Ricerca personalizzata

giovedì 29 gennaio 2009

RUBARE

Gianfilippo S. Latina
“Avrei la possibilità di rubare dove lavoro perchè il lavoro che faccio mi fa caricare il camioncino dal magazzino e scaricare dai clienti. La società per cui lavoro agisce anche nella grande distribuzione locale. I magazzinieri mi fanno l'ordine; io carico, consegno e faccio fatturare.
Allora sono venuto in contatto con uno che gestisce il magazzino di un mio cliente. In pratica io dovrei consegnare 8 dicendo che consegno 10. Lui dichiara di aver ricevuto 10 e la differenza che resta sul camion la rivendo e dividiamo. A cosa vado incontro se mi scoprono? Perdo il lavoro?

Non inizio la risposta come sempre, scrivendo caro perchè non ne vedo il motivo.
Chi scrive, ammesso che nome e località siano vere, non merita tanto. Volevo non pubblicare questo scritto perchè non lo ritengo degno; poi ho pensato che è giusto che chi segue questo spazio veda anche a che punto si può arrivare nel dire anche a sconosciuti (io per lui sono un emerito sconosciuto) ciò che si è; ovvero un ladro.
Non ho ben capito se già patentato o meno perchè inizialmente dice “avrei la possibilità di rubare” poi, più avanti, prosegue dicendo “la rivendo e dividiamo”. Probabilmente lo sta già facendo. Il meccanismo non è nuovo, anzi è vecchio come il mondo ma, fortunatamente, da qual che so, nessuno è mai durato tanto da guadagnarci. Probabilmente chi scrive non conosce bene i meccanismi aziendali. Io li conosco ma non è il caso d'aiutare questa persona a farla franca per cui dico solo che prima o poi pagherà con gli interessi perchè alla fine gli verranno addebitati molti più ammanchi di quanti lui ne avrà fatti.
Mi sono pure chiesto quanto davvero questa persona sia intelligente perchè chiede anche a cosa andrebbe incontro se lo scoprissero. Perde il lavoro? Purtroppo qui, con l'andazzo delle nostre leggi potrebbe anche non fare un giorno di galera. Il lavoro potrebbe non perderlo ed io glielo auguro. Gli auguro di venir scoperto, di esser denunciato; di perdere la faccia (se ce l'ha) con le persone a cui tiene e di essere mantenuto nel posto di lavoro perchè ci penserebbe l'ambiente attorno a farlo sentire un dritto. L'isolamento e vedere che chi lavora con lui gli gira al largo sono una frustrazione per queste persone che ritengono di essere forti sin quando la fanno franca.
Stop.

martedì 27 gennaio 2009

COLLOQUI

Fabrizio N. Mantova
“sono stato contattato per un colloquio di lavoro. Sono alla primissima esperienza e non so come comportarmi. Guardando in internet ho scoperto il vostro bellissimo sito che sto leggendo piano piano. Scopro cose utilissime che certamente mi serviranno. Farò da altoparlante verso amici affinchè vi clicchino e leggano cose che, probabilmente, sono le più utili della rete.
Ora vengo al mio quesito che avrete già compreso. Come mi devo comportare al colloquio? Cosa devo portare per non fare brutta figura? Cosa è utile dire? Che domande mi verranno poste?
Se potete rispondermi con urgenza, ve ne sarò grato.
Davvero complimenti e ciao.

Caro Fabrizio,
grazie per quello che dici. Se ciò che facciamo, come ho altre volte detto, può essere utile portando aiuto a chi ne necessita, saremo contenti.
Veniamo ora alle Tue domande. Molte, che però necessitano di poche risposte. Devi solo presentarTi con assoluta pulizia mentale. Dovrei dirTi di fare attenzione al modo di vestirTi ma presumo che Tu sia un tipo che sai come farlo. Dovrei dirTi di far si che l'immagine che dai (capelli, viso, mani) sia curata. Poi, caro Fabrizio, cosa dire e come rispondere, è davvero inutile suggerirlo e Ti spiego perchè.
Se Tu dovessi focalizzare la Tua mente a porre attenzione a come e cosa dire, probabilmente non saresTi spontaneo. L'intervistatore se ne accorgerebbe subito e capirebbe che stai cercando di controllarTi. Chi si controlla, solitamente ha qualcosa da nascondere.
Quali domande Ti verranno poste? Sono stati pubblicati numerosi testi proprio su questi temi ed il fatto che periodicamente ne escano di nuovi significa che quanto detto non risolve il problema. Non vi sono domande fisse se non quelle assolutamente ininfluenti al fine di conoscere come sei. Quelle di cui occorrerebbe saper tener conto sono quelle che non ci si accorge vengano fatte. Le domande che scoprono gli altarini spesso sono quelle senza i punti interrogativi alla fine; quelle che scavano nella difesa dell'intervistato e smontano lentamente la corazza. Quando la persona è convinta che tutto funzioni bene dice cose che, a lui possono apparire normali ma che all'intervistatore danno invece modo di poter fare una bella analisi.
PoniTi una domanda: hai qualcosa da nascondere a chi Ti farà domande? Se la risposta è no, non temerne nessuna e rispondi ciò che Ti senti di dire. Tanto la personalità Ti viene tirata fuori ugualmente, che Tu lo voglia o no.
Ti suggerirei solo di stare estremamente calmo perchè chi Ti troverai davanti è una persona come Te che svolge il proprio lavoro e che non ha motivo di farTi del male: anzi, spesso vorrebbe proprio che l'intervistato fosse la prima e unica persona da intervistare, così non perde tempo in altri colloqui.
Se vuoi stare fermo, stacci; se suoi muoverTi e gesticolare, fallo. RicordaTi solo di non forzare i movimenti ma di essere spontaneo. Se capisci ciò che Ti chiede rispondi ma se non Ti è chiaro qualcosa, chiedi chiarimenti perchè rispondere pensando d'aver capito quando magari non è vero, potrebbe farTi dare risposte assolutamente errate.
PortaTi ovviamente una copia del curriculum se già non è in mano dell'intervistatore e stop.
Sii aperto, spontaneo, sorridente ma non essere invadente e non prevaricare. Rispondi alle domande guardando in faccia la persona. Se sei ad un tavolo, sarebbe preferibile appoggiare le mani al tavolo stesso anziché tenertele da altre parti. Tienile aperte e non a pugno. Quando si è seduti, cosa che non avviene quando si è ritti, si può tendere ad appoggiare la mano alle labbra quando si parla. Se solitamente lo fai, cerca di evitarlo, appoggiando appunto le mani sul tavolo.
Lascia poi che l'intervistatore faccia il Suo lavoro.
Dico sempre, quando rispondo a questi quesiti che non occorre crearsi troppi problemi. Se l'intervistatore ritiene che la persona non sia adatta alla posizione offerta, vuol dire che quasi certamente se quella persona fosse posta in quella posizione si troverebbe male. Quindi, nessun rimpianto se la risposta è no. Vuol dire che, per quella posizione, è necessaria un'altra figura. Fingersi di esserlo, vorrebbe dire fingere con se stessi. Ma fino a quando può durare? Poco, molto poco.
Vai tranquillo, non farTi domande che non servono a nulla. Ciao.

domenica 25 gennaio 2009

PUBBLCITA'

Edoardo
Sono sempre io, Edoardo. Si ricorda di me? Quello dell'agenzia pubblicitaria. Sono uno sfrontato, forse, ma Voi mi siete d'aiuto.
Ieri, sono stato in affiancamento con l'Account Executive ed il Supervisor durante una loro visita ad un cliente importante.
Ebbene, ho seguito molto attentamente tutto ed ho spudoratamente accennato di si con la testa anche quando hanno pronunciato il termine USP. Ho finto di capire per non far brutta figura ma non so il significato. So solo che si stava parlando di un nuovo prodotto da lanciare.
Può sempre aiutarmi?

Caro Edoardo,
posso sempre aiutarTi ma permettimi però di dirTi una cosetta. Sei in quest'agenzia per imparare il mestiere. Molto umilmente Ti sei reso disponibile per fare qualsiasi cosa e mi sembra che l'agenzia Ti stia davvero facendo scuola. Ora però, se davanti a ciò che non sai (non c'è nulla di male non sapere qualcosa) fingi di saperlo eppoi chiedi a me, non fai un bel servizio a Te stesso perchè chi Ti è vicino penserà che Tu sappia già tutto e quindi non si sentirà portato a spiegare. Invece, è proprio chi Ti segue che deve farTi il training, spiegandoTi tutto ciò che Tu non sai. Ma per far questo Tu devi dirlo. Non so se la Tua è timidezza o cos'altro, ma credimi, vienine fuori e chiedi continuamente, per tutta la giornata, le cose su cui hai dubbi.
Detto questo, veniamo alla famosa sigla USP.
Innanzitutto significa Unique Selling Proposition e si tratta, in termini chiari di enfatizzare sopratutto una caratteristica di un prodotto che probabilmente è sola di questo prodotto e su cui, quindi viene basata quella che sarà poi la proposta di vendita della rete commerciale.
Come Tu hai detto, in quel meeting si parlava di un nuovo prodotto. Probabilmente questo avrà una caratteristica molto importante che presumibilmente i concorrenti non hanno. E' chiaro quindi che la campagna pubblicitaria farà perno su questa unicità del prodotto che lo differenzia dagli altri, e successivamente si opererà affinchè la rete vendita sfrutti la stessa unicità per cercare di vendere il prodotto.
Stammi bene.

mercoledì 21 gennaio 2009

COLLABORAZIONE

Laura (loc. n.c.)
Salve. Trovo molto utile ed interessante il vostro blog. Vorrei porvi un quesito. Sono laureata in scienze biologiche e non mi sono ancora iscritta all'albo professionale dei biologi. Qualche giorno fa ho sostenuto un colloquio per la mia prima esperienza lavorativa e la posizione che mi è stata offerta è quella di collaboratrice autonoma professionale. Questo vuol dire che avrò bisogno di iscrivermi all'albo e/o di aprire la partita iva? E' "conveniente" aprirne una?Perdonatemi, forse sarà una domanda banale ma sono alla prima esperienza e mi trovo già di fronte ai primi dubbi/difficoltà..grazie

Gentilissima Laura,
risposta facile facile. Non deve chiedersi se è conveniente aprire una partita iva quanto piuttosto chiedersi se vuole iniziare a lavorare o no.
EssendoLe stato offerto una posizione di collaborazione autonoma, se vuole accettare ed iniziare così il Suo ingresso nel mondo del lavoro, la risposta è: deve aprire la partita iva ed iscriversi all'albo. E' conveniente farlo? E' conveniente per il fatto che facendolo può iniziare il lavoro. Anzi, non è conveniente, è obbligatorio!
Lo faccia con entusiasmo perchè è l'inizio. Successivamente poi potrà essere assunta presso qualche istituto o azienda ma potrebbe invece scoprire che l'attività indipendente l'appassiona di più lasciandoLe la libertà.
Aprire una partita iva significa emettere fatture a fronte dei lavori svolti. La gestione di queste fatture dovrà poi essere seguita da un Commercialista.
Cerchi tra le Sue amicizie se per caso non vi sia un Commercialista che, almeno inizialmente si prenda a cuore di gestirLe le fatture con un equo costo “amichevole”. Altrimenti ne cerchi uno che, per sentito dire, abbia costi bassi. In fondo Lei non potrà dare un grosso lavoro di gestione.
Si faccia ben spiegare tutto quanto dovrà fare e lo faccia come decine di migliaia di persone che, lavorando in proprio, devono sottostare a tutte le norme fiscali in essere.
Ciò che conta e che voglio sottolineare però è proprio il fatto che Lei, dopo gli studi, sta iniziando una nuova vita, quella che per Lei sarà il futuro e questo è un momento importante. Lo affronti senza timori, con gioia. Operi con passione e, se dovesse dover dare tanto, dia ancora di più. Non si risparmi ed i risultati verranno.
Congratulazioni!

martedì 20 gennaio 2009

MARKETING

Francesca (loc. n.c.)

Sono Francesca, lavoro in un'azienda che offre prodotti alla pubblica amministrazione.
Da circa 1 anno mi occupo del marketing. Dopo un anno è tempo di bilanci e di chiedermi "ho lavorato bene?"
Devo ammettere che i miei studi universitari non mi hanno formato per svolgere questo lavoro che ho cercato di apprendere da autodidatta. In effetti, ho pensato di buttarmi accettando di svolgere questa mansione e di formarmi da me.
In questo momento sono in crisi perchè temo di non aver centrato l'obiettivo. le attività commerciali vanno avanti come hanno sempre fatto e per questo temo di non essere utile all'azienda.
Dopo questa lunga premessa arrivo al quesito da porvi:
mi potreste dire semplicemente cosa deve fare l'ufficio marketing? quali sono le prime attività da fare? Quali analisi e indagini possono essere un utile supporto alle vendite?
Approfitto dello spazio per farvi un'altra domanda:
potreste darmi qualche suggerimento su come fare una campagna di marketing per un architetto libero professionista?
Finora ha sempre lavorato con il passaparola ma vorrebbe farsi conoscere utilizzando altri canali.
Vi ringrazio.
Francesca

Cara Francesca,
in poche righe mi butti sul tavolo una cosa mica da poco. E risponderTi è davvero un'ardua risposta perchè ammetterati anche Tu che se potessi insegnarTi il marketing in una pagina ed in una risposta, sarei probabilmente un genio.
Poiché non lo sono, cercherò di fare al meglio nel darTi qualche indicazione che Ti chiarisca un po' le idee. Poi, eventualmente, potrai sempre riscrivere.
Dunque, vediamo un po':
So bene che l'università non prepara ad inserirsi nel marketing, capendo come gestirlo. Chi, come Te, vuole quindi entrare in questo mondo, deve arrangiarsi. Certo che arrangiarsi entrando in un team che già lo pratica, è una cosa; farlo da sola, è ben diverso.
Mi sembri una temeraria. Hai pensato di buttarTi accettando di svolgere una mansione per cui non eri formata ed oggi inizi ad avere qualche dubbio. Perchè? Vedi un po' le cose da un altro punto di vista. Io predico sempre ai giovani di svolgere quello che sentono di voler fare e di farlo con tenacia. Si può poi sbagliare e se ne pagheranno le conseguenze, ma si può anche far bene ed esserne pagati. Occorre provare e Tu l'hai fatto.
Ora hai dubbi che, salvo qualcosa che non dici, non dovresTi avere. Sei in crisi e Ti stai domandando se in questo primo anno di Tua gestione, hai fatto le cose bene. Pensi di non aver centrato l'obiettivo (che Ti eri data o che Ti era stato dato dall'azienda?) perchè le attività commerciali vanno come sono sempre andate. Temi quindi di non essere utile all'azienda.
Sgombriamo il campo da qualche equivoco. Temi di non essere utile perchè lo senti od anche in questo caso, perchè l'azienda Te lo ha detto? Sono cose queste che avrei dovuto sapere perchè è evidente che possono cambiare le risposte. Comunque, ipotizzo che sia un problema Tuo nel senso che, partita con enfasi e con l'obiettivo di stravolgere i risultati dell'azienda per dimostrare d'essere brava, Ti ritrovi invece con le cose uguali a prima.
Perchè devi ritenere negativo questo dato? Mi parli di un'azienda che opera nell'offerta di prodotti alla pubblica amministrazione. (Anche questo è un po' poco, ma mi accontento). Agisci quindi in una società di servizi e devi quindi vedere il tutto nell'ottica di tale mercato. Una società di servizi, offre un servizio. Dà cioè ad un cliente quello che al cliente serve. Ciò che è importante per il cliente quindi sta tutto nella sicurezza di sapere che quando abbisogna di qualcosa, l'azienda a cui si rivolge “c'è”.
Spesso non vale, in questo mercato, nemmeno il prezzo di ciò che si vende quanto piuttosto ciò che sta dietro e cioè: rapidità, serietà, rapporti personali, affidamento. Se il fornitore fa anche manutenzione (ad esempio) il servizio assume un aspetto prioritario su tutto. Chi vende, sempre per esempio, macchine fotocopiatrici alla pubblica amministrazione, sarà assolutamente preferito ad altri se offrirà garanzia di essere presente ogni volta che dovesse esserci un problema. Questo è il “plus” che deve offrire chi tendenzialmente opera con questa clientela.
Se Tu non vendi apparecchiature ma solo prodotti, ciò che conta per il cliente è sapere che Voi avete sempre la disponibilità di ciò che a lui può servire, senza farlo attendere.
In altri termini, operi in un settore in cui vale e si deve vendere “la garanzia di soddisfare un bisogno quando questo si avvera”.
Questa lunga premessa serve per farTi comprendere che non è assolutamente detto che risultati di vendita uguali all'anno precedente siano negativi. Se, come ho scritto, Ti trovi ad agire in un mercato così, vale la fedeltà del cliente piuttosto che un maggiore acquisto.
Diverso sarebbe se Tu operassi in un settore in cui è previsto sviluppo e la Tua gestione non ne desse. In questo caso potresTi essere in crisi e porTi domande anche se, oggi come oggi, le analisi da fare per un anno non in linea col budget, sono davvero tante e non sempre i risultati dipendono dall'uomo di marketing. Il 2008 poi, con tutto quanto è accaduto sui mercati, ha stravolto risultati di aziende incredibilmente preparate anche a saper affrontare le difficoltà improvvise.
Quindi, la Tua ansia e le Tue paure vanno un attimo freddate.
Temi di non essere utile all'azienda. Come ho già scritto, non devi sentirTi addosso responsabilità e colpe che non hai, a meno che non sia stata l'azienda ad averTelo fatto capire. In questo caso, occorre però che Tu mi dica di cosa mai l'azienda Ti abbia incolpato.
Eccomi ora alla Tua domanda che racchiude, in pratica un intero corso formativo: cosa deve fare un ufficio marketing in un'azienda.
Non posso risponderTi in modo specifico perchè ogni azienda ed ogni settore ha proprie linee e filosofie di marketing. Mi sono dilungato molto nel farTi comprendere (e ciò che ho scritto è in qualche modo già una risposta alla Tua domanda) che, operando Tu nel settore dei servizi alla pubblica amministrazione la logica che devi dare al Tuo lavoro è quella del servizio.
Il marketing, nei servizi, è totalmente diverso dal marketing di un'azienda che deve acquisire quote di mercato nel largo consumo. Da una parte, la Tua, dev'essere offerta garanzia di servizio; dall'altra viene offerto al cliente un prodotto che l'azienda farà uscire dai punti vendita (tramite azioni promozionali e pubblicitarie) dando al cliente un margine per aver presentato al pubblico il prodotto stesso.
Il Tuo ufficio marketing deve quindi avere l'obiettivo di mantenere il cliente legato ed eventualmente, tramite nuovi contatti, aumentare questa clientela, se al marketing è affidato anche il compito di gestire e sviluppare le vendite. Ma l'aumento della clientela è solitamente affidato alle vendite, quindi compito di chi è preposto ai contatti esterni.
Mantenere legato il cliente, per un settore marketing in un'azienda come la Tua, significa tendenzialmente far si che

- i prodotti che il cliente usa siano sempre a stock e quindi disponibili su richiesta
- che ad una chiamata del cliente (fornitura o guasto) vi sia una risposta rapida anche fuori orario
- che le richieste siano sempre considerate ed analizzate
- che al cliente venga data sempre risposta ad ogni domanda
- se si tratta materiale quale macchine, si tiene legato il cliente presentando ed offrendo sempre nuovi modelli che migliorino i risultati in termini di affidabilità, durata e costi

I rapporti interpersonali sono solitamente seguiti dalle vendite. Se non ci fossero queste persone, è compito del marketing agire anche su questo rapporto.
Tieni presente che il cliente si sente seguito quando riceve informazioni anche non richieste ma che possono o potrebbero essergli utili. Si sente seguito quando riceve una telefonata dal fornitore per chiedergli se tutto va bene ed in mille altri modi.
Avrai forse letto in altre precedenti risposte relative al marketing un concetto che uso sempre in apertura di qualunque corso io tenga. A chi mi domanda cos'è il marketing, rispondo sempre che il marketing è “buon senso”.
Buon senso nello studiare prodotti; nel fare i piani di sviluppo; nell'identificare i prezzi di vendita e nel calcolare un margine aziendale. Buon senso nella creazione di un packaging, di una campagna, come anche nel promettere all'azienda i risultati. Se tutto viene fatto con buon senso, i risultati sono sempre in linea. Mai garantire all'azienda vendite che sono campate in aria o assolutamente non attuabili, come non dire che i risultati non possono andare oltre un limite che poi risulterà superato di molto.
In un caso e nell'altro, risultati non pensati col buon senso,avranno messo l'azienda nella condizione di basare le proprie strutture e la forza lavoro su promesse che creeranno poi problemi all'azienda stessa.
Quali sono quindi le prime attività da fare?
Ovviamente quelle di studio del mercato in cui si opera. Certo che queste possono essere più o meno facili da reperire. Vi sono mercati che sono analizzati al microscopio e di cui si può sapere tutto; altri dove è difficile raccogliere dati. Nel mercato del servizio è oggettivamente un po' difficile. Puoi solo informarTi di quanto aumenta o meno il personale che opera presso il cliente perchè, probabilmente, ciò può influire il consumo del materiale che Voi date. Oppure, seguirne l'automazione. Per fare un esempio facile, facile. Se aumentano i computer diminuiranno le matite che il cliente acquisterà.
Come vedi da sola mi è un po' impossibile scendere in particolari proprio perchè occorrerebbe un corso ad hoc e la specifica conoscenza di dati che non conosco.
Finiamo con la richiesta relativa alla campagna di marketing dell'architetto.
Mi sembra che Tu stia usando il termine “marketing” in modo un po' troppo generico. Diciamo che l'architetto ha uno studio e vuole incrementare la clientela. Sinora ha usato il passaparola e credo che, per la professione svolta sia forse l'unico marketing usabile.
Mettere inserzioni sul quotidiano locale....servirebbe a poco. Volantinaggio, non mi pare il caso. Anche in questo caso però (accade sempre) non mi dai informazioni più chiare. L'architetto che specialità ha? Opera nell'arredamento, firma progetti di case? Capirai da Te che le cose sono un po' diverse. Non potrei dirTi di suggerire di presentare uno studio di un progetto di un palazzo, gratuitamente, mentre potrei invece dirTi di suggerire di fare gratuitamente un progetto di arredamento per una casa di prestigio perchè, una volta vista potrebbe portare nuovi clienti. Oppure, contrattare la preparazione di uno studio di interni gratuito sempre che il padrone di casa faccia poi da tam tam verso amici e conoscenti.
Ipotizziamo che si interessi di studiare l'interno di un negozio di prestigio. Potrebbe chiedere di inserire il nome in un eventuale presentazione d'apertura del negozio, fatta su un quotidiano o alla TV locale.
Infine, è certo che il presenzialismo in talune posizioni serve sempre. Quindi, essere presente il più possibile alle manifestazioni “locali”, cercare di apparire con foto sul quotidiano; legare eventualmente il proprio nome e la propria immagine a qualche attività a scopo benefico in cui però possa apparire il legame con il lavoro svolto.
Un'altra opportunità sta nello studio di pezzi d'arredamento inviati poi ad una serie di aziende del settore.
Infine, proporre eventualmente (paradossalmente è facile) la propria disponibilità ad uno spazio o rubrica che un'emittente locale fosse disposta ad inserire in palinsesto. La rubrica potrebbe avere lo scopo di parlare ed insegnare ai giovani qualcosa dell'architettura. E perchè no: prendere di volta in volta un monumento e spiegarne la storia, lo studio, e quant'altro.
Insomma, credo che il marketing in questo caso sia un marketing “personale”. Costruire un'immagine di sé che serva per farsi riconoscere e far si che il nome rimanga nella mente.
Ti basta?
Cordiali saluti

domenica 18 gennaio 2009

MEETING

Angelo M. Lodi

“ Sono Area manager di una società presente nel nord Italia e, meno nel centro sud. Laureato due anni or sono, dopo un tirocinio ho avuto questo incarico. A settembre dovrò tenere il meeting d'autunno alla forza vendite. Mi sto guardando attorno per capire come fare. Il mio problema è che non vorrei creare casini per la prima riunione anche perchè penso che sarà presente la proprietà. Avevo quindi pensato di ridurre al minimo i rischi di errore scrivendomi per tempo un buon rapporto, chiaro, da leggere ai venditori. Niente lucidi, niente chart che mi confonderebbero ma più prosaicamente una chiara lettura attorno al tavolo. Forse sbaglio. Non so ed è per questo che chiedo a Lei se vedo bene. La ringrazio per quanto vorrà dirmi”

Mio caro Angelo,
per non far uso di materiale visivo occorrerebbe avere un poker di assi in tasca:
un messaggio molto corto da riferire; informazioni pirotecniche; una capacità di gestione del gruppo da formatore ed un gruppo di super menti pronte a captare e ricordare quanto vien detto.
C'è tutto questo? No? Allora non può farlo.
Ascoltare qualcuno che parla, anche per solo dieci o venti minuti, è sempre piuttosto noioso. La mente di chi ascolta, può porre attenzione per poco, poi se ne va. Basta guardarsi attorno in sala e si trova subito lo stimolo per distrarsi. Si avranno molti occhi puntati e tante teste che continueranno a dondolare per dare conferme, ma di fatto ognuno volerà con la mente ad altri lidi.
Viviamo nell'era delle immagini e le parole sono difficili da ricordare.
Premesso che una presentazione letta è terribile, correrebbe il rischio che nemmeno un dato possa essere ricordato.
Il Suo meeting, così fatto, sarebbe un fallimento assicurato mentre Lei deve coinvolgere una forza vendite.
Faccia mille prove a casa, ma si porti del materiale visivo in riunione. Come farlo?
Con allegria, ironia, disegni, colori, poche frasi ad effetto e tanti dati sparati a caratteri cubitali se i risultati sono positivi.
Un solo concetto per foglio su cui poi discutere ed approfondire. La Sua preparazione dovrà essere fatta proprio per ricordarsi come approfondire i temi. Ma anche su questo è sufficiente un piccolo richiamo a lato, come un disegno, una parola o altro, per prendere dalla memoria ciò che deve dire.
Per altri approfondimenti dovrebbe cercare nell'archivio. Più volte ho suggerito su questo tema.
Se non trovasse, mi riscriva.

giovedì 15 gennaio 2009

PUBBLICITA'

Edoardo B. Milano

Gentili Signori,
vi ringrazio molto della risposta che mi avete dato tempo fa. Sono Edoardo, quello che lavora in un'agenzia milanese. Il lavoro va bene, nel senso che sto sempre imparando. Da qualche giorno sono affiancato ad un disegnatore per una fase di training poi, secondo la Direzione dovrei proseguire il training con tutti gli altri reparti. Sono davvero contento.
Vi disturbo ancora per un'altra mia richiesta. Che cos'è il “flesh”. Ho chiesto alla persona a cui sto vicino ma mi ha deto una risposta non certa, dicendomi che non è sicuro che significhi ciò che mi ha detto. Posso saperlo da qualche Vostro esperto?
Vi ringrazio nuovamente

Caro Edoardo,
mi fa piacere che Tu abbia nuovamente scritto. Sappi che ogni volta che riterrai aver bisogno di qualcosa potrai sempre farlo, senza limiti e questo vale per tutti coloro che scrivono.
Dunque, oggi mi chiedi che cos'è un “flesh” (con la e).
E' una tecnica che permette di valutare il contenuto di un messaggio pubblicitario basandosi sul concetto che, spesso, per il lettore della carta stampata, le difficoltà di comprendere appieno il messaggio di un testo pubblicitario nascono dal numero di parole contenute per ogni frase e addirittura dal numero medio di sillabe per ogni parola.
Proprio per questo motivo è stata a suo tempo predisposta una scala dei vari livelli di difficoltà di percezione.
Negli ultimi anni si è sviluppata la moda di pagine pubblicitarie, su carta stampata, in cui compaiono testi piuttosto lunghi e scritti in modo estremamente fitto. Di fatto, pensa l'azienda cliente, poiché non potrò spendere molti soldi in pubblicità, voglio che quanto spendo serva per poter passare tutto quanto devo dire, al consumatore finale. Con questo modo di ragionare si cerca di far stare nella pagina tutto quanto l'azienda vorrebbe. Il risultato finale è che il lettore, quasi sempre evita di leggere e quei soldi spesi per quella pubblicità sono realmente stati buttati al vento.
Di una pagina pubblicitaria solitamente guardiamo prima l'impaginazione poi il titolo, il piedino, e se ci interessa e si tratta di poche parole, leggiamo il testo. Ma se una pagina è per la grande maggioranza scritta, spesso anche in modo fitto e in corpo piccolo, giriamo subito pagina.
Eppure, caro Edoardo, pur di accontentare la società cliente, si finge di ignorare (perchè voglio sperare che si finga e non che non lo si sappia) questo concetto base della tecnica pubblicitaria.
Nella Tua agenzia, in qualche ufficio, dovrebbe esserci qualcuno che ha sottomano questa famosa scala di valori.

lunedì 12 gennaio 2009

DILEMMA

Silvia (Firenze)


Salve,.
Innanzitutto complimenti per il preziosissimo servizio di orientamento che offrite a noi utenti.
Ho un appartamento di circa 80 mq che vorrei adibire a ludoteca o baby parking.
L’idea è nata dalla grande passione per i bambini…lavorare con loro mi realizza davvero molto.
Voi che dite? E' fattibile? Come investimento non dovrebbe essere eccessivo..giusto? Ed in caso, mi consigliate la ludoteca o meglio il baby parking?
Grazie e complimenti ancora

Mia cara Silvia,
questo “blog” nato per aiutare i giovani nel lavoro, relativamente ad alcune specifiche materie, ha poi dovuto via via aprirsi a tutt'altre risposte, visto che le domande sono assolutamente delle più imprevedibili. Ma poco importa: se posso cerco di analizzare le richieste e, se trovo delle possibili e corrette risposte, mi metto a scrivere.
Tu Ti trovi davanti al classico dilemma del faccio questo o quest'altro. L'aiuto che posso darTi è quello di farTi riflettere perchè nessuna delle due soluzioni è sbagliata o migliore dell'altra.
Hai un appartamento di 80 metri. Non è poco ma, se togliamo le parti classiche del bagno e cucina, di fatto penso che Ti ritroverai con un salotto ed una camera da letto. Due stanze in tutto. Che fare?
La prima risposta che posso darTi è che, avendo a che fare con bambini (ludoteca o baby parking) quasi certamente, nella richiesta di una licenza d'esercizio dovrai dimostrare d'avere buone conoscenze delle prime cure di soccorso infantile se non un diploma di infermiera per gli eventuali primi soccorsi che potessero necessitare i Tuoi clienti, notoriamente facili ad averne bisogno. In caso contrario, presumibilmente dovrai avere presente comunque una persona addetta allo scopo.
La mia è una supposizione ma qualora Tu volessi proseguire con la realizzazione dell'idea, Ti chiedo di informarTi per bene, per non avere poi successive rogne quando avrai già investito sulla cosa.
Avendo il locale, certamente le spese da fare non saranno eccessive. La scelta tra le due attività, di per sé, non poi così drastica. E' difficile fare una cosa senza fare l'altra. Una ludoteca infatti è intesa come luogo in cui i bambini possono giocare, divertirsi, imparare, socializzare ecc..ecc.. Un baby parking non è poi molto differente perchè non potrai tenere i Tuoi clienti fermi su una sedia a guardare il soffitto. Dovrai riempire il tempo per cui Ti sono stati affidati, facendoli svagare e quindi, si torna in un certo senso alla ludoteca.
Diciamo quindi che potresTi coinvolgere le mamme che hanno bisogno di lasciare i bambini per qualche ora o un pomeriggio, garantendo loro che, oltre ad essere in un ambiente sano e non pericoloso, i bambini passeranno il tempo divertendosi.
Non so dov'è l'appartamento di Tua proprietà. Un'idea del genere solitamente ha valore se avviene in centro città, dove è più facile che la mamma si rechi per impegni.
Tieni presente che la ludoteca dovrebbe solitamente prevedere ambienti specifici per classe di età. Diciamo che tendenzialmente per bambini piccoli piccoli sino a quattro o cinque anni, dovresTi predisporre di una stanza apposita in cui pavimento e pareti, sino ad una certa altezza, dovranno essere rivestite di gommapiuma o comunque di qualcosa di morbido proprio per evitare incidenti. Per gli ospiti più grandi, possono non esserci queste attenzioni particolari ma è certo che l'ambiente deve essere ben preparato affinchè non vi siano materiali od oggetti pericolosi che possano dar loro lo spunto per farsi del male. La scelta dei giochi da inserire è vasta, ovviamente, è si arriva facilmente anche al computer.
La sala potrebbe essere adibita allo spazio per i più grandi e lo spazio cucina per i più piccoli, lasciando l'ipotetica camera da letto per alcuni lettini su cui far riposare bambini stanchi o sonnolenti.
Il bagno, al di là dell'uso che solitamente se ne fa ( e servirà parecchio) potrebbe essere attrezzato con un piccolo appoggio di soccorso e con tutto il materiale occorrente per le banalissime prime cure.
Se alcuni bambini dovessero essere davvero piccoli, dovrai pensare anche ad operazioni tipo cambio pannolini.
Penso comunque che questa attività, se presa seriamente, Ti obbligherà ad avere un'altra persona sempre presente: un'infermiera o ex. Non credo, se Ti trovassi un buon numero di ospiti, che Tu possa farcela da sola perchè dovresTi correre da una parte all'altra. RicordaTi che questo tipo di clientela è molto più esigente di una adulta.
Come vedi, è difficile dividere le cose tra ludoteca e parking perchè sono davvero piuttosto sovrapponibili. Diciamo che il Tuo ritrovo potrebbe essere un “luogo di parcheggio momentaneo” di bambini che troverebbero la possibilità di riempire il tempo, giocando.
Forse, di per sé, la sola ludoteca avrebbe minori possibilità di sviluppo di business nel senso che i bambini hanno mille possibilità di giocare anche a casa, mentre è più difficile per una manna trovare dove lasciare il bambino nel caso dovesse essere impegnata per qualche ora.
Chiaro che dovrai riempirTi di matite colorate, pennarelli, carta, colla, giochi in scatola, costruzioni varie, tricicli, cavallini, mattoncini e mille altre cose. Ma penso che Tu sappia benissimo tutto questo.
Avendo già lo spazio non la vedo come un'iniziativa da scartare; sempre che, come detto, i locali siano in zona centrale e comoda.
Pensaci. Se vorrai proseguire, dovrai prima di tutto recarTi in Comune per le prime informazioni. Presumibilmente dovrai fare una visita medica che dimostri che sei sana fisicamente e magari mentalmente. Probabilmente l'ufficio d'igiene dovrà verificare i locali e credo, che riceverai anche una visita dai vigili del fuoco per gli opportuni nullaosta. Se l'appartamento ha un proprio riscaldamento, dovrai stare attenta che sia isolato e non raggiungibile dai bambini. Dico questo perchè troppe volte non si pensa a queste cose eppoi ci si caccia nei guai.
Ti suggerisco inoltre, se l'appartamento dovesse essere in un condominio, di chiedere assolutamente all'Amministratore affinchè venga fatta una riunione di condominio per spiegare cosa vuoi fare ed avere il permesso degli altri condomini senza il quale, non potrai proprio far nulla. Infine, cercaTi l'aiuto che Ti ho detto perchè da sola, oltre a non poter gare garanzie di sorveglianza, arriversTi ad un esaurimento in pochi mesi.
Infine eccoci all'avvio. Si inizia col passaparola presso le amiche, poi si devono predisporre alcuni volantini da lasciare ai negozi vicini, alle parrucchiere (molto probabilmente le Tue clienti saranno proprio le mamme che vi si recano) alle palestre. Facendo direttamente Tu la consegna, devi sfruttare il concetto che è loro vantaggio suggerire alle clienti che possono usufruire di questo servizio perchè, in questo modo, le clienti rimarranno più tempo presso i loro negozi.
Un eventuale annuncio sul quotidiano può esser fatto ma non è poi così importante. Potrebbe forse aiutarTi maggiormente un breve servizio su un'emittente locale (che Ti verrà fatto volentieri e gratuitamente sotto la forma di intervista).
Circa il compenso da chiedere, non posso entrare nel merito. Sappi che in chiave di marketing sarebbe opportuno, qualora un bambino Ti venisse portato la prima volta, consegnare alla mamma una scheda presenze. Alla decima presenza (vistata da Te con una sigla) l'undicesima potrebbe essere gratuita. Parallelamente poi Tu potresTi accordarTi con un negozio di giocattoli della zona affinchè Ti diano schede sconto da consegnare alle mamme, qualora un bambino manifestasse la volontà di avere un giocattolo. Stessa cosa potrebbe valere per negozi di abbigliamento per bambini. Insomma, dovresTi cercare di creare un circolo che produce valore aggiunto. Tu aiutersTi loro e loro suggerirebbero il Tuo locale.
Tieni presente che gli inizi potranno essere difficili perchè, come Ti ho detto, dovrai far conoscere l'iniziativa mentre le spese, compresa l'aiutante, saranno fisse anche se dovessi ritrovarTi con due bambini al giorno. Calcola quindi per bene, tutte le spese a cui vai incontro. Riscaldamento, luce, acqua, telefono, aiutante, assicurazione (molto importante) spese periodiche per giochi e materiali di consumo, commercialista che dovrà seguirTi in tutte le operazioni presso la camera di commercio, l'ufficio iva e tutta la gestione annessa.
Fai una buona ipotesi mensile e pianifica almeno una copertura di sei mesi di spese senza utili concreti. Se puoi sopportare questo, puoi farlo.
Sappiami dire.
Ciao

domenica 11 gennaio 2009

CONTRATTO DI LAVORO

Angelo (loc. n.c.)
Sono un architetto pressoché neo laureato di 26 anni. Lavoro per uno studio tecnico di medie dimensioni da più di 6 mesi. Attualmente sono sotto contratto “non di lavoro” ma di tirocinio formativo con rimborso spese. Il mio datore di lavoro, coadiuvato da un consulente, mi ha assicurato che allo scadere del periodo contrattuale il contratto suddetto non sarà rinnovabile e ad esso subentrerà un vero e proprio contratto di assunzione, seppur soggetto a “certe condizioni”.
I mie quesiti sono: innanzitutto, è vero che un contratto di tirocinio formativo di 6 mesi non è rinnovabile? Nel senso, devo aspettarmi un altro pezzo di carta senza valore nell’ottica della previdenza sociale? Altrimenti, nel caso si determinassero le condizioni per firmare un contratto di lavoro a tempo determinato/indeterminato, quali sono le clausole contrattuali da tenere in maggior considerazione e/o quali quelle da esigere se non presenti?
Mi spiego meglio. In quanto “stagista” la mia posizione lavorativa attualmente non presenta contribuzione previdenziale, niente giorni di ferie programmabili (seppur di fatto riconosciute, anche se in minima quantità), solo assicurazione e “rimborso spese”, cosa invece dovrei aspettarmi di trovare in un contratto di lavoro (non avendo idea di cosa contenga)? Quali potrebbero essere le “condizioni” contrattuali?
Vi ringrazio per la disponibilità, Angelo
PS. Spero che i miei interrogativi non siano troppo generici, ma la mia disinformazione mi rende vulnerabile e vorrei giungere alla stipula del contratto con le idee piuttosto chiare.

Gentilissimo Angelo,
quanto Lei ci chiede è specifico e soggetto a clausole contrattuali ben precise.
Non possiamo darLe delle informazioni corrette perchè non sono nel ns. bagaglio e non diamo mai informazioni di cui non siamo certi.
Tuttavia pensiamo che Lei possa riceverle presso un Ufficio del lavoro o presso l'Associazione che raggruppa Ingegneri ed Architetti. Se non vuole farsi riconoscere può recarsi presso un altra sede o in una città vicina, previo telefonata. Ma più avanti Le diremo che forse non Le conviene informarsi oggi.
Riteniamo inoltre che possa trovare qualche ostacolo nel ricevere risposte a quanto chiede a meno che Lei non sappia già quale sarà la mansione ed il conseguente livello con cui verrà inserito in organico.
Possiamo dirLe questo:
se il Suo datore di lavoro ha detto che non è possibile rinnovarLe l'attuale contratto vuol dire che è davvero così. Sarebbe assurdo che non lo rinnovasse se ciò fosse legalmente fattibile, visto che questo ha dei vantaggi fiscali per lui. DicendoLe che all'attuale subentrerà un "vero e proprio contratto di assunzione" vuol dire che c'è tutta la buona fede e la volontà di proseguire la collaborazione. E questo, creda, è la cosa più importante. Che poi questo contratto abbia certe condizioni che Le verranno dette, può essere ma, se ci saranno, è solo perchè la contrattualistica le prevede. Difficile, soprattutto in un ambiente come quello in cui Lei sta lavorando, che vi siano giochini sporchi. Il rischio di essere scoperti non vale il gioco.
Lei chiede se è vero che un accordo di tirocinio di sei mesi non sia rinnovabile, quasi come se lo desiderasse ancora. Poichè non credo,accetti volentieri che Le venga detto che non lo sia e si prepari ad un contratto più completo che prevederà, ne sono certo, anche la previdenza sociale, come tutti i contratti di lavoro.
Ciò che Le verrà presumibilmente proposto, se sarà, come crediamo, quello relativo all'accordo nazionale della Sua categoria, conterrà tutte le norme che valgono per gli altri quanto per Lei. Vi sarà un periodo di prova, dopo di che il contratto si ritiene a tempo indeterminato.
Io che scrivo Le dico che, se fossi in Lei non mi porrei certo i problemi che si sta ponendo. Giovane, alle prime esperienze, ciò che conta, mi creda. è di pensare all'inserimento nel mondo del lavoro e che questo avvenga velocemente e con soddisfazione nel senso di successo. Non mi metterei certo a pensare (come Lei scrive) a quali clausole esigere se non presenti. Non è, oggi, nella condizione di puntare i piedi. Riesco a farmi comprendere? Torno a dirLe che probabilmente il Suo contratto sarà quello di categoria, come tutti i Suoi colleghi “alle prime armi” ma, pur ammesso e non concesso non lo sia, non deve chiudere un occhio, ma tutti e due perchè ciò che vale è fare esperienza.
Mi ascolti: prima deve farsi fare il contratto come lo vuole il datore di lavoro eppoi, semmai Lei lo volesse, potrà con questo andare presso l'associazione di categoria della Sua città o di un'altra vicina, e mostrandolo, chiedere se è regolare. Anche perchè, se non lo fosse, sarà Lei a decidere se tacere e rimanere dov'è o se lamentarsi ed andarsene. Ma se si fa vedere a puntualizzare ancor prima d'averlo, probabilmente se ne dovrebbe andare anche se la decisione non fosse Sua.
Le ho detto quanto penso da buon padre di famiglia. In ogni caso in internet trova più di un sito di categoria che quasi certamente presenta anche il contratto nazionale che La riguarda. Lo legga, se vuole, ma se lo tenga per sè. Prima firmi il contratto di lavoro, poi si informi se è corretto o meno.
In gamba!

giovedì 8 gennaio 2009

NUOVA ATTIVITA'

V.C. (prov. Messina)
Salve, vorrei aprire un piccolo esercizio commerciale per la vendita di articoli da regalo(pelletteria, profumi, borse ecc…) , abito in provincia di Messina e sono proprietario di un locale di 35 mq a piano terra, che per ora uso come garage ma posso, cambiando destinazione d’uso, ricavarci un discreto negozietto.
In considerazione che pensiamo di non avere dipendenti, è necessario che nel negozio ci siano i servizi igienici?
In attesa di risposta vi ringrazio.

Gentilissimo Sig. V.
le nostre esperienze e conoscenze sono piuttosto ampie in determinati settori ma tra questi non c'è quello di cui Lei abbisogna. Presumibilmente ritengo che sia obbligatorio, non tanto dentro il locale quanto nelle vicinanze (ad esempio,cortile). Potrebbe essere un luogo a disposizione anche di altri, di cui Voi vi potreste servirvene con l'uso di una chiave, ad esempio.
Poi, come sempre ci possono essere, al di là delle leggi dello Stato, particolari leggi comunali differenti che magari non ne diano l'obbligo in quanto nel luogo ove Voi vorreste aprire l'attività vi sono numerosi altri locali pubblici dotati. Ma su questo dovete per forza chiedere al Vostro Comune che, eventualmente, Vi rimanderà all'Ufficio Igiene.
Circa l'attività che volete iniziare, spero abbiate fatto attente valutazioni tra cui, le più importanti, il luogo in cui è ubicato il punto vendita e la Vostra preparazione commerciale specifica sui prodotti che proporrete e sul settore specifico. Ricordate che un negozio di articoli regalo funziona se è in zona di fortissimo passaggio pedonale ed in un'area di particolare pregio turistico. Per quegli articoli non badate quindi solo al potenziale cliente locale che sino ad oggi ha già acquistato ed acquista altrove senza sentire la mancanza di un nuovo locale. Badate piuttosto ad interessare e catturare clienti di passaggio, turisti o clienti di ceto medio alto della Vostra bella città.
Certo è che in 35 metri, una volta scaffalato, messo un banco e fatta esposizione, non avreste forse lo spazio nemmeno per un retro, per non dire del magazzino. Prima di decidere quindi, analizzate assieme ad un arredatore di negozi (o comunque qualcuno che ne capisca qualcosa) per vedere come sia possibile arredare il punto vendita inserendo tutto quanto serve. Ricordate che un negozio tipo quello che Voi volete aprire, deve essere anche adeguatamente allestito. Il lusso deve vedersi anche dall'arredamento se volete attirare una certa clientela.
Poi, poichè mi pare di capire che sia la prima esperienza in tal senso, vi esorto a riflettere. Avete conoscenze degli assortimenti che andrete ad acquistare (prima) per vendere (poi)? Pelletteria significa moda e quindi marchi anche prestigiosi. Sono disponibili in zona o sono già venduti da altri? I contratti con le case importanti di pelletteria sono piuttosto pesantucci da fare, anche come obblighi. Fate quindi attenzione. La cosa non cambia relativamente alla profumeria. E gli assortimenti necessitano di discreti investimenti Quindi, dopo aver verificato in Comune circa il Vostro problema, metteteVi a tavolino per capire cosa ne vien fuori da 35 mq. E se tutto è OK, rimanete a tavolino per pensare quanto avete a disposizione, quanto potete investire, di quanto potete rimanere esposti nel tempo e qual'è il grado di rischio che potete assumerVi.
Infine, analizzate bene l'area del nuovo punto vendita. Probabilmente ci abitate e quindi non avrete difficoltà. E' una zona di ceto basso, medio, alto? Perchè è ovvio che proporzionalmente a questo potrete pensare di avere determinati introiti. C'è molto passaggio? E' passaggio solo locale o fortemente turistico? Attorno esistono altri negozi che trattano quanto Voi vorreste trattare? A che distanza sono? A quale tipo di clientela si stanno rivolgendo? Come vanno i loro affari?
Queste sono solo alcune domande che dovete farVi ed a cui dovete rispondere. Solo dopo che le risposte Vi appariranno chiare, senza dubbi e tali da farVi dire che si può fare, potrete iniziare a pensare alla nuova attività.
Da parte mia, Vi auguro un grosso successo.

domenica 4 gennaio 2009

CAPIRE COME FARSI CAPIRE

Giobatta C. (loc. n.c.)
Bravi. Leggo da qualche tempo il vostro blog e credo sia forse l'unico serio di tutto il web. Davvero dovrebbero inserirlo come materia di approfondimento in diversi corsi universitari.
Sono laureato e cerco di inserirmi nel mondo del lavoro e, voglio gridarlo, mi è più d'aiuto ciò che leggo da voi che non tutto quanto mi è stato insegnato all'università.
Non vi disturbo per molto in questo momento ma solo per chiedere un dato. So, perchè l'ho letto in precedenti vostre risposte, che è molto importante farsi capire quando si parla con una persona ma ancor più con un gruppo. A me è capitato proprio di tenere un breve incontro con persone e, visto che non sono ancora abituato alla cosa, ho capito che chi mi ascoltava aveva difficoltà a seguirmi.

Caro Giò,
Ti ringraziamo di tutta la serie di complimenti che ci fai, anche se forse un pochino esagerata. A tutti fa piacere riceverne e Tu, al momento sei al top. CalmaTi un po' con i complimenti e non prenderlo come vizio nella vita perchè finiresTi per non essere creduto o per passare come...un po' eccessivo
Mi stai chiedendo come farTi capire da tutti e come essere chiaro quando parli. Potremmo parlare qualche ora ma, come Tu hai detto, su questo tema ho già scritto pagine e tante forse ancora ne farò. Non so però se ho mai dato un sunto che dice un po' tutto. Se l'avessi già fatto, scusami.
Devi sapere che parlando noi inviamo un messaggio a chi ci sta difronte e l'impatto di qualsiasi messaggio che noi mandiamo è, tendenzialmente per il 50% o poco più visivo. Per il 40% è vocale e per il rimanente circa 10% o anche meno, è verbale.
Che significa? Significa che per il 50% il messaggio è legato a come appariamo; per il 40% per come parliamo e solo per il resto, per quello che diciamo.
Chi abbiamo davanti quindi ci ascolta se noi appariamo ai loro occhi, credibili. Credibili nella posizione, nell'esperienza, in quanto dobbiamo loro passare ma anche credibili dal nostro modo di fare,dai gesti, dalla calma, dalla responsabilità che traspare da noi.
Se la persona viene valutata idonea, si ascolta per come parla (tono di voce, parole semplici, frasi corte) e solo per il resto, caro Giò, per quello che dice.
Quindi, se non siamo ritenuti idonei e se non ci prepariamo per esserlo, ciò che diremo sarà ascoltato con fatica. Non è detto, per carità, che parleremo al vento, perchè per mille altri motivi spesso la gente ascolta perchè è obbligata a farlo ed anche perchè sa che non può farne a meno ma certamente lo farà con fatica.
Del resto, se ci pensi, tutti noi ascoltiamo più volentieri qualcuno quando lo riteniamo credibile ed affidabile nella posizione che occupa. (CrederesTi a Dracula se Ti parlasse in difesa del sangue umano?)
Quindi, se hai questa sensazione o certezza, preparaTi profondamente guadagnandoTi però prima, la fiducia di chi lavora con Te.
In bocca al lupo.

PUBBLICITA'

Edoardo B. Milano
Gentili signori,
vuoi per fortuna o per qualche conoscenza ma da qualche mese mi sono inserito in un'agenzia pubblicitaria milanese. La pubblicità è la mia passione ed è per questo che ho cercato in tutti i modi di entrare in un'agenzia. Ammetto che, anche umilmente, sono entrato dalla porta di servizio accontentandomi di fare quello che serviva pur di essere dentro ed imparare. Ebbene, nei giorni scorsi è venuto in visita da noi un collega americano di un'agenzia a cui siamo collegati. Ho avuto la fortuna di essere presente ad una parte di un meeting ed è in questa occasione che l'ho sentito più volte ripetere il termine “splint run” abbinato ad alcune campagne.
Il mio inglese, liceale e universitario è niente ed oggi capisco l'importanza perchè se lo avessi conosciuto bene avrei seguito il discorso. Comunque, posso sapere esattamente che cos'è lo splint run?
Vi ringrazio se potrete rispondermi.

Caro Edoardo,
ma si, un po' per fortuna e magari per qualche spintarella ce l'hai fatta. Sei entrato nel mondo che Ti piace e questo, credimi, è la cosa più importante perchè il lavoro, quello che dovremmo fare tutti i giorni della nostra vita, deve piacere altrimenti diventa una tortura. Ed a quanto mi dici, pur di iniziare hai avuto l'umiltà di fare quello che Ti viene chiesto. Bravo!.
Il termine “splint run” indica una tecnica, che è piuttosto usata sopratutto nei paesi anglosassoni ed in particolar modo negli USA, per misurare l'efficacia della pubblicità. In parole povere consiste in questo: vengono predisposti due comunicati (pagine pubblicitarie o piccoli spazi) che sono stampati su uno stesso quotidiano e nello stesso giorno. Ancora più precisamente, un'inserzione è stampata in metà delle copie tirate e l'altra in un'altra metà. Questo è possibile anche per le grosse tirature dei quotidiani.
Nei giorni successivi, attraverso interviste presso i lettori, si controlla quale delle due pagine viene ricordata meglio, risultando quindi la più gradita ed accettata.
Le agenzie, come Tu saprai, preparano per il cliente diversi bozzetti che vengono presentati. Può accadere che il cliente si trovi indeciso tra due soggetti che, tendenzialmente possono dare due messaggi entrambi importanti ( o anche due impaginazioni diverse così come due grafiche e disegni diversi). Unirli potrebbe non essere così ideale. Si conviene quindi di usare lo splint run e verificare direttamente col pubblico quale dei due messaggi ha fatto maggior presa.
Scrivi ancora se vuoi. Ciao