creare una solida conoscenza attorno al nome. Infine, tenga presente che il fortunato vincitore della consulenza, per un fattore cortesia che si sviluppa in queste condizioni, sarà un Vostro continuo acceso fan.

Parallelamente a questa possibile iniziativa, può esserne valutata una seconda relativa a chi ha già un'abitazione e magari sta pensando di cambiarla per avere maggior spazio. Quasi sempre gli abitanti di una casa non hanno il senso degli spazi e non hanno occhio per capire che riadeguandoli, si può trasformare una abitazione in un'altra più spaziosa. Ecco allora che il messaggio da passare è:
“Vorresti cambiare casa? La tua ti va stretta? Hai bisogno di spazio? Prima di un nuovo investimento non da poco, contattami. Uno studio degli spazi potrebbe ridarti un'abitazione del tutto nuova con inaspettate soluzioni e grandi vantaggi. Visita gratuita in loco e suggerimento sulle possibilità di riuscita. Architetto xxxx, tel..........”
Starà poi a Suo marito, verificata l'abitazione ed il tenore di vita degli abitanti studiare un piano con una spesa adeguata alle possibilità, indipendentemente dal lavoro stesso. (Spero di riuscire a farmi capire. Non serve un tabellario fisso per tutti se poi non si riesce a portare a casa nessun lavoro perchè quanto chiedono gli architetti è esagerato...)

Le ho parlato, in altra parte della risposta, che Le sarei stato più chiaro relativamente all'accurata scelta dei rivenditori con cui dialogare per la collaborazione.
Per accurata scelta non va necessariamente inteso l'unico rivenditore al top della Vostra zona quanto piuttosto il rivenditore o i rivenditori di maggior successo locale. Occorre quindi avere una buona conoscenza del territorio (e Voi l'avrete) per valutare chi valga la pena contattare. Mi spiego meglio. Se il miglior rivenditore in zona è talmente esclusivo da servire pochi e fedeli clienti, probabilmente non potrebbe essere la Vostra migliore soluzione anche se dovrà comunque fare parte del Vostro pacchetto..
In ogni caso, maggiore è la base della clientela a cui arrivare attraverso i Rivenditori e maggiori saranno le possibilità per Voi.
Analizzate perciò i singoli rivenditori o i negozi che ritenete più adatti. Eliminate quelli la cui clientela può essere di soli clienti di un ceto che non potrebbe essere interessato. E poi, via!
Bene, per adesso quanto detto può bastarVi per riempire il Vostro tempo e divenire professionisti del “marketing fai da te”.
Non abbiate fretta; studiate bene le mosse e, proporzionalmente anche alle Vostre capacità finanziare, iniziate ad agire. Va da sé che queste azioni possono essere, man mano, allargate anche ad aree vicine alla Vostra.
In bocca al lupo!

giovedì 18 novembre 2010

NATURALI PAURE

lettera firmata loc. non conosciuta)



Buongiorno,
per caso ho trovato il vostro blog e lo ritengo molto utile. Ne approfitto per chiedere qualche consiglio sulla mia situazione attuale. Ho 26 anni e lavoro da quasi 3 anni per un'azienda che disegna e produce in licenza un marchio di abbigliamento. Sono entrata qui appena uscita dal mio corso di laurea e ho cominciato ad assistere sia lo stile (la parte di ufficio che disegna la collezione) che il prodotto (la parte invece che si occupa della realizzazione concreta della collezione, per inciso la parte di lavoro di cui mi sarei voluta specializzare).
Non è stato semplice perché l'azienda partiva da zero e inizialmente eravamo solo in 3 per la parte stilistica/tecnica: io senza esperienza e due ragazze di 35 anni con più di 10 anni di esperienza. Il lavoro era tanto e per due anni abbiamo fatto orari duri 9.00/23.00, ma è lavoro che volevo e ho accettato di buon grado l'impegnarmi molto. Poi è subentrata una stagista per lo stile, ho potuto proseguire nel prodotto come volevo e tutto il lavoro si è normalizzato (in ogni caso finivamo alle 20).
Prima di proseguire ritengo importante dire che il rapporto con le due cape non è mai stato semplicissimo, sempre a rimarcare che loro all'epoca lavoravano anche tutti i weekend e noi giovani siamo fortunate...etc. Io non mi sono mai lamentata degli orari in quanto prima di cominciare a lavorare  sapevo a cosa sarei andata incontro in questo settore.
Mi sono data tanto da fare, tanto che a fine luglio di quest'anno il mio capo ha deciso di mettermi a capo della gestione e organizzazione della produzione (il terzo passaggio dopo, stile e prodotto), quindi il mio compito è quello di commissionare e coordinare la realizzazione della collezione.
Io non l'ho presa molto bene perché, nonostante sia una grossa possibilità, non è proprio quello che vorrei fare nella vita e poi, cosa non da poco, sono davvero giovane e con poca esperienza. In questa parte di lavoro l'esperienza è importante perchè devi saper far fronte a mille imprevisti che capitano ogni giorno e la merce che produci va poi nei negozi, se la qualità non è buona, se la merce arriva in ritardo rischi la perdita di vendite.
Nonostante non fossi contenta ho visto che quest'occasione era molto importante per la mia carriera, la possibilità di imparare anche l'ultimo processo della filiera produttiva...solo che...sono da sola!! Non ho nessuno...prima erano in 3 persone a mandare avanti tutto questo: il responsabile che era sempre in giro a contrattare 20 anni di esperienza, un ragazzo nella parte tecnica, una ragazza per i prezzi, approvvigionamento materiale e consegne. Ora faccio tutto da sola e certo il mio capo mi aiuta nel rapporto con i fornitori (parte economica), se ho dubbi chiedo in giro, ma sono attanagliata dalla paura...se non faccio qualcosa bene ne va la produzione e il mio capo ci perde soldi e in questo caso gli errori devono essere fatti il meno possibile; sapere di non poter sbagliare è tremendo, lavoro anche bene sotto pressione, ma in questo momento non so da che parte girarmi.
Seguire la produzione significa anche gestire e risolvere eventuali resi e problemi di merce che è già nei negozi di cui non hai seguito la produzione, è molto più articolato del lavoro che avevo prima, da sola è davvero dura e rischi di farti scappare delle cose importanti. Senza contare che le mie ex cape non avendomi più a disposizione e dovendo formare delle persone nuove, siccome non sono ancora autonome chiedono a me di fare alcuni lavori, ma non chiedendomi se ho la possibilità di aiutarle, ma scrivendo una mail (siamo a un metro) con in copia il mio capo dicendo che devo fare questo, quello e quell'altro e ovviamente non posso non farlo. Mi sono pure presa della poco altruista perché ho osato chiedere un weekend che mi hanno gentilmente obbligato a lavorare per loro, che orari avremmo fatto.
Io non so come comportarmi, non so davvero che fare, non mi sento brava abbastanza perchè so di poter fare tutto quello che mi compete, ma mi manca il tempo materiale per organizzarlo e avrei in mente grandi idee per come sistemare alcune cose, e mi servirebbe una persona che mi dia una mano.
Il mio capo tenta di ottenere il massimo con il minimo, non vi sto neanche a dire che sono nella generazione 1000euro e gestisco una produzione da sola.
Cosa posso fare, come posso darmi la carica?
Grazie in anticipo, spero davvero di ricevere qualche buon consiglio




Cara G.,
ho dato un titolo alla Tua lettera, titolo che ritengo azzeccatissimo: naturali paure.
Tu Ti stai trovando nella posizione in cui vengono a trovarsi tutti coloro che, ritenuti bravi, affidabili e capaci, vengono promossi o vien dato loro un incarico di maggiore importanza.
Devi sapere che ogni bravo Manager, se capace, si trova sempre a lavorare al massimo della propria incapacità, nel senso che quando riesce a gestire con successo la parte di lavoro a lui affidata, viene ritenuto idoneo per coprire un incarico maggiore e quindi...promosso in una posizione di cui non sa nulla, non ha esperienza e quindi obbligato a lavorare al massimo della propria incapacità.
Tu non sei da meno. Hai dimostrato d'essere brava e quindi, eccoTi il premio: portare avanti un compito più gravoso, che non conosci e di cui non hai esperienza. Poi, quando sarai riuscita a gestire tutto e bene, qualcuno vedrà che sei abile per qualcosa di più e nuovamente sarai posta in un'altra situazione di incapacità.
In una delle ultime frasi della Tua lettera, scrivi:
“Io non so come comportarmi, non so davvero che fare, non mi sento brava abbastanza perchè so di poter fare tutto quello che mi compete, ma mi manca il tempo materiale per organizzarlo e avrei in mente grandi idee per come sistemare alcune cose, e mi servirebbe una persona che mi dia una mano.”
Come comportarTi? ComportaTi regolarmente, come sempre. Non sei stata Tu a voler quella posizione. Ti è stata data perchè sei stata ritenuta valida e se Ti è stata data significa che qualcuno ha visto giusto ed ha fiducia in Te. Perchè dici che non Ti senti brava? Che significa? Brava e capace certamente lo sei, a meno che il Tuo Capo non sia impazzito.
Vedi, nella mia carriera e nelle mie esperienze difficilmente ho visto Capi sbagliarsi nell'affidare posizioni di rilievo a persone non capaci. Se poi il Tuo Capo è anche il padrone...., ancor meno.
DovresTi avere maggior fiducia nelle Tue capacità organizzative. Probabilmente il Tuo Capo ha visto e vede, dall'esterno, le cose in modo asettico. Tu sei troppo coinvolta per essere, forse, obiettiva con Te stessa.
Sei entrata in un'azienda nascente; hai accettato orari di lavoro molto pesanti, hai digerito due colleghe- Capo che Ti tiranneggiavano. Penso che Tu abbia davvero la stoffa (visto dove lavori è ancor più giusto!) perchè hai superato situazioni che molti non avrebbero accettato.
E se ora il Tuo Capo Ti affida la responsabilità della gestione ed organizzazione della produzione devi solo esserne contenta e fare i salti di gioia perchè è un premio al lavoro che hai svolto. Eppure Tu non sei contenta perchè Ti ritieni giovane, con poca esperienza e con tanta paura di sbagliare.
Cominciamo col dire che l'esperienza si fa col lavoro. Nessuno nasce con l'esperienza. E come dicevo prima, quando uno inizia può essere solo incapace di gestire ciò che gli viene affidato. Poi, proprio attraverso il lavoro ed anche qualche guaio ed errore, si fa l'esperienza.
Farai anche Tu errori, non preoccuparTi e questi Ti serviranno per non farne altri. Ed il Tuo Capo, stai certa che ha già messo in conto il fatto che Tu possa sbagliare.
Scrivi ancora:
“Nonostante non fossi contenta ho visto che quest'occasione era molto importante per la mia carriera, la possibilità di imparare anche l'ultimo processo della filiera produttiva...solo che...sono da sola!! Non ho nessuno......”
Meno male che hai visto l'opportunità che Ti vien data da questa nuova posizione perciò, non piangerTi addosso se ritieni di essere sola. Il Tuo approccio al lavoro, ora, deve iniziare a diventare diverso. Ritieni di non poter fare tutto da sola? Hai bisogno di qualcuno che Ti aiuti? Prepara una breve relazione per dire al Tuo Capo esattamente queste cose. Fai capire che da sola rischi di gestire non al meglio il Tuo lavoro e questo non lo vuoi. Chiedi che Ti venga messa a fianco una figura di sostegno. Identificala Tu: potrebbe essere una giovane alla prima esperienza che Tu “alleveresti” o qualche altra figura che ritieni idonea. Ad un certo livello di responsabilità, pare sempre d'essere soli perchè si devono prendere decisioni, a volte veloci, senza chiedere aiuto o un parere. Si può sbagliare? Eccome! Ma le decisioni vanno comunque prese e se non sono proprio giuste, si correggerà il tiro strada facendo. Ciò che conta è la calma con cui si analizzano i problemi e si trovano soluzioni.
Riporto ancora un altro brano della lettera:
“...sono attanagliata dalla paura...se non faccio qualcosa bene ne va la produzione e il mio capo ci perde soldi e in questo caso gli errori devono essere fatti il meno possibile; sapere di non poter sbagliare è tremendo, lavoro anche bene sotto pressione, ma in questo momento non so da che parte girarmi....”
Se qualcosa non è fatto bene il Tuo Capo ci perde soldi. Sacrosanto, ma può capitare. Certamente ne è consapevole quindi non stare Tu ad angosciarTi più di quanto sia necessario. In effetti scrivi che gli errori devono essere fatti il meno possibile; quindi anche Tu ritieni che si possa sbagliare.
Se non sai da che parte girarTi, fermaTi. Per un Manager non vale la mole quantitativa di lavoro quanto la qualità dello stesso. Sei Ti senti angosciata, se non sai da che parte prendere...fermaTi. PrendiTi un'ora di riposo. Svuota la testa; vai al bar, fai due chiacchiere, leggi un giornale. Insomma, rilassaTi.
Il Tuo compito è gestire bene il lavoro affinchè quello degli altri proceda al meglio. Ciò non avverrà se Tu avrai il fiatone; se non saprai come fare; se Ti sentirai il fiato sul collo.
RicordaTi che queste sensazioni o situazioni sono le meno idonee per sviluppare un buon lavoro.
Relativamente alle Tue due ex Cape che ancora chiedono aiuto inviandoTi e.mail e mettendole in copia al Capo, dovresTi rispondere loro, se vuoi a voce ma forse anche via e.mail con copia al Capo, che l'attuale mole del Tuo lavoro non Ti permette, con rincrescimento, di continuare ad interessarTi di cose che non puoi più seguire.
Se non Ti liberi con chiarezza, Ti ritroverai sempre ad essere la loro “schiavetta”.
Parlane prima a voce col Tuo Capo. Digli che non puoi interessarTi del Tuo lavoro ed anche delle loro richieste salvo magari far male entrambe le cose. Avvisalo quindi che, con molto tatto, dirai loro che non potrai più aiutarle.
Nell'ambiente lavorativo queste situazioni vanno sempre chiarite. Dovrebbe farlo il Capo ma mi pare di capire che su questo si defili. In pratica le Tue due ex Cape, come le definisci, vorrebbero continuare a “gestirTi” per sentirsi loro stesse ancora Cape.
Quindi, per carità, non dire assolutamente, quando le due tizie Ti chiedono qualcosa “ovviamente non posso non farlo” perchè, invece, ovviamente non devi farlo.
Non è più Tua mansione. Potrai essere Tu ad intervenire su qualcosa nel caso sentissi o vedessi che una situazione non viene gestita bene, ma solo se Tu lo vuoi e se ne hai il tempo, per il bene della società. Non certo perchè Ti viene ordinato da loro. In ogni caso chiarisci la cosa col Tuo Capo e poi con loro, lasciando perdere gli eventuali pettegolezzi o critiche che ne deriveranno.
Termini la lettera con:
“...Io non so come comportarmi, non so davvero che fare, non mi sento brava abbastanza perchè so di poter fare tutto quello che mi compete, ma mi manca il tempo materiale per organizzarlo e avrei in mente grandi idee per come sistemare alcune cose, e mi servirebbe una persona che mi dia una mano.
Il mio capo tenta di ottenere il massimo con il minimo, non vi sto neanche a dire che sono nella generazione 1000euro e gestisco una produzione da sola.
Cosa posso fare, come posso darmi la carica?...”
Se ripeti ancora una volta che non Ti senti abbastanza brava, mi diventi antipatica! Nessuno T'avrebbe messa nella posizione che occupi se non fossi brava.
Se parliamo invece della sensazione di mancanza del tempo, posso darTi ragione. La gestione del tempo è una materia di insegnamento nelle scuole di Management.
Il tempo c'è e c'è per tutto. Molto spesso il Manager, sopratutto alle prime armi non sa gestirlo. In un attimo la giornata è finita; i compiti si sono accavallati; molte cose sono ancora ferme. Il Manager spesso tende a usare il tempo nella stessa misura sia per cose importanti come per quelle banali o addirittura in modo inversamente proporzionale.
Tendenzialmente, ad esempio, vi è l'abitudine di ritenere meglio smaltire le cose veloci ed antipatiche per prime, in modo d'aver poi tutto il tempo da dedicare alle cose importanti. E questo è errato. Si deve sempre iniziare a gestire le cose importanti, lasciando a fine giornata le cose semplici o antipatiche. Le risposte a chiamate telefoniche si fanno a fine giornata; le risposte a lettere o e.mail si fanno a fine giornata e sopratutto ricorda questo: il giovane Manager solitamente pensa che una scocciatura vada tolta di mezzo per prima ed alla svelta per non ritrovarsela sul tavolo durante tutto il giorno. Entra quindi in ufficio e dice: “prima di iniziare voglio togliermi questa rogna” a cui poi ne seguirà un'altra ed un'altra ancora. Così si ritroverà a sera avendo risolto tante piccole beghe, senza alcun valore, ma anche senza aver svolto cose ben più importanti.
Quindi, prima le cose importanti ed alla fine si apre la cartella delle cose antipatiche o delle telefonate o lettere, e si sbrigano.
Il tempo va poi gestito in modo preciso dedicando ad ogni compito quanto è ritenuto necessario. Una cosa che ritieni Ti debba portar via un'ora, deve occupare quel tempo perchè poi avrai altre cose da un'ora. In pratica: impara a determinare il tempo da dedicare proporzionalmente al valore di ciò che devi fare.
In archivio puoi trovare certamente qualcosa sulla gestione del tempo. Mi riprometto comunque, in futuro, di pubblicare qualcosa su questo tema, in modo che, se avrai voglia di seguirmi tra un'angoscia e l'altra, potrai avere ulteriore aiuto.
Per finire, rispondo alla Tua domanda: come posso darmi la carica?
Ebbene, Te la puoi dare in diversi modi. RilassandoTi anziché angosciarTi; pensando che tutti sbagliano ed il più bravo è chi sbaglia meno e non creandoTi problemi se non riesci a far tutto alla svelta.
Ti ricordo di chiedere comunque un aiuto, come Ti ho detto prima ed anche, non lo avevo detto, di chiedere se non sia il caso, con l'aumento di mansioni e responsabilità, di rivedere anche lo stipendio.
(Questa è una cosa che, se al Capo non viene in mente, va sollecitata. Sono pochi i Capi che lo fanno in automatico).
Infine, cosa a cui non hai pensato, sappi che se il Capo non dovessi aggiornarTi lo stipendio, se l'aiuto non dovesse venirTi dato, se le due Cape continueranno a usarTi come schiavetta, la posizione avuta Ti permetterà, dopo un adeguato periodo di esperienza, di venderTi molto bene sul mercato.
Quindi, come vedi, oggi stai soffrendo una posizione che trovi difficile ma un domani...potrai ringraziare d'esserci passata.
Ciao

domenica 14 novembre 2010

RAPPORTI INTERPERSONALI

lettera firmata



Buonasera, scrivo per avere un parere al riguardo di un problema che mi assilla da un pò: ho 25 anni, sono segretaria in una scuola e mi trovo bene. fino a qui nessun problema, tuttavia, a causa del mio carattere molto impulsivo, spesso non riesco a gestire in maniera "professionale" le conversazioni "sgradevoli" (una discussione, un problema da affrontare, sollecitare lavori ecc) e le. situazioni lavorative normali con i colleghi e con il pubblico. Mi spiego meglio. se devo affrontare una lamentela la prendo sempre sul personale e divento aggressiva (cosa molto sbagliata per una segretaria) perchè non tollero il criticare e il lamentarsi delle persone che non conoscono l'organizzazione della mia scuola, e in generale non tollero il tono di voce aggressivo delle persone. L'altro grande problema sono i colleghi. in generale mi trovo bene con tutti, ma con un collega non vado per niente d'accordo e ci "sopportiamo" a vicenda. Capita però che debba parlarci per richiedere date cose o. sollecitare lavori, e a quel punto mi prende una sorta di "paura" e non voglio affrontare questo compito, con il risultato che più di una volta sono stata ripresa dalla direzione proprio perchè non volendo parlarci ho creato problemi ai miei superiori. 
Oltretutto, mi trovo in difficoltà ad entrare nelle classi per consegnare dei documenti ecc.. cose normalissime, ma per me entrare in una classe piena di adolescenti mi scatena il panico;  spesso anche fare delle telefonate a persone che non sono il massimo dell'educazione mi rende nervosa.
Alla fine però mi sforzo sempre di eseguire tutti questi compiti perchè fanno parte del mio lavoro, però sento di fare delle figuracce qualche volta.
Non so se mi spiego, tuttavia potrei riassumere il tutto dicendo che mi faccio prendere troppo dalle emozioni e reagisco in maniera impulsiva. Invece vorrei riuscire ad affrontare le persone in maniera sicura e professionale, e spesso non ci riesco. Vorrei saper affrontare le persone con più fermezza, anche e soprattutto quelle con cui non vado d'accordo, perchè proprio per il mio ruolo sono "al centro del mirino" e 9 volte su 10 la colpa ricade su di me se non so gestire bene i rapporti con le persone.

Esiste qualche consiglio adatto a me? grazie per l'attenzione


Mia cara,
ricevo spesso richieste confuse in cui chi scrive non sa nemmeno cosa e perchè capitino certe situazioni. La Tua lettera, invece, è chiara, tanto da contenere al suo interno, domande e risposte. E' una buona cosa perchè quando c'è un certo grado di consapevolezza delle difficoltà o delle mancanze si è a buon punto per superarle.
Non vedo grossi problemi perchè capisco che “c'è la testa”.
Diciamo che devi smussare alcuni angoli ed essere consapevole che facendo parte di una società occorre accettare che tutti abbiano un parere ed un loro modo d'esprimerlo. Può non esserci gradito ma non possiamo pensare di cambiarlo ne di cambiare il modo di fare degli altri. E' molto più semplice e saggio cercare di cambiare il nostro o meglio, di adattare il nostro alle situazioni.
L'impulsività è uno stato dell'essere che non definirei neppure difetto. E' un modo. Può diventare difetto se usato nel momento sbagliato ma non esserlo in altre situazioni.
Avendo a che fare col pubblico indubbiamente l'impulsività Ti può creare difficoltà ma se sei consapevole di questo problema puoi gestirlo. Il vecchio “conta fino a tre” può essere ancora utile. Che ne dici?
Di fondo, mia cara, hai solo una grande insicurezza di Te stessa e, come sempre negli insicuri, l'aggressività è l'arma dietro cui ci si trincera; ci si ripara per paura degli altri.
“Prima che mi salti addosso, alzo la voce per far vedere che so difendermi”. Nel cervello parte questo concetto e la bocca fa il seguito.
Se prendi maggiormente atto delle situazioni, lentamente capirai ed uscirai da ogni situazione che Ti pesa. Quando un genitore viene a lamentarsi di qualcosa è ovvio che sia internamente alterato. Magari inizierà con tono di voce pacato poi, proseguendo, alzerà i toni. Se da parte Tua vi è un' alzata analoga di toni, la frittata è fatta. Ma se Tu sei consapevole, come lo sei, che chi è inquieto tende ad alzare i toni, al di là della propria volontà, quando questo avverrà non deve scuoterTi. Accettalo come una situazione piuttosto “logica” che capita in quei frangenti.

Posso suggerirTi :
davanti ad una persona che si sta alterando, scommetti con Te stessa che riuscirai a calmarlo e quando ci sarai riuscita, sarai fiera d'aver vinto la Tua scommessa. Ricorda che chi alza la voce è in grosse difficoltà quando si trova davanti qualcuno che, invece, è calmo e non reagisce allo stesso modo. Il suo cervello lo mette in allarme e dice: “stai attento perchè non sta perdendo la calma. Non è un debole che puoi guidare. E' troppo calmo. E' più forte di quanto sei tu”.
Davanti ad un comportamento calmo è molto facile che gli animi bollenti si raffreddino velocemente. C'è poi un atteggiamento verbale che può aiutarTi. In queste situazioni se Tu, sempre con molta calma ed un briciolo di sorriso, dici: “Posso capire il Suo sfogo ma può dirmi le stesse cose con calma, spiegandosi meglio, cosi che io possa aiutarla. Possiamo parlare serenamente. Lei ha un problema ed io sono a disposizione per cercare di risolverlo. Dobbiamo vedere le cose da lati diversi e con le giuste conoscenze. Ricominciamo daccapo. Mi dica.....”
Se qualcuno, come scrivi, si lamenta perchè non conosce l'organizzazione della scuola, puoi rispondere, sempre col sorriso: “ Ogni luogo di lavoro è organizzato secondo regole precise. Non si arrabbi senza prima conoscere come funziona la scuola. Ora le spiego tutto, poi lei vedrà se le sue lamentele sono ancora giuste. Anch'io a volte mi lamento di cose che non conosco per poi ricredermi e capire che facevo male. Vedrà che spiegandoci, le cose appariranno diverse.....”
Mi piacerebbe, cara, che Tu non usassi e togliessi dal Tuo vocabolario il verbo “tollerare” o meglio “non tollerare” perchè lo usi probabilmente molto spesso. Dire “non tollero” è estremo e non dà spazio agli altri.
“Non tollero che mi si dica; non tollero i comportamenti.....ecc...ecc..” è fortemente aggressivo. Se io desidero dire un mio parere o comunque relazionare con qualcuno che non tollera, sarò portato subito ad alzare la voce per cercare di farmi ascoltare. Se invece parlo con qualcuno che è disposto ad ascoltarmi, anche poi dandomi magari torto, userò toni pacati e la comunicazione proseguirà.

Circa il Tuo collega con cui non vai d'accordo, sappi che in ogni gruppo di lavoro esiste questo problema. Non possiamo trovarci bene o essere simpatici a tutti. Probabilmente, all'inizio, uno dei due è stato sgarbato, ha fatto un torto o semplicemente si è sentito non considerato. L'aggressività o la convinzione d'essere dalla parte della ragione (anche sbagliando) fa poi il resto.
Nel Tuo caso occorrerebbe un chiarimento definitivo tra Voi due per capire cosa non è andato in passato affinchè non debba più accadere. RicordaTi che la richiesta di un chiarimento per rasserenare i rapporti indica forza e capacità di gestione, due cose non da poco in un'organizzazione. Non so cosa dirà il Tuo collega, so però che Tu, in un eventuale colloquio davanti ad un caffè, dovrai essere disposta ad accettare il suo punto di vista anche se non lo condividerai. Potrà dirTi che sbagli nel modo di fare, che sei arrogante o chissà cos'altro. Ebbene, sappi che tutto quanto dovesse uscire dalla sua bocca, potrà solo essere un punto di partenza per una Tua analisi interiore. Sapere cosa pensano di Te e come Ti vedono gli altri è importante per capire il Tuo comportamento. Da parte Tua, digli cosa, secondo Te, non va nel suo modo di fare. Ma diglielo pacatamente e sempre con la volontà di chiarire il passato per gettare basi proficue per il futuro.
E veniamo all'altra situazione. Sei stata ripresa perchè il non voler parlare col collega ha creato problemi.
Questo è davvero male, anche per il Tuo futuro lavorativo.. Tutti sono giudicati dai Capi ed il giudizio è di estrema importanza quando mai dovesse accadere che si debbano fare valutazioni su promozioni o nuovi assetti.
Non devi assolutamente farTi prendere da “paure” per il fatto di dover parlare con qualcuno che non la pensa come Te. Anche il termine “paura” è piuttosto strano in questo contesto. Puoi provare fastidio, disinteresse, menefreghismo, ma paura....no. Se Tu provi paura significa che ritieni il Tuo collega più forte di Te. E' così?

Ed ancora, non pensare che devi sopportarlo, ma accetta il fatto che devi conviverci otto ore al giorno. Non è meglio conviverci con la consapevolezza che ognuno ha un proprio carattere che va accettato, bello o brutto che sia e che vanno cercati i punti di incontro piuttosto che gli altri? Potrai pensare, perchè così credo che sia, che non capisci perchè devi essere sempre Tu ad accettare gli altri e non l'opposto. Se cosi fosse, sappi che ognuno di noi dice la stessa cosa degli altri. Quindi anche il Tuo collega penserà che non capisce perchè dev'essere lui ad accettare ecc...ecc..
In un gruppo di lavoro ciò che vale è far proseguire la comunicazione ovvero, che le persone interagiscano tra loro per un fine comune quale la risoluzione dei problemi. Quindi il gruppo funziona se le persone si parlano, si accettano e guardano assieme nella stessa direzione. Possono esserci gli screzi ma occorre anche il buon senso e qualcuno, con buon senso, deve darsi da fare per superare le barriere e gli ostacoli. E questi si superano solo parlando, dialogando.
Noi siamo quello che abbiamo appreso; siamo il risultato delle nostre conoscenze e degli insegnamenti avuti. Del vissuto da bambini; della morale ricevuta. Siamo le paure che abbiamo visto in altri. I timori, i successi e gli insuccessi. Siamo una tale complessità che basta poco per farci andare in tilt.
Anche entrare in una classe in cui c'è un gruppo di adolescenti può creare ansie e panico. Non voglio qui analizzare le motivazioni che sono già inserite nelle frasi precedenti; certo è che gli adolescenti alla vista di una ragazza di venticinque anni faranno pensieri più o meno velati. E Tu da venticinquenne lo intuisci e Ti dà fastidio. E' un'intrusione che “non tolleri”. Non vuoi essere l'oggetto di pensieri e lazzi.
Gli adolescenti sono tali proprio ed anche per il loro comportamento. Oggi poi, più che un tempo. Lascia che dicano, che pensino o che immaginino. Tu sei Tu. Accetta che altri siano come vogliono essere.

Entrare in una classe vuol dire, in quel momento, avere gli occhi addosso da parte di tutti. Non Ti piace sentirTi guardata e osservata con quello che segue. Avere quaranta occhi puntati addosso per Te è come essere sottoposta ad un giudizio universale. Ed ecco le angosce e le paure. Paure d'essere giudicata.
Ma più continuerai ad avere queste paure e più le coltiverai come in serra, facendole divenire sempre più grandi e robuste. Fermati un attimo e domandaTi: “ma di che devo avere pura? Di qualche ragazzo? Di ciò che dicono o pensano guardandomi? Perchè? “
Forse Ti hanno insegnato o sei vissuta in un ambiente in cui si doveva fuggire o non approfondire certi argomenti o comportamenti. In cui la morale andava al di là di un logico corretto comportamento. Tutto possibile ma oggi sei maggiorenne, dimostri di avere capacità di espressione e di ragionamento e quindi assolutamente pronta e libera di accettare ciò che Ti circonda o meglio, di accettare che gli altri abbiano comportamenti diversi dai Tuoi ma comunque da rispettare pur se sbagliati.
Soluzione al problema: andare sempre più spesso nelle aule avendo coscienza che i ragazzi Ti guarderanno, criticheranno o giudicheranno. Anche in questo caso di a Te stessa che te ne fai un baffo di quaranta occhi su di Te. Scommettici e vinci la scommessa. Poi premiaTi con un “brava”.
Non mi dici perchè ritieni di fare delle figuracce e forse era importante saperlo perchè il nocciolo del problema è proprio in quella paura di fare figuracce.
Certo, non brilli di molta autostima. Ti senti inferiore o non adatta. Gli altri sono tutti più in gamba e per questo, per sopravvivere nella giungla devi aggredire. Credo invece che Tu sia notevolmente più forte di quanto pensi. Devi solo imparare a tirar fuori questa convinzione, tenendo presente che la forza è nella calma. Tanto più imparerai a gestire le situazioni con calma, tanto più rafforzerai il Tuo IO e diminuirai le paure e le ansie.
Finisci la Tua lettera con questo:

“Non so se mi spiego, tuttavia potrei riassumere il tutto dicendo che mi faccio prendere troppo dalle emozioni e reagisco in maniera impulsiva. Invece vorrei riuscire ad affrontare le persone in maniera sicura e professionale, e spesso non ci riesco. Vorrei saper affrontare le persone con più fermezza, anche e soprattutto quelle con cui non vado d'accordo, perchè proprio per il mio ruolo sono "al centro del mirino" e 9 volte su 10 la colpa ricade su di me se non so gestire bene i rapporti con le persone.
Esiste qualche consiglio adatto a me? “
Ho riportato per intero questa parte perchè Tu stessa dici già tutto. Passa solo dal condizionale al presente e agisci in tal senso.
Ancora scrivi di sentirTi al “centro del mirino” ed è questo che Ti complica la vita. SentirTi osservata. Devi invece pensare che se sei al centro del mirino è proprio perchè il Tuo ruolo è evidentemente importante. Non puoi allora fuggire per nasconderTi in un ruolo inferiore.
Godi e vai fiera di trovartTi in un ruolo di valore per il lavoro che svolgi. Non pensare invece di dover imparare a trattare le persone “con fermezza”. Questo termine non è il più adatto. Non devi usare la fermezza a tutti i costi e con tutti, nei rapporti. Se pensi di agire in questo modo, sicuramente sbaglierai. Mai agire secondo etichette o comportamenti standard. Ogni persona con cui hai a che fare è diversa da altre e diversa da Te. Devi relazionare con tutti andando loro incontro, rispondendo ai loro bisogni secondo il loro stesso modo di esprimersi o agire. Un po' come dire: “mettersi nei panni degli altri”. Con un po' di confusione invece, Tu vorresTi che gli altri si mettessero sempre e solo nei Tuoi oppure vorresTi che tutti mettessero gli stessi panni.
Fermezza quindi solo con chi abbisogna di direttive certe o risposte chiare ed univoche. In questo caso la fermezza è benvoluta perchè è un aiuto. Dialogo e raggiungimento di accordo sulle finalità, con chi invece sai che sa valutare e capire.
Nove volte su dieci oggi Ti senti dire che la colpa è Tua perchè non sai gestire i rapporti interpersonali.

ParTi proprio da questo punto per migliorarTi . Datti l'obiettivo di ridurre questo 9 su 10. Ce la puoi fare benissimo perchè devi solo diffidare meno degli altri e non aver paura dei giudizi. (Forse con questo ultimo concetto ho detto tutto). Apriti sopratutto con chi hai difficoltà di rapporti, perchè quando sarai riuscita a risolvere i problemi di rapporti con questi, tutto il resto sarà solo una lunga e bellissima discesa.
Se vuoi saperne di più sui rapporti interpersonali e sulla soluzione dei disaccordi tra colleghi cerca in archivio e trovereai spunti utili.
Intanto, leggiTi e rileggiTi queste pagine e , se avrai bisogno, scrivi ancora. Ti credo però capace di riuscire a risolvere bene i Tuoi problemi.
In bocca al lupo.

martedì 9 novembre 2010

CHE SUCCEDE?

F.G. Milano


Sono preoccupato. Ho sempre seguito la vostra rubrica sin da quando è nata, anche se non ho mai approfittato. Le risposte che date mi sono comunque servite e mi servono tanto che ogni volta che ho un problema o lo ha qualche mio amico, vado a cercare una risposta e trovo il suggerimento giusto.
Vi scrivo perchè da qualche tempo vedo rarefarsi le risposte sin quasi ad aver smesso. Che succede? Volete interrompere? Chiudere questo spazio? Non fatelo perchè è davvero utile.
Vi ringrazio



Mio caro F.G. Di Milano,
le risposte si sono rarefatte perchè si sono rarefatte le lettere. Noi non inventiamo lettere per poter rispondere. Se chi è interessato scrive, noi rispondiamo. Se non riceviamo lettere, non lo facciamo. Evidentemente in questo momento c'è poco interesse oppure, come fai Tu, è sufficiente cercare in archivio le risposte.
Può anche darsi che sia cambiata la presenza del blog in rete e che sia più difficilmente raggiungibile. Non sappiamo. Comunque, siamo sempre a disposizione. Non aver paura.
Ti ringraziamo del Tuo interesse.
Cordiali saluti