Ricerca personalizzata

giovedì 29 maggio 2008

Organizzazione

Franco N. (loc. n.c.)
“Certamente vi è una mancanza da parte mia, data dalla non preparazione avuta per svolgere determinati ruoli. Non sono giovanissimo e sono un piccolo industriale. (Mi auguro che, indipendentemente da questo Lei mi possa rispondere). Io sono entrato in azienda, un'azienda padronale, ed oggi mi rendo conto che essendo quello che si suol definire il padrone (ma tant'è) non ho mai avuto necessità di prepararmi su determinate situazioni. Il padrone, controlla, fa, ordina. Oggi però le cose sono cambiate o meglio saranno cambiate da un pezzo ma io voglio farlo e me ne accorgo solo ora. Sento la necessità di dare spazio ai miei collaboratori per sapere il loro pensiero che, altrimenti, non mi direbbero mai. Voglio renderli partecipi di tutto il processo aziendale. Da qualche tempo ho quindi istituito un meeting apposta, dove le persone possono parlare e dire la loro. Il guaio, ed è per questo che le scrivo, è che tutti parlano assieme, non c'è organizzazione nemmeno in questo. Alla fine, la mia sensazione è che non abbia capito niente nessuno. Cosa si può fare?”

Caro Franco,
rispondo ugualmente alla Tua richiesta anche se non sei...come dire giovane e sei già nella condizione d'esser un piccolo industriale. Ma il tema che sollevi è importante anche per chi, pur non essendo come Te, ha le stesse problematiche.
Hai fatto bene ad istituire un meeting per incontrare i collaboratori e dar loro la parola sui temi della gestione aziendale. E' un approccio corretto che molti dovrebbero seguire, mentre invece si pensa che sia tempo perso perchè il tempo passato in meeting non è produttivo. Ciò che capita nel Tuo meeting è assolutamente normale quando chi interviene non ha....come dire, idea di come ci si comporta in un meeting. Il fatto è che tutti noi quando abbiamo in testa un concetto, vogliamo esprimerlo subito, velocemente, prima che ci passi di mente ed allora, appena abbiamo la possibilità parliamo a ruota libera, anche sopra la parola di altri. Un altro vezzo non da poco è credere che quanto diciamo noi si più importante di quanto dicano gli altri e quindi parliamo unitamente agli altri. Più l'altro cerca di farsi capire e più noi alziamo il tono della voce per superarlo, in una spirale che vede, alla fine, i due contendenti ad urlare per farsi capire e far accettare la propria tesi.
La stessa cosa vale quando abbiamo una divergenza di opinioni. Non importa quanto vuol dire l'altro, l'importante è ciò che vogliamo dire noi. Pensa che alcune volte mi sono trovato ad assistere a situazioni in cui un partecipante stava dicendo ad un altro d'essere d'accordo con lui e quest'ultimo, era tanto infervorito da ciò che diceva che continuava a dire al primo che non capiva nulla!
Per evitare queste situazioni incresciose, a parte una buona formazione che non fa mai male, Ti suggerisco di organizzarTi in questo modo.
Prepara un'agenda del meeting.
Elenca i partecipanti
Metti in oggetto di discussione i temi che vorrai siano toccati
Mandala in copia a tutti i nominativi
Sugli argomenti che vorrai toccare Tu, chiedi l'eventuale loro apporto
Chiedi loro di prepararsi su altre questioni che vorranno portare al tavolo.
Chiedi di farTi pervenire un paio di giorni prima del meeting i punti che ognuno vorrà discutere.
Controlla che non vi siano doppioni (ma se ce ne fossero non è un male, si potranno sentire più pareri)
Il giorno del meeting fai predisporre su una lavagna i temi con a fianco i nomi dei relatori (oppure consegna a tutti un foglio con lo stesso elenco)
Inizia con una raccomandazione. Quando un convenuto interviene, gli altri devono solo ascoltare. Se non concordano o hanno chiarimenti da chiedere, devono prenderne nota sul foglio e solo alla fine della presentazione, potranno intervenire a loro volta o chiedere informazioni supplementari. Nessuno deve interrompere chi sta parlando.
Qualora ciò accadesse, starà a Te, molto fermamente ma cortesemente chiedere di lasciar finire di parlare.
Alla fine di ogni presentazione, aprirai la discussione. Io vedrai comunque la Tua figura (se le persone che intervengono sono idonee al loro compito) come coordinatore. Dovrai quindi prendere nota su un foglio delle varie tesi; delle risoluzioni proposte ai vari problemi e così via.
Chiuso il primo tema, si passa al secondo, poi al terzo...
Alla fine, ciò che conta è che dalla riunione emergano soluzioni o suggerimenti alle problematiche portate in meeting.
Come fare per la gestione? Fai circolare un documento in cui siano segnati problemi e soluzioni. Attento, però. Non fermarTi a questo altrimenti non arriverai mai al dunque. Per ogni problema e per ogni soluzione, dovrà essere ben pianificata una tempistica entro la quale ciò che si è discusso dovrà vedere la luce o essere risolto. Se vuoi dare più forza alla cosa, assegna ad ogni collaboratore il compito di seguirne l'iter e di tornare a discuterne l'andamento nei meeting successivi.
Come inizio può bastare.

Attività in proprio

Mario T. Reggio E.
“.....voglio aprire un wine bar. Non sarà un'idea geniale e nuova, ma mi piace. Sono appassionato di vini, ho un sacco di amici ed ho trovato un locale molto grande che farebbe al caso. Questa è la mia idea. Lei può andare oltre? So che chiedo troppo ma io conosco i vini, non so niente di marketing e tutto il resto. Se mi fa questo favore, la prima volta che passa Le offrirò un buon bicchiere...”

Caro Mario,
grazie per il bicchiere. Mi sembri un po' burlone o forse fai un po' tutto facile. Mi auguro di no. OK intendersi di vino, ma un'attività è sempre un'attività ed è meglio che Tu Ti dia da fare per imparare anche il resto. Ho visto molte persone partite con entusiasmo, divenire in breve, poveri ex imprenditori.
Augurandomi che Tu mi dia ascolto, Ti do questi consigli:
nella nuova attività dovrai porTi davanti a molte scelte. Ricorda che la prima soluzione che Ti verrà in mente, per ogni problema, sarà una soluzione logica ma senz'altro banale.
Se vuoi costruire qualcosa, devi sempre scartare la prima idea (che arriva facilmente) perchè come arriverà a Te, in precedenza è già arrivata a mille prima di Te. ImpegnaTi a trovarne un'altra: sarà un po' più creativa. Poi, accantona anche quella e cercane una terza. Quella più difficile da far nascere dalla mente è, alla fine, la più creativa.
Per quanto riguarda il locale, agendo con una spruzzatina di marketing, io agirei solo su una cosa: far divenire il locale molto più di un punto “wine-bar”. Dici di avere molto spazio. Ebbene, sfruttalo il più possibile per i clienti. Riduci al minimo indispensabile la parte relativa al bancone ed a tutto il resto. Se frequenti locali vedrai che spesso vi sono enormi banconi bar dove troneggiano i mescitori, a scapito di spazio ridotto dove magari sono presenti pochi tavoli, proprio perchè, alla fine, lo spazio è ridotto.
RicordaTi che il cliente deve sentirsi bene e non un pesce fuor d'acqua. Usa un arredamento vecchio, con tavoloni in legno da osteria; piccoli tavoli quadri in legno rustico, piccoli separè alla francese e solo comode sedie o poltroncine rustiche. Possibilità di connessione internet gratis e luci non accecanti.
Infine, ricopri una parete o due del locale con una grande libreria. Acquista libri usati per mettere a disposizione dei clienti ed invita i clienti stessi a portare i loro libri per essere posti a disposizione di tutti. Un cliente che entra, se lo vuole, deve poter stare un intero pomeriggio al tavolo (visto che lo spazio è tanto) a leggere beatamente. Nel frattempo consumerà (ma non deve sentire alcuna pressione).
Insomma, fai divenire il Tuo locale diverso dagli altri. Dagli un taglio un po' particolare, in cui tutti sono liberi di entrare, parlare, leggere e se vogliono uscire senza consumare. Non è l'obbligo che Ti fa guadagnare. L'obbligo, potrebbe non farli entrare.
Ti sei mai sentito addosso lo sguardo fisso di un cameriere perchè Te ne stavi seduto ad un tavolo di un bar, con un amico, dopo aver già consumato? Questa pressione non dev'esserci. Lavorerai di più.

martedì 27 maggio 2008

Curriculum

Gianfranco T. Roma
“ ho letto recentemente che sono stati predisposti corsi anche on line per imparare a costruire un curriculum e gestire un incontro per un colloquio di lavoro. Possono essere validi?. La ringrazio per la risposta e le faccio i complimenti per il blog.”

Caro Gianfranco,
se Tu guardi tra le lettere in archivio (a lato del blog) troverai già risposte relative a quanto chiedi. Tendenzialmente io dico ciò che andrebbe fatto nella compilazione di un curriculum e ciò che si dovrebbe evitare di fare. Do anche le tracce ma evito sempre di confezionare un prospetto prestabilito per diversi motivi.
Non è bello inviare un prospetto standard simile ad altri. E' di cattivo gusto e significa che chi lo ha compilato non ha fantasia, iniziativa e capacità di crearsi una seppur minima presentazione personale. Chi riceve un curriculum che ha il sentore di mille altri, capisce subito che chi lo ha scritto manca in qualcosa.
Occorre invece che, con una certa chiarezza, vengano messe in ordine cronologico gli studi e le esperienze maturate. E' opportuno non dilungarsi mai elencando ogni minimo corso a cui si è partecipato perchè chi legge sa benissimo che la partecipazione ad un corso non ha alcun valore in sé e per sé. (Non è detto che partecipare significhi imparare). Ciò che appare dev'essere davvero qualcosa di inusuale altrimenti, meglio addirittura evitare di scrivere.
Quando Ti vien detto che frequentando quel corso si impara a non commettere errori o a gestire in pochi minuti il colloquio per fare un figurone, non è da crederci. Sopratutto un giovane senza o con poca esperienza, può nascondere pochissimi minuti l'eventuale impreparazione poi, chi c'è di fronte, con una sola domanda può distruggere questa finta sicurezza, senza che il candidato se ne accorga.
Pensare che bastino pochi minuti per riuscire a vendere bene se stessi è un'utopia. E' sufficiente che il colloquio duri un po' di più che il candidato, inconsciamente si lascia andare e presenta irrimediabilmente la vera faccia.
Va però detta una cosa. Se il candidato arriva al colloquio pensando di voler fare “bella figura” per essere assunto, sbaglia strategia. Ma sbaglia sopratutto per se stesso. Dovrebbe invece cercare di riuscire ad essere assunto perchè ciò che dice, ciò che pensa, i progetti e la volontà che ha, tendono a far comprendere che, indipendentemente dalla non preparazione, c'è del buono nella persona. Inutile quindi sforzarsi d'essere briosi se in natura non lo si è; presentarsi con un sorriso a trentadue denti se il carattere è solitamente chiuso; fingere d'essere molto posati o riflessivi pensando che questo possa attrarre. Fingere, è sempre negativo perchè, ammettendo d'essere assunti a fronte di un comportamento falso in fase di colloquio, si cade inevitabilmente in una realtà quotidiana nel lavoro che potrebbe far rimpiangere l'aver bluffato. Se si finge di saper gestire situazioni più grandi di noi eppoi, alla luce dei fatti, si crolla davanti alla prima difficoltà, ci si troverà a vivere (non so per quanto) una realtà lavorativa che sarà una eterna salita.
Posso darTi Gianfranco solo alcuni piccoli accorgimenti che comunque non altereranno la Tua presentazione, quando sarà.
Evita di tenere le mani in tasca come spesso fanno i giovani quando parlano. Evita di metterTi a sedere incrociando subito o durante il colloquio, le braccia. Se sei vicino ad un tavolo, come spesso accade, tieni le mani aperte appoggiate al tavolo stesso, in modo naturale. Fai sempre movimenti e gesti pacati e lenti e, se vuoi gesticola, quando parli, ma sempre senza essere folcloristico o pirotecnico (come i giovani del Sud). Troppo movimento delle mani in aria, dà fastidio. Nessun movimento, altrettanto. Evita, se accavalli le gambe, di far dondolare nervosamente il piede.
Quando parlerai e risponderai alle domande, non aver paura di guardare negli occhi chi Ti interrogherà, ma togli lo sguardo e guarda altrove quando devi pensare e riflettere.
Non scusarTi mai (sono nervoso; ho la raucedine; ecc...ecc...) Chi hai davanti vede benissimo che sei nervoso. Piuttosto, cerca sempre di arrivare dieci minuti prima piuttosto che un minuto dopo. La scusa del traffico, oltre ad essere vecchia, infastidisce. Tutti possono immaginare che è possibile trovare traffico. Quindi, ci si prepara affinchè questo possibile intoppo non faccia arrivare in ritardo. Un colloquio di lavoro va visto semplicemente come un incontro per far vedere se stessi.. Meglio quindi presentarsi per ciò che si è e non ciò che si vorrebbe essere. Basta solo non spararle grosse e dimostrare la buona volontà nell'iniziare un percorso lavorativo.
Spesso mi son trovato a ricevere curricula con una serie infinita di partecipazioni a corsi, aggiornamenti, master e quant'altro per poi vedere che la persona non aveva null'altro da dire. Evita quindi, semmai Tu dovessi avere numerose post esperienze di studio, di elencarle se non hanno riferimento con quanto vai cercando. RicordaTi sempre che l'azienda che cerca un semplice impiegato, preferisce non assumere un super laureato. Quindi non cercare di mostrare chilometriche conoscenze specifiche se non c'entrano nulla. Puoi solo intimorire chi Ti interroga.
Non buttare danaro pensando di imparare a nascondere mancanze, paure o altro. RiusciresTi a farlo sin quando la Tua mente è indirizzata a gestire il “come presentarsi”. Ma, alla prima domanda di approfondimento, quando Tu dovessi mai rivolgere il pensiero al nuovo problema, il trucco verrebbe a galla immediatamente.
Diciamo che è meglio, forse, fare qualche colloquio male, per poi imparare a gestirsi piuttosto che far scoprire dopo,a chi Ti ha assunto, che non sei come volevi far credere.
Ultimo suggerimento che vale anche per tutti coloro che stanno leggendo questa risposta: è molto ma molto importante saper scrivere bene, con una buona grafia e senza errori grammaticali. I giovani non hanno nulla di questo. La grafia è terribile e gli errori di grammatica sono infiniti. Chi legge,bada molto a queste cose. Un laureato che fa errori di ortografia, cosa può dare di più? La punteggiatura è spesso inesistente perchè la cultura dei messaggini l'ha tolta. Ma il lavoro non è fatto di messaggini e se mai una volta assunti, qualcuno Vi chiedesse di preparare una qualsivoglia anche brevissima relazione, vorrà avere risposte scritte in modo corretto.
Ecco, vale molto più, in una presentazione, il modo in cui si scrive piuttosto che tutto il resto.
Scrivimi ancora se ne hai bisogno. Ciao.

lunedì 26 maggio 2008

Doppio lavoro

Adalberto M. Pesaro
“.....lavoro presso un'azienda locale. Giovane, alla prima esperienza, ho fortunatamente trovato questo impiego che mi toglie qualche preoccupazione perchè sono anche sposato e mia moglie è in attesa di un figlio. Però, quello che guadagno non basta per coprire le spese e quindi devo fare altro......”

Caro Adalberto,
la Sua situazione è purtroppo abbastanza generale nel senso che, il primo impiego per chi ha già famiglia, non può a volte, bastare.
E' forse la prima volta che mi trovo in difficoltà nel dare un consiglio perchè sono troppe le variabili per dire di agire in un modo o nell'altro.
Tra le diverse alternative a cui Lei pensa, propenderei per le ore serali nel wine bar per un immediato introito; mentre sceglierei la proposta di lavoro per la vendita diretta e la costruzione di un suo gruppo di vendita, se dovessi pensare a costruire qualcosa più solido per il futuro, con eventuali possibilità di farne poi un primo lavoro.
Da come si presenta e da ciò che mi ha detto, ritengo Lei possa avere buon successo nelle vendite anche perchè capisco che ha idee chiare, sa programmare ed ha la lucidità di pianificare il futuro.
Non conosco da quale azienda Le viene l'offerta. Tenga sempre presente comunque che un'azienda seria nel settore della vendita diretta non Le chiederà mai danaro per farLa lavorare. E' possibile che Lei debba pagare per avere prodotti per eventuale Suo uso, ma la campionatura da mostrare non deve mai costarLe nulla o comunque, se anticipa qualcosa, questo qualcosa deve venirLe ritornato al più presto, senza alcun impegno di fatturati.
La vendita diretta può effettivamente permettere buoni risultati ed ottimi guadagni ma occorre un impegno ed una caparbietà superiori alla media.
Accade infatti che molte persone che vi si dedicano, iniziano “tanto per fare” pensando che tutto sia facile come viene loro presentato. Spesso dotate di poca volontà e tanta curiosità, ai primi problemi od alle prime delusioni, crollano e lascino perdere. Sono queste persone le peggiori propagandiste della vendita diretta.
Posso garantirLe che, con metodo e con forte volontà, questo è un lavoro libero ed indipendente che può dare soddisfazioni.
Scelga Lei. Semmai optasse per questa seconda ipotesi, mi riscriva e Le sarò d'aiuto.

domenica 18 maggio 2008

Vendita

Antonio M. Treviso
“....non so assolutamente niente! Questa è la constatazione. Mi hanno offerto un lavoro di vendita. Ho accettato per iniziare la vita lavorativa e per guadagnare qualcosa, ma non ho avuto e non ho alcun aiuto. Mi hanno messo la borsa in mano e via andare. Riesco abbastanza ma più per intuito che altro. Mi rendo conto di non avere alcuna base. So che non potete dirmi tutto e allora datemi una mano dicendomi come presentare i prodotti e le argomentazioni. Grazie”

Caro Antonio,
non posso dire d'essere meravigliato del modo d'agire della Tua azienda perchè purtroppo in Italia, sono ancora moltissime le aziende, soprattutto piccole che pensano alla vendita come “vai, dì qualcosa e vendi”.
E' incredibile ma è così. La preparazione è un palliativo; poi ci si lamenta se le cose vano male.
Se Tu, ad ogni modo, presa la borsa in mano, già combini qualcosa, significa che tutto sommato sei portato a questo tipo di lavoro che, contrariamente a ciò che si crede, è molto difficile ma è il più bello del mondo.
Mi chiedi aiuto sulla presentazione dei prodotti e le argomentazioni. Dovrei deluderTi perchè su questi temi non posso intervenire non conoscendo i prodotti.
Allora voglio darTi un suggerimento che, se sfruttato bene, Ti aiuterà sempre e tanto.
Chi non è stato preparato alla vendita, in special modo, da professionisti con una tradizione commerciale USA, vende più che altro a voce, nel senso che affida il tutto ad una argomentazione, sperando di convincere.
Molti non sanno invece che più che le parole, chi ci è di fronte è colpito ed è attento da ciò che vede. Quindi lo scritto. Un tratto di penna val più di una lunga argomentazione. Le parole si perdono e vengono dimenticate in fretta. Ciò che si vede, rimane molto più a lungo.
Se si domandasse ad una persona di riferire ciò che ha appena sentito dire, la risposta sarebbe estremamente incerta e inaffidabile. Se alla stessa persona venisse chiesto di spiegare qualcosa visto per iscritto, si otterrebbe molto di più.
Nella vendita quindi, affidarsi allo scritto è molto più profittevole.
Ma cosa significa affidarsi ad uno scritto? Vuol dire usare carta e penna per spiegare i punti essenziali con disegni, grafici e sghiribizzi vari ciò che si vuol dire.
Ti faccio qualche esempio Antonio, anche se è davvero molto difficile in poche righe cercare di farTi capire ciò che dovrei farTi vedere. Ma vediamo.
Ipotizziamo che al cliente Tu voglia far comprendere che gli sconti che potrai dargli sono proporzionali alle quantità acquistate, in modo da invogliarlo ad acquistare di più per aumentare il suo guadagno.
Su un foglio, con una biro punta grossa o con un pennarello punta media, mentre gli spiegherai che più acquista e più aumenteranno gli sconti, disegnerai tre o quattro cifre che aumenteranno di grandezza man mano che aumenta il valore. Esempio: “gli sconti che posso darle sono proporzionali ai quantitativi ordinati e possono variare dal 10% , al 13% al 20%.” RicordaTi di scrivere queste cifre in modo che la prima sia a grandezza naturale, la seconda più alta e la terza ancora di più.
In questo modo, il risalto visivo è evidente. E l'occhio tende a prendere nota di ciò che lo cattura di più. L'interesse e la curiosità del cliente sarà quindi portata verso il 20% cifra che acquista maggior peso,al di là dell'evidente grandezza in percentuale, proprio per la grandezza dello scritto.
Se Tu Ti trovassi (non conosco il settore in cui operi ne i prodotti offerti) ad offrire prodotti tecnici che hanno un consumo di energia, ad esempio, potresTi, ad un certo punto della Tua argomentazione, dire: “ sappia che questo prodotto Le permette, oltretutto un risparmio di oltre il 40% di energia” e contemporaneamente disegnare sul foglio che comunque dovrai sempre avere davanti a Te: uno schizzo di cinque lampadine in fila, per poi cancellarne due con un vistoso tratto di penna. La rappresentazione disegnata di queste due lampadine cancellate su cinque presenti, dà migliore sensazione di risparmio ottenibile, più di molte parole.
Potrei farTi molti altri esempi, ma mi è davvero difficile farli comprendere solo a parole e questo già Ti dimostra come il disegno e lo scritto siano molto più affidabili ed immediati delle parole.
Se però avrai la costanza di riflettere su quanto dovrai dire ai Tuoi clienti, vedrai che troverai molti modi per affidare alla penna le Tue parole con risultati fortemente interessanti.
Inizia con questo, poi magari, riscrivimi.

venerdì 16 maggio 2008

Creatività

Roby A. Alessandia
“.......Non so se sbaglio e non ho neppure nessuno a cui chiedere. Non posso chiederlo alle persone che vorrei perchè sono loro stesse coinvolte; non esistono appositi consulenti universitari ed i Docenti, mi creda, sono solo pieni di teoria. La pratica, semmai l'hanno svolta, risale a decenni fa. Tutto è cambiato e un loro consiglio più che aiutarti, ti danneggia. Penso sia ottima la vostra iniziativa; le Università dovrebbero fare accordi con Voi anche se credo che, una volta laureati gli studenti, non importi loro più nulla.
Il mio problema o dubbio, per l'esattezza, è questo: opero in un team di marketing in un'azienda a Milano. Sono giunto da pochi mesi, nove per l'esattezza. Il team è formato da un Direttore Marketing, due senior p.m., un p.m., due assistenti p.m., io ed un mio collega.
Il gruppo opera bene ma io vedo, partendo dal mio collega in su, sempre un certo freno nello sviluppo delle idee come anche nel pensare a nuove idee. Sembra che tutto debba andare a rilento; meglio star fermi su idee vecchie, magari ritoccandole ed aggiornarle piuttosto che affrontare il nuovo con una buona creatività. Mi sono naturalmente chiesto se questo dipenda da una mancanza di idee, di creatività o piuttosto dal voler tirare a campare, senza dare scossoni e rischiare. Penso che ogni tanto sia necessario anche osare; trovare idee nuove, cercare soluzioni alternative; insomma, essere creativi visto che, in fondo abbiamo anche scelto una professione in cui, al di là dei puri calcoli finanziari, entra anche una buona dose di creatività. Mio padre operava, anni fa in agenzie in cui, dalla mattina alla sera, i componenti vivevano cercando nuove idee. Doveva essere un lavoro strabiliante che riempiva d'orgoglio ogni qualvolta un'idea si imponeva sul mercato. Perchè oggi si è persa questa voglia?. Ecco, il mio problema penso sia chiaro. Ho in testa diverse idee che ho maturato operando sulle stesse problematiche su cui lavorano i colleghi. Prima di parlarne le ho analizzate sotto tutti gli aspetti, creativi, finanziari, produttivi e commerciali. I miei piani, è la mia passione, non saranno probabilmente precisi come un piano di chi lavora da una vita su questi problemi, ma sono certo essere ben costruiti e solidi. Quando ho deciso, un giorno di parlarne, ho visto intorno a me, prima una finta attenzione, poi un po' di sopportazione. Senza cattiveria per carità, ma visivamente ho compreso che pensavano perchè mai stessi a crearmi problemi.
Io voglio creare. Quando vedo un prodotto mi domando sempre se non sia possibile studiare meglio la comunicazione; la promozione, l'immagine o altro. Che soddisfazione sarebbe questo lavoro se non si cercasse di creare qualcosa?..... Le domando: sbaglio? Devo lasciar perdere? Devo pensare a gestire la routine?”

Gentilissimo Dott. Roby,
ho pubblicato quasi totalmente la Sua lettera perchè è chiarissima e molto utile a chi legge il blog. La mia risposta sarebbe quasi inutile per cui voglio essere breve. Mi fa piacere che esistano giovani come Lei. Le aziende dovrebbero tenerne conto, ma spesso nelle aziende ci sono colleghi e Capi che non sono così contenti di tentare nuove strade creandosi potenziali nuovi problemi. Si vede che Lei sta affrontando il lavoro con la passione che io continuo a sperare esserci in chiunque. Non la perda mai. Non smetta di portare avanti i Suoi progetti e, se trova difficoltà, veda di farli circolare, magari mettendoli per iscritto e lasciandoli in circolazione in ufficio.
Pensare al nuovo; studiare, far lavorare la mente, creare. Cosa c'è di più bello in ogni lavoro? No, non si fermi per carità.
Voglio darLe un pensiero tra quelli che ritengo più adatti alla Sua situazione. Lo stampi su un cartoncino e lo applichi nel Suo ufficio. Chissà che vedendolo, i Suo colleghi capiscano.
Sia sempre propositivo come lo è oggi. Bravo.

“In un gregge
solo chi è in testa
trova sempre erba fresca e abbondante.
Chi segue, deve accontentarsi
di ciò che i primi hanno
lasciato”

Cordiali saluti

lunedì 12 maggio 2008

Comunicazione (meeting)

Alberto N. (loc. n.c.)
“......tra un mese avrò la mia prima presentazione a collaboratori. Dovrò tenere un meeting. Ho già letto e preso buona nota di quanto avete risposto ad altri ma forse ho perso qualcosa. Primo problema che mi trovo a risolvere: la sala. Devo cercarmela in un hotel e voglio far bella figura....”

Gentilissimo Alberto,
non ricordo sinceramente se ho già dato risposte su quanto chiedi, ma è probabile perchè, alla fine, tutto ruota attorno alle stesse situazioni. Comunque, se non lo avessi ancora fatto, eccomi pronto.
Devi sapere Alberto che, nella mia vita professionale raramente, forse mai, mi sono trovato una sala per meeting predisposta come avrebbe dovuto. Per questo ho sempre pianificato direttamente visite in loco, con largo anticipo, per valutare cosa poi avrei trovato e per dare gli opportuni indirizzi.
I meeting di vendita e formativi sono totalmente differenti da ogni altro ed abbisognano di preparazione diversa.
Nella mentalità comune, partecipare ad un meeting significa andare in una sala dove tutte le poltroncine sono poste in file perfettamente in linea con un bel tavolo dal drappo verde dietro cui sta seduto un oratore che parla, parla e basta.
Il guaio è che purtroppo ho visto e sto vedendo questo malcostume o impreparazione anche per i meeting formativi. Pensi che una sala così predisposta elimina quasi totalmente il senso stesso e la riuscita del meeting. Ecco perchè è di estrema importanza ciò che invece molti valutano come cosa da poco.
La Tua richiesta assume, soprattutto nel Tuo caso, ancora maggiore importanza.
Posso quindi tranquillamente suggerirTi le cose che devi fare. Vediamole:
disegnaTi prima come dovrebbe essere la Tua sala ideale.
Calcola in numero dei partecipanti. Aggiungi qualche persona in più, della Sede, che non dovrebbe venire ma che alla fine Ti ritroverai.
Visita l'hotel e fai presente le Tue necessità.
Fatti mostrare la sala più idonea
Poi fatti queste domande:
ci sta un tavolo rotondo o rettangolare al centro che possa dar spazio a tutti i convenuti?
C'è lo spazio per la lavagna luminosa?
Può starci la postazione del proiettore senza essere messa sul tavolo principale?
C'è spazio per un flip chart?
I fili elettrici che servono sono della giusta lunghezza?
Le prese sono al posto più utile senza fili in terra dove passano le persone?
Tutti possono agevolmente usufruire del guardaroba senza dover tenere cappotti gettati su un tavolo a lato?
Ci sono finestre? Dove batte la luce ?
E' possibile operare con luci che lascino chiaro in sala ma più scuro dove opererà la lavagna luminosa?
Il condizionatore d'aria è funzionante?
C'è la possibilità di un piccolo tavolo a lato dove depositare bottiglie, piccoli dessert, borse o altro?
Esiste lo schermo a parete o dovresti portarlo Tu?
Come va posizionato il tavolo affinchè tutti possano vedere anche ciò andrà scritto sulle chart?
Attorno al tavolo tutti possono vedere o qualcuno dovrà stare in posizione scomoda?
I primi posti sono a distanza corretta dallo schermo o sono “troppo sotto”?
Le dirò comunque che metterei all'ultimo posto i tavoli rotondi o ovali. Sono preferibili quelli rettangolari e ancor di più quelli a ferro di cavallo ma, potendo (ed è quello che io chiedo) il tavolo andrebbe “costruito” a V. In questo modo, ponendoTi all'apice, tutti i partecipanti, al loro posto, possono seguirTi al meglio senza contorsioni.
Bene, dopo tutto questo, ricordaTi solo di non dimenticare di portarTi una lavagna luminosa portatile di riserva. Al momento culminante infatti, quella dell'hotel si spegnerà....
Ciao

domenica 11 maggio 2008

Partecipazione

xxxxx (loc. n.c.)
Mi chiamo xxxxx.
Salto a piè pari i complimenti per il suo blog perchè la mia mail sarà un pò lunga.. Ho 35 anni e lavoro da quasi sei anni in un negozio in franchising, Sono addetta alla vendita. Nel negozio sono sola ma ho un titolare che viene regolarmente a controllare il mio lavoro. Ho un contratto di associazione in partecipazione e dovrei quindi percepire gli utili del 2% che non ho mai visto nemmeno con il binocolo! Sono obbligata a rispettare un orario di entrata e uscita (faccio sette ore e mezzo di lavoro al giorno) avendo a disposizione mezza giornata di riposo alla settimana e non posso decidere io quale. Non maturo ferie,ma il negozio chiude una settimana all'anno ad agosto. Se mi assento devo recuperare saltando la mezza giornata di riposo oppure mi viene decurtato lo stipendio. Percepisco un fisso mensile che non ha subito cambiamenti in questi sei anni. Il punto è che adesso il mio titolare ha deciso di aprire una s.r.l. a suo nome ma con un socio. Il mio contratto non subirà variazioni e come liquidazione avrò un mensilità per ogni anno lavorativo effettuato. Verrò licenziata e dopo un mese riassunta e durante quel mese non percepirò lo stipendio. La mia domanda è..tutto quello che ho scritto secondo lei è legale?? Il contratto di associazione in partecipazione prevede tutto quello che le ho descritto?? Ma soprattutto al momento della firma del nuovo contratto potrò avanzare delle pretese per migliorare la mia situazione?Vorrei che nel contratto ci fosse un aumento anche minimo di stipendio ogni anno,vorrei avere più ferie, più libertà di azione.

Mia cara XXXX,
come vede non scrivo il Suo nome perchè non vorrei che il Suo caso fosse identificabile.
Mi chiede informazioni su una situazione di cui c'è davvero una serie enorme di sentenze giuridiche, proprio per la capacità di poter vedere questo rapporto come si vuole..
Pur essendo perfettamente regolare, personalmente l'ho sempre visto come un escamotage da parte del Proprietario dell'attività, per liberarsi di certi problemi a scapito, forse, del lavoratore.
L'Associante (ovvero colui che nel Suo caso detiene il 98% del negozio) sceglie questa forma non per fare beneficenza ma perchè elimina altri tipi di rischi che possono esserci con un'assunzione normale. Dare un 2% ad un lavoratore anziché assumerlo in altro modo, è un buon sistema per togliersi problemi.
Premetto che le mie risposte in questo come in altri casi simili, sono semplicemente pareri personali e che per avere informazioni più precise, dovrebbe rivolgersi ad un Commercialista del lavoro (in questo caso non certo quello dove va il Suo Associante).
Dunque, vediamo: da 6 anni ha questo accordo. OK
Lavora solo Lei nel negozio. OK
E' obbligata a rispettare gli orari di lavoro.
Ha mezza giornata settimanale di riposo.
Non maturo ferie.
Se si assenta deve recuperare saltando il riposo.
Se l'assenza non è recuperata col riposo, viene decurtata dallo stipendio.
Percepisce un fisso mensile.
Liquidazione di un mese per ogni anno lavorato.
Verrà licenziata e riassunta dopo un mese senza paga.
Vediamo velocemente i punti senza l'OK.
E' obbligata a rispettare l'orario ed ha mezza giornata settimanale di riposo. Credo sia il minimo di legge che debba avere qualunque commessa regolarmente assunta (commessa, però).
Non matura ferie. Da questo punto iniziano i vantaggi per l'associante. Dando a Lei un 2%, di fatto la rende “comproprietaria” o cointeressata al lavoro. Quindi, in questa qualità non è più dipendente e non avrebbe quindi diritto di ferie. (Un socio o proprietario di qualsivoglia azienda, fa le ferie se vuole ma non è un obbligato a farle).
Se si assenta deve recuperare saltando il riposo. In questo caso il rapporto torna ad essere piuttosto confuso. Come socia non dovrebbe rendere conto delle assenze; come dipendente, si.L'assenza non recuperata viene decurtata. Qui si insinua un rapporto di dipendenza. Lei parla, nel Suo scritto, di un fisso mensile e poi di stipendio. Le cose sono ben diverse. Legga l'accordo intervenuto tra Voi e vedrà che molto probabilmente non si parla di stipendio ma di fisso concordato in anticipo sugli utili.
Se si parlasse di stipendio, forse è stato commessa una gaffe da parte del compilatore (ma non credo).
Chiarisco meglio: l'accordo di associazione in partecipazione di fatto impone l'Associante a pagare il lavoro dell'Associato dando una quota del capitale. L'Associato, a fronte di questa quota, mette a disposizione il proprio lavoro. Ed è quello che fa Lei.
Poiché però le quote date, solitamente, sono quelle irrisorie come la Sua, è implicito che l'Associato non potrebbe vivere coi proventi di utile della percentuale di quota avuta per cui si concorda un fisso mensile che viene dato, indipendentemente dagli utili o dalle perdite subite nella gestione. Fatto salvo però l'obbligo (se lo ricordi) dell'Associante a rendere conto obbligatoriamente degli risultati gestionali. Potrebbe infatti essere che la quota del 2%, paradossalmente, dia un utile superiore alla somma dei fissi mensili percepiti.
Non credo sia il Suo caso essendo Lei sola a gestire il punto vendita ma comunque Lei ha il diritto di vedere questi conteggi ed il Proprietario, il dovere di mostrarli. (Ciò non significa che Lei debba chiederli per forza. Sappia che ha questo diritto.)
Col cambiamento societario riceverà un bonus di 6 mensilità a chiusura rapporto. Non so sinceramente se sia giusto, obbligatorio, scorretto o altro. Dovrebbe davvero far analizzare il Suo accordo (o contratto) per capire cosa è dovuto. Non tutti i contratti sono uguali e darLe una risposta sarebbe sbagliato. Prendendo quei sei mesi, potrebbe ammettere d'accettare una situazione di fatto e quindi non poter fare eventuali rivalse. Le suggerirei di firmare la ricevuta, quando Le verranno dati quei soldi, “per ricevuta” e non “per accettazione”. Scrivendo personalmente, per ricevuta, seguita dalla firma, Lei dichiara di ricevere. Se scrive per accettazione e firma, Lei dichiara di essere d'accordo e non può fare più alcuna opposizione.
Successivamente può rivolgersi ad un commercialista, ad un avvocato del lavoro od anche ad un sindacato che sia veramente competente e verificare il tutto.
Non mi dice se nella nuova società Lei tornerà ad essere socia al 2% oppure no. I tempi di ferma di un mese, penso siano fatti per non incorrere in qualche errore che potrebbe far apparire la nuova assunzione come un proseguimento della precedente. Ecco perchè viene licenziata e riassunta.
Poiché Lei non accenna alla Sua situazione di versamenti INPS, mi auguro che tutto sia regolare. Può comunque controllare all'INPS stessa la Sua situazione.
Per finire: mi chiede come può migliorare la Sua situazione futura.
La prima domanda che deve porsi è relativa al lavoro svolto. E' contenta di quel lavoro? Lo sa portare avanti bene? I rapporti sono buoni? Se non ci fossero altre strade interne alla realtà che vive con il Proprietario, sarebbe disposta ancora ad accettare le stesse condizioni di oggi?
Perchè vede: se non è più disposta ad accettarle, deve iniziare a mettere sul piatto della bilancia anche la possibilità di rompere definitivamente per fare altre scelte.
Ed ora Le chiedo: ha mai avuto offerte da parte di altre realtà? Ha mai analizzato approfonditamente opportunità diverse?
Se da anni svolge questo lavoro da sola, evidentemente sa portare avanti bene un negozio. Perchè non inizia a guardarsi attorno? Che non vuol dire andar via ma vuol dire che, un domani, semmai avesse in mano un'altra possibilità più adatta alle Sue esigenze, avrebbe animo per portare avanti le Sue richieste in modo deciso. (Se concordiamo un miglioramento, bene, altrimenti vado).
Alla firma del nuovo contratto potrà avanzare tutte le pretese che vuole perchè anche se lo è di fatto, il Suo contratto di collaborazione non La pone come dipendente ma quasi come libero professionista. Può quindi chiedere ciò che vuole (ferie, aumento, giornate libere, come anche chiedere d'essere assunta con un contratto regolare di commessa, senza il fantomatico 2% che nulla serve) ma tutto dipende dalla forza contrattuale che Lei ha in mano. Se il Suo lavoro è assolutamente necessario per cui andandosene creerebbe problemi e se il Proprietario ha forte stima in Lei, allora potrebbe accettare le Sue richieste, ma... si tenga pronta anche a ricevere un bel no. Ecco perchè Le dico: prima di arrivare a questo punto, meglio avere in tasca un'altra possibilità.
Cordiali saluti ed in bocca al lupo.

giovedì 8 maggio 2008

Rappresentanti sindacali

Daniela (loc. n.c.)
volevo chiederle se i rappresentati sindacali deilavoratori sono obbligatori all'interno di un'azienda. Oppure è una scelta dei lavoratori avere dei proprirappresentanti? Lavoro in un'azienda di servizi e abbiamo il CCNL delCommercio e Terziario.Me lo sono chiesto perchè il mio titolare mi ha fattoquesta domanda, cogliendomi impreparata.La ringrazio se vorrà rispondermi.

Cara Daniela,
ho più volte risposto in passato che, fra tutte le materie su cui posso o mi sento di rispondere, essendo preparato, quella relativa a situazioni sindacali, non è tra queste.
Pertanto, proprio per correttezza e per non far cadere i miei lettori in errori, Le chiedo di rivolgersi ad un qualsiasi sindacato della Sua città (indipendentemente dal colore politico).
Posso pensare, se le regole non sono cambiate (ma cambiano molto spesso o vengono interpretate a discrezione e secondo convenienza) che non sia obbligatoria se i dipendenti non sentono questo diritto e se nessuno è disposto a prendersene l'onere. Inoltre credo sia necessaria una rappresentanza sindacale se l'azienda ha un certo numero di dipendenti che penso debbano essere almeno 15. Ma Ti ripeto, è preferibile che Tu chieda ad un Sindacato e poi fai la “tara” di quanto Ti verrà detto perchè certamente cercheranno di convincerVi che è assolutamente necessario anche se magari non lo è.
Ritengo comunque che anche in Internet, sapendo cercare con pazienza, dovresTi trovare qualcosa in merito. Cliccando su Google la frase “rappresentanti sindacali all'interno dell'azienda” dovrebbe venir fuori qualcosa.
Mi spiace non poterTi dire di più. Ti ringrazio comunque d'aver avuto fiducia nel nostro blog.
Ciao

Vendita

Roby M. Lucca
“mi trovo alcune volte a notare clienti che, mentre parlo, esponendo i prodotti, sono intenti a fare scarabocchi e disegni su un foglio. Non so mai se mi stanno seguendo e quindi cerco di ripetere spesso ciò che dico. Lo trovo un segno di maleducazione. Cosa posso fare?”

Caro Roby,
il fatto che un cliente, mentre Tu presenti una promozione od un prodotto, si metta a scarabocchiare su un foglio non deve necessariamente darTi fastidio in quanto quel gesto non sempre è sintomo di disinteresse. Devi però osservare ciò che sta disegnando perchè da lì puoi sapere se Ti segue o se sta pensando ad altro. Se scarabocchia nel vero senso della parola, ovvero traccia righe, figure geometriche o semplici cerchi, puoi proseguire serenamente perchè sta seguendoTi. Se invece è intento a vere opere d'arte (la classica casetta, alberi con rami e radici in vista, figure umane) la cosa è più seria perchè la sua mente è impegnata altrove e non Ti sta seguendo. In questo caso, un piccolo trucco per riconquistare la sua attenzione è di aumentare il tono di voce improvvisamente oppure di fare il nome di un concorrente legandolo a qualche argomentazione. Poi anche lasciar cadere qualcosa o ancora fare un complimento per ciò che sta facendo. Insomma, devi distrarlo per catturarne l'attenzione. Dopo questo, quasi certamente starà ad ascoltarTi con più interesse.
Ciao

martedì 6 maggio 2008

Scelta professionale

Manfredo B. Bolzano
“......mi trovo davanti ad un bivio: scegliere un'attività in proprio o da dipendente. Posso farle entrambe, senza problemi e quindi la mia scelta dovrebbe davvero essere libera. Invece mi pongo dei problemi. Meglio orari fissi e nessun problema dopo, o la libertà e forse tanti problemi?....”

Mio caro Manfredo,
forse senza saperlo stai già dandoTi la risposta. Da come scrivi penso Tu stia già propendendo per il posto fisso. La scelta è davvero molto personale. Se poi, come dici, non hai problemi in uno come nell'altro caso...
Sono scelte totalmente differenti. Comunque togliti dalla testa che l'impiegato non abbia problemi. Non li ha dopo le 17,30 ma sino a quell'ora può averne di due tipi: con i colleghi o il Capo e per lo svolgimento del lavoro a lui assegnato. Se infatti un impiegato vuole lavorare bene, deve prendersi a cuore la gestione e questo significa non fregarsene degli intoppi che può trovare strada facendo. Il tempo in ufficio poi, può essere bello e rapido a passare se vi è armonia (spesso poca) ma se così non è, diventa una tortura solo l'attesa dell'uscita. Nel lavoro indipendente, è un po' l'opposto. Non ci sono orari; gli impegni li gestisci Tu e quindi sei Tu che Ti dai le priorità. Troverai comunque modo d'aver da ridire con qualcuno (ma potrai magari mandarlo al diavolo quando vuoi) ed in quanto all'orario, credimi, è un po' una favola il fatto che chi lavora in proprio fa ciò che vuole. Lavorare in proprio, se uno ama il proprio lavoro, significa lavorare il doppio; spesso la sera e comunque certamente anche nel week end. La mente non è mai totalmente libera. La differenza sta tutto nel fatto che ciò che crei in un lavoro in proprio, lo crei per Te; quello che fai da dipendente, lo fai per altri.
Dipende quindi da come vediamo le cose e da cosa vogliamo dalla vita.
In bocca al lupo.

domenica 4 maggio 2008

Senza richiesta

Pippo N. Agrigento
“ ....e Lei risponde sempre dando consigli generici ma non legati al lavoro. Vorrei vedere consigli veri, tabelle ed altro e non consigli generici......”

Mio caro Pippo,
io rispondo a quanto mi vien chiesto. Se non trova tabelle o cose varie, come dice Lei, forse è perchè pochi hanno argomenti che possono essere spiegati con tabelle. Premesso che preferisco mille parole ad una tabella (che da sola non parla ed ha sempre bisogno di commento) io attendevo, con la lettera, una Sua precisa domanda a cui abbisognava rispondere con una tabella. Mi sembra invece che Lei preferisca leggere ciò che chiedono altri.
Sappia comunque che le maggiori problematiche di lavoro nascono dai rapporti di comunicazione; rapporti interpersonali difficili tra colleghi; Capi, Imprenditori e via dicendo. Se non ci fossero queste incomprensioni, il mondo del lavoro sarebbe molto più semplice; come de resto la vita, non Le pare?
Cordiali saluti

giovedì 1 maggio 2008

Negozio

ROMANO M. (loc. n.c.)
“.....sono subentrato nell'attività di famiglia; un negozio in pieno centro nelle mia città L'ho fatto forse anche per non deludere i miei genitori ma anche perchè voglio poter proseguire l'attività. I tempi sono però cambiati rispetto a quando, bambino, andavo nel negozio e vedevo i miei indaffarti senza un attimo di tregua. Oggi, con l'avvento dei centri commerciali, sta morendo tutto. Sono state fatte iniziative, ma non sono servite. Posso avere un suo parere? Cosa si potrebbe fare?....”

Caro Romano,
la Tua realtà è quella di molti negozianti. Un tempo essere in centro significava sicurezza di guadagno. Oggi le cose sono davvero cambiate. Quello che non è cambiato e non cambia purtroppo è la mentalità del negoziante. I Centri commerciali lavorano fuori dalle città, quando tutti avrebbero messo la mano sul fuoco che la gente non si sarebbe mai spostata per andare lontano. Invece, la gente va.
Va perchè contrariamente a ciò che pensano alcuni negozianti, si trova bene.Se i negozianti analizzassero la cosa vedrebbero che i negozi nei centri commerciali non sono affatto diversi da quelli in città. Bene o male sono le stesse catene ed anche gli stessi prezzi. Allora, perchè lavorano? Non è un problema di prezzi, non è un problema di reperibilità di marche... Lavorano perchè il centro commerciale fa ambiente. E' caldo, simpatico, allegro; i negozi sono senza porte.... Insomma, è come paseggiare in un grande salotto. Bar, ristorantini, pizze al taglio.....tutte cose che nelle città, anche in centro, stanno scomparendo. Prendi la via centrale della Tua città. Non la conosco ma probabilmente sarà una fila ininterrotta di boutique. Cambiano i nomi ma la merce, alla fine, è tutta uguale. E tutto il resto, dove è finito?
Dici che sono state fatte iniziative per far tornare la gente... Inutili davvero, caro Romano, perchè vedi, si possono fare tutte le iniziative che si vuole, per cambiare, ma è la testa dei commercianti che andrebbe cambiata. Invece l'iniziativa, quando è fatta, è solo esterna al negozio. Ma dentro, tutto rimane uguale. Guai a toccare qualcosa. Si mette un addobbo in fondo alla via; magari si chiamano due saltimbanchi; uno strimpellatore; un paio di luci colorate e ci si aspetta che la gente accorra. Se la gente arriva e guarda all'interno dei negozi, vede le stesse facce, magari tristi, e nulla che faccia riferimento a ciò che accade fuori. No, Romano, così facendo, il centro delle città si spegnerà ancor di più.
Vuoi provare Tu ad essere il primo a far qualcosa? Allora, fai entrare anria nuova nel Tuo negozio. Scioccherai qualcuno, avrai altri che rideranno ma, come si dice, meglio sbagliare che non far niente. Pensa al Tuo negozio (che in altra parte della Tua lettera mi dici molto grande) esattamente come un salotto, un bar, un punto di ritrovo in cui tutti possono entrare, anche a far due chiacchiere e, visto che ci sono, semmai acquistare. Invita artisti a fare qualche piccola esposizione, presenta angoli del negozio con prodotti di altri negozi con cui avrai fatto uno scambio di articoli in esposizione, ad ogni acquisto offri uno sconto sul successivo; invita tutti coloro che sanno, ad esempio, suonare musica piano bar, ad esibirsi da te. E' pur sempre per loro una bella possibilità di farsi conoscere. Metti un angolo bar.....insomma, fai che la gente anziché dire ci troviamo all'angolo, dica “troviamoci da Romano, dentro il negozio....”
Puoi sbizzarrirTi e lasciare gli altri negozianti tristi a pensare che bastano due striscioni e tanto “muso” per far tornare i clienti.